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10 anni di Amarone delle Famiglie Storiche

Amarone 2012-2022: dieci anni e non sentirli

Il vino lo considero con dei tratti per certi versi umani e come l’uomo cambia atteggiamento spesso durante la sua crescita, durante il suo lento percorso le differenze, i cambiamenti e le fasi di crescita sono numerose, evolvendo migliora ma molte volte peggiora, si trasforma prima di arrivare inevitabilmente alla morte, perché anche i vini, come gli esseri umani, sono destinati a morire. L’occasione di testare un vino importante e complesso come l’Amarone dopo 10 anni dalla vendemmia è un’occasione da non perdere. Il fattore tempo per il vino è una variabile indecifrabile. Esistono alcuni vini capaci di evolversi per tantissimi anni, mentre altri a malapena possono arrivare alla vendemmia successiva.

L’Amarone è uno dei rossi al mondo più completi e affascinanti, più varietà a bacca rossa contribuiscono a plasmarlo, dopo essere state per mesi a prepararsi, a concentrarsi, a evolvere, a modificarsi. Un vino di pazienza, di fatica, che quando esce in commercio è “pronto a metà”, nel senso che ha ancora bisogno di tempo per aggiungere quelle sfumature così complesse e di evoluzione, e di smussare quei tannini a volte nervosi, il vino in fondo è intelligente, lo possiamo considerare scontroso e irrequieto da giovane, posato e saggio quando maturo.

Dalla fotografia scattata da questa degustazione, vi posso dire che assolutamente valeva la pena di aspettare, anche se l’annata 2012 non è considerata ottima e lo vedremo in seguito perché. In evoluzione l’olfatto migliora moltissimo, si aggiungono sfumature terziarie affascinanti: le radici, il cuoio conciato, il caffè, le fave di cacao, la carruba, note scure di humus, di sottobosco, di bitume, e all’inizio della sua vita mi piace pensare che sono presenti ma sopite, celate dall’irruenza di un frutto che va a coprire tutto. Sul palato assume i toni di una mano passata nel velluto, tutto armonia, cremosità, morbidezza, eleganza, raffinatezza. Un vino capace di accostare un grande piatto di carne o selvaggina, ma buono anche da solo, meglio ancora se gustato in compagnia.

Ma come è stata l’annata 2012 in Valpolicella?

Un’annata difficile, considerata a 4 stelle, segnata dall’umidità, con aprile e maggio molto piovosi, con tanto sviluppo fogliare. Seguita poi da un’estate caldissima: a giugno un’ondata di forte calore è coincisa con la fase della allegagione, durante la quale si sono toccate punte di 32° compromettendo lo sviluppo della vite, dando grappoli spargoli con acini più piccoli. Le temperature si sono poi stabilizzate a fine agosto e a settembre, rientrando nella norma e creando un clima ottimale per la maturazione delle uve, giunte all’appassimento sane e con un buon grado zuccherino. Ecco i campioni degustati facenti parte delle aziende delle Famiglie Storiche.

Amarone della Valpolicella Classico 2012 Campolongo di Torbe – Masi

Un cru fra la Valle di Negrar e la valle di Marano, esposto a sud ovest, che arriva fino ai 400 metri di altezza, calcareo a prevalenza con tufo vulcanico, vigne in pergola perché in alta collina l’impatto del sole è fortissimo. Appassimento fatto in vigneto in un casolare adibito a fruttaio senza tecnologia, ma con la ventilazione naturale che porta la botrite. Profondissimo il rubino, impenetrabile. Profilo olfattivo pregevole, dispensa note di frutta scura prugna, amarena, mora, poi chinotto, legno pregiato, pellame, tabacco dolce, liquirizia, cannella, pepe nero. Monumentale il palato, trama tannica impaccabile, volume avvolgente, calore, ricchezza ma precisione e rigore. Persistenza lunghissima su ricordi di moka e cioccolato amaro. Fantastico. 95/100

