Passione Gourmet San Gerolamo, Vercurago (LC) . Alberto Cauzzi - Passione Gourmet

San Gerolamo, Vercurago (LC) . Alberto Cauzzi

Ristorante
Recensito da Presidente

Valutazione

14/20 Cucina prevalentemente di avanguardia

Pregi

Difetti

Visitato il 04-2024

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Recensione ristorante.

CAPITOLO XXI L’innominato, che fino ad allora non aveva mai ascoltato la propria coscienza, alla vista della carrozza che portava la povera Lucia ha l’impulso di liberarsene e mandarla direttamente a don Rodrigo. Ma la sua coscienza, che gli impedisce un gesto tanto vile, ha la meglio e perciò accetta che la giovane venga portata al suo castello. Per rincuorare un po’ la povera ragazza, evidentemente spaventata a morte, l’innominato manda una vecchia donna incontro alla fanciulla affinché le faccia coraggio. Appena il Nibbio (uno dei suoi bravi più fidati) arriva al castello, l’innominato lo tira in disparte e gli chiede informazioni sulla spedizione. Il Nibbio assicura che la spedizione ha avuto successo, ma non manca di far presente al suo padrone che Lucia lo ha mosso a compassione. Incredulo, l’innominato è tentato nuovamente di spedire la ragazza a don Rodrigo ma l’imperioso NO della sua coscienza si fa sentire; così egli, curioso e allo stesso tempo spaventato, decide di incontrare di persona colei che è riuscita a suscitare compassione ad un omaccio come il Nibbio (segue)”

Torniamo a oggi ?
Vercurago, 6 Marzo 2010

Di fronte si specchia la luna nel lago. Lassù, da quel rudere che un tempo fu castello, riecheggia la prosa del Manzoni. La vita è bella perché è cambiamento, continuo. Ed allora il ricordo dei promessi sposi, un peso e fardello in gioventù da dover digerire, tra una interrogazione e l’altra, oggi è visto con occhi magici, con una profondità ed una intensità diverse da un tempo. Riesci a scorgerne le sottili sfumature, ti compenetra quel dissidio così tanto umano …

Siamo a Vercurago, sul lago di Como, sponda lecchese. Qui, a due passi dal famoso e decantato castello, almeno quello che si crede essere il castello dell’Innominato, sorge l’Hotel San Gerolamo. Gestito oggi dal titolare Luca dell’ Orto, un tempo dal padre Marzio che però continua a vegliare sull’opera del figliolo, qui si tenta di proporre una cucina di qualità fatta da giovani ed appassionati, chef Stefano Binda in testa. In un luogo in cui l’offerta gastronomica è povera di realtà interessanti. Qui, come nel comasco e nel varesotto, tutto stenta a decollare. Polmoni produttivi ed industriali sono però poco propensi alla cucina di qualità. Perché ? forse perché cucina fa rima con cultura e non con denaro 😉 Forse perché da queste parti si bada molto all’apparenza e poco alla sostanza e all’anima. Comunque un plauso a questi ragazzi che stanno cercando di trasformare l’albergo di famiglia in un luogo gourmet. Certo, la strada è lunga ed anche tortuosa. Diciamo subito che, in un sabato sera fully booked, il servizio e la cucina si sono comportati egregiamente. Non abbiamo atteso molto, pur con una comanda variegata e quindi difficoltosa, e siamo stati serviti ed accuditi molto bene. La cucina necessita ancora qualche messa a punto. Alcuni piatti centrati alternati ad altri non centrati. E soprattutto molti spunti, molte riletture, qualche scopiazzatura ma poca personalità. Certo, all’inizio può essere normale attingere al campionario dei maestri, ma troppe sono le citazioni in carta, tra un Beck ed un Cannavacciuolo, scomodando persino Berasategui.

Ottima ed originale la lettura della Lingua piemontese croccante, salsa di mele verdi e coriandolo, indivia belga così come gli Agnolotti ripieni di coda di bue, vellutata di sedano rapa, schiuma alle fave di cacao in cui quest’ultima è risultata inutile dal punto di vista gustativo, non abbastanza persistente e dannosa perché ha annacquato la preparazione rendendola poco piacevole. Buoni gli Spaghetti di pasta fresca alla chitarra con pesto di erbette, granciporro e castagne così come il Carbonaro (Black Cod) d’Alaska nella polvere di peperoni, infuso al latte, cous cous e spinaci ed il coniglio 24, così nominato per la immaginiamo lenta cottura.

