Passione Gourmet Slow Food Archivi - Passione Gourmet

Roeno

Enantio centenario, ma non solo…

Un luogo ricco di fascino questo territorio, ultimo lembo della provincia di Verona che ha nell’Adige il confine naturale con il Trentino; montagne altissime ai lati e una stretta valle longitudinale da Nord a Sud fanno da casa a questi vigneti meravigliosi, un pezzo di storia a cielo aperto. Chissà se chi le ha piantate 150 fa immaginava che sarebbero resistite fino ai giorni nostri mostrandosi ancora generose nell’offrire ogni anno un frutto che va oltre il semplice significato di frutto, ma di un regalo che ogni anno si rinnova, e testimonia la grandezza e la generosità della natura. A questo proposito, piacerà sapere che l’Enantio a piede franco è diventato presidio Slow food e, difatti, passeggiando fra i suoi filari a doppio tendone non si può rimanere indifferenti perché in alcuni casi si tratta di veri e propri alberi con diametri del tronco incredibili. Questa rara varietà di vite, originaria della Vallagarina ovvero tra le province di Trento e Verona, nasce per propaggine (a piede franco, appunto) senza essere innestata. Niente barbatelle, insomma, le piante corrono sul terreno e, con la sapiente mano dei viticoltori, si riproducono.

Spiega Lorenzo Bongiovanni, referente dei tre produttori che aderiscono al Presidio – l’azienda Roeno della famiglia Fugatti di Brentino Belluno (Verona), l’azienda Vallarom di Barbara Mottini e Filippo Scienza di Avio (Trento) e l’azienda Lorenzo Bongiovanni di Sabbionara (Trento) –  “si prende un tralcio (cioè un ramo giovane) della pianta, lo si ripiega verso il terreno, lo si interra in una buca per 30 centimetri e poi lo si fa riemergere dal suolo per una spanna. Si riempie la buca e si aspetta che il tralcio “spinga” verso l’altro, cioè cresca, mentre dalle gemme sotto terra le radici si propagano”. Poi, è solo questione di tempo: “Nel giro di due o tre anni, il tralcio sarà grande e forte, così si procederà a separarlo dalla pianta madre. Da più di quarant’anni qui non si hanno più impiantato nuovi vigneti ma soltanto propagato quelli esistenti, senza portainnesti esterni, nessun materiale vivaistico, ma soltanto il patrimonio genetico della stessa pianta”.

La propagazione resiste ancora oggi soltanto in pochissime parti d’Italia, aree dove la composizione del suolo, oppure l’altitudine, hanno impedito alla fillossera di proliferare. La Vallagarina, lungo l’asse del fiume Adige tra le province di Trento e di Verona, è uno di questi ambienti grazie alla struttura sabbiosa-silicea del terreno dove l’afide non riusce ad attaccare l’apparato radicale delle vigne. La superficie totale, oggi, è tra i 35 e i 40 ettari, calcolando anche i vigneti appartenenti ad aziende che non aderiscono al Presidio Slow Food.

Già nel primo secolo Plinio Il Vecchio lo citava in uno dei volumi della sua “Naturalis Historia”, scrivendo che “la brusca hoc est vite silvestris, quod vocatur oenanthium”, cioè che “uva lambrusca è la vite selvatica chiamata enantio”. E difatti l’Enantio odierno è figlio dell’adattamento di un vitigno selvatico che, ancora oggi, si trova nella Valle dei Molini, tra i rovi delle pendici del Monte Baldo, fra il bacino del Garda e la valle dell’Adige, alle spalle del medievale Castello di Avio. L’origine antichissima, assieme alla sua resistenza alla fillossera che, dopo la seconda metà dell’Ottocento distrusse la quasi totalità del patrimonio viticolo del Continente, rende unica la storia dell’Enantio.