Amarone della Valpolicella Classico Riserva 2012 Capitel Monte Olmi – Tedeschi

Monte Olmi appartiene alla famiglia dal 1918 e si mise in etichetta quando ancora pochissimi lo facevano. Il vigneto viene dalla parte più a sud di Marano ed è terrazzato. Il Monte Olmi si riconosce per la balsamicità che dà freschezza. Spettro olfattivo ampio e intrigante, evoluto, balsamico, che inizia dalla frutta rossa surmatura, confettura di prugne, note ematiche, di goudron, humus, sottobosco, cacao. Sorso compatto e generoso, dimostra volume, calore e densità, tannino finissimo, pennellato e un finale che si stende su note piccanti di paprika, incenso e pepe. Grandissimo. 94/100

Amarone della Valpolicella Classico Riserva Ca’ Florian 2012 – Tommasi

120 anni di azienda, quattro generazioni, Ca’ Florian è un vigneto che risulta fra i primi investimenti del bisnonno e che fu Riserva dagli Anni Novanta. La Valpolicella ha mille sfaccettature: questo ha un terreno povero e in questa annata calda la pergola ha sopportato meglio il calore, mantenendo integrità e piacevolezza. Color granato con unghia tendente all’aranciato. Al naso porge complessità e maturità, ti accolgono note vanigliate, affumicate, di pellame pregiato, la confettura di ciliegia e la frutta rossa macerata arrivano dopo. Il sorso è vellutato e armonico, uno dei più buoni fino a qui incontrati, molto sapido e caldo, ma scorrevole, una materia ricca e balsamica apre a una nota fresca che dona vivacità. Finale preciso e finissimo. 93/100

Amarone della Valpolicella Riserva 2012 Fieramonte – Allegrini

Granato compatto, dispensa al naso note intense di ciliegia in confettura, prugna, mora, note evolutive di moka, pellame, liquirizia e tabacco dolce da pipa. Bocca dalla grande intensità, strutturato, succoso, materico, tannino ancora vigoroso, dimostra ancora una  buona vena acida e lunga persistenza su sentori di liquirizia forte. 92,5/100

Amarone della Valpolicella Classico Riserva 2012 – Zenato

Provenienti dal Garda, storicamente fra i più grandi negociant del territorio, poi hanno investito in Valpolicella, con vigne a 300 metri con tanta roccia bianca.  Prima Riserva 1980, una selezione di partite per farne un gioiello. Corvina, Rondinella, Oseleta e Croatina, allevate a Guyot, che dà tanta concentrazione in pianta. Colore profondo, al naso propone un’ouverture tutta giocata su toni surmaturi, ciliegia, prugna proseguendo poi su note balsamiche, radici, sottobosco, ruggine, goudron. Sul palato si concede morbido e voluttuoso, materia succosa e ricca, ampio e largo con un finale che stringe sulla spezia, sul balsamico, sul sapido. 92,5/100

Amarone della Valpolicella Classico 2012 Monte Cà Bianca – Begali

Monte Cà Bianca e un cru da vigneto di 2,3 ettari, sembrava un’annata ricca e potente, invece ha acquistato un equilibrio sorprendente con l’andare del tempo. Intenso al naso dove si colgono sentori di prugna secca, frutti rossi, marasca, scorza di agrume, spezie dolci, il dolce caldo del rovere e del cuoio. Sul palato fa sentire la sua materia, ricco, vellutato in prima battuta salvo poi mostrare un finale dritto, dinamico e preciso, finissimo con ricordi di bastoncino de liquirizia e leggere note speziate e piccanti. 91,5/100

Amarone della Valpolicella Classico 2012 Campomasua – Venturini

Dal 1963 famiglia di tradizione contadina che possiede oggi 17 ettari di proprietà intorno alla cantina a San Floriano. Il vino proveniente dal cru con molto scheletro, quindi povero, a 250 metri. Colore rubino molto intenso con unghia granato. All’olfatto mostra un frutto quasi surmaturo, in confettura, ciliegia, prugna, more, mirtilli, fiori essiccati, chiude con un soffio di chinotto, spezie dolci  e alloro. Il sorso è avvolgente, preciso senza sbavature, fine, caldo, materico, tannino dai toni eleganti e dal finale con sferzata fresca. Chiude lunghissimo su rimandi di pepe nero e agrume candito. 91,5/100

