Passione Gourmet Recensione Archivi - Pagina 212 di 220 - Passione Gourmet

La Gazzetta, Chef Petter Nilsson, Paris (FR), di Norbert

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Recensione Ristorante

Personalità.
Termine che a mio avviso spesso, in ambito gastronomico, viene utilizzato a sproposito.
Quanti sono i cuochi che davvero sono riconoscibili per un proprio stile, per l’impronta che caratterizza la loro cucina?
Quanti chef, capaci soltanto di invertire i fattori affinchè il risultato non cambi, sono stati impropriamente associati a questa caratteristica? Non è senz’altro uno di questi Petter Nilsson la cui abilità gli permette di creare, con notevole frequenza, pietanze di significativa persistenza, all’insegna di equilibri bilanciati tra polarità acide e grasse di considerevole interesse.
Ogni piatto ha un’idea, un accostamento, un elemento per sottolineare. Et voilà … il gioco è fatto.
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Recensione Pizzeria

Italia 78. Può essere un indirizzo. Ma anche no. Dopo i disastrosi Mondiali del 1974, dove fu esclusa al primo turno, la nazionale italiana di calcio ben figurò al Mondiale di Argentina del 1978 dove espresse un bel gioco e si piazzò al quarto posto, preludio del terzo fantastico mondiale dell’82. L’allenatore, Enzo Bearzot, presentò una nazionale giovane, e poco esperta, ma fresca e ricca di nuove individualità, capace di eliminare l’Inghilterra nelle qualificazioni. L’asse portante era costituita da giocatori che militavano da anni nella Juventus, il cosiddetto Blocco-Juve: Zoff, Scirea, Gentile, Cabrini, Cuccureddu, Causio, Benetti, Tardelli e Bettega. La gran parte dei quali contribuì alla grande campagna di Spagna del 1982. Una vittoria che non arrivò per caso, così come il mondiale del ’78 fu anche ricordato per la non convocazione di un giovane genio talentuoso che di nome faceva Diego Armando Maradona.
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Recensione Ristorante

Se si vuole avere un’idea di quanto uno chef possa spingersi, anche nel tempo dei mille congressi e delle mille scopiazzature, su piste personali, continuo a consigliare una visita da queste parti.
Con tutti i preamboli del caso, perché Fredrik Andersson ha scelto di spostarsi in un sobborgo piuttosto anonimo della bella capitale svedese; perché d’inverno muoversi da queste parti richiede abbigliamento d’occasione; perché la natura qui al nord va davvero in letargo e per chi voglia usare solo ingredienti locali la scelta non è per niente facile; perché è cucina di mille sfumature che a volte rischiano di essere quasi impalpabili e la delusione, per molti palati avvezzi a gusti più esplosivi, è dietro l’angolo.
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Una pioggia sottile che preannuncia l’imminente primavera ed una lieve nebbiolina ci hanno accompagnati fino a queste morbide colline, per poi fermarsi fra i fitti boschi mentre ci inerpichiamo per le ultime curve che portano al minuscolo e silente comune di Soriso. Proprio al limitare del paese ecco una piccola insegna di metallo ad annunciare il ristorante, con il prestigioso giglio di Francia dei Relais & Chateaux a confondersi con le pietre che rivestono la facciata.
Entriamo nell’accogliente vestibolo tutto poltrone chester e radica, poi la breve scala ci porta alla sala preparata per circa 20 coperti e ed una netta sensazione di dejà vu ci assale. La si potrebbe davvero descrivere come una preziosa capsula del tempo, non solo per le lunghe tovaglie rosa acceso e la profusione di argenti antichi e fiori, ma per l’atmosfera intima e famigliare che la famiglia Valazza riesce a palesare ad ogni ospite, abituale e non. Una cortesia e giovialità d’altri tempi animano il patron Angelo e la figlia Paola, così come tutti gli addetti alla sala. Lo Chef Luisa Valazza fa la sua parte con una cucina morbida ed avvolgente, in cui ingredienti ed abbinamenti della tradizione tentano di sposare architetture contemporanee, con il solo fine di deliziare il pubblico senza bisogno di stupire nè di sovvertire le regole. La conclusione è che questa cucina forse ha fatto il suo tempo, ed è uguale a se stessa da sempre, forse ormai superata oggigiorno.