La zona in cui risiedono i vigneti storici di Enantio, a pochi metri dall’Adige, è ricca di sorgenti come il Monte Baldo; il suolo è quello classico di una valle glaciale: quando si sono sciolti i ghiacciai hanno formato questo anfiteatro morenico depositando una alta percentuale di sabbia vicino al fiume e man mano che ci si sposta verso il Monte Baldo la percentuale di argilla aumenta, pur trattandosi sempre di suolo alluvionale. Il vigneto a piede franco è di circa 1,2 ettari con un bassa presenza di piante, circa 1.200 a ettaro, impianto del 1.850 con 6.5 metri di distanza fra i filari. Qui tutte le piante sono pre-fillossera perché data, la natura sabbiosa del terreno, i movimenti dell’afide ne vengono limitati, data anche l’alta presenza di silicio. L’impianto è a doppio tendone e bisogna comunque tenere a bada la vigoria della pianta che se da un punto di vista vegetativo è precoce è invece tardiva dal punto di vista vendemmiale, con un’invaiatura superiore alla media. Le radici sono superficiali perché il nutrimento lo trova subito, il vigneto è all’altezza dell’Adige quindi l’umidità viene da sotto. L’Enantio è una pianta resistente, il ché sognofoca peraltro pochi trattamenti. Vanta un acino di media grandezza ricco di pruina, buccia molto spessa, poca polpa molto acida, e vinaccioli più grandi della media. Dal punto di vista del DNA non è imparentato o assomiglia ad altri vitigni se non a delle viti ancestrali presenti nel Monte Baldo: è un autoctono vero.

L’attuale generazione che gestisce la cantina parte dal 2004 quando, dopo la dipartita del padre, i tre figli hanno rivoluzionato l’azienda facendo prima di tutto una zonazione e, poi, prodigandosi poi nel recupero dei vecchi vigneti, dando un’accelerata importante alla produzione e al consolidamento del nome di Roeno nel panorama produttivo. Così è stata introdotta la linea de Le Firme, che vantano un bollo in etichetta con firma autografa di ogni bottiglia: si tratta di quattro vini che rappresentano ciascuno la filosofia aziendale; due vini legati al territorio, Enantio a piede franco e Pinot Grigio Rivoli e, poi, due vini per due progetti: il Riesling e il Cristina.

La degustazione

Enantio Riserva 1865 pre-fillossera Terradeiforti Doc 2017 Roeno

Le uve arrivano tutte dal vigneto franco di piede, prefillossera, datato 1865. La vendemmia si effettua fra l’ultima settimana di ottobre e la prima di novembre, fermentazione alcolica in acciaio e macerazione con le bucce per tre settimane, affinamento di 24 mesi in legno grande e altri 8 in acciaio. Rubino intenso brillante, intenso e accattivante il naso nel regalare note calde di ciliegia, mora, speziatura di pepe, paprika, ginepro, incenso, note balsamiche, mentolate. Piacevole sul palato, sorso compatto, fresco, materico, tannino di ottima finezza. Vino elegante e fine. Finale persistente su note speziate. 92/100

Trentodoc Riserva Brut Nature 2012 Dekanos 120 mesi Roeno

Oro intenso con elegante perlage. Naso esplosivo, intenso e coinvolgente, grande ricchezza aromatica nei caldi toni di crema pasticcera, brioche, nocciole pralinate, agrume candito, burro fuso, vaniglia, fruttato di pesca, mango, banana, note di pietra focaia, leggero affumicato. Sul palato prima volume, morbidezza, cremosità, poi  fresco e sapido, estremamente persistente. Vino ampio ma finissimo, di grande eleganza. 91/100

Pinot Grigio Rivoli 2018 Terradeiforti Doc Roeno

I vigneti si trovano in fondo alla valle, fra i comuni di Affi e Brentino Belluno, dove si trova un suolo fortemente calcareo, massima espressione per questo vitigno, aiutato dalla forte presenza di vento, l’Ora del Garda, che aiuta a pulire ristagni di umidità, mantiene l’acino asciutto, avendo Il Pinot Grigio una buccia molto sottile. 80% delle uve svolgono fermentazione e affinamento in acciaio e il resto in tonneaux di rovere, dove svolge la maololattica. Seguono 12 mesi in inox e 4 in bottiglia. Olfatto di grande intensità e complessità, note frutta matura, pera kaiser, mela, pesca, note smoky, iodate, mandorla. Sul palato caldo, ricco, cremoso, dotato di grande corpo e materia, finale persistente e salino. Pinot Grigio di carattere, accattivante e complesso. 91/100

Trentodoc Extra-Brut 48 mesi  Roeno

Buona espressione olfattiva, fragranti profumi di mela golden, pesca bianca, note  di panificazione, biscotto, tocco pietra focaia. Sul palato fresco, pulito, buona cremosità, sapido e scattante, appagante. Finale sciolto e salino. 89/100

