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Charley’s Steak House and Seafood Grille

A Orlando, la patria Disney e Universal Studio, cercando di difendersi con una buona bistecca

La Florida non è affatto paragonabile a New York, Boston e San Francisco. La Florida, e in particolare Orlando, sono forse lo specchio dell’America più vera e autentica. Pochi fighetti, ma anche tanto artefatto, compresi i parchi divertimento che sono la maggiore, se non l’unica, attrazione della città.

E quindi noi gourmet, non abituati ai quintali di grassi saturi di questa zona del mondo, cosa dobbiamo fare per difenderci? Una steack house con carne di qualità può essere un buon modo. Quindi scopriamo Charley’s Steak House and Seafood Grille, grazie all’odiato-amato Tripadvisor. Una chicca nella periferia di Orlando, a due passi dai parchi divertimento, che è il regno incontrastato della ciccia, quella buona.

Breve avventura nella provincia più periferica del mondo gourmet

Quintali di carne di bisonte, di costolette d’agnello ben frollate, di sua maestà la Ribeye Tomahawk e un contaminato approdo del vicino Golfo del Messico, con aragoste e granchi che la fanno da padrone, completa l’offerta di un luogo davvero interessante nel marasma della zona. Qui la carne, di qualità, viene frollata almeno 60 giorni e proposta in 4/5 cotture differenti, a seconda dell’esigenza degli ospiti. Ma, attenzione. Va ricordato che da queste parti l’uso del sale è davvero importante, gli americani lo usano a profusione, tanto è che qui la carne viene siringata di salamoia, salvo una richiesta diversa da parte del cliente.

Armatevi quindi di sana pazienza.  Chiedete cottura e lavorazione “european style” e il gioco è fatto. Gusterete anche buoni antipasti, tra cui il prelibato (solo per i locali, non per voi) alligatore, un buon maccaroni cheese e delle strepitose e ipercaloriche torte per chiudere.

Segnatevi comunque, sul vostro taccuino gourmet, una location utile per difendervi, a Orlando, periferia del mondo , almeno quello gourmet.

La galleria fotografica:

A Miami un bell’avamposto italiano di qualità

A Miami molti italiani, per lo più abbienti, hanno deciso di trascorrere la loro vecchiaia, cullati dal dolce (anche se a dire il vero è parecchio umido) tepore del Golfo del Messico. In questa megalopoli del profondo sud-caraibico americano, con tutte le contraddizioni che l’America può mettere in bella mostra e dove il popolo ispanico rappresenta la maggioranza, troviamo Toscana Divino, grazie alla preziosa segnalazione di un nostro lettore sulla nostra pagina facebook, un luogo di italianità davvero interessante.

L’executive chef qui è il giovane Andrea Marchesin da Treviso. Alcuni dettagli a parte, il ristorante rispecchia un fedele e piacevole angolo di casa, quella italiana. Abbiamo mangiato molto bene al Toscana Divino, cullati da un gustoso Margarita dalle note “reposade” di un’ottima tequila Patron, al posto di un buon calice toscano, solo per i prezzi proibitivi di quest’ultimo, che ci hanno fatto propendere per il cocktail a 12 dollari, invece di un anonimo Chianti proposto alla mirabolante cifra di 19 dollari tondi tondi al calice.

Qualche sorpresa nel piatto e sul conto

E chiudiamo l’altro occhio per il personale, dall’italian sounding, ma che non riesce a celare le origini ispaniche. Sarà facile confondere un americano, ma non noi. E per l’uso del sale, decisamente abbondante, soprattutto a queste latitudini. Tutto è estremamente salato. Anche il conto! Per mangiare un più che dignitoso pasto italiano a Miami il nostro tassametro si è fermato alla cifra di 220 dollari per 2 piatti + dessert, un bel record non c’è che dire.

Ma d’altra parte la qualità, quella vera, è impagabile. E noi, oltre ad aver degustato un’ottima Carbonara di mare, con la pasta fatta in casa come dio comanda, abbiamo anche degustato una delle cotolette migliori di sempre, sì qui, proprio a Miami. Sugosa, ben cotta, ben panata e ottimamente rifinita nel burro.

Bravi davvero, anche per gli ottimi dolci, non banali e scontati anche se troppo burrosi-pannosi. Ottima segnalazione, non dimenticatela!

La galleria fotografica:

Recensione Ristorante
Chi non ha mai sognato, o quantomeno auspicato, di godere delle creazioni dei cucinieri prediletti senza far soffrire il portafogli? Magari spendendo, a pranzo, un terzo del corrispettivo serale? Certo, sarebbe bello, in Italia. Eppure i grandi nomi si ostinano a mantenere i prezzi invariati, con l’ovvia conseguenza che a mezzodì sono più vuoti di Milano il 15 agosto.
Un sogno che negli Stati Uniti da tempo è realtà.
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