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Locanda all’Agnello, Orta San Giulio (NO), Chef Fabrizio Tesse, di Giovanni Gagliardi

Recensione Ristorante

Fabrizio Tesse, come i gourmet più informati certamente sapranno ha legato il suo nome, tra l’altro, a due realtà assai diverse ma entrambe di primissimo piano nel panorama recente della ristorazione italiana. E’ stato, infatti, al fianco di Fabio Barbaglini in quell’indimenticabile oasi di buon gusto e ricerca che fu il Caffè Groppi e, più di recente, da numero due di Antonino Cannavacciuolo ha contribuito a rendere Villa Crespi il grande ristorante che oggi è.

Insomma, avrete capito, il ragazzo ha stoffa da vendere e dagli inizi di quest’anno ha deciso di partire con una nuova iniziativa in cui assume in proprio la responsabilità della cucina. Per farlo, non si è allontanato molto da Villa Crespi. La Locanda All’Agnello infatti, che nasce dalla ristrutturazione di uno degli edifici più antichi del paese, è proprio al centro dell’incantevole paesino di Orta San Giulio sulle sponde del suggestivo e romanticissimo Lago di Orta.

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Recensione Ristorante
Il giovane Paolo Gatta, classe 1981, è rimasto folgorato quasi 4 lustri or sono sulla via di Stresa. Qui, nei dintorni, si è formato. Tra i suoi maestri l’arcinota Luisa Vallazza ed il meno noto ai più, ma non a me e ai novaresi-biellesi che bazzicano questo sito, Renato Bacchetta della Taverna del Pittore di Arona. Poi Ezio Santin (Urca!) e dulcis in fundo, per riempire il curriculum di nomi più conosciuti ai neo-gourmet rampanti, Arzak e Carlo Cracco. Arriva qui, nella sua Invorio, dopo un passaggio dal buon Bertinotti al Pinocchio di Borgomanero e apre il suo locale, il Pascia (Paolo in russo, per chi non lo sapesse). Seppur così giovane la sua formazione non può essere che quella che abbiamo letto sin qui. (altro…)

Una pioggia sottile che preannuncia l’imminente primavera ed una lieve nebbiolina ci hanno accompagnati fino a queste morbide colline, per poi fermarsi fra i fitti boschi mentre ci inerpichiamo per le ultime curve che portano al minuscolo e silente comune di Soriso. Proprio al limitare del paese ecco una piccola insegna di metallo ad annunciare il ristorante, con il prestigioso giglio di Francia dei Relais & Chateaux a confondersi con le pietre che rivestono la facciata.
Entriamo nell’accogliente vestibolo tutto poltrone chester e radica, poi la breve scala ci porta alla sala preparata per circa 20 coperti e ed una netta sensazione di dejà vu ci assale. La si potrebbe davvero descrivere come una preziosa capsula del tempo, non solo per le lunghe tovaglie rosa acceso e la profusione di argenti antichi e fiori, ma per l’atmosfera intima e famigliare che la famiglia Valazza riesce a palesare ad ogni ospite, abituale e non. Una cortesia e giovialità d’altri tempi animano il patron Angelo e la figlia Paola, così come tutti gli addetti alla sala. Lo Chef Luisa Valazza fa la sua parte con una cucina morbida ed avvolgente, in cui ingredienti ed abbinamenti della tradizione tentano di sposare architetture contemporanee, con il solo fine di deliziare il pubblico senza bisogno di stupire nè di sovvertire le regole. La conclusione è che questa cucina forse ha fatto il suo tempo, ed è uguale a se stessa da sempre, forse ormai superata oggigiorno.

Grande impressione suscita la carta dei vini, a dir poco enciclopedica, sia per gli italiani che per l’estero, e come un testo scolastico è stata dotata, con un pragmatismo tutto piemontese, di alette che ne indicano la suddivisione e ne facilitano la lettura. Impressionante anche il ricarico di molte voci dell’elenco ma , Ça va sans dire, siamo al Sorriso.

Dall’ampia scelta optiamo per un Clos Ste Hune 2001 di Trimbach

che colpisce per la compresenza di una sapidità netta e persistente con una mineralità che difficilmente trova migliore interpretazione in Alsazia, e di un Barolo Brunate 2005 di Ceretto, colto in un momento intrigante della sua evoluzione quando l’austerità della maturità è ancora lontana ed i sentori floreali e fruttati sono evanescenti e di facile fruizione.

Già nel saluto della cucina: bonbon ripieno di crostacei su crema di cavolfiore (foto di apertura), si palesa tutta l’intenzione di coccolare e saziare, con semplicità ed armonia.

A seguire come antipasto la composizione di triglie di scoglio, topinambur e carciofi con olio di olive taggiasce, dove pesce e tubero sono strettamente legati in un tutt’uno cremoso che solo la croccantezza dei carciofi vivacizza e mitiga dall’eccessiva uniformità di sapore.

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Per i primi ci manteniamo su di una proposta di mare con gli gnocchi di patate ripieni di crostacei, maionese di pomodori e salsa al basilico, certo impegnativi per l’approccio classico con cui viene trattata cottura e sapidità della componente ittica.

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Ben più gradevoli sono i fagottini di pasta al papavero ripieni di gallina faraone con tartufo nero di Norcia, degni di nota per la qualità e la lavorazione del ripieno, la giusta consistenza e cottura della pasta e la gestione oculata del tartufo quasi primaverile.

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A riconferma della maggiore riuscita delle carni arrivano due secondi che meglio giustificano decenni di riconoscimenti e menzioni: la selletta di capriolo con strudel di mele e trevisana, scaloppata al momento che trova equilibrio nell’accostamento col divertissement dolce-salato di pasta phillo ripieno di frutta e insalata, ed il petto di piccione con castagne, fagiolini e punte d’asparago, rosato seppure lievemente avanti con la cottura, che comunque nulla toglie in piacevolezza e bilanciamento dei sapori.

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Una nota a parte merita Paola Valazza che nel corso del pranzo si è occupata dei vini con uno stile ed una competenza non comuni nel servizio e nella gestione delle temperature, accompagnati da una disponibilità alla conversazione che ha certo contribuito non poco al nostro benessere.

A chiudere degnamente oltre ad una gradevole scelta di sorbetti, il tris di creme cotte (lavanda, agrumi, liquirizia) con gelatina di limone, deliziosamente presentate in microscopici stampini ma sufficienti per apprezzarne il buon livello e gli ottimi ingredienti base, nel rispetto dei dettami di questa preparazione classica sia al di qua che al di là delle alpi.

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Il pregio: Ambiente e servizio impeccabili.

Il difetto: Una cucina datata.

Ristorante al Sorriso

Via Roma. 18

28010 SORISO – NO

Tel +39.0322/983228

Menù degustazione 150 e 160 Euro

Alla carta 120/170 Euro

www.alsorriso.com

Visitato nel mese di febbraio 2011