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Cracco

Talent show culinari, copertine sexy su riviste patinate, discusse pubblicità di patatine: non c’è dubbio che Carlo Cracco sia il cuoco del momento in Italia, volto noto ormai ad un pubblico ben più vasto di quello dei semplici gourmet o appassionati di alta cucina. E a noi, che siamo noti per coltivare quest’insana passione, tocca far fronte, mai come in questo momento, alle domande di amici e conoscenti: ma questo Cracco è davvero un grande cuoco o si tratta solo di un fenomeno mediatico? Ma se sta sempre in televisione chi cucina nel suo ristorante? E soprattutto la regina delle domande: come si mangia nel suo ristorante, vale la pena andarci?
E noi sgombriamo immediatamente il campo da ogni possibile equivoco spiegando che si, davvero Carlo Cracco è un grande cuoco.
Dal curriculum inappuntabile che racconta di tanta scuola francese, da Ducasse a Senderens, fino a Gualtiero Marchesi, con cui è stato sia da giovanissimo a Milano, che successivamente all’Albereta in Franciacorta. E poi la consacrazione con le tre stelle conquistate al timone dell’Enoteca Pinchiorri. Quindi c’è la storia più recente, che è tutta milanese nel ristorante “antiatomico” (nel senso che, per chi non lo sapesse, si sviluppa interamente sotto terra) di Via Victor Hugo prima insieme agli Stoppani di Peck poi dal 2007 da solo.
Alcune sue creazioni hanno contribuito a scrivere una parte della nuova grande cucina italiana. Fra tutte non possiamo non citare la pasta all’uovo senza farina, fatta di soli tuorli sottoposti ad una particolare marinatura. Quell’uovo che è da sempre il suo ingrediente feticcio, e alla cui “quadratura” Cracco ha anche dedicato un interessante libro.
Ma, tornando alle domande ricorrenti di cui dicevamo, come si mangia oggi al ristorante di Cracco? Domanda assolutamente non banale dal momento che è passato ormai un anno e mezzo dall’abbandono di Matteo Baronetto, che per tanti anni ha firmato il menu del ristorante insieme a Cracco. Oggi il talentuoso Baronetto è impegnato a far tornare agli antichi fasti Cambio a Torino (e ci sta riuscendo alla grande), mentre sous chef di Cracco è diventato il giovane Luca Sacchi.
Anche in questo caso sgombriamo rapidamente il capo da ogni dubbio. Bene, da Cracco si continua a mangiare molto bene. L’epoca post Baronetto inizia a consolidarsi con caratteristiche sue proprie, facendo salvo ovviamente l’imprinting e lo stile del patron.
Tra gli elementi di novità si può notare un sensibile incremento delle tonalità dolci ben rappresentato da un piatto come il Trancio di baccalà laccato, senape, miele, zucca affumicata e verza.
Quella radicalità nei gusti che è sempre stata un must di Cracco, ben rappresentata dalla sua passione per ingredienti difficili quali animelle e ricci di mare, oggi è meno presente (non vorremmo sbagliarci ma probabilmente è la prima volta che non troviamo i ricci di mare nel menu) in favore di una maggiore rotondità complessiva. Rotondità che si manifesta apertamente nel Risotto, nero di seppia, prezzemolo e curcuma, piatto esteticamente molto accattivante, perfettamente eseguito ma che dalla bocca scivola via troppo in fretta.
E si, è giusto che la critica non faccia sconti soprattutto ai cuochi grandi come Cracco. Perché solo un cuoco grande può concepire un piatto fantastico come i Ravioli al latte di capra, rapa, barbabietola e gamberi, splendido contrasto di mare e terra che al palato abbiamo davvero trovato emozionante. Se poi vogliamo capire come deve essere il dessert perfetto dopo un menu di 11 portate, beh il nostro voto va alla Crema di ricotta al sesamo e nero di seppia, mela Fuji e nocciola, altra zampata da fuoriclasse.
Un’ultima notazione vorremmo farla sul servizio. Nessun errore, ottima efficienza ma manca un po’ di comunicatività, di empatia. O, forse, più semplicemente in sala manca un fuoriclasse e un locale di questo livello probabilmente non potrà permettersi a lungo questa mancanza.