Riesling Renano Collezione di Famiglia 2017 Trevenezie IGT Roeno

Progetto che nasce da lontano, nel 2003, nel 2005 sono state piantate le prime barbatelle fatte arrivare dalla Mosella. Sono stati fatti dei carotaggi nei vari suoli ed è stato scelto un conoide sul Monte Baldo. Svolge affinamento in acciaio a cui segue un affinamento di 18 mesi in legno grande e 36 mesi in bottiglia. Naso di grande personalità, frutta esotica matura si fonde a note di idricarburo, note minerali, pietra focaia, cedro, buccia di lime. Sul palato mette in mostra grande personalità, saporoso, carnoso, materia densa eppure fresco, piacevole, salino, di ottima persistenza. Riesling tipico e da manuale. 91/100

Riesling Renano Collezione di Famiglia 2015 Trevenezie IGT Roeno

Oro liquido sul calice. Dotazione aromatica di grande intensità. Dispensa note tropicali di melone bianco, passion fruit, papaya che incrociano note di idrocarburo, minerali, pietra focaia. Assaggio sostanzioso e di notevole struttura, caldo, ricco, materico, denso. Il comparto fresco-sapido dona equilibrio e bevibilità. Interminabile finale agrumato e fumè. Riesling da primo della classe, l’affinamento in bottiglia ha donato complessità, ottimo il lavoro della famiglia Fugatti su questo aristocratico vitigno. 93/100

Repanda Bianco Veneto IGT ottenuto da uve Solaris 2021 Roeno

Profumi intensi di frutta surmatura, mela, melone, note affumicate. Gusto carnoso, caldo, ricco, piacevole, fine, grande piacevolezza e finezza. Giovane ma già equilibrato e complesso. 90/100

Cristina Vendemmia Tardiva Bianco Veneto IGT 2018 Roeno

Vendemmia tardiva di Pinot Grigio, Chardonnay, Sauvignon e Traminer. È stato questo il vino che ha fatto conoscere la cantina Roeno, il primo Tre Bicchieri per il Gambero Rosso. Le uve sono vendemmiate a frutto stramaturo, a novembre, e subiscono torchiatura con il raspo. Oro intenso il manto nel calice. Profilo aromatico aristocratico, si distinguono albicocca disidratata, miele millefiori, dattero, tropicale di papaya, mango e melone, agrumi canditi e sbuffo minerale. L’assaggio è ricco di sensazioni, si muove cremoso, materico, ricco, piacevolmente fumé, tenuto in equilibrio da una freschezza agrumata e una efficiente sapidità. Grande persistenza con finale su note di miele. 92/100

“La filosofia è la stessa: lavorare con materie prime locali, a km0 e di piccoli produttori contadini.
È proprio così, nell’estate del 2013 il nostro Albero è spuntato al 341 5th Avenue di Brooklyn, nel bellissimo quartiere di Park Slope, dove il cibo locale e sostenibile è di casa. Oltre ai gelati qui proponiamo anche la caffetteria con il caffè, torrefatto a legna lentamente da Andrea Trinci , le torte dal “sapore di casa”, il pane a lievito madre e il vino da agricoltura biodinamica da accostare a taglieri di formaggio crudo locali e salumi. Abbiamo viaggiato per il Connecticut, il Vermont, la Pennsylvania alla ricerca dei migliori produttori. Abbiamo fatto lì, quello che continuiamo a fare qui in Italia. E le sorprese sono tante, perché tante sono le grandi eccellenze trovate oltreoceano.
La nostra, quella dell’Albero dei gelati, è una famiglia composta da mamma e papà, Fabio e Monia i figli, e dal marito di Monia, Alessandro. Per questa avventura Monia e Alessandro si sono trasferiti oltreoceano. Si unisce a loro un grande amico e grande pasticcere, Mauro Iannantuoni, dalla ventennale esperienza di molti anni con Ernst Knam.
Se siete “di passaggio”, veniteci a trovare! Ci regalerete immensa gioia e “aria di casa”.”

