Passione Gourmet Novecento, Matteo Vigotti . Meina (NO) di Azazel - Passione Gourmet

Novecento, Matteo Vigotti . Meina (NO) di Azazel

Ristorante
Recensito da Presidente

Valutazione

15/20 Cucina prevalentemente di avanguardia

Pregi

Difetti

Visitato il 04-2024

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Recensione ristorante.

25 Maggio 2005. Finale di Champions League ad Istanbul. Il Milan, in vantaggio di 3 gol alla fine del primo tempo, si fa rimontare dal Liverpool perdendo infine clamorosamente ai calci di rigore. Avendo assistito al match in casa di amici milanisti salvai la ghirba nerazzurra assumendo per un’ora buona espressioni più consone al funerale di un parente stretto, custodendo educatamente dentro di me la voglia di stappare un Clos de Mesnil appena rientrato a casa.

Le stesse sensazioni, ma vissute dall’interno, ho provato durante questa cena. Le aspettative iniziali sono state superate nettamente dalle prime portate, salvo venire controbilanciate da una costante tendenza verso il basso, che ha avuto nel dessert un vero colpo da ko che ha penalizzato pesantemente la piacevolezza complessiva di una cena fin lì di buonissimo livello. E’ necessaria un’ulteriore premessa circa il dessert. Non sono certo un agronomo ma se nel menù degustazione più ampio, cioè in quello che dovrebbe essere il biglietto da visita per i gourmet che da tutto il mondo, leggendo la rossa e trovandosi sul lago Maggiore, decidessero di passar di qui, il dessert consiste in 5 variazioni di melone..in Febbraio..qualcosa non va. Non va ad esempio che la panna cotta (che credo fosse panna cotta dato che non c’era più nessuno a spiegarmelo) fosse pesantemente acida. Disgustosamente acida. Non va neanche che l’acido della suddetta panna cotta fosse l’unico vero sapore presente nel pokerissimo, dal momento che le altre si facevano notare più che altro per l’intenso gusto d’acqua. Liscia e povera di sodio. Se avessi dovuto cavalcare l’onda della delusione avrei dovuto volare più basso con la valutazione, e avrei sbagliato, perché non possono sfuggire il talento e la fantasia di Matteo Vigotti, anche nonostante le importanti pecche, senza considerare che la media aritmetica dei voti dei piatti conduce comunque ad un risultato molto simile. Spero perciò che si sia trattato di un caso o che si dia una decisa sterzata visto che questa cucina può aspirare a vette ben più alte. La valutazione complessiva è pertanto ottenuta in maniera olimpionica. Il voto più alto ed il più basso sono stati scartati. Diversamente sarebbe stata di 17 per gli antipasti, 16 dopo i primi, 15 alla luce dei secondi e punitiva se avessi dovuto tener conto del dolce.

Ma riavvolgiamo il nastro e torniamo all’inizio della cena.
Accolti molto premurosamente dal personale di sala, veniamo fatti accomodare nella piccola sala, otto tavoli in tutto. Il locale si riempirà durante la serata, complice ovviamente la ridotta capacità, ma fa comunque piacere che almeno per venerdì, sabato e domenica sia quasi impossibile che un tavolo rimanga vuoto. L’arredamento è curato, moderno, e sulle pareti campeggiano opere d’arte contemporanea, fra cui citiamo “l’ira dello chef”, collage di cocci di piatti, appoggiato alla parete che costeggia l’accesso alla cucina. La carta dei vini pare ben più ampia di quella presente sul sito, che peraltro è aggiornato all’estate scorsa, e consente di bere a prezzi umani con buona varietà anche se senza grande profondità di annate.

Non è prevista una proposta ad accompagnare l’aperitivo, per cui con il calice di J. De Telmont servitoci in apertura dovremo da principio foderare lo stomaco con il pane servito da uno dei due giovanissimi camerieri. Quello bianco è decisamente secco, mentre i croissant salati sono eccessivamente consistenti. Buono invece l’integrale e davvero straordinari i sottilissimi grissini stirati a mano. Come appetizer viene comunque prontamente portata un sandwich di gelatina al Crodino all’interno del quale sono adagiati dei gamberetti rosa siciliani. Un buon equilibrio sul dolce amaro, l’analcolico biondo che fa impazzire il mondo e i primati è un colpo di classe anche dal punto di vista dell’appagamento della “memoria” gustativa.