Insignificante lo shabu shabu di cervo, che scompariva sotto al rosti di patate e sgarbati gli gnocchetti tondi di patate e baccalà. La piovra, anch’essa, scomposta e scontrosa, dagli abbinamenti non equilibrati ed il riso, mal cotto ed annacquato. In effetti, avendo provato quasi tutta la carta, abbiamo avuto una alternanza tra piatti riusciti e piatti meno riusciti. Siamo convinti che con maggiore personalità ed un pizzico di fiducia da parte della clientela questo posto possa farci sorridere, forza ragazzi !
Pre-antipasto.

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Insalata, germogli, fiori, semi, misoltini e polenta.

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Shabu shabu di cervo su rosti di patate ratte, mousse di sedano rapa e caffè.

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Tartare di fassona al coltello, crema di sedano, sorbetto alle mandorle e tartufo.

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Lingua piemontese croccante, salsa di mele verdi e coriandolo, indivia belga.

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Anguilla leggermente affumicata, fegato grasso affogato al vin brulè e uva.

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Agnolotti ripieni di coda di bue, vellutata di sedano rapa, schiuma alle fave di cacao.

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Gnocchetti tondi di patate e baccalà, crema nera all’aglio dolce, molluschi ed alghe secche.

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Spaghetti di pasta fresca alla chitarra con pesto di erbette, granciporro e castagne.

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Riso invecchiato acquerello mantecato con crescione e coscette di rane.

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Carbonaro d’Alaska nella polvere di peperoni, infuso al latte, cous cous e spinaci.

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Dentice pescato ad amo, ragù di spugnole, composta di scalogni ed arance.

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Piovra abbrustolita, zuppetta di topinambur e carciofi brasati al martini dry.

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Il coniglio 24, salsa alla barbabietola, olio di olive nere.

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Piccola pasticceria.

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il pregio : La vista sul lago.

il difetto : Poca personalità in cucina

Ristorante HOTEL SAN GEROLAMO
23808 Vercurago (LC)
Via San Gerolamo, 56
Tel. 0341 420429
Fax. 0341 220493
E-mail : info@hotelsangerolamo.it
coperti : 40
Ristorante gastronomico aperto solo la sera
Visitato nel marzo 2010
Menù deg. 48 e 65 euro
Alla carta 60 euro a testa

http://www.hotelsangerolamo.it/

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Alberto Cauzzi

36 Commenti.

  • Giovanni Lagnese23 Marzo 2010

    Basta con queste citazioni letterarie! Io sono stato il primo, il primo nel mondo (ebbene sì!) a fare recensioni "diverse", ma adesso voi siete sfociati nel manierismo. Giovanni

  • Fabrizio23 Marzo 2010

    L'unica piccola precisazione che mi permetto di fare è che di fronte il lago è quello di Garlate. :) Per il resto,almeno per i piatti che ho mangiato o solo assaggiato, concordo con l valutazione generale.

  • Fabrizio23 Marzo 2010

    Giovanni, guarda che ti mandiamo poco più avanti dal ristorante (50 mt) a fare la scalinata come va fatta. :)

  • franco francese23 Marzo 2010

    Citazioni di chi scrive, citazioni di chi cucina. Beck,Cannavacciuolo, Berasategui. Non capisco l'interesse verso questa cucina senza personalità ma ostentativa. Contraddittoria per principio. E' citato anche Bartolini dell Robinie per il sorbetto di mandorla sul crudo di Fassona ? Quel foiegras ha un colore orribile. Non capisco l'entusiasmo verso una cosa del genere.

  • azazel23 Marzo 2010

    alcuni spunti sono interessanti. Ho avuto la fortuna di avere davanti la lingua ed il coniglio, due piatti per cui la valutazione sarebbe anche tirata. Le pecche sono macroscopiche, risotto e gnocchetti davvero insufficienti, e le citazioni (cui aggiungerei Berton per alcuni dettagli) eccessive. Per me più che mancanza di personalità è paura di esprimere la propria. Dico questo perchè nella mia visita precedente, con piatti a degustazione invece che alla carta, l'impressione era stata ben altra, con un percorso interessante e molto più rischioso. Il recente ampliamento della sala, non supportato da un allargamento dello staff di cucina, pare aver partorito un passo indietro, dovendo necessariamente i ragazzi cucinare per molte più persone.

  • azazel23 Marzo 2010

    manierismo perchè il ristorante è vicino ad un maniero?

  • franco francese23 Marzo 2010

    Cioè , questi vanno in giro con la carta carbone sotto il braccio , prendono appunti, fanno quello che vediamo, e voi, vg, Cremona ecc a dargli corda? Bha!

