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Under10: Centovie e Imprint

Due freschi vini per l’estate 2020

Puglia Primitivo “Inprint” IGT 2017 – Mark Shannon

Questa è la storia di Mark Shannon, californiano di origine ed Elvezia Sbalchiero, friulana. Si conobbero a fine anni novanta in Sicilia per poi ritrovarsi tempo dopo in Puglia, complice la folgorazione di Mark per il primitivo – considerato il padre dello Zinfandel, vitigno tanto famoso e diffuso in Californiae – e le sue viti ad alberello.

Mark Shannon, con metodi contemporanei ma con attenzione alla natura e ai ritmi della stessa, produce vini intensi ma dalla bevibilità eccelsa, come questo Imprint. Ricavato da uve appassite 100% Primitivo, prevede una vinificazione con vendemmia tardiva e appassimento in fruttaio. Successivamente il vino riposa in vasche di cemento per 6 mesi e per ulteriori 6 mesi in bottiglia. Il risultato? Decisamente inaspettato, forse anche grazie alla macerazione carbonica.

Di colore rosso porpora con riflessi violacei, al naso di esprime intenso con profumo di frutti rossi, more, lamponi e mirtilli per chiudere con un finale lievemente speziato, ricorda quasi un Beaujolais. Di grado importante, ma non percepibile e fastidioso, conferma in bocca tutti gli aromi e i sentori riscontrati al naso. Un vino che è facilissimo finire, senza dubbio alcuno. Si consiglia in abbinamento a piatti di carne importanti e ricchi; se degustato sotto i 14 gradi, esprime tutto il suo potenziale di bevibilità, freschezza e balsamicità.

Prezzo online Officina del vino: 9,90 euro

Colli Aprutini “Centovie” IGT Rosato 2019 – Umani Ronchi

La moda dei rosati non accenna ad arrestarsi e anche l’azienda Umani Ronchi propone il suo rosè ottenuto da uve Montepulciano. Un vino lavorato secondo i dettami del regime biologico che aiuta ad estrarre ancor più incisivamente la freschezza, leggerezza e la bevibilità, delle uve Montepulciano.

Il vigneto è impiantato su un terreno franco argilloso, a tratti sabbioso con buona presenza di scheletro, ha una esposizione a sud/est e si trova a circa 200 metri sul livello del mare. La vinificazione di sole uve Montepulciano viene effettuata delicatamente in pressa per ottenere una breve macerazione a bassa temperatura seguita da una pressatura soffice, al fine di esaltarne gli aromi e non estrarre troppo colore. Successivamente il mosto viene fatto fermentare in serbatoi di acciaio a temperatura controllata. Prosegue l’affinamento in vasche di acciaio per circa 3‐4 mesi prima dell’imbottigliamento.

Dal colore rosa intenso con riflessi aranciati, al naso regala sentori freschi di rosa, ciliegia matura ed una leggera nota agrumata. Al gusto è fresco e di piacevole beva. Si consiglia in abbinamento ad un pesce alla griglia ad una catalana di crostacei. Il risultato è ottimo, anche considerando il prezzo di accesso.

Prezzo online Negozio del vino : 8,70 euro

Un omaggio alla natura

Cantina Tollo nasce nel 1960, in un momento storico in cui le campagne italiane si spopolavano alla ricerca di un futuro più florido altrove. Coloro che rimasero tra le verdi colline abruzzesi, memori di tradizioni agricole secolari, diedero vita all’impresa che oggi vanta di essere tra le più importanti e consolidate realtà del settore vitivinicolo italiano. Protagonista del fermento enoico di quegli anni, Cantina Tollo ha svolto un ruolo attivo nelle provincia di Chieti e in modo particolare a Tollo, istituendo una vera e propria “Città del Vino”.  

Cantina Tollo è composta da 700 soci i cui vigneti, distribuiti su circa 3000 ettari, si estendono dalle colline del litorale fino alla pendici della Maiella. La produzione è concentrata principalmente sui vitigni regionali quali: Montepulciano, Trebbiano, Passerina, Pecorino e Cococciola tutti allevati a pergola.

Una cooperativa con uno sguardo attento, rivolto alla qualità e ai prodotti autoctoni della terra d’origine, ma non solo. Una cooperativa che approcciandosi globalmente al tema della sostenibilità e a tutto ciò che ne consegue – frontiere di mercato e pubblico più consapevole – ha accurato delle linee guida di produzione viticola improntate verso una maggior tutela ambientale. Nasce così la nuova linea Biologica – Vegana.

Un team guidato dall’enotecnico della cantina, Riccardo Brighigna,  che insieme agli enologi Daniele Ferrante, Daniele Di Nardo e all’agronomo Antonio Sitti, ha aperto le frontiere alla realizzazione di cinque vini certificati vegan prodotti soltanto da uve biologiche. Associando così, all’immagine di Cantina Tollo, un messaggio fortemente evocativo di una viticoltura differente partendo da un concetto progettuale di “vigneto avanzato”.

Cinquanta i conferitori impiegati sul fronte BIO, i cui ettari di vigneti (circa 200) vengono coltivati secondo i dettami del biologico con particolare attenzione al metodo di lavorazione vegano. L’unione di tali certificazioni escludono la presenza di sostanze chimiche, di derivazione animale e pesticidi durante l’intero ciclo produttivo.  In base a questo si determina un linea di condotta alla quale il conferitore si deve attenere, dove il terreno verrà lavorato secondo una programmazione agronomica specifica.

Cinque vini realizzati con uve autoctone da vigne certificate dove nulla è lasciato al caso. Un packaging a tutto tondo sostenibile, dalla carta dell’etichetta in fibra naturale alla capsula ecologica senza pvc. Cinque etichette raffiguranti ognuna di esse un bioindicatore, un insetto le cui abitudini sono rilevatori naturali dei cambiamenti climatici e ambientali.