benvenuto, Cracco, Chef Carlo Cracco, Milano
benvenuto, Cracco, Chef Carlo Cracco, Milano
Insalata russa caramellata: un grande classico.
insalata russa, Cracco, Chef Carlo Cracco, Milano
Crudo di “Vicciola”, pappa di cavolfiori e caviale.
crudo di Vicciola, Cracco, Chef Carlo Cracco, Milano
Piatto ultragoloso: Crema cotta ai capperi, wasabi, mortadella e pistacchi.
crema cotta, Cracco, Chef Carlo Cracco, Milano
Cuore di vitello in insalata, porcini, broccolo fiolaro e nocino, piatto che regala una bella nota fresca al palato.
cuore di vitello in insalata, Cracco, Chef Carlo Cracco, Milano
Impegnativo il trancio di baccalà laccato, senape, miele, zucca affumicata e verza.
trancio di baccalà, Cracco, Chef Carlo Cracco, Milano
Andare da Cracco e non trovare l’uovo? Impossibile. Tuorlo d’uovo fritto, taleggio, vino rosso e brodo di manzo.
Tuorlo d'uovo fritto, Cracco, Chef Carlo Cracco, Milano
Ravioli al latte di capra, rapa, barbabietola e gamberi. Emozioni.
ravioli al latte di capra, Cracco, Chef Carlo Cracco, Milano
Risotto, nero di seppia, prezzemolo e curcuma. Il nero di seppia? Lo trovi solo mangiando.
risotto nero di seppia e prezzemolo, Cracco, Chef Carlo Cracco, Milano
risotto nero di seppia e prezzemolo, Cracco, Chef Carlo Cracco, Milano
Piccione arrosto, spinaci, scorzonera e bacche di Goji. Eccellente.
piccione arrosto, Cracco, Chef Carlo Cracco, Milano
Sorbetto all’ananas e basilico, cioccolato al biscotto e chiodi di garofano.
sorbetto all'ananas, Cracco, Chef Carlo Cracco, Milano
Crema di ricotta al sesamo e nero di seppia, mela Fuji e nocciola. Geniale. Amanti dei dessert barocchi e stucchevoli astenersi.
crema di ricotta, Cracco, Chef Carlo Cracco, Milano
Coccole finali.
coccole finali, Cracco, Chef Carlo Cracco, Milano

“Qui si santifica il porco!” mai figura retorica fu più azzeccata. Siamo a Chiaramonte Gulfi, patria della grandissima monocultivar, la tonda iblea, tra le olive da olio più buone al mondo. Ma siamo anche nel centro di un luogo in cui la tradizione del maiale è ben radicata. Insieme ai nebrodi e alle Madonie qui, sui monti Iblei, il maiale e i suoi frutti, è proprio il caso di dirlo, l’hanno sempre fatta da padrone.

E qui dal 1896 officia Majore, ormai alla quarta generazione. Osti ma anche produttori di semilavorati del prezioso animale. Un luogo di culto, un locale storico italiano. In cui da sempre si propone imperturbabile lo stesso rito di pietanze. Perchè chi viene qui lo fa per magnificare il porco in tutte le sue sfaccettature. La qualità è ottima, la varietà invece, ma c’è un senso, è scarsa. E forse sarebbe il caso di svecchiare, alleggerire un pò cotture e intingoli per renderli più attuali e moderni. Ma Majore continua a mietere successi, merito anche dell’ultima generazione, uomo e oste di profonda cultura e sensibilità, che saprà allietarvi, oltre che con le sue straordinarie preparazioni, anche con una cantina ricca di grande varietà e qualità che qui non vi aspettereste. Preparato ed attento saprà soddisfarvi al meglio. Evviva il porco! evviva il Maiale! Venite da Majore, non ve ne pentirete. Meglio, forse, a pranzo, per avere il tempo di smaltire cotanta abbondanza sicula.