Il menù vero e proprio si apre con il vitello tonnato. Leggiadro ed elegante come una sinuosa ventenne dallo sguardo sexy che ti supera in bicicletta, le caviglie abbronzate al primo sole di primavera. Leggi avrei potuto mangiarne 4 piatti uno dietro l’altro senza manifestare segni di stanchezza. Il tocco di acciughe e capperi è sottile e discreto, il vitello crudo sopra e leggermente cotto all’interno, con tonno crudo alla base, sono di una consistenza perfetta che ridefinisce il concetto stesso di acquolina. La terrina di fegato grasso con cioccolato all’aceto invecchiato e cipolla rossa è una sfida vinta contro la banalità, oltre che la dimostrazione di uno spiccato senso cromatico.

Con i primi si entra invece nella prima fase del peggioramento. La pulizia e la leggerezza che nonostante il grasso del fegato ci avevano fin qui accompagnato svaniscono per lasciar spazio ad una ricerca sulla concentrazione che però pecca nell’indulgere troppo ai grassi ed alla sapidità, quest’ultima errore che di rado perdona chi vuol troppo concentrare. Ne risulta che i gustosi tagliolini con soia, seppia e bottarga di cortile (tuorlo disidratato), molto belli nella presentazione (oltre che impegnativi nella porzione), lascino sul fondo uno strato di grasso da trattoria toscana, perdendone in finezza e oscurando il labile gusto della soia. Buoni anche i ravioli di cagliata con pere che però si salvano ad un pelo dal superare il confine che separa il saporito dal salato.

Più passa il tempo e più mi convinco che con gli antipasti si abbia subito un’idea della creatività dello chef, con i primi si possa valutarne la mano, ma che i secondi siano la vera cartina di tornasole che distingue il buon locale dal grande ristorante, la prova del fuoco che ne stabilisce la maturità. La triglia con crema di ceci, esce dall’anonimato solo grazie alla freschezza della materia prima che comunque risulta a mio parere mortificata dalla forza del legume (mare e ceci è comunque un abbinamento da maneggiare con cura). In quanto al vitello con verdure mignon (che non ci è stato raccontato dal personale di sala), ritengo sia più normale aspettarselo in un pranzo di cerimonia che in un locale stellato. Il piatto non trova nelle materie prime né nelle cotture, comunque all’altezza, una perfezione tale da giustificarne la banalità di concezione e la scelta di farne il “pezzo forte” del menù. Come predessert arriva un minestrone di frutta e verdura con gelato alla menta. Francamente è il sesto piatto analogo che assaggio negli ultimi mesi e pur svolgendo perfettamente il suo compito di pulizia del palato mi è un po’ venuto a noia, ma non è colpa di Vigotti più di quanto sia degli altri. La piccola pasticceria un po’ come il pane ha ampi margini di miglioramento.

Pre antipasto.

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Foie gras.

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Vitello tonnato.

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Tagliolini.

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Tortelli.

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Triglie.

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Vitello.

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Pre-dessert.

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Melone…

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il pregio : Una cucina che sa valorizzare le tradizioni da cui proviene.

il difetto : Il reparto panificazione/dolci non all’altezza del resto.

Ristorante Novecento – Matteo Vigotti
Via Bonomi 13
28046 Meina (NO)
Tel . (+39) 0322 669600
Aperto tutti i giorni.
Prezzi: Alla carta 85 euro, degustazione 40-100 euro.
Visitato nel mese di Febbraio 2010.

http://www.nov-ece-nto.it/

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Azazel

27 Commenti.

  • sararlo2 Marzo 2010

    Complimenti Azazel. Non ti conoscevo se non per (ottimo) sentito dire. Penna molto felice, ironica, disincantata. p.s. Qualcuno direbbe ... prosa leggermente prolissa ... ma non potrei certamente essere io. ;0)

