Sebastiano Cossia Castiglioni e il futuro
La sensibilità nei confronti dell’ambiente è tematica assai presente nelle nostre vite. Pioniere di un approccio biologico ed infine biodinamico e vegano alla viticultura è Sebastiano Cossia Castiglioni di Querciabella, l’azienda nata nel 1974 con l’acquisto da parte del padre – Giuseppe Castiglioni – di una piccola tenuta di un solo ettaro tra le colline di Greve in Chianti. Ma oggi è sotto la guida di Sebastiano, appunto (!), che si delinea un percorso ben mirato verso un’idea di cantina a basso impatto ambientale, che sappia fare da volano per la biodiversità del territorio in cui si trova.
Il grande amore per il vino, tramandato dal padre, unito a un forte impegno per il movimento ambientalista si concretizzarono nell’introduzione della viticoltura biologica in tempi non sospetti: già nel 1988. La sua certificazione e la conversione in biodinamica risalgono poi al 2000 e fino al 2010, anno in cui l’intera produzione diviene completamente vegana mentre nel 2019 si realizzava il progetto della nuova cantina a basso impatto ambientale. Grazie a questi accorgimenti – che sono e furono vere e proprie rivoluzioni – Sebastiano Cossia Castiglioni ha portato la sua Querciabella a rappresentare una delle cantine più innovative del nostro secolo, perseguendo nient’altro che l’intento di produrre vini a immagine e somiglianza del territorio.
Nei 100 ettari totali, 74 nel Chianti Classico (nei comuni di Greve, Radda e Gaiole) e 32 in Maremma, sulla costa meridionale della Toscana, ogni vigneto è considerato un ecosistema costituito da una fitta rete di micro-diversità biologica. L’equilibrio, qui, è l’elemento centrale: l’approccio per ciascuna vigna cambia seguendo i cicli della vite e l’andamento dell’annata, per permetterle di esprimere appieno se stessa e il suo pieno potenziale. Nella zona del Chianti Classico, tra le più votate della denominazione, i vitigni trovano dimora tra i 350 e 550 m s.l.m., con esposizione prevalentemente sud-est e sono circondati da boschi di querce e uliveti, mentre nella zona maremmana, tra le colline di Alberese, a sud di Grosseto – qui la conduzione biodinamica risale al primo innesto, nel 2000 – godono della vicinanza con gli altopiani del Parco Naturale dell’Uccellina, del mare poco distante, e si sviluppano ad un’altitudine di 20-30 m s.l.m., orientati a nord-sud, su suoli di sabbia alluvionale, limo e aree di ciottoli e ghiaia.
Con queste premesse si comprende quanto i vari cultivar possano trovare terreno fertile in un perfetto sistema tra uomo e natura, dove tassativo è il veto nei confronti di prodotti chimici, fertilizzanti o pesticidi. Lo stesso approccio si rivela in cantina dove le uve, lavorate e vinificate in lotti separati per ogni micro-zona di provenienza e di omogenee caratteristiche, si crogiolano in lunghe maturazioni che minimizzano al massimo gli interventi correttivi, in modo che il vino sia l’espressione più diretta della salute della vigna da cui proviene. Per farlo, chiaramente, si ricorre al blend, che permette la rappresentazione sinergica dei migliori lotti.
Ne derivano vini eleganti, che raccontano del territorio da cui provengono e si fanno specchio della sempre crescente biodiversità che lo caratterizza. Identitari ed eloquentissimi sono il bianco Batàr, il Camartina, il 100% Merlot Palafreno e gli omonimi Chianti Classico, Riserva e Gran Selezione, mentre dalla Maremma arrivano Mongrana (Maremma Toscana DOC e Toscana Bianco IGT) e Turpino.
Proprio quest’ultimo, un Supertuscan anzi, un “Supermaremmans“, è figlio un progetto avviato nel 2007 che vede la sua prima concretizzazione in bottiglia nel 2010. Come Palafreno e Mongrana, Turpino trae il nome dal poema epico di Ludovico Ariosto l’Orlando Furioso. La veste grafica che ne contraddistingue l’etichetta riprende i pavimenti cosmateschi medievali (XII-XIII secolo) della Basilica di Santa Maria in Trastevere, a Roma, ed è stata disegnata da Sebastiano Cossia Castiglioni, delineandosi tra il carattere tipografico Simona, di Jane Patterson e John Downer per uso esclusivo e di proprietà di Agricola Querciabella.
Nel calice, questo Toscana IGT blend di Cabernet Franc (40%), Syrah (40%) e Merlot (20%), che affina per 16 mesi in barriqueCon "barrique" si intende una piccola botte di legno adatta all’affinamento di vino dalla capacità compresa tra i 225 e i 228 litri.... Leggi francese, si dimostra un vino di grande struttura ma anche eleganza che, nella sua veste rosso rubino, esprime sentori di frutta rossa e scura, dolci note speziate di tabacco e di pepe, terminando con arrembante freschezza e seducente allungo.
*I vini dell’azienda Querciabella sono distribuiti da Sagna Spa.