  • Luigi Cremona23 Marzo 2010

    Usare il copia incolla in cucina non è così facile come per scrivere. Se lo fosse mangeremmo forse più omologati, ma mediamente molto meglio. La personalità se c'è viene poi fuori con la maturità e l' esperienza, ma in una prima fase mi accontenterei di vedere una buona cucina anche se con qualche citazione, che per altro dimostra girovagare e voglia di apprendere

  • Alberto Cauzzi23 Marzo 2010

    Verissimo Luigi, il mio era un timido e spero beninteso segnale nei confronti dei giovani cuochi. Mi piacerebbe che osassero di più, tanto per comprendere se possono far parte della categoria dei creatori piuttosto che della seppur nobile e degna categoria degli esecutori. Io non sono ancora riuscito a capire da che parte possono stare, mi piacerebbe sapere invece la tua in merito. Rinnovo i miei complimenti ed il mio incoraggiamento al giovane gruppo che, ribadisco, vive ed opera in una realtà tutt'altro che facile. E sopratutto sapere da te se condividi alcune sfumature rilevate sui piatti in comune nel nostro percorso, te ne sarei grato.

  • andrea24 Marzo 2010

    hanno una carta lunga? se sì io sono sempre convinto del meglio poco e buono che del troppo e mediocre, o no?

  • Luigi Cremona24 Marzo 2010

    Personalmente preferisco fare le valutazioni dal vivo più che scriverle. I piatti non escono mai uguali, a volte quello che assaggia o vede un cuoco in cucina non è quello che arriva al tavolo. Figuriamoci poi un piatto servito a me e l' analogo servito a te qualche giorno prima o dopo! Lascerei quindi le sfumature ad una visione più soggettiva e legata al momento, certo è che poi di fondo certe valutazioni concordano. Mi sembra ad esempio che la lingua sia piaciuta a tutti, e lo shabo shabo molto meno.

  • Fabrizio24 Marzo 2010

    bisogna tenere conto che, come scritto da Alberto, serata strapiena con tavolata 20 persone, clienti dell'albergo e noi a rompere che gli abbiamo ordinato praticamente tutta la carta.

  • sararlo24 Marzo 2010

    Che c' azzecca quella schiuma ... Peccato per il Risotto, è una proposta per me intrigante. Puoi spiegarmi meglio come è composto il piatto di foie e anguilla, dalla photo non riesco a capirlo bene. Da' l' impressione di essere una brigade di cucina under 23. Gente sicuramente di buona volontà, forse più ingenui che altro, che ha letto, che gira, ma che deve ancora capire cosa vuol fare davvero da grande.

  • Alberto Cauzzi24 Marzo 2010

    Sotto ai riccioli di foie gras, un pochino anneriti :-) c'è l'anguilla a pezzi, immersa in salsa al vin brulè ed uva. Una rilettura in scomposizione della famosa terrina del maestro Basco, anguilla foie e mela verde. http://biteclubblog.files.wordpress.com/2009/06/dscn2025.jpg

  • Il Guardiano del Faro24 Marzo 2010

    Ho aperto le tre finestre sulle tre recensioni. E' interessante poter fare dei confronti su tre report così recenti e così dettagliati. Al di la dei commenti soggettivi, frutto di punti di vista e di "condizioni" diverse di assaggio si può notare dalle immagini una certa coerenza nella cura delle presentazioni , che probabilmente tiene anche conto della scelta a menù o alla carta per la quantità di prodotto inserito nel piatto, particolarmente evidente sul piatto Berasateguiano. Li, è evidente purtroppo il grigiore di quel foie gras in tutti e tre i servizi. Addirittura il peggiore sembra sia toccato proprio a Luigi, servitogli in porzione Cremona, ma che sembra una fettina di carne di vitello troppo cotta. Sul tema della personalità leggo che lo chef ha 34 anni e quindi non è un bambino, un po' di idee sue dovrebbe averle invece di fondare la "Frankenstein Cuisine" . Siamo arrivati a cinque ispiratori evidenti ? Beck, Cannavacciuolo, Bartolini, Berasategui, Berton... Tra alti e bassi comunque vi trovo tutti con il bicchiere mezzo pieno e quindi mi associo agli auguri ai ragazzi. Da questo bombardamento mediatico dovrebbero poterne trarre parecchie indicazioni.

  • sararlo24 Marzo 2010

    Sul tema della personalità leggo che lo chef ha 34 anni e quindi non è un bambino, un po’ di idee sue dovrebbe averle invece di fondare la “Frankenstein Cuisine” . Divertente, ottimo neologismo.