Grande impressione suscita la carta dei vini, a dir poco enciclopedica, sia per gli italiani che per l’estero, e come un testo scolastico è stata dotata, con un pragmatismo tutto piemontese, di alette che ne indicano la suddivisione e ne facilitano la lettura. Impressionante anche il ricarico di molte voci dell’elenco ma , Ça va sans dire, siamo al Sorriso.

Dall’ampia scelta optiamo per un Clos Ste Hune 2001 di Trimbach

che colpisce per la compresenza di una sapidità netta e persistente con una mineralità che difficilmente trova migliore interpretazione in Alsazia, e di un Barolo Brunate 2005 di Ceretto, colto in un momento intrigante della sua evoluzione quando l’austerità della maturità è ancora lontana ed i sentori floreali e fruttati sono evanescenti e di facile fruizione.

Già nel saluto della cucina: bonbon ripieno di crostacei su crema di cavolfiore (foto di apertura), si palesa tutta l’intenzione di coccolare e saziare, con semplicità ed armonia.

A seguire come antipasto la composizione di triglie di scoglio, topinambur e carciofi con olio di olive taggiasce, dove pesce e tubero sono strettamente legati in un tutt’uno cremoso che solo la croccantezza dei carciofi vivacizza e mitiga dall’eccessiva uniformità di sapore.

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Per i primi ci manteniamo su di una proposta di mare con gli gnocchi di patate ripieni di crostacei, maionese di pomodori e salsa al basilico, certo impegnativi per l’approccio classico con cui viene trattata cottura e sapidità della componente ittica.

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Ben più gradevoli sono i fagottini di pasta al papavero ripieni di gallina faraone con tartufo nero di Norcia, degni di nota per la qualità e la lavorazione del ripieno, la giusta consistenza e cottura della pasta e la gestione oculata del tartufo quasi primaverile.

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A riconferma della maggiore riuscita delle carni arrivano due secondi che meglio giustificano decenni di riconoscimenti e menzioni: la selletta di capriolo con strudel di mele e trevisana, scaloppata al momento che trova equilibrio nell’accostamento col divertissement dolce-salato di pasta phillo ripieno di frutta e insalata, ed il petto di piccione con castagne, fagiolini e punte d’asparago, rosato seppure lievemente avanti con la cottura, che comunque nulla toglie in piacevolezza e bilanciamento dei sapori.

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Una nota a parte merita Paola Valazza che nel corso del pranzo si è occupata dei vini con uno stile ed una competenza non comuni nel servizio e nella gestione delle temperature, accompagnati da una disponibilità alla conversazione che ha certo contribuito non poco al nostro benessere.

A chiudere degnamente oltre ad una gradevole scelta di sorbetti, il tris di creme cotte (lavanda, agrumi, liquirizia) con gelatina di limone, deliziosamente presentate in microscopici stampini ma sufficienti per apprezzarne il buon livello e gli ottimi ingredienti base, nel rispetto dei dettami di questa preparazione classica sia al di qua che al di là delle alpi.

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Il pregio: Ambiente e servizio impeccabili.

Il difetto: Una cucina datata.

Ristorante al Sorriso

Via Roma. 18

28010 SORISO – NO

Tel +39.0322/983228

Menù degustazione 150 e 160 Euro

Alla carta 120/170 Euro

www.alsorriso.com

Visitato nel mese di febbraio 2011

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Questa valutazione, di archivio, è stata aggiornata da una più recente pubblicazione che trovate qui

Recensione Ristorante

Se dovessi immaginarmi l’ideale standard Italiano (e sottolineo Italiano) di un Relais & Chateaux penserei certamente a Brusaporto. Un luogo incantevole, una villa elegante, una sala raffinata, un servizio attento e silenziosamente presente. E devo dire in tutta onestà, a dispetto di quello che alcuni possono immaginare, anche una buona cucina. Che mostra invitante la sua anima golosa e goduriosa. Che, se proprio dobbiamo trovarle un difetto, è alle volte eccessiva. Un pizzico di neve di wasabi in meno, qualche perla di frutto della passione in meno, un paio di secondi di riposo della sontuosa cotoletta in meno, qualche pomodorino adornante e fatalmente troppo umido in meno. Dettagli ? Forse … anzi no, in un Relais & Chateaux anche Tre Stelle Michelin certamente no.
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