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Masanti’s Restaurant

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Stefano Masanti è tornato.
In realtà non se n’è mai andato, sempre impegnato nel suo Cantinone a Madesimo, una tra le cucine di montagna più frizzanti, punta di diamante della Valtellina gastronomica, nonostante l’infelice localizzazione (geograficamente, tra l’altro, al di fuori dalla Valtellina) al culmine di 20km tutti curve e stradine che scoraggerebbero anche il più appassionato dei motociclisti.
Il vulcanico Chef, in tempi recenti, avrebbe voluto imprimere un diverso passo alla storica cucina del Cantinone, rendendola più agile e fruibile ma, visti anche i sopracitati problemi “logistici”, una consistente fetta della sua clientela è locale e poco incline a cambiamenti di qualsiasi tipo.
Quindi se Maometto non va alla montagna il Masanti che fa? Quasi a dire “…provate ad ignorarmi ora!” apre un secondo ristorante a Colico, in una strategica posizione proprio in cima al lago di Como, a un paio di chilometri dall’arteria che collega Milano con Lecco e la Valtellina.
E non lo fa in sordina, magari attraverso una collaborazione che non lo esponga troppo, ma attraverso un ristorante chiamato “Masanti’s restaurant”, all’interno del Seven Park Hotel, nuovo ed avveniristico polo bio-attivo affacciato sul lago.
Il risultato? Notevolissimo, fin da subito.
La struttura è realmente imponente ma sviluppata in orizzontale, quindi praticamente a impatto estetico-ambientale quasi zero, nonostante la presenza delle 36 camere dell’hotel, della SPA, di una piscina all’aperto, del lido sul lago, di una sala congressi… e ovviamente del ristorante.
Al comando dei fornelli troviamo, oltre allo stesso Masanti che deve però dividersi tra le due cucine, il giovane chef/uomo di fiducia Marco Mori: lo stile rispecchia totalmente la filosofia nata a Madesimo, ovvero quella dell’utilizzo di prodotti locali, possibilmente poveri, maneggiati il meno possibile. Tutto in favore dell’ingrediente e del gusto, in una maniera però dinamica e non legata ad alcun tipo di tradizione né tantomeno a mode, semplicemente in un puro “Masanti style”.
In questo caso i prodotti locali non sono quelli della montagna ma, sebbene le influenze alpine restino ben presenti, entra in gioco il lago: trota, bottatrice, persico, luccio perca, lavarello, salmerino, un patrimonio proveniente dal vicinissimo storico specchio d’acqua in funzione della pesca. Tutto nel piatto assurge a protagonista, coadiuvato da quanto di meglio i produttori locali e le stagioni riescano a fornire. Il risultato è una cucina originale e mai fine a se stessa, sostenuta da prodotti semplici che, colti al loro apice qualitativo, restituiscono performance di primario livello. L’unica pecca del nostro menù, che d’altra parte è lo scotto da pagare per una linea di cucina volutamente legata al lago, è una certa monotematicità sull’argomento “filetto di pesce”, visto che in 3 piatti su 7 ne è protagonista. Certo che, per un ristorante aperto da nemmeno un anno, il livello è già notevole.
Carta dei vini forse meno ampia di quella del Cantinone in termini di referenze ma altrettanto interessante, soprattutto per quanto concerne gli emergenti produttori della Valtellina che Stefano e Raffaella da sempre scoprono, aiutano e promuovono.
In sintesi non una succursale del Cantinone, ma un vero e proprio fratello che, anziché seguire le “orme di famiglia” dirette verso la montagna, ha deciso di virare in direzione del lago, con ottimi risultati.

Pane e grissini, live from Madesimo.
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Entrée a tema: crudi di lago, oltre alla famosa (nonché pazzesca) brisaola prodotta dallo stesso Masanti.
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Roastbeef affumicato, gelato di tonno, germogli di cavolo rosso, bruschetta.
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Crema di patate, trippa di trota, salsa di prezzemolo.
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Il carpaccio di piedino di maiale, insalatina acidula all’acetosella e zenzero, gnocchi di pane croccanti.
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Il toast di trota alla mozzarella di bufala, olive verdi e succo di pomodoro fresco.
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I tonnarelli fiori di zucca, bitto e pepe.
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Raviolo di polenta (impasto senza uova), ripieno di capretto, funghi porcini, salvia.
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Il luccio perca su fondo verde di zucchine grigliate e zucchine essiccate.
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Persico impanato al melonz (farina gialla tostata in padella con il burro), brunoise di verdure, salsa allo yogurt e menta.
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Predessert, pallina di gelato alla vaniglia del Madagascar.
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Il finto pan di spagna ai pinoli, mousse di cioccolato fondente e salsa al latte di cocco e zucchero di palma.
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Il semifreddo alla panna con la sua “macedonia”.
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Piccola (ma ingombrante) pasticceria.
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Una Sassella di assoluto valore: il Grisone di Mozzi.
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Il ristorante, visto dal tavolo.
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La cantina, curiosamente ottenuta in sala ma comunque rinfrescata, attraverso le bocche di climatizzazione della sala che vanno a far da barriera al calore mantenendo in temperatura le bottiglie.
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La sala interamente vetrata, affacciata sul verde e con il lago a far da sfondo.
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Recensione Ristorante

La sponda veronese del lago di Garda in estate assomiglia più a un Land tedesco che ad una porzione della nostra madrepatria: in migliaia scendono per rinfrescarsi nelle acque del Benaco. Questa forte affluenza, questo turismo massificato unito alla facilità di riempire la sala senza bisogno di dover troppo faticare, sono terreno fertile per “mangifici” a basso prezzo e spesso anche di basso livello, ma anche e soprattutto sono un freno per la ristorazione di qualità.
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