Passione Gourmet Quasi un secolo di Sagna - Passione Gourmet

Quasi un secolo di Sagna

Vino
Recensito da Leila Salimbeni

95 di questi anni!

Festeggia quasi il secolo di importazione e distribuzione di meraviglie in bottiglia, Sagna S.p.a., ovvero un’azienda che pur restando saldamente ancorata ai propri natali, dichiaratamente esterofili, appare oggi felicemente sposata anche a un concetto di profonda, fierissima italianità.

La Società di Revigliasco (ora, prima era a Torino) che ha da sempre legato le sue vicende aziendali a quelle della grande storia nazionale ed europea, festeggerà il giro di boa del secolo nel 2028, suggellando così dieci decadi di importazione e distribuzione, a dimensione rigorosamente, squisitamente famigliare. Un’orbita, quella del nucleo fondante la società, ovvero la famiglia, che essa stessa condivide e perpetua nel cognome e che diventa la chiave essenziale per comprendere la selezione, di fatto antologica, che Sagna ha proiettato sullo scibile del bevibile contemporaneo, di cui sceglie, appunto, solo aziende che condividono con lei questo assunto.

E così, quasi come come se più che un libro di storia stessimo raccontandovi un romanzo di formazione, è bene conoscerne i prodromi, perché la storia passata di Sagna vanta almeno un benefattore che è bene citare subito: si tratta del Commendator Cora, quello dell’Amaro “amarevole“, grazie al quale Amerigo Sagna (nonno di Massimo, qui sotto in foto coi due figli) suggellerà mandati leggendari come quello, in esclusiva, con MUMM per il Cordon Rouge che mantenne inalterato fino agli anni Ottanta, a onta delle inique sanzioni. Ma non solo. Perché se è vero, com’è vero, che il carattere degli uomini viene forgiato dallo spirito dei tempi, allora non possiamo nemmeno esimerci dal citare Giusto Lusso (nomen omen!) che di Sagna è colonna portante da 50 anni.

Del signor Lusso, che aveva lavorato in Venezuela nel mondo dei ricambi per automobile sotto l’avvicendamento di Fidel Castro e Che Guevara, in Sagna venne apprezzato il basso profilo e l’autorevolezza, la stessa che farà loro inanellare mandati leggendari come quello con Roederer che nel 1988 affida a Sagna anche la distribuzione, oggi oculatissima, di Cristal (Vania Valentini ce ne parla qui) . E poi ancora leggende in bottiglia come Château Cheval Blanc (il racconto a questo link) e i grandi vini prodotti dalla famiglia Moueix, mentre tra gli spiriti occhieggiano i Cognac di Delamain (Luca Turner ce ne parla qui), i Bas Armagnac di Dartigalongue e i Porto Graham’s: una bottiglieria dei sogni, insomma, custodita con tutte le cure del caso nell’elegante villa di Revigliasco, che dagli anni 80 è anche dimora aziendale oltre che famigliare.

La dimora, in quella Revigliasco che di Torino è considerata la riviera, vanta anche uno splendido parco all’inglese punteggiato di tigli argentati e aceri dove scorrazzano anche numerosi cani, giacché la caccia è un’altra delle passioni, stavolta private, della famiglia Sagna. Una famiglia nobile e sottilmente insofferente alle regole anche sotto Amerigo che, appunto, continua a intrattenere affari sia aziendali che privati con Reims durante il secondo conflitto mondiale, cosa che gli varrà, alla fine della guerra, il titolo di Barone mentre già militava nel Comitato di Liberazione Nazionale e nel Sovrano Ordine di Malta, di cui gestisce gli ospedali. Medesima genia valorosa e laboriosa per Ernesto, detto “l’Avvocato”, sotto al cui mandato l’azienda diventa emblema di un’imprenditoria liberale e creativa, fatta di e da uomini savi, innanzi tutto.

Elementi, questi, che riguardano anche la contemporaneità aziendale e che anzi si enfatizzano con Massimo Sagna, rappresentante della terza generazione: a lui è toccato di difendere, tra le altre cose, lo Champagne quando si discuteva di aumentarne l’Iva fino al picco del 45%, scampato anche grazie alla Comunità Europea. Ma sono ancora gli anni Novanta quando sotto alla sua egida fanno il suo ingresso in Italia, e presso il palato degli italiani, grandi vini da Chablis e della Loira come quelli di Baron Patrick de Ladoucette o i nove, inarrivabili apostoli Grand Cru del Domaine de la Romanée-Conti nel 1993, seguiti dai grandissimi alsaziani di Schlumberger (di cui vi abbiamo parlato in questo podcast), dai rossi del Rodano di Delas Fréres (qui) e fino ai rosé dei Domaines Ott.

Ed è così, in questa dimensione aziendale fatta tanto di empirismo quanto di fantasia, di valori sia famigliari che imprenditoriali, che in Sagna si forgia a poco a paco anche il carattere delle nuove generazioni: è grazie a Leonardo e Carlo Alberto, in particolare, che entrano in catalogo i vini dalla Rioja di Marqués de Murrieta, di cui abbiamo scritto qui, mentre viene potenziato tutto il comparto degli spiriti, forte della montata sempre crescente della mixology. I due fratelli cominciano così ad abitare e ad animare l’azienda con immutata intelligenza, la stessa che da sempre fa coincidere in Sagna formazione personale, aziendale e collettiva, aprendosi finalmente anche anche all’Italia dove inanella mandati peculiari, sempre in limine tra nicchia e blasone, prestigio e sovversione. Così arrivano le grappe “angeliche” di Romano Levi (ne abbiamo parlato qui), i vini precisi e cesellati degli entomologi di fama internazionale di Ronchi di Cialla (qui), i luminosi e stentorei nettari etnei di Palmento Costanzo (qui) e i nobilissimi vini di Querciabella (qui) e Canalicchio di Sopra (qui).

Un’Italia straordinaria, insomma, la migliore, quella su cui Carlo Alberto e Leonardo Sagna stanno investendo senza più preclusioni né inibizioni, forti di una coscienza che, come insegnano le lettere, non è mai solo individuale né mai solo collettiva, me sempre e solo esito del mutuo scambio dal privato al pubblico, dal personale al comunitario, in un percorso che altro obiettivo non ha che la conoscenza e, con essa, l’evoluzione dell’uomo.

Lascia un commento

La tua email non sarà pubblicata. I campi obbligatori sono contrassegnati *