Antipasto con salame di maiale nero.
Salame di maiale nero, Majore, locale storico, Chiaramonte Gulfi, Ragusa, Sicilia

Capocollo.
Capocollo, Majore, locale storico, Chiaramonte Gulfi, Ragusa, Sicilia

Antipasto con salame di maiale large white.
salame di maiale large white, Majore, locale storico, Chiaramonte Gulfi, Ragusa, Sicilia

Olive in caponata.
olive in caponata, Majore, locale storico, Chiaramonte Gulfi, Ragusa, Sicilia

La famosissima, intensa ed acidula gelatina di maiale.
gelatina di maiale, Majore, locale storico, Chiaramonte Gulfi, Ragusa, Sicilia

Ottimi ravioli di ricotta con sugo di maiale.
ravioli, Majore, locale storico, Chiaramonte Gulfi, Ragusa, Sicilia
ravioli, Majore, locale storico, Chiaramonte Gulfi, Ragusa, Sicilia

Risotto, ma al sud si sa viene chiamato impropriamente così un riso, con salsiccia di maiale e formaggio.
riso con salsiccia di maiale, Majore, locale storico, Chiaramonte Gulfi, Ragusa, Sicilia
riso con salsiccia di maiale e formaggio, Majore, locale storico, Chiaramonte Gulfi, Ragusa, Sicilia

La fantastica cotoletta di maiale “nbuttunata” : ripiena di uovo, impasto di maiale e salsiccia.
cotoletta di maiale nbuttunata, Majore, locale storico, Chiaramonte Gulfi, Ragusa, Sicilia
cotoletta di maiale nbuttunata, Majore, locale storico, Chiaramonte Gulfi, Ragusa, Sicilia

Contorno di sanapune (senape selvatica) e cardoncelli
sanpune e cardoncelli, Majore, locale storico, Chiaramonte Gulfi, Ragusa, Sicilia

Il falsomagro di Majore : polpettone ripieno
polpettone ripieno, Majore, locale storico, Chiaramonte Gulfi, Ragusa, Sicilia

A sausizza …
salsiccia, Majore, locale storico, Chiaramonte Gulfi, Ragusa, Sicilia

Parfait di Mandorla
parfait di mandorla, Majore, locale storico, Chiaramonte Gulfi, Ragusa, Sicilia

Ottimo cannolo
ottimo cannolo, Majore, locale storico, Chiaramonte Gulfi, Ragusa, Sicilia

I nostri degni compagni d’avventura.
Biondi santi, Majore, locale storico, Chiaramonte Gulfi, Ragusa, Sicilia

etna rosso, Majore, locale storico, Chiaramonte Gulfi, Ragusa, Sicilia

Ingresso ed alcuni particolari della sala.
sala, Majore, locale storico, Chiaramonte Gulfi, Ragusa, Sicilia
cucina, Majore, locale storico, Chiaramonte Gulfi, Ragusa, Sicilia
 Majore, locale storico, Chiaramonte Gulfi, Ragusa, Sicilia
 Majore, locale storico, Chiaramonte Gulfi, Ragusa, Sicilia
 Majore, locale storico, Chiaramonte Gulfi, Ragusa, Sicilia

La Sicilia racchiusa tra quattro pareti e un soffitto, al Duomo di Ciccio Sultano.
Non è cosa facile.
Come fai a raccontare una terra così in un paio di ore?
I profumi, la storia, la cultura, le mille contraddizioni, la voglia di riscatto che a volte fa a pugni con la pigrizia del pensiero.
Come fai poi a raccontarla tenendo il tuo interlocutore seduto a tavola?
Sembra incredibile, eppure è proprio questo ciò che fa un grande ristorante: racconta storie, dispensa cultura, fa entrare in comunicazione con popoli diversi, ti fa sentire meno straniero. E poi, non c’è dubbio, dà da mangiare, parola di cui non bisogna avere paura o vergognarsi, perché è anche per saziare la fame che si va al ristorante.
Allora è giusto questa volta parlare del ristorante Duomo, e quindi della sua cucina ma non solo.
Perché se è vero che i piatti di Ciccio Sultano hanno avuto negli ultimi due anni una evoluzione strabiliante, sapendo affinarsi pur mantenendo il loro carattere strabordante, è altrettanto evidente la crescita che tutto il Duomo sta vivendo.
Un bel locale, caldo, accogliente, elegante.
Una servizio di sala preciso, preparato, guidato da un Valerio Capriotti veramente maestoso per approccio al cliente e per la capacità di elevare il divertimento “liquido” al livello della cucina di Sultano. Un uomo di sala che si muove con una facilità disarmante tra tavoli molto diversi e che sa smussare gli angoli, dove serve, contribuendo in maniera decisiva al successo del ristorante.
Ad oggi, uno dei migliori ristoranti che si possano visitare. E non più solo della Sicilia, cosa che una decina di anni fa già sarebbe stato un grandissimo traguardo, ma dell’Italia intera.
E’ un grande risultato, frutto di tanto lavoro e tanta passione.
E queste sono cose che si avvertono, le good vibrations sono nell’aria ed è questo il momento giusto per venire a Ibla.

Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla

Per fare un bagno nella sicilianità. Quella che con una mano ti carezza il viso e con l’altra ti da un buffetto sulla nuca. Quella del dolce e del salato che si confondono, dell’agrodolce, del pesce e della carne, della ricotta e dei capperi, delle olive e delle fave, del pistacchio e dei ceci croccanti.
Quanta abbondanza, quanto lussurioso piacere si avverte in questi piatti.
Creazioni di un cuoco che desidera ardentemente nobilitare la condizione artigianale, senza mai staccarsi da essa.
Ciccio racconta il suo mondo con il linguaggio che gli è più consono: le sue idee sono quelle di un uomo maturo, che ha saputo affinare molto il suo lavoro, mettendogli un bel vestito, curandolo nei dettagli, ma senza fargli perdere quella forza devastante che è caratteristica distintiva di questo cuoco e questa insegna. E’ sempre stata cucina maschia, scontrosa, forte, e sempre lo sarà. Ma questo è solo un bene quando si raggiungono certi risultati.

Il menù provato in questa occasione è un bellissimo viaggio che muove dalle campagne Iblee fino ad abbracciare tutto il Mediterraneo (e oltre).
E’ il menù che definiremmo della consapevolezza, della fiducia.
Tanto verde, marroncino, colori tenui delle campagne iblee. Affumicature. Funghi, lenticchie, pastinaca. E un filo conduttore sottile steso tra l’appetizer e la portata principale di pesce: un menù, una storia.
L’idea di fondo potremmo racchiuderla in un piatto, apparentemente banale, eppure così carico di significato da sapere commuovere.
Un semplice carciofo “arrostuto”, a fine pasto, poco prima del dessert.
Da gustare foglia dopo foglia, succhiando il meglio e scartando la scorza, quello che non è digeribile, che non si mastica. Con calma e piacere, sporcandosi le mani, come è giusto che sia. Fino ad arrivare al cuore, morbido, generoso, gustoso. C’è un sottile e beffardo parallelismo con questa gente, che prima ti scruta, e poi ti apre tutto il suo mondo senza alcuna barriera.
C’è più Sicilia in questo carciofo che in qualsiasi tour organizzato.
E’ il carciofo della scampagnata, della brace ardente, quello che ti sei dimenticato vicino ai tizzoni ardenti e poi riscopri, dopo esserti riempito allo stremo di “sasizza arrostuta”, e ti porta a ricominciare tutto da capo, quando ormai la festa sembrava finita.
E’ la Sicilia. E’ Ciccio Sultano. E’ il Ristorante Duomo.
Uno dei nostri TOP20 da seguire in questo 2015.