Amarone della Valpolicella Riserva 2012 – Brigaldara

Questo vino si fa ogni anno da un posto diverso, valutando l’annata, ma la 2012 proviene da un solo vigneto Case Vecie a 400 metri di altezza. Il rubino lascia posto a un color granato profondo conservando una bella lucentezza. Intenso e articolato al naso dove offre dapprima  sentori di frutta rossa dolce, marasca, mora e prugna e mostrare poi note speziate e di radici, bastoncino di liquirizia, rabarbaro, per finire con moka e mentolato. Strepitoso. All’assaggio si apprezza la precisione e  la bassa quantità di zuccheri. Scivola con classe sul palato, strutturato a metà bocca, con bella vena acida e tannini finissimi. Persistenti con rimandi di tabacco e liquirizia. 91/100

Amarone della Valpolicella Classico Vigneto Monte Sant’Urbano 2012 – Speri

Un solo Amarone che arriva dalla balconata che guarda verso Fumane volgendo a sera, che permette di invecchiare con grande lentezza. Tanto calore in estate, con la Corvina elegante, la Rondinella e la difficile Molinara minerale. Luminoso il colore granato che ti accoglie alla vista. Buono il ventaglio olfattivo che esprime, prugna, ciliegia matura, balsamico, mentolato, chiude con ricordi di radici e vaniglia. Non lo è da meno il palato, che unisce carnosità fruttata, un tannino ancora vigoroso e un finale stretto e balsamico. 90,5/100

Amarone della Valpolicella 2012 – Torre d’Orti

Parte dalla Cavalchina, ma il nonno era appassionato di Recioto e se lo faceva in casa per sé. Alla fine degli anni Novanta la famiglia va a cercare i vigneti e li prende disastrati, nella zona est della denominazione su terra marnosa che dà ph bassi e acidità da dominare ripiantandoli con Corvina, Rondinella, Corvinone, e Oseleta.  Ancora bello vivo il colore, granato luminoso. Naso di buona complessità, dispensa sentori di prugna, ciliegia, fragola in confettura e ribes rossi, viola, note vegetali e di olive in salamoia. Altro Amarone che dimostra dinamismo e vivacità. Avvolgente sul palato,  dimostra maturità piena, una buona materia, un tannino di ottimo livello e una parte finale fresco sapida che dona allungo su toni speziati e mentolati. 90/100

Verticale dell’Amarone e degustazione di alcuni vini di Borgogna durante la 54° edizione di Vinitaly

Nello stand della Collina dei Ciliegi durante Vinitaly 2022, la 54° edizione, ho condotto una degustazione verticale delle annate 2017, 2016 e 2015 dell’Amarone il Ciliegio e delle annate 2018 e 2017 di due vini di Borgogna della Maison Champy, un Pinot Nero, il Pernand-Vergeless 1er Cru Les Vergelesses e uno Chardonnay, il Pernand-Vergeless 1er Cru En Caradeux. Entrambi i vini sono distribuiti da Advini Italia, una Joint venture tra la Collina dei Ciliegi e il prestigioso gruppo francese Advini.

L’Amarone il Ciliegio rappresenta oggi il vino di punta della Collina dei Ciliegi, azienda di 53 ettari di vigneti, ciliegeti, prati e boschi che il patron Massimo Gianolli, imprenditore della finanza con solide radici in Valpantena, ha trasformato in vitivinicola con la produzione del primo Amarone nel 2005. 32 sono gli ettari vitati, disposti fra 450 e 700 metri di quota, interamente in Valpantena, zona DOC Valpolicella e di questi 10 sono dedicati a Corvina, Corvinone e Rondinella per la produzione dei migliori Cru Amarone, Ripasso e Valpolicella, 16 sono destinati alla produzione del “Supervalpantena Rosso” (vitigni Corvina e Teroldego) e 6 sono destinati alla produzione del “Supervalpantena Bianco” (vitigni Garganega e Pinot Bianco). I Supervalpantena sono parte di un progetto partito alcuni anni fa e che darà luogo ai primi vini a partire dal 2022.

