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Bolgheri diVino

Vino
Recensito da Leila Salimbeni

Il Bolgheri Superiore…

Ci sono degustazioni il cui sapore segna più di altre un determinato stato d’animo: un momento dello spirito, che nel caso delle anteprime del vino diventa perfino qualcosa di condiviso. Bolgheri diVino, in particolare, rappresenta una sorta di ritorno all’ordine dopo il languore estivo eppure, nonostante settembre sia appena incominciato, non riesco a identificare il sapore complessivo di tutti i Bolgheri Superiore assaggiati con qualcosa di costrittivo, preferisco associargli piuttosto il senso d’aspettativa che caratterizza da sempre ogni inizio. Un inizio che, a distanza di mesi, ricordo come un profumo intenso di fiori blu e la misurata mimica facciale di chi, anche potendo, sorride a bocca stretta perché, di blu, oltre al profumo ha tutta l’arcata dentale, lingua compresa.

Questo, dunque, per quanto riguarda la manifestazione vista da lontano. Allargando lo zoom, e quindi stringendo sul particolare, è da registrare che quest’anno il Consorzio dei vini Bolgheri e Bolgheri Sassicaia Doc non ha solo anticipato l’anteprima, ma l’ha aperta al pubblico cui, con un biglietto di ingresso da cento euro, ha offerto una degustazione diffusa tra le sale del Castello di Castagneto e il Frantoio di Casa Carducci, di 62 aziende per circa 150 etichette e oltre mille ingressi registrati.

…nell’Anno del Signore 2020

Dal comunicato ufficiale del Consorzio si legge che “l’inverno è stato mite e piovoso. A marzo in alcune notti le temperature si sono avvicinate alla zero, ma non ci sono stati problemi legati al gelo. La primavera è stata calda con precipitazioni nella norma, garantendo un regolare sviluppo vegetativo fino alla fioritura. A metà giugno ci sono state le ultime grandi piogge prima dell’estate, che è stata calda e asciutta. A fine agosto sono arrivate delle piogge che hanno portato ad un notevole abbassamento delle temperature, risalite poi verso la metà di settembre”. Un’annata caratterizzata quindi da un evidente agone caldo/freddo, che si ritrova anche in alcuni degli assaggi, tutti condotti alla cieca. Per questo motivo chiedo venia al lettore, al produttore e all’appassionato qualora le mie capacità di degustatrice non coincidano con quelle predittive.

Mulini di Segalari

Un vino vivo di tanto sale, minerale, che poi svapora e fa affiorare un frutto maturo, come di fragola; la bocca è un po’ dura, ma succosa, piacevole e innervata di storie.   

San Felice “Bell’Aja”

Legno, sale, rosa, sandalo, molto aromatico il naso; palato attraversato da un’acidità inverosimile, al momento poco integrata, mentre ammirevole appare la gestione del tannino, educatissimo. 

Poderi dei Musi

Profumi orientali, neri e ferrosi, di incenso, caucciù e carne; l’acidità vinosa al palato, ne ravviva il sorso, quasi un morso. Legno ancora percepibile, ma ci sta. 

Campo al Pero “Dorianae”

Speziato dolce – legno – però talmente ben integrato nella materia al palato da apparire davvero convincente. Un vino ben fatto, felice, cui si può rimproverare, al momento, solo un po’ di basso profilo.

Micheletti “Poggio Matto”

Amarena, arancia, erbe aromatiche, incenso; palato molto repentino nel chiudere ma felice come esecuzione anche se, alla fine, mostra un’acidità aguzza, non poco sopra le righe.

Aia Vecchia “Sor Ugo”

Frutto dolce ma piacevole – ibisco, agrumi rossi – e un palato gentile, dove rieccheggiano note di fiori blu e tè. un ensemble molto aromatico, un po’ asciugante, ma affascinante.

Pietranova “Renzo

Simile al profilo del Mulini di Segalari: sale, pietre, profumi di frutto e fragola; ottimo davvero al palato dov’è vivacissimo e succoso, animato da una coerente acidità di succo e sale.

Podere Il Castellaccio

Profumi di terra, fico e foglie di fico: ancestrale e ombroso, al palato si dimostra materico e virile. Old style.  

Donne Fittipaldi

Un naso già pronto, maturo, accondiscendente nel frutto e pizzicato dal sale. Un vino preciso, ben congegnato nell’architettura delle durezze, acidità e sale. È qui che imparo di non dover fare il processo alle intenzioni. 

Donna Olimpia 1898 “Millepassi”

Naso estremamente bolgherese, che il palato definisce in un affondo di spezie e fiori, molto salato, molto slanciato. 

Grattamacco

Il Bolgheri per antonomasia, almeno secondo Grattamacco. Imperioso nelle note di prugna, sale e peperoncino, il palato è precisamente come lo ricordo: venato di note verdi e blu, pieno ma vaporoso.

Castello di Bolgheri

Pepe e radice di liquirizia. Tantissima toscanità, che si rapprende perfino nella sensazione del grasso di officina. Un vino al momento poco accessibile, ma che si prende il coraggio delle sue opinioni. 

Argentiera

Caucciù, grasso e fragole. Forse ancora più definite che in passato. Naso mutevole. Palato sempre buono, già buono, e fieramente territoriale.

Ornellaia

Uno dei campioni in cui più si avverte il controverso giustapporsi di caldo e freddo. Freschissimo nelle note balsamiche, al palato c’è una materia densa, dall’elevato, salatissimo peso specifico. Da leggere in prospettiva.

Poggio al Tesoro

Consolatorio nelle note olfattive di fichi, fragole, visciole ed elementi salati, vanta un sorso molto verticale, ascensionale e piacevolissimo: un vino che ha il coraggio della sua durezza.  

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