Mira Porta del Vento e Cassis: dopo i sorrisi, si inizia così, un Kir Royal dall’accento siculo.
vino, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Lo sfincione: chi è già stato qui lo sa, pericolosissimo, crea dipendenza.
sfincione, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Oliva ripiena di marzapane, Emulsione di olio, Polvere di capperi, Ceci croccanti
Il primo chiodo a cui attaccare il filo su cui si reggerà tutto il pranzo. Tutto con le mani, rigorosamente. Impressioni di Ragusa.
polvere di olio, capperi, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Oliva ripiena di fagiolo e marzapane al pistacchio
Testina di maialino in gelatina, limone e peperoncino
Secondo appetizer: ancora una oliva, ma dai risvolti gustativi completamente diversi. La gelatina è un inno al territorio sontuoso.
oliva ripiena di fagiolo, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
testina di maialino in gelatina, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Schiuma di latte, sale maldon, olio, caffè, crema di funghi e ostrica.
Una portata grandiosa, dalla persistenza infinita. Un caleidoscopio di sapori, che si mischiano e si accavallano in bocca, pur mantenendo sempre una logica interpretativa.
schiuma di latte, crema di funghi, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Terra e mare.
Cialde di nero di seppia, crema di ricotta, gamberi insabbiati, crema di sanapo.
Crema di ricotta tiepida, vellutata, dal sapore intenso: abbraccia gli altri ingredienti e li accompagna dolcemente. Il sanapo è l’amaro e il vegetale che risveglia i sensi intorpiditi.
Cialde di nero di seppia, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla

Intermezzo defaticante: Bitter di fiori, sorbetto al miele di fiori, gocce di estratto di rosa, acqua di gelsomini, finocchio e liquirizia. La classe di Valerio Capriotti per un cocktail poderoso: ne berresti a litri, al tramonto, sulla sdraio, vista mare, in un inverno mite.
bitter di fiori, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Spaghetto ai ricci di mare, lattuga di mare e salsa amaricante fumè
Salsa al sanapo e the nero che con la sua nota affumicata regala grande profondità al piatto. La pasta è intensa, si sente il grano. Ci sono periodi migliori forse per i ricci, ma questi non sfigurano.
spaghetto ai ricci di mare, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Tartare di tonno ripieno di uovo, foie gras, pane integrale, cappero, tartufo.
Ecco uno dei capolavori della giornata. Questo piatto ha davvero tutto: consistenze studiate al millimetro, gusto, dolcezza (incredibile la caramellizazione in superficie del foie), un pizzico di salato, poi l’amaro. Un unico appunto alla minuta presenza della fragola, che forse tanto senso non ha.
tartare di tonno, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Piccione, patata, ostrica.
One shot. Boom!
piccione patata e ostrica, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Cotoletta di ricciola, ceci croccanti, olive nere farcite di pasta di mandorla, taccole, capperi, fumetto di pesce con the nero affumicato.
Ecco il secondo chiodo che tiene appeso l’altro capo del filo. Così si era cominciato, così si chiude (o no?). La cottura della ricciola è precisa, cottura avanzata ma non troppo, giusta per mantenere tutti i succhi. I ceci croccanti sono il ricordo d’infanzia di ogni bambino siciliano. Olive nere e mandorle, in bilico tra salato e dolce. E poi l’affumicatura: camino, fuoco, brace. Ecco la Sicilia di dicembre. Una istantanea nel piatto.
cotoletta di ricciola, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
cotoletta di ricciola, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Secondo intermezzo: birra Tarì alla carruba, gazzosa, arancia. Ancora Sicilia, dal piatto al bicchiere.
birra tarì alla gazzosa, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Carciofo arrostito. Allora non è ancora finita? No, facciamo solo spazio…
carciofo arrostito, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Gelato al tartufo di Palazzolo Acreide e caviale. Un classico immortale. Sempre sconvolgente la sua bontà.
gelato al tartufo di palazzolo, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Maialino nero dei Nebrodi con sugo dello stesso e cioccolato, pastinaca viola cotta e cruda, lenticchie croccanti, fave. Questo è Ciccio Sultano. Tanto. Non troppo. Proprio tanto.
maialino nero, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Riso soffiato, fave di cacao, zucca, mandarino, cioccolato
Riso soffiato, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Bauletto di tre consistenze al cioccolato, panna cotta al mosto, sorbetto ai frutti rossi, gocce di amarena e cuccia (grano). La pasticcera è Carlotta Occhipinti: la ragazza sa il fatto suo. Abbiamo assaggiato anche altri dessert, tutti di altissimo livello. Un altro piccolo tassello al posto giusto nel mosaico del Duomo.
bauletto tre consistenze, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
bauletto tre consistenze, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
I vini che ci hanno accompagnato in questo viaggio:

Granite – Domaine de l’Ecu 2012
vino, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Villa Diamante Cuvee Enrico: fiano raccolto dalla Vigna della congregazione nell’annata 2000, maturato in barrique per sette anni, di cui una parte all’aria per far sviluppare il velo di lieviti.
Non ci sono parole per questo vino: infinito, da annusare, gustare e godere.
fiano, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Saint Clair Estate Pioneer Block Sauvignon 2013
Saint clair, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Our wine Rkasiteli Vineyard Akhoebi 2011
520
Terre Bianche Rossese di Dolceacqua 2000
terre bianche, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Villa Russiz Merlot 1998
villa russiz, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Perpetuo di Cerasa Guccione.
Anche questa bottiglia ci ha colpito un bel po’.
Tre ettari di trebbiano creano questo perpetuo, così chiamato perché frutto di miscelazione di annate consecutive. Ogni anno le botti, cariche di vino di varie annate precedenti, vengono ricolmate con il vino nuovo. Ne vengono prodotte annualmente solo 393 bottiglie, un prodotto quindi davvero raro. Una esperienza.
guccione, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
sala, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla

Ibla è un luogo magico dove ogni strada, ogni piazza, ogni angolo, anche il più nascosto, ha un fascino unico che non può lasciare indifferenti.
A due passi dallo splendido Duomo barocco di San Giorgio, uno dei più fulgidi capolavori di Rosario Gagliardi, sorge un grandissimo ristorante italiano.
L’anima e il cuore di un grande ristorante è composta di due componenti fondamentali: un ottimo chef, coadiuvato da una brillante brigata in grado di trasmettere storie ed emozioni nel piatto e un direttore di sala in grado di far girare a pieno regime il servizio senza affanni, mettendo il cliente a proprio agio, facendolo sentire un ospite gradito e, per due ore, il vero centro del mondo.
Al Duomo tutto questo c’è.
La sala, gestita con amore e grande professionalità da Valerio Capriotti, gira come un motore di Formula Uno. Valerio oltre a essere un ottimo maitre è un perfetto sommelier che riesce a gestire con classe l’imponente cantina e che, se gli si lascia carta bianca, grazie alla perfetta sinergia con la cucina è in grado di creare menù sartoriali abbinati a vini mai banali, a completare e chiudere in modo brillante il cerchio gustativo.
Tutto ciò rappresenta la metà di un ristorante ideale, ma per renderlo effettivamente tale è necessario anche uno chef con talento e con le idee chiare, ed è qui che entra in gioco Ciccio Sultano.
La sua è una cucina unica, siciliana al cento per cento, riconoscibile ad occhi chiusi, frutto di una personalità e di un carattere forte e determinato.
La storia professionale di Ciccio è fatta di anni di studi e di ricerche approfondite sulla storia della cucina siciliana, sia quella più strettamente popolare e popolana sia quella baronale e fastosa tipica dei palazzi nobiliari. E’ il frutto di una ricerca estrema sulle materie prime, che devono essere sempre le migliori, quelle giuste per ottenere i risultati voluti senza compromesso alcuno e di anni di gavetta e di tanta, tanta voglia di emergere e di far conoscere e valorizzare la sua amata terra.
Il risultato di tutto ciò non può che essere una proposta che sprigiona passione e voglia di far bene da qualunque angolazione la si guardi.
Una delle critiche che spesso vengono mosse a Sultano è quella di proporre una cucina barocca, nell’accezione più negativa del termine, una cucina più dell’aggiungere che del togliere, ma è veramente difficile concordare con questa definizione.
Infatti dopo il primo assaggio, come per incanto, tutti i dubbi spariscono e ci si lascia cullare dal fascino di un’esperienza difficilmente ripetibile altrove, piatti sicuramente non di facile concezione, ma, che confezionati da mani sapienti riescono a diventare piccoli capolavori.
Questa è una cucina lontana anni luce dalle mode, che seduce con un rincorrersi di dolce, acido, amaro, salato coinvolgendo tutti i sensi e sfatando i luoghi comuni con combinazioni audaci e mai scontate. Richiede attenzione e curiosità ma riesce sempre ad esprimere piatti armonici e dall’equilibrio perfetto. Uno stile di cucina che sembra nato apposta per sfatare la regola dei tre elementi, ma che aggiungendo anche più di quello che sembrerebbe logico e necessario riesce a risultare sempre comprensibile e convincente.
Lo chef, con il passare degli anni, ha acquisito una sempre maggiore tranquillità e, probabilmente, la piena maturità espressiva. Smussando gli angoli di una proposta che, in taluni casi, poteva apparire fin troppo carica e senza per questo stravolgerne la natura e l’estrema originalità, Sultano è riuscito a costruire un locale unico nel suo genere, uno dei più interessanti ed originali non solo dell’Isola, ma dell’Italia intera.