  • billythekid24 Marzo 2010

    Non conosco questo ristorante ma, in base a ciò che avete scritto, scopiazzare a 34 anni (un'età non più verde, oltretutto) è oltremodo penoso. In più, a vederli in foto, alcuni di questi piatti (tipo quelli coi germogli e quello col "fegato grasso", per tacere della fantastica piccola pasticceria) sono, a voler essere teneri, da mensa aziendale ...

  • alberto faccani24 Marzo 2010

    non è che il colore del fegato sia dovuto alla marinatura? tende al viola, non al grigio dell'ossidazione

  • alberto faccani24 Marzo 2010

    infatti, come leggendo bene è affogato..

  • azazel24 Marzo 2010

    aspetta qualche giorno per vedere dei veri piatti da mensa aziendale...

  • Ciccio24 Marzo 2010

    Ma poi che c'incastra lo Shabu shabu con l'originale a parte il nome?

  • dellortoluca@alice.it24 Marzo 2010

    Buongiorno signori , Eccomi qui sono il patron del Ristorante san. Gerolamo , Luca Dell'Orto. Ringrazio senza ipocrisia quanti intervenuti , soprattutto chi concretamente ha potuto visitare il nostro ristorante e ha potuto assaggiare e criticare in modo costruttivo la nostra cucina, stimolo sicuramente per perfezionare il nostro lavoro . Di strada da fare c’e né tantissima ma non abbiamo neanche la presunzione di presentarci come il non plus ultra della ristorazione. Non commenterò con questo intervento i giudizi sui piatti assaggiati ma mi soffermerò solamente su alcuni post che purtroppo sminuiscono la professionalità dedicata; Ironicamente vorrei dire la mia a chi allude a tecniche dattilografiche ( vedi l’utilizzo di cartacarbone) utilizzate da parte della cucina per riproporre qua e la piatti già visti in grandi tavole europee. Penso ad esempio a Foie gras e anguilla che si pensa volgarmente copiata da un grande chef basco; Signori, ripercorrendo i miei personali ricordi questo sontuoso connubio di opulenza lo assaggia in altri grandissimi ristoranti tra cui un pluristellato grossetano e un grandissimo ristorante bistrot londinese di Gargnaire. Ogni qualvolta assaggiai il piatto non ho mai pensato che ci fossero avvicendevoli copiature perchè ogni preparazione aveva una diversa concezione, come penso del resto la nostra, una diversa sensibilità dettate dallo stile diverso, in alcuni casi più rustico, il altri più ruffiano ecc.. Ma secondo voi essere dei perfetti sconosciuti equivale sempre a una mancanza di personalità e a una mancanza di idee nello sviluppare dei piatti ? Questa è la domanda retorica che mi pongo! Ci saranno influenze, sicuro, ma ci sono anche più di una testa pensante e questo vorrei sottolinearlo. Concludo per dover di cronaca informando che il foiegras era cotto al cuore a 48, affogato nel vin brulè per cercare di creare complessità aromatica gustativa che si contrapponeva all'affumicatura di ginepro con cui si preparano i filetti d'anguilla. Grazie per lo spazio concesso , buon lavoro a tutti Luca Dell’Orto

  • Alberto Cauzzi24 Marzo 2010

    Innanzitutto benvenuto Luca, Ci piacerebbe invece sapere la tua sui piatti qui descritti. Il blog non è uno strumento unidirezionale, anzi. Il motivo per cui l'abbiamo aperto ai commenti è proprio perchè auspichiamo il confronto. Quindi attendiamo la tua risposta, che spero arrivi. Per ciò che concerne il tema degli spunti nella vostra cucina nulla di male, nulla è più possibile inventare al giorno d'oggi. Esiste però un confine, per niente sottile, tra il buon interprete e l'autore. Entrambi hanno grande dignità nella propria professione, senza malintesi ce ne fossero molti di più di interpreti all'altezza! Eseguire una cucina d'autore vuol però dire, a mio modo di vedere, creare abbinamenti e sensazioni senza o con pochi punti di riferimento, e questa è certamente una sfida importante per qualsiasi cuoco che voglia proporre Alta Cucina. La mia quindi non era una critica negativa nei confronti del vostro operato, era solo uno stimolo, spero ben accetto, nei confronti di un gruppo giovane che, con umiltà e tanta voglia di applicarsi, può ancora crescere molto. A presto