La degustazione

Il Ciliegio si conferma un grande Amarone. In tre annate contigue, ma molto diverse tra loro, spicca per eleganza, finezza dei tannini e freschezza. È un vino che esprime una precisa identità territoriale e stilistica che si distingue per facilità beva, eleganza ed equilibrio. Il Ciliegio 2017, stupisce per la facilità di beva. Non è un caso che alcuni partecipanti alla degustazione lo abbiano preferito, forse anche per la sua prontezza. Il Ciliegio 2016 conferma di essere un vino di gran razza, dal profumo intenso di ciliegia matura, spezie dolci, e cacao amaro e da una bocca fresca e di rara eleganza. Un gran vino dall’eccezionale potenziale di crescita. E infine il Ciliegio 2015 dal profumo di ciliegia matura, fragolina di bosco e mora accompagnate da spezie dolci, tabacco e cioccolato. Denso, di pieno corpo e dal tannino fine e ben integrato a cui non manca certo la freschezza è un vino sontuoso che mostra già una grande bevibilità.

In degustazione anche due annate (2018 e 2017) di un bianco e un rosso della Maison Champy, provenienti dai vigneti di Pernand-Vergeless, in Borgogna, zona situata tra Aloxe-Corton e Savigny-lès-Beaune vicina al Grand Cru Corton-Charlemagne, con cui condivide la capacità di produrre vini che rimangono particolarmente freschi anche in annate molto calde come la 2017 e la 2018. Il Pinot nero Pernand-Vergeless 1er Cru Les Vergelesseses un vino fruttato dalle note di fragola, amarena e petali di rosa che ben rappresenta la denominazione  nota per i suoi rossi classici, precisi e gradevoli che, anche in annate calde come la 2017 e addirittura caldissime come la 2018, mantengono intensità, equilibrio e freschezza. Tannini setosi e distesi, freschezza e lunghezza sul palato nell’annata 2017; grande morbidezza all’attacco e maggiore concentrazione nell’annata 2018.  

Lo Chardonnay Pernand-Vergeless 1er Cru En Caradeux è un vino di ottima persistenza e lunghezza, che soprattutto nella versione 2017 ha cominciato a perdere la tradizionale angolosità giovanile, quasi da Chablis, dei vini della zona.  Il 2018 è un vino agrumato, dalle note di lime e buccia d’arancia e iodio marino. In bocca il vino ha un buon volume e una nota burrosa controbilanciata da bella freschezza e sapidità. Migliorerà con una maggiore permanenza in bottiglia.  Il 2017 ha un naso complesso, floreale, agrumato di pompelmo e iodato con accenni di spezie, insieme a note di ciotoli frantumati. In bocca il vino è concentrato, ma freschezza e sapidità che allunga il sorso lo rendono teso, verticale e persistente.  

Per inciso si è trattato di una edizione di Vinitaly che ha ampiamente superato le aspettative della vigilia avendo registrato il record storico di buyer stranieri, 25.000, il 28% dei partecipanti, pur mancando russi e in gran parte, a causa del Covid, i buyer cinesi.  La sensazione di una soddisfazione generalizzata da parte dei produttori di vino finalmente ritornati ad un grande evento in presenza era chiaramente percepibile in un clima che ha consentito ai produttori finalmente di incontrare di persona clienti e appassionati ed è riuscito a favorire nuovi contatti anche grazie a una condizione ambientale meno caotica di altre edizioni.

Fragrante primavera

Valpolicella Classico Superiore DOC 2017_Scriani

L’azienda agricola Scriani si trova nel comune di Fumane, nel cuore della Valpolicella. Il nome Scriani deriva dal dialetto “scrivan”  e si riferisce alla figura dello scrivano, presente anticamente sul territorio.

La zona di produzione del “Valpolicella Classico” comprende una fascia collinare estesa per 200 km tra Verona e il Lago di Garda. Dall’etimologia latina “Valle poli cellae”, ossia valle dalle molte cantine, questo epiteto testimonia l’antica vocazione vitivinicola della zona.

L’attuale titolare dell’azienda Scriani, Stefano Cottini, persegue ambiziosamente nuovi progetti che si sviluppano su una filosofia meno “conservatrice”, seppur attenta e rispettosa dei metodi di lavorazione tradizionale, porgendo uno sguardo lungimirante verso il futuro. Un esempio di tale approccio è l’utilizzo di diverse tipologie di legni: austriaci, francesi, italiani ed americani con l’intento di valorizzare ogni singolo prodotto in base alle caratteristiche della singola annata.