Le sfoglie croccanti.
sfoglie croccanti, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Il cestino del pane con in primo piano “u sfinciuni” caldo che crea dipendenza.
pane, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Spada marinato, spuma di pistacchio, insalata di melone: Sicilia a tutto tondo, mare, terra e uno spada da primato mondiale.
spada marinato, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Cannolo, caviale, ricotta, gambero: ancora territorio in questa nobile riproposizione del cannolo alla siciliana anche qui materia al top.
cannolo, caviale, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Spaghetti di sesamo, totano, alga mauro, lattuga, toma fatta in casa: un grande primo piatto, perfetta la cottura, mare e terra che si abbinano alla perfezione tra sensazioni lattiche e iodate.
spaghetto di sesamo, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
spaghetto di sesamo, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Zuppetta di ricotta, gamberi, ricci di mare crudi, cialda al nero di seppia.
zuppetta, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Triglia di razza a “piscirovu”: Filetto di triglia, razza e pesce d’uovo (frittata senza uovo tipica del Vittoriese), un piatto all’apparenza opulento e di difficile equilibrio e che invece regala complessità, profondità e grande piacere.
triglia di razza, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Fusilli fatti in casa, scampi e passata di zucchine.
fusilli e scampi, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Omaggio allo spaghetto allo scoglio: semplicemente ottimo.
omaggio allo spaghetto allo scoglio, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Filetto e ventresca di tonno, demi-glace di vitello, verdure al carbone: il paradigma per un piatto di tonno, ovvero qualità eccelsa, cottura al millisecondo e fondo da scarpetta.
filetto e ventresca di tonno, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Maialino nero dei Nebrodi laccato al carrubo, salsa di melone cantalupo, carota al forno e polvere di porchetta: filetto cotto alla perfezione, controfiletto con ripieno alla Chiaramontana (frutta secca, salame, ritagli di maiale) entrambi succosi, saporiti e consistenti.
Maialino nero, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Gelato al tartufo.
gelato al tartufo, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Pre dessert: sorbetto di limone, erbe citriche, tè cinese.
pre dessert, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
Il Cannolo: cialda o “scorza” perfetta e croccante, ricotta vaccina Ragusana, Zuppetta calda di Fico d’India, sorbetto di Mandorla Pizzuta d’Avola
Cannolo, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
La piccola pasticceria.
piccola pasticceria, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
piccola pasticceria, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla
piccola pasticceria, Duomo, Chef Ciccio Sultano, Ragusa Ibla

