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Eleven Madison Park – Chef Daniel Humm, New York, di Roberto Bellomo

Recensione Ristorante

Di pochi ristoranti al mondo si può dire che sono “unici” senza rischiare di rendersi ridicoli. Certamente, però, l’11 Madison Park, oltre a poter vantare un’eccellente cucina grazie al lavoro del bravissimo Daniel Humm, ha la fortuna di risiedere in un luogo di singolare bellezza, il Metropolitan Life North Building, straordinario grattacielo déco dalla storia travagliata (per i più curiosi).
Per intenderci, un locale nel quale non si rimarrebbe sorpresi a trovare seduti ai tavoli Cary Grant e la Hepburn (a scelta, quella delle due che preferite) o a veder entrare Fred Astaire e Cyd Charisse. E certamente sarebbero accolti con la stessa rilassata gentilezza, quella cordialità tutta newyorkese con cui siamo stati accolti noi in una magnifica giornata di primavera.
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Un pub gastronomico. Ecco quello che Spotted Pig vorrebbe essere. O, forse, quello che Spotted Pig dovrebbe essere.
Cosa ci ha spinto ad entrare in questo “buco” buio e super affollato situato in un’anonima stradina di West Village, uno dei quartieri “cool” di New York? Ed aspettare oltre quaranta minuti per sedersi? Lo diciamo senza falsi pudori. La Michelin. Una stella. Un macaron o chiamatelo come vi pare! Che sia “pub” la parola chiave per i francesi?! A dire il vero se ne parla tanto anche altrove negli States .

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Recensione Ristorante
Chi non ha mai sognato, o quantomeno auspicato, di godere delle creazioni dei cucinieri prediletti senza far soffrire il portafogli? Magari spendendo, a pranzo, un terzo del corrispettivo serale? Certo, sarebbe bello, in Italia. Eppure i grandi nomi si ostinano a mantenere i prezzi invariati, con l’ovvia conseguenza che a mezzodì sono più vuoti di Milano il 15 agosto.
Un sogno che negli Stati Uniti da tempo è realtà.
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Recensione ristorante.

La più famosa Steakhouse di New York (e forse degli Stati Uniti d’America) è a Brooklyn. Strano a dirsi. In una città dove tutto – o quasi – è concentrato nell’isola di Manhattan fa specie dover attraversare il mitico ponte di Broccolino, per dirla alla maniera degli italo-americani che numerosi vivono nella Grande Mela, per gustare quella che unanimemente viene collocata nell’empireo della ciccia d’oltreoceano.
E così anche noi, per dire “ci siamo stati”, abbiamo diligentemente prenotato un tavolo infrasettimanale con largo, larghissimo anticipo (tre settimane in advance sono altamente consigliate).
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L’alta cucina nel mondo.
L’esempio francese.
In Italia, a torto o a ragione, il sentire comune non è propriamente filofrancese, in tutti i campi, anche nell’enogastronomia. Non è difficile imbattersi in discussioni più o meno dotte sulla superiorità della cucina italiana a discapito della ben più considerata, internazionalmente, scuola d’oltralpe.
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