  • Giovanni Lagnese2 Marzo 2010

    Azazel, te l'ho già scritto di là ma forse in mezzo a tutto quel casino non l'hai letto: se ti va, possiamo corrispondere via email. Giovanni

  • azazel2 Marzo 2010

    @ Giovanni: ok ma non lascio in pubblico la mia mail.. @ Sararlo: i tuoi complimenti sono fra i più graditi che potrei ricevere sul web..spero ci si possa conoscere presto, magari a un tavolo da Bob Laite

  • penelope2 Marzo 2010

    Prolisso ma concreto ;-)

  • Giovanni Lagnese2 Marzo 2010

    Cavoli, anch'io sono restio a lasciare in pubblico la mia email! Facciamo così: mbhotf@ohl.lu Ok? Giovanni

  • azazel2 Marzo 2010

    trovato! te l'ho lasciata in PV sul gambero

  • sararlo2 Marzo 2010

    @azazel. ... volentieri, dove il fato ci porterà. ("Bob Laite", grazie per la citazione en passant).

  • Giovanni Lagnese2 Marzo 2010

    Inviata anche la mia al tuo indirizzo. Giovanni

  • velavale2 Marzo 2010

    vabbè esiste il melone d'inverno!!

  • franco francese2 Marzo 2010

    Il melone invernale, no, non l'aveva considerato. :-)

  • azazel2 Marzo 2010

    ho capito..e lo so, anche mia suocera in realtà a Lecce me lo propone..ma al sud è già poco saporito, sul lago Maggiore davvero non sa di nulla!

  • bonilli3 Marzo 2010

    Ho pronta una bottiglia di Krug 1995 per brindare all'ennesima eliminazione dell'Inter dalla finale di coppa per il 45° anno di fila :-)) Con simpatia

  • massisol3 Marzo 2010

    @Giovanni @Azazel posso avere anche io le vs emailsssss??? :) scherzo neh?

  • alvigneto3 Marzo 2010

    Complimentoni Azazel. E' che progressi........

  • billythekid3 Marzo 2010

    @bonilli Posso unirmi? Speriamo che avvenga già negli ottavi.

  • giovanni gagliardi3 Marzo 2010

    Bonilli, non sapevo avessimo cotanti nemici in comune. Ad Majora

  • nicola cavallaro3 Marzo 2010

    @ Bonilli: io vorrei arrivassero alla fine e il 20 maggio vincessero gli altri.

  • azazel3 Marzo 2010

    ammazza che gufi!!! non ti preoccupare Nicola, facciamo fuori i Chessi e poi perderemo nei quarti contro qualche squadretta ridicola tipo il Porto

  • alvigneto3 Marzo 2010

    Non voglio fare nessuna polemica. Sono stato oggi pomeriggio dal barbiere e vi assicuro che abbiamo parlato di cibo.

  • azazel3 Marzo 2010

    ti ha fatto un taglio bordolese?

  • alvigneto4 Marzo 2010

    No a cappellett o

  • azazel4 Marzo 2010

    ;-)

  • azazel4 Marzo 2010

    ;-) esatto!

  • Stefano Caffarri10 Marzo 2010

    Sono completamente d'accordo, in particolar modo sul "piano inclinato" in discesa che alla fine mi ha lasciato con un po' di amaro in bocca. il dubbio era proprio quello, se lasciarsi contagiare dall'entusiasmo per le prime portate o per la delusione delle ultime.

  • Roberto4 Giugno 2011

    Leggo che Vigotti ha lasciato il Novecento passando a Peck. Si conosce già il nome dello chef che lo ha sostituito?

  • Presidente5 Giugno 2011

    Vigotti era il proprietario del Novecento, credo che quindi chiuda ed apra con un'altra gestione.

  • Luca11 Dicembre 2011

    Vedo con disappunto che tutti hanno trpivilegi e altri meno. Trovarne come Matteo! vedete di valutare meglio quello che scrivete e capire anche l'idea di un piatto.... se Matteo ha 15/20 beh ragazzi cambiate lavoro, anzi passatempo!

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