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Club Excellence

27-10-2020
di Passione Gourmet

Solidale con il canale Ho.Re.Ca.

Il nuovo D.P.C.M (decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri) entrato in vigore lunedì 26 ottobre è una frenata per l’intero settore della ristorazione. Il trend delle vendite era positivo e, nonostante le difficoltà del momento, e i due mesi di lockdown della scorsa primavera, si iniziava a vedere qualche segnale positivo. La scelta di chiudere anticipatamente bar, enoteche e ristoranti  è un duro colpo che non è stato accolto favorevolmente dai membri del Club Excellence, realtà che riunisce 18 tra le più importanti Distribuzioni e Importazioni Italiane di vini, liquori e distillati.

Con 1400 agenti operanti nel paese, Massimo Sagna, presidente del Club,  rivolge un appello ai Presidenti delle Regioni affinché prendano in considerazione la possibilità di emettere deroghe al Dpcm in vigore per consentire un più regolare svolgimento delle attività del comparto ristorazione, hotellerie e catering.

“Si tratta di un colpo durissimo per un settore fondamentale non solo per il comparto agroalimentare del nostro Paese, ma per l’intera economia italiana. Bar e ristoranti rappresentano l’anello finale di una filiera all’interno della quale lavorano migliaia di imprese. I pubblici esercizi in generale, ma in particolare coloro che somministrano cibi e bevande, sono tra le categorie più discriminate in questo momento, nonostante siano state tra le prime ad adeguarsi alle disposizioni e normative messe in campo per il contenimento della diffusione del virus Covid-19. I grandi investimenti e i sacrifici di cui tutto il settore Horeca si è fatto carico sin dallo scorso giugno – riduzione del numero dei coperti, distanziamento tra commensali, riorganizzazione di spazi e strutture – oggi vengono completamente azzerati e, di fatto, si rischia di condannare alla definitiva chiusura migliaia di attività di questo settore.

Non possiamo condividere questa decisione, frutto di mancanza di programmazione e visione a lungo termine nell’affrontare un’emergenza che dura da più di 8 mesi e che, molto probabilmente, non vedrà la sua fine nel volgere di un breve periodo. In assenza di prospettive, la sottovalutazione delle conseguenze della pandemia e della annunciata seconda ondata si abbatte ora in modo drammatico su categorie che non possono essere considerate causa dell’attuale situazione, in quanto per oltre quattro mesi si sono adeguate alle norme in vigore operando in un contesto in cui la pandemia è rimasta sotto controllo.

Il DPCM attuale crea una discriminazione nei confronti di un settore evidentemente considerato non solo superfluo e non necessario, ma quasi, a torto, una delle principali fonti del contagio. I contributi e i sostegni economici a fondo perduto che il governo ha intenzione di predisporre non possono rappresentare una soluzione e rischiano di non sortire gli effetti desiderati, vale a dire la sopravvivenza di un comparto condannato all’estinzione proprio da chi vorrebbe aiutarlo.”