Questo è l’articolo apparso sul blog dell’albero dei gelati il 14 Maggio 2013.
Messaggi apparentemente scontati, molto à la page di questi tempi.
Però, vi possiamo assicurare, mai cosi intensi e veri come in questo caso. Conosciamo Alessandro e Monia da tempo. Conosciamo la loro tenacia, il loro integralismo, la loro continua sete di conoscenza, la loro smaniosa voglia di scoprire in continuazione ingredienti buoni e preparazioni sublimi, sostenibili, etiche e, non ultimo, gustose ed appaganti.
Siamo andati a trovarli, sulla via di ritorno dal nostro ultimo viaggio a New York City, in questa bomboniera nella Brooklyn più cool e chic.
Alessandro e Monia hanno creato un piccolo angolo di paradiso veramente italiano, selezionando prodotti di qualità elevata e proponendo una formula che va ben oltre la gelateria: caffetteria, bar, tavola calda e fredda, pasticceria.
Tutto all’insegna della qualità, la massima raggiungibile qui in loco. Bravi davvero, e bravo tutto lo staff che li segue.
Se vi capita di fare un viaggio a NYC non lasciatevi scappare una visita in questo angolo di paradiso… tutto italiano.

Gli interni dell’accogliente locale.
Albero dei Gelati, Brooklyn, New York
Albero dei Gelati, Brooklyn, New York
Albero dei Gelati, Brooklyn, New York
Albero dei Gelati, Brooklyn, New York
Dettagli…
Albero dei Gelati, Brooklyn, New York
…con particolare attenzione alle intolleranze alimentari.
Albero dei Gelati, Brooklyn, New York
Albero dei Gelati, Brooklyn, New York
Albero dei Gelati, Brooklyn, New York
I salumi, di produttori italiani trasferitisi da molte generazioni in USA, che producono ottimi insaccati.
Albero dei Gelati, Brooklyn, New York
E i formaggi, ancora più gustosi e raffinati.
formaggi, Albero dei Gelati, Brooklyn, New York
Altri particolari.
Albero dei Gelati, Brooklyn, New York
Albero dei Gelati, Brooklyn, New York
Albero dei Gelati, Brooklyn, New York
Albero dei Gelati, Brooklyn, New York
Una bottiglia conosciuta… a fianco della “bibbia”.
Albero dei Gelati, Brooklyn, New York
Due ottimi vini, un autoctono e uno italiano.
vini, Albero dei Gelati, Brooklyn, New York
Tagliere con salame Fra’ Mani della California, Bresaola del Salumificio Biellese del New Jersey, prosciutto crudo La Quercia dell’Iowa, pane di grano integrale della Pennysilvania, gelato al sale.
Tagliere, Albero dei Gelati, Brooklyn, New York
Formaggi a latte crudo della California, pecorino affinato in foglie di vite della Pennysilvania, taleggio della North Carolina, cheddar del Vermont, aceto balsamico di mele di New York, gelato alla stracciatella e formaggio di capra.Formaggi, Albero dei Gelati, Brooklyn, New York
Il “nostro” pastrami con prosciutto cotto della Pennysilvania marinato all’aceto balsamico e senape e crema di carciofi italiani.
pastrami, Albero dei Gelati, Brooklyn, New York
La zuppa Quinoa, lenticchie e carote.
quinoa, Albero dei Gelati, Brooklyn, New York
L’ottimo panettone home made.
panettone, Albero dei Gelati, Brooklyn, New York
Albero dei Gelati, Brooklyn, New York