  • velavale24 Marzo 2010

    un plauso a chi si confronta con dignità ed educazione.. bravi

  • Flavio24 Marzo 2010

    Volevo solo farvi un esempio che mi è venuto agli occhi proprio adesso, vedendo la recensione di VG datata 22 Marzo ho notato il piatto di quaglie con la salsa di carote e zenzero, bene, oggi ho fatto un piatto con le cervella di capretto e una salsa di carote e zenzero, piatto che avevo già proposto ad un mio carissimo amico sabato 20 Marzo (cambiando la cervella con le animelle) questo per farvi capire che io pur non essendo mai stato da questo ristorante, ne lui da me (penso) e ne vedendo altri servizi abbiamo fatto la stessa salsa. Poi l'eseguzione è un'altra cosa ma in cucina si inventa veramente poco credetemi. Sono le capacità singole che fanno emergere qualcuno, oltretutto è difficile ottenere lo stesso risultato copiando un piatto...anzi si ottiene l'effetto contrario.

  • roberto24 Marzo 2010

    Se fosse stato il 2007/8 avreste preso non meno di 15 punti ,questo tipo di proposta secondo il mio punto di vista ha fatto il suo tempo.

  • roberto24 Marzo 2010

    Giusto, anche io nel 2007 avevo in carta una salsa(buona) :-) di carote e zenzero che servivo con la palamita arrostita e olive...

  • marac24 Marzo 2010

    alla brigata del San Gerolamo accettate solo le critiche costruttive per crescere e migliorare. con tanta passione e amore per la cucina raggiungerete il traguardo. Forza ragazzi

  • roberto25 Marzo 2010

    hai ragione marac, come non detto...

  • andrè25 Marzo 2010

    franco francese mi sembri un po' troppo aggressivo! :-) Leggendo nel sito di VG lo chef è del 1983, o sbaglio? Non perchè ha la mia stessa età ma mi sembra sia già arrivato ad un livello più che buono e di certo il tempo non manca per migliorarsi! Prima di sparare sentenze "spietate" magari sarebbe bene valutare la situazione nel suo insieme: purtoppo o per fortuna di Alajmo ne nasce uno ogni 50 anni!

  • azazel25 Marzo 2010

    lo chef è classe 76 mi pare, è il patron Luca, il ragazzo che ha scritto, ad essere classe '83

  • sararlo25 Marzo 2010

    Luca, le fa molto onore essere intervenuto e nel modo garbato con cui si è posto. Complimenti e una riflessione anche per noi tutti, che a volte, scrivendo del lavoro altrui, non abbiamo sempre la stessa sensibilità.

  • franco francese25 Marzo 2010

    Però! Un patron così giovane! Andrè, adesso stemperiamo. Flavio , ci sono delle casualità, siamo daccordo. Però qui non ti sembrano troppe le "somiglianze"? Come si dice? Ci vogliono tre indizi per fare una prova? E allora Il Cremona colpisce ancora: Copia e incolla, copia e incolla... http://www.porzionicremona.it/2010/03/25/villa-crespi/#more-10470

  • Alberto Cauzzi25 Marzo 2010

    Certo Flavio, relativizziamo tutto ... non ci sono più le mezze stagioni, si stava meglio quando si stava peggio, etc. Per essere chiari ciò che manca a Vercurago è un pochino di PERSONALITA', che in cucina significa avere una propria identità, un filo conduttore nei piatti. Tu questo lo hai, loro non ancora. A mio modesto modo di vedere. Quindi si tratta di un problema più ampio del copyright. Ciò detto ho mangiato bene a Vercurago, sia chiaro ...

  • franco francese25 Marzo 2010

    Cauzzi, un'altra cosa,perchè qui parlate tutti di CITAZIONI ma io sono andato a leggere il menù Copia Incolla di vg e le citazioni non le leggo. Ma sul menù ci sono o no le citazioni da cui sono prese queste idee o se le sono fatte proprie?

  • Renato18 Ottobre 2010

    Buongiorno ho mangiato al San Gerolamo il 15 Ottobre e' mi e' piaciuto molto: ottima qualita' del cibo, con alcuni picchi (oca a bassa temperatura ad esempio), ottimo servizio, vini con ricarichi modesti, gentilezza e disponibilita' del proprietario e dello Staff. Non ultimo ho anche soggiornato all'Hotel (10 camere). Il prezzo indicato sul loro sito era di 120 Euro a notte con prima colazione, senza alcuna richiesta da parte mia ho pagato solo 90 Euro. E non sono giornalista o tenutario di blog :-) Quindi un ottima esperienza, senz'altro un locale in crescita che ci mette la passione in una zona un po' triste dal punto gastronomico.

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