La gestione dei vigneti avviene in modo tradizionale e rispettoso dell’ambiente circostante, con la cura di conservare le aree boschive limitrofe. Viti di età compresa tra i 9 e i 40 anni, allevate secondo il sistema a pergola (singola o doppia) che permette una densità di impianto di 3000 piante per ettaro. I principali vigneti della cantina sono situati su una collina denominata “Monte S.Urbano” ad est e “La Costa” ad ovest.

Le uve di questo Valpolicella Classico Superiore provengono dai vigneti “Ronchiel”, “ La Costa” e “Monte S.Urbano” per un assemblaggio di 60% Corvina, 20% Corvinone, 10% Rondinella, 7% Croatina e 3% Oseleta.

Dal colore rosso rubino intenso e brillante, al naso si presenta fragrante, particolarmente fruttato con sentori di frutta rossa come ciliegia, prugna e marasca sotto spirito. Una leggera evoluzione affiora dalle note di caffè e frutta caramellata. In bocca l’ingresso è deciso, persiste la nota alcolica e il flavour di frutta rossa. Fresco e abbastanza equilibrato. Affinamento in botti di rovere da 26 hl per circa 12 mesi, seguito da altri 3 mesi in bottiglia. Si consiglia in abbinamento con i bigoli al ragù d’anatra o ad una parmigiana di melanzane.

Prezzo vendita online e-commerce Winedoor: 9,70 euro

 

Frascati DOCG Superiore 2018 – Casale Marchese

Casale Marchese è luogo di nobili e antichissime origini e poggia su due storiche cisterne romane. Nel 1301, il Casale venne citato in una Bolla di Bonifacio VIII come parte del feudo della famiglia Annibaldi. La tenuta ha ispirato artisti, poeti e letterati come Clara Wells, che lo riporta nel 1878 in uno dei suoi libri.

La famiglia Carletti – con a capo la settima generazione rappresentata da Alessandro e Ferdinando – è proprietaria dell’azienda Casale Marchese da circa due secoli ed ha avuto tra i suoi avi i due illustri cardinali Ludovico Micara e Clemente Micara, al quale è dedicato il vino “Clemens”.

L’azienda agricola Casale Marchese è immersa nel territorio del Frascati DOCG: 50 ettari di uliveti e vigneti, tra cui si trovano varietà come Malvasia Puntinata, Malvasia di Candia, Trebbiano Toscano, Greco, Bombino, Bellone. Recentemente sono state impiantate varietà internazionali come Chardonnay, Merlot, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc. La coltivazione segue le norme di produzione integrata, con l’esclusivo utilizzo di prodotti a basso impatto ambientale. Per ciò che concerne i processi di vinificazione, imbottigliamento e confezionamento si ricorre alle tecnologie maggiormente all’avanguardia.

Questo Frascati Superiore di Casale Marchese è un uvaggio di Malvasia del Lazio, Trebbiano Toscano, Bombino e Bellone. Dal colore giallo paglierino intenso, al naso presenta un bouquet complesso e intenso, prugna Regina Claudia, papaia, camomilla e mughetto, con un leggero contorno di note erbacce. In bocca è persistente, con un sorso nel complesso armonico e fresco. Al gusto permane per la sua sapidità dal retrogusto dolce. È un vino che sa di primavera. Si consiglia in abbinamento con una pasta alla carbonara o un risotto allo zafferano e capesante.

Prezzo vendita online e-commerce Winedoor: 8,50euro

 

L’arte… non solo culinaria, ad Amistà 33

In piena Valpolicella, il Byblos Art Hotel è una struttura a cinque stelle lusso figlia della visionaria intraprendenza di Dino Facchini. L’amore per l’arte sfocia nella feroce ricerca di essa, in una mostra monumentale permanente che si sviluppa tra corridoi, stanze da letto e sale da pranzo. Dal 2014, per completare la sua personale opera composta da idee espresse da Marina Abramovic, Loris Cecchini, Alighiero Boetti, Vanessa Beecroft, Fulvia Mendini e molti altri, ha deciso di affidare il timone del ristorante allo chef Marco Perez.