Il Duomo di Orvieto è senza dubbio l’attrazione principale della bella cittadina umbra. Questo capolavoro di architettura gotica lascia sgomenti da sempre le centinaia di turisti che vi passano davanti come fossero inebetiti dalla sua straordinaria bellezza. Lo sfarzo e la delicatezza della sua facciata tolgono letteralmente il fiato ogni volta che vi si posa lo sguardo: è una di quelle meraviglie alle quali non ci si può abituare mai.
Questo già di per sé basterebbe per organizzare una gita ad Orvieto, ma perché, una volta appagati vista e spirito, non saziare anche il corpo?
Ed ecco, da oltre vent’anni, la meta più sicura sia per palati semplici che per i gourmet più esigenti: i Sette Consoli.
L’apertura di menù sintetizza in maniera saggia e chiara la filosofia di Anna Rita Simoncini e Mauro Stopponi, lui ex bancario e lei ex casalinga, che negli anni ’90 decisero di lanciarsi in una nuova avventura e diedero vita al loro ristorante: “Dal 1992, solo quello che da’ la Nostra Terra, al momento giusto, con le tecniche giuste, senza strafare né voler sorprendere a tutti i costi. Questa pensiamo che sia la Vera Cucina.”
Il locale, un po’ demodé, nella bella stagione dà la possibilità di mangiare in un bel giardino e vista la location in pieno centro cittadino non è poco. Qualche chicca sparsa qua e là nella carta dei vini, con ricarichi più che adeguati, rende la stessa molto interessante. Il servizio di sala è preciso e cordiale, coordinato da Mauro e dalle brave eredi Serena e Chiara. La cucina di Anna Rita poi si rivela equilibrata e corretta per tecniche di cottura utilizzate e ottima in riferimento alla materia prima.
Nei fiori di zucca, ricotta e crema di zucchine, i sapori sono netti, scanditi e precisi (cosa assolutamente non scontata) e il piccione con purè e spinaci è, per la qualità del volatile, una delle migliori declinazioni che si possano trovare sul suolo italico. A bilanciare, in negativo, il proseguo della degustazione, i tagliolini con salmerino e verdure di stagione, con queste ultime croccanti e saporite ma con la pasta decisamente troppo cotta per un palato tricolore.
A dare quel tocco di ricercatezza che potrebbe sembrare mancare a prima vista, una sezione del menù dedicata a “Prodotti straordinari, rari, preziosi, selezionati da noi per voi”, dove compaiono caviale “Baikal”, prosciutto Pata Negra “Jabugo” ed altre prelibatezze da accompagnare a vodka o gin selezionati ed abbinati per l’occasione: modo semplice ed intelligente per scostarsi dal territorio senza avventurarsi su campi minati.

I Sette Consoli sono e rimangono un locale di riferimento per tutti gli amanti del buon cibo, specialmente in una piazza turistica come quella orvietana.
Anna Rita Simoncini ha il pregio di proporre una cucina che non va oltre le proprie possibilità e che si presenta così com’è, semplice e rispettosa del territorio, proprio come segnalato in apertura di menù. E in una terra in cui le novità di livello certamente non abbondano locali oramai “storici” come questo sono una risorsa preziosa.

Mise en place.
mise en place, I Sette Consoli, chef Anna Simoncini, Orvieto
Il pane.
pane, I Sette Consoli, chef Anna Simoncini, Orvieto
Fiori di zucca farciti di ricotta fresca e arrostiti, salsa di zucchine all’olio Evo.
fiori di zucca farciti, I Sette Consoli, chef Anna Simoncini, Orvieto
Tagliolini al pesce salmerino e verdure di primavera (zucchine, asparagi, piselli e pomodori).
tagliolini al pesce salmerino, I Sette Consoli, chef Anna Simoncini, Orvieto
Ravioli di coda di vitello, vellutata di patate e fondo di cottura: piatto estremamente goloso, pasta callosa, ripieno perfetto. Ottimo.
ravioli di coda di vitello, I Sette Consoli, chef Anna Simoncini, Orvieto
Piccione, purè e spinaci: unico piatto ordinato alla carta, qualità della carne eccezionale.
piccione, purè spinaci, I Sette Consoli, chef Anna Simoncini, Orvieto
“Pluma” di suino iberico arrostita, polenta croccante e erbe in padella: altro pezzo di carne delizioso, forse un po’ troppo cotto ma comunque buono.
pluma iberico, I Sette Consoli, chef Anna Simoncini, Orvieto
Tortino di semolino dell’Artusi, zuppa di cioccolato bianco, amarene e frutto della passione.
tortino di semolino, I Sette Consoli, chef Anna Simoncini, Orvieto
Cheese Cake e salsa calda di frutti di bosco.
cheese cake, I Sette Consoli, chef Anna Simoncini, Orvieto
Il nostro compagno di serata.
vino,I Sette Consoli, chef Anna Simoncini, Orvieto