Era lecito aspettarsi qualcosa di più da una delle osterie più note ed apprezzate di Torino e provincia, ormai da diversi anni premiata con la chiocciolina, il massimo riconoscimento della guida alle Osterie d’Italia edita da Slow Food.
Intendiamoci, non è che alla taverna di Fra Fiusch nel complesso si mangi male (altrimenti non ne parleremmo affatto) però davvero si potrebbe fare meglio, dedicando maggiore cura alla realizzazione dei piatti ed anche, come si dirà, alla predisposizione della carta.
La location, suggestiva, in posizione amena sulla collina di Moncalieri, con tanto di panorama su Torino, predispone al meglio, così come le rustiche salette che si dividono su due piani. L’accoglienza, molto cortese e la carta dei vini ben studiata e con una bella profondità soprattutto di piemontesi, ci fanno subito pensare che qui si faccia davvero sul serio.
Una prima occhiata alla carta inizia però ad incrinare le nostre certezze. Se, infatti, è interessante e assai elastica la proposta dei menu degustazione (con, ad esempio, la possibilità di scegliere liberamente 4 piatti anche tutti della stessa tipologia), la carta nel complesso ci sembra troppo ampia: 12 antipasti, 10 primi e 11 secondi. Un po’ troppi per un locale di dimensioni ridotte che voglia fare alta qualità.
Inspiegabilmente – a nostro parere – infatti, si è deciso di aggiungere ai grandi classici della cucina del territorio come finanziera, agnolotti, tajarin alcuni piatti “marziani” (e non solo da un punto di vista territoriale…), come – per citarne solo uno – le tagliatelle con ragù di cinghiale che, ovviamente, decidiamo di assaggiare.
In generale abbiamo, poi, rilevato un problema di temperature dovuto anche al fatto che i piatti (intesi come piatti di portata) erano inspiegabilmente assai freddi determinando, quindi il repentino raffreddamento delle preparazioni in essi contenute.
Fin qui quello che non va.
Ma aggiungiamo che abbiamo mangiato degli gnocchi di patate viola con carciofi molto interessanti, un superbo stinco di maiale al forno con semi di finocchio e un dessert (a tutto territorio) tutt’altro che banale: Piemonte in bocca che racchiude in vari strati e consistenza bunet, crema allo zabaione, panna cotta, baci di dama e bicerin.
In breve, un posto in cui tutto sommato si sta bene, con un buon rapporto prezzo qualità, ma che potrebbe dare maggiori soddisfazioni se si concedesse qualche divagazione di meno in carta e curasse maggiormente alcuni aspetti (vedi temperatura dei piatti) che possono sembrare di contorno ma che tanto di contorno non sono.
Ad Majora

Entrèe: Bignè di insalata russa. Non è obbligatorio offrire qualcosa che non si è ordinato. E’ una bella consuetudine ma deve avere un senso. Difficile trovare un senso a questo (poco fragrante) bignè.
bignè di insalata russa, Taverna di Fra Fiusch, Moncalieri, Torino
Buoni i Plin (ai 4 arrosti) conditi con burro d’alpeggio..
plin, Taverna di Fra Fiusch, Moncalieri, Torino
Insalatina di carciofi crudi con cialda di parmigiano: fresca e agrumata.
insalatina di carciofi, Taverna di Fra Fiusch, Moncalieri, Torino
Gnocchi di patate viola con carciofi.
gn occhi di patate viola con carciofi, Taverna di Fra Fiusch, Moncalieri, Torino
Qui casca l’asino. Tagliatelle con ragù di cinghiale. Piatto che affolla 12 mesi all’anno i menu turistici dell’intero centro Italia. Riproposto incomprensibilmente ad aprile sulle colline torinesi, con, tra l’altro, decisamente troppo chiodo di garofano.
tagliatelle di ragù di cinghiale, Taverna di Fra Fiusch, Moncalieri, Torino
Quaglie al marsala.
quaglie al marsala, Taverna di Fra Fiusch, Moncalieri, Torino
Il piatto migliore: Stinco di maiale al forno con semi di finocchio.
stinco di maiale al forno, Taverna di Fra Fiusch, Moncalieri, Torino
Piemonte in bocca, una summa dei più noti dolci della tradizione piemontese.
piemonte, Taverna di Fra Fiusch, Moncalieri, Torino

Bene, può partire la consueta filastrocca: Regia, vai col jingle!!
“Questa non è una pizza, o sì, forse, anche no, non credo proprio, può essere. Chissà.”
E che è allora?
Acqua, farina, lievito e ingredienti di primissima qualità.
Eh no, nemmeno questo. Perché il buon Beniamino del Berberè si è “inventato” anche l’impasto senza aggiunta di lievito: idrolisi degli amidi, gelatinizzazione, paroloni che danno un senso ai miei trascorsi biochimici universitari (30, Signori, libretto canta!); per l’uomo della strada è la possibilità di mangiare un impasto molto più digeribile perché privo di lieviti aggiunti, se poi gli vogliamo aggiungere un valore più filosofico è la vera rivincita del grano e del naturale: nulla si aggiunge rispetto quello che già c’è, solo acqua, sale e farina.
(altro…)

Recensione ristorante.

Era da circa un decennio che non pranzavo in questo locale, benché queste zone le conosca piuttosto bene, luoghi dove spesso venivo e vengo tuttora ad arrampicare o a fare passeggiate tranquille; forse perché la baita Inarca si raggiunge percorrendo una strada senza sbocco al termine della quale iniziano boschi, pascoli e sentieri.
(altro…)