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Verticale di Sassicaia

Vino
Recensito da Sofia Landoni

Le striature dell’eleganza nella complessità del tempo

Niente, come il vino, sa mantenere vivo il tempo. Niente come il vino sa rendere all’essere umano quella realtà emozionante ancora viva, proveniente da storie e profumi passati, da gesti e pensieri antichi. Mettere in bottiglia un vino che ha assorbito tutte le variazioni di un’annata, con tutte le sue piogge e i suoi confortanti raggi di sole, restituendo la complessità del tempo in una sinergia di fattori misteriosi che ne plasmano l’identità, è qualcosa di impressionante. Si conosce ciò che si mette in bottiglia, ma nessuno potrà mai sapere in cosa ci si imbatterà una volta che il cavatappi ne avrà estratto il tappo, prezioso custode di una vita in corso.

Trovarsi in presenza di vecchie annate è simile a rinvenire una lettera antiquata, dove l’occhio scivola seguendo l’onda sinuosa della calligrafia, in alcuni tratti più sbiadita e in altri più vivida, ma ancora foriera di un qualche contenuto. I bordi ingialliti sfumano a tinte calde le macchie del tempo e la trama della carta ha il profumo dell’antico.

Quando queste vecchie annate sono la declinazione del Sassicaia, l’imprevedibilità del tempo si unisce alla solidità del mito. Un mito costruito a partire dagli anni ’60, in quello scrigno di Toscana che risponde al nome di Bolgheri. La Tenuta San Guido ha visto nascere un pilastro della storia vitivinicola italiana, per volontà – e genialità – del Marchese Mario Incisa della Rocchetta, che ha saputo intravedere in questa terra la stessa vocazione all’eleganza propria di Bordeaux, i cui vini erano molto amati dal Marchese. Così, questa armonica e miracolosa mescolanza di Cabernet Sauvignon e di Cabernet Franc ha ammaliato tutto il mondo, portando sempre alto il vessillo del vino italiano.

Ogni verticale del Supertuscan più conosciuto al mondo è, per tutti gli appassionati, un momento magico. L’atmosfera affascinante – e senza alcun dubbio misteriosa – del Castello di Semivicoli, proprietà della famiglia Masciarelli, ha saputo essere la location perfetta per una di queste occasioni, ospitando fra le sue sale una verticale di cinque grandi annate di Sassicaia alle quali hanno fatto eco alcune espressioni di Montepulciano firmate Masciarelli. Tutto, lì, trasudava di storia.

SASSICAIA 2015

Molto promettente, per il suo talento attuale e per le sue caratteristiche in potenza. È profumato e solare nei ricordi di frutti rossi, amarena e mandorla amara. Il sorso è scalpitante, vibrante di una sapidità intensa e di una florida giovinezza. Presenta una bella corrispondenza naso – bocca, avendo già individuato il binario dell’equilibrio sul quale procederà nel corso della sua evoluzione.

SASSICAIA 2010

Il naso è carnoso, ma affatto grasso. Su uno sfondo di liquirizia si inseriscono note intriganti di rosmarino ed erbe aromatiche unitamente a quelle più pungenti del frutto rosso acidulo come il lampone e il ribes. Conferma il ricordo di liquirizia, al gusto, cesellato dalla finezza di note mentolate e dalla sfumatura di un finale leggermente amaricante. L’eleganza di questo Sassicaia è affascinante, poiché in essa convivono una carezza suadente e il carattere verticale, sulla tela spessa della struttura. Seta e corpo si fondono per scolpire la sua bellissima personalità.

SASSICAIA 2004

L’impressione olfattiva è quella di un vino corpulento, che eppure tarda ad esprimersi con esuberanza. È apparentemente criptico e chiuso. Si presenta dapprima con note terrose di tartufo che ne esaltano anche il tratto più vegetale; emerge poi una trama fruttata che ricorda ora la frutta rossa, ora l’arancia sanguinella. Al palato concede l’esuberanza promessa implicitamente al naso, dimostrando di essere un vino di gusto. Gode di un grandissimo equilibrio misurato fra la morbidezza e la freschezza ancora ben percepibile. Ha smussato l’eccesso delle sue durezze ancestrali e ora è pronto per esprimersi con la danza armonica del sorso.

SASSICAIA 1998

Forse un po’ chiuso, forse un po’ cupo. Forse un po’ austero o, forse, un po’ timido. Pare essere ancora perplesso, al risveglio, dopo così tanti anni di attesa quieta e paziente fra le pareti di vetro della sua bottiglia scura, che ne celava perfettamente le fattezze. Una leggera nota di legno tarda a lasciare il calice, ma non impedisce di dare lustro alle meravigliose tracce di cacao, cioccolato e propoli. Le note mentolate, così come quelle che ricordano il legno di sandalo e l’intensità delle spezie orientali regalano suggestioni lontane, come quel tempo che lo ha visto entrare in bottiglia. Ha una certa ruvidità, al palato. Pur presentandosi in un sorso largo, mostra un tratto del suo carattere  austero e ancora sorprendentemente duro, sia nella tannicità che nella freschezza, ma perfettamente gestito in un grande equilibrio.

SASSICAIA 1988

È una pergamena che lascia senza fiato. Ogni parola scritta su di essa, con cura e minuzia, desta un’emozione forte. Ogni parola è scoperta poco alla volta, a comporre i discorsi di un vecchio saggio che racconta di sé. Al naso è intenso: ricorda note di miele, carruba, caffè, cacao, ricorda il bastoncino di liquirizia e le note balsamiche di menta e aghi di pino. Presenta una soffusa traccia di fumo, di cenere, di incenso. L’ingresso di bocca è suadente, capace di avvolgere con la sinuosa espressione della sua personalità. Si appuntisce, poi, rivelando l’essenza più intima di sé, che è l’anima di un vino teso, dritto, elegantemente austero e freschissimo. L’eco mentolata e la traccia ferrosa amplificano quella complessità che trapela da ogni movenza e che persiste in un ricordo lunghissimo.

MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC RISERVA VILLA GEMMA 2014

Lo sfondo di frutta rossa accoglie un profilo olfattivo balsamico estremamente intrigante, mescolato a note di timo e di mirto che rimandano alla macchia mediterranea. Al palato mostra tutta la sua indole abruzzese, fatta di una generosità calda e solare. Rispondono parimenti una vellutata percezione tannica e la freschezza, esplicitando ancora una volta quella peculiare dotazione sapida che contraddistingue spesso i vini di Masciarelli, bianchi o rossi che siano. Un vino che sarà interessante assaggiare nuovamente fra molti e molti anni.

MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC RISERVA VILLA GEMMA 1995

L’impronta del legno introduce ancora con un certo protagonismo il naso, senza oscurarlo nelle sue note di prugna, fiori essiccati, miele e spezie scure. Ma è soprattutto in bocca che sa esprimersi con una signorilità invidiabile. L’ingresso è molto incisivo, grazie a quel carattere forte che il tempo ha solo rafforzato. Non gioca sull’intensità ma sulla personalità penetrante, capace di riverberarsi in uno sviluppo del sorso dritto e finissimo, con il quale ha armonizzato l’austerità tannica ancora vibrante. È un nettare dalla tessitura a grana sottile, che racchiude fra le sue pieghe il fascino dell’evoluzione.

 

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