Affetto dall’esigenza di convivere con il suo DNA, spaccato tra le dolomiti di Vipiteno e il profumo di salsedine e di fritture napoletane, lo chef sviluppa una personale idea di vita, inseguendo il traguardo della lievità, nel tentativo di rimanere sospeso al di sopra della zavorra di tutti i pregiudizi culturali. L’idea è subito chiara, il risultato ineccepibile.

Al centro del processo creativo, come fosse una bilancia, Perez decide di mettere il gusto. Conscio di aver ricevuto in dono da Madre Natura un palato che non salta un giro, riesce a sintetizzare le sue culture, donando alla golosità delle influenze nordiche una certa leggerezza, più suggestiva che concreta, caratteristica dei venti del sud. La genialità si esplicita con il veicolo di fruizione dei passaggi proposti.

Marco Perez è la boa che galleggia tra il bello e il buono

La gestazione del menu di Amistà 33 è un percorso rivelatorio che suggerisce al cuciniere di lasciar riposare la vista dei commensali, già abbondantemente appagata dalle opere d’arte circostanti, andando così a stuzzicare altri sensi. Gastrofisica applicata per sciogliere i pregiudizi e cancellare le inibizioni, la cucina di Marco Perez accoglie il fattore ludico con straordinaria serietà. Limonata al Pomidoro da leccare direttamente dal piatto, è un fantastico omaggio alla parte di sé che vede in Pulcinella il riferimento culturale più vivido. Tardivo croccante, pistacchio e scampi si rivela un’idea dal grande potenziale, resa un po’ inespressa causa un sentore amaricante del vegetale troppo poco marcato, ma che regala un sorriso quando ci si scopre a leccarsi le dita. Lo Spaghettone e ostrica, cavolfiore e nocciola, alghe è l’espressione massima della convivenza tra ingredienti, in cui il cavolfiore e, soprattutto, la nocciola in crema regalano una nota di calore gustativo che giustificano la scelta di servire ostrica e spaghetti caldi. Nonostante un esubero nelle abbondanze delle porzioni, il menu procede lineare, seguendo le tracce della golosità, dimenticando talvolta di dare ascolto al contraccolpo che renderebbe alcuni passaggi degni di memoria. Così il Risotto e caprino, bottarga di germano reale e cenere si perde nella sua grassezza, mentre L’uovo… d’oro, zucca e guanciale, polenta al nero è il risultato di un esercizio stilistico assolutamente corretto, ma fine a se stesso.

Marco Perez è la roccia che lega a riva il galeone pieno di stravaganze artistiche che lo accoglie. È un compito arduo e importante che può essere svolto solo da chi è cresciuto a contatto tra la sostanza montana e la fluidità marina. È il compito che il destino ha riserbato a Perez e che lo chef interpreta in maniera esemplare.

La galleria fotografica:

I Montresor, proprietari del Relais&Chateaux Villa Del Quar, in piena Valpolicella, sono una delle famiglie più in vista della provincia veronese, Signori del Vino che hanno investito tanto anche in attività ricettive e Villa del Quar ne è un fulgido esempio. Bellissima struttura immersa tra i vigneti, per anni è stata faro gastronomico della Pedemontana Veronese, officiando nelle sue cucine il buon Bruno Barbieri, bravissimo cuciniere, prima di intraprendere la carriera televisiva.
Poi, repentini e non fortunati avvicendamenti ai fornelli ne hanno decretato un inesorabile declino, da cui è emersa da pochissimi mesi grazie al fondamentale apporto del giovane Alessandro Del Degan, di natali torinesi ma di origini vicentine. Ed è proprio sull’ Altopiano di Asiago che ha saputo affermare la propria bravura, a La Tana, attirando su per i tornanti la critica più attenta.
I Montresor lo hanno chiamato per uscire dall’oblìo, Del Degan ha risposto presente.
Sebbene fosse stato riaperto da pochissime settimane, dopo la lunga pausa invernale, l’Arquade ci è parso già collaudato, sia in sala che in cucina.
A differenza di Asiago, laddove è indubbiamente più libero di concedere spazio alla sua creatività, a Pedemonte Del Degan ha impostato la sua proposta su binari sicuri, di stampo più classico e certamente consoni al palato sonnacchioso della facoltosa clientela dell’albergo.
Tale parziale mutamento di rotta, se per un verso è pienamente condivisibile per far quadrare i conti, per altro verso non ha determinato una diminuzione qualitativa delle preparazioni, che risultano coerenti nei percorsi di degustazione studiati dalla brigata e pienamente godibili.
La maturità tecnica è consolidata in alcune preparazioni più classiche, come l’uovo in camicia con mattonella gelata di foie gras, o il risotto al carbone e pecorino. L’estro è evidente in accostamenti apparentemente arditi: il sorbetto salato al limone amaro e la burrata, che mirabilmente supportano tenerissimi calamaretti spillo, ne sono manifesto.
L’ampia possibilità di comporre il menù a proprio piacimento scegliendo liberamente dai percorsi degustativi (“progetti” , “materie” e “territorio”) a prezzo fisso è indubbiamente un plus. La carta dei vini è di buon respiro anche se carente di profondità.
Un’offerta rassicurante, tecnicamente ineccepibile, caratterizzata da materie prime selezionate, consente all’avventore di trascorrere piacevoli momenti a questa tavola con la sicurezza di non avere sgradite sorprese.

La tavola.
tavola, Arquade, Hotel Villa del Quar, Chef Del Degan, Quar
Biscotto salato di mais, lardo e spuma al fieno. Inizio soft.
biscotto salato, Arquade, Hotel Villa del Quar, Chef Del Degan, Quar
Calamaretti spillo alla piastra, burrata, piselli e sorbetto salato al limone amaro. Equilibrio tra ingredienti apparentemente inconciliabili. Bravo.
calamaretti spillo, Arquade, Hotel Villa del Quar, Chef Del Degan, Quar
Trucioli e mattonella ghiacciata di fegato grasso, uovo in camicia croccante e bietola. Qui è la sensazione grassa a farla da padrona; ma le papille godono. Per gli amanti del genere.
trucioli e mattonella ghiacciata, Arquade, Hotel Villa del Quar, Chef Del Degan, Quar
Risotto al carbone e pecorino, uovo e aria di prezzemolo. Mantecatura ottimale, ma avremmo gradito maggiore incisività.
risotto al carbone, Arquade, Hotel Villa del Quar, Chef Del Degan, Quar
Gnocchi di topinambur, midollo di vitello, anguilla affumicata e cipolla. Nulla da dire, per gusto, sapidità, note aromatiche. Per dirla alla Bastianich “piatto da ristorante”.
gnocchi di topinambur, v
Sella di capriolo alla resina di ginepro, bruscandoli e maionese di cavolo rosso. Presentazione decisamente rivedibile, ma ciò che conta è che olfatto e palato siano appagati.
sella di capriolo, Arquade, Hotel Villa del Quar, Chef Del Degan, Quar
Agnello alla piastra con aneto e acciughe, indivia croccante e olio al cranberry (mirtillo rosso americano). Compito eseguito egregiamente, elementi amari e sapidi in evidenza e di contrappunto alla dolcezza delle carni.
agnello alla piastra, Arquade, Hotel Villa del Quar, Chef Del Degan, Quar, Verona
Cinq&Cioc. Viaggio intorno al cioccolato. 5 cioccolati, 5 consistenze, 5 lavorazioni. Visto e rivisto. Buona esecuzione comunque.
ciocolato, Arquade, Hotel Villa del Quar, Chef Del Degan, Quar, Verona
Il “nostro” strudel di mele. Composta di mele, pinoli, uvetta, sfoglia caramellata, crema di mascarpone alla vaniglia ed aria di limone al balsamico. La versione “tradizionale” è preferibile. Da rivedere.
strudel di mele, Arquade, Hotel Villa del Quar, Chef Del Degan, Quar, Verona
Sala
sala, Arquade, Hotel Villa del Quar, Chef Del Degan, Quar, Verona