La nuova Linea Biologica nasce come omaggio alla natura e alla tutela della biodiversità che affianca l’operato dell’uomo. Saper interpretarne il linguaggio è la chiave per entrare in contatto con essa: Lei, la Natura, si racconta ogni giorno a chi sa ascoltare.

Un’annata nel complesso fresca la 2019, modulata tra varietà più precoci (Pecorino) e più tardive (Passerina), dove non viene perso l’elemento cardine della freschezza.

Per la realizzazione dei vini della denominazione passando dal Trebbiano d’Abruzzo, alla Passerina e al Pecorino Terre di Chieti, al Cerasuolo d’Abruzzo e per finire al Montepulciano d’Abruzzo i produttori hanno ricercato purezza, precisione ed equilibrio. Distinguendo in modo netto il carattere e il sorso dei calici, esaltando la peculiarità per loro fondamentale, la freschezza.

credit photo: Studio Cru

Niko Romito: patrimonio nazionale dell’umanità

Reale è prima di tutto un magnifico ristorante, che la lungimiranza e la sensibilità di Niko Romito ha ricavato nel contesto di un vecchio convento, di cui serba tutta la solennità e il senso di raccoglimento che gli occorre per esprimersi in tutta la sua monumentale statura. 

E se alcune classifiche internazionali han pensato ingenuamente di declassarlo, noi lo rivendichiamo innalzandolo, elevando la sua cucina, e il suo pensiero, a patrimonio nazionale.

Già la collina che domina il piccolo paese di Castel di Sangro è, del resto, delineata  nel suo profilo dall’edificio stesso e dal complesso tutt’intorno, con la scuola di cucina e l’esclusivo hotel, che si stagliano con perentoria eleganza sul panorama abruzzese.
Gli interni, austeri perché abitati da una ricercatezza essenziale fatta di materia, sono funzionali a quello che sembra essere il mandato principale di Niko Romito: ovvero l’esaltazione di uno stile elaborato, ricercato e risolutamente perseguito, che a uno sguardo poco attento potrebbe apparire oltremodo semplice e lineare, ma che cela invece un’intima, profonda complessità, frutto di un’estenuante ricerca sulla materia e di una costante applicazione intellettuale.

Lungi dal tornare ancora sulle sue formidabili doti di imprenditore, delle quali i vari Spazio di Roma e Milano, Bulgari, Bomba e Alt stazione del gusto rappresentano un’eloquente nonché sintetica testimonianza: del Reale ci preme sottolineare piuttosto il metodo quasi scientifico di questa serialità che si nutre di sé stessa, penetrando e scandagliando sempre più il nucleo costitutivo degli ingredienti. 

Nuove tecniche: una nuova storia della cucina italiana

Il frutto di questo indomito lavoro e di queste conoscenze acquisite è da anni costantemente sotto gli occhi di tutti celato, come detto, sotto un manto di rassicurante semplicità presto pronto, però, a svelare la sua essenza più sofisticata e affascinante per chi voglia coglierne i suoi aspetti più reconditi. 

Un esempio è l’anatra, inizialmente cotta in forno poi ghiacciata, in modo da bloccarne la cottura e favorendo così la dispersione dei liquidi che, preservandone l’aspetto apparentemente crudo, garantiscono una sorprendente pienezza gustativa aumentata esponenzialmente dalla sua acqua affumicata: non un brodo, quindi, ma una nuova tecnica, una contaminazione a freddo, creata utilizzando la sua carcassa tostata, affumicata e lasciata in infusione per dodici ore, a freddo appunto, in modo da rilasciare per osmosi tutti i profumi nell’acqua stessa. 

Persino su un piatto primordiale, almeno a enunciarlo, come Riso e patate c’è tutto un processo che eliminando l’amido rivela l’insospettabile freschezza e l’acidità del leggendario tubero, esaltato sapientemente da un’assai efficace spruzzata di pepe nero di Sarawak. Si potrebbe continuare per ore analizzando così ogni suo piatto per osservarne le fasi creative che lo ha portato attraverso successivi e talvolta impercettibili aggiustamenti ad essere così com’è: puro, esaustivo, conclusivo.

Noi ci fermiamo qui, raccomandando caldamente una visita o anche un soggiorno al Reale: tempio definitivo della ristorazione italiana in cui, da anni, l’estetica gastronomica viene celebrata in ogni suo aspetto. 

La Galleria Fotografica:

Il genio di Niko Romito all’apice della sua carriera di cuoco-imprenditore

Cosa può fare un cuoco quando ha raggiunto il culmine della maturità creativa ed espressiva, e dimostrato di essere un passo avanti agli altri nel saper creare un modello imprenditoriale innovativo come non s’era mai visto prima nel nostro Paese?

Porsi l’obiettivo di superare sé stesso, non sentendosi mai domo.

Niko Romito è così: esigente, insaziabile, ambizioso, precursore e visionario. Ha l’encomiabile merito di aver portato un importante indotto mediatico ed economico in quel piccolo paese nel cuore dell’Abruzzo che è Castel di Sangro, inventandosi una cattedrale nel deserto che è riuscita a dare lustro ai talenti degli artigiani e dei produttori locali. Sono ormai un’icona di indiscutibile qualità gli avamposti nazionali di Spazio a Milano e Roma, e i primi oltre confine, nati con il progetto Bvlgari. I riconoscimenti non sono tardati ad arrivare – il ristorante dell’hotel Bvlgari di Shanghai ha già preso la stella a pochi mesi dall’apertura, e Spazio Milano è da tempo una tavola di alto livello – ma Niko Romito è per definizione un moto perpetuo. Di recente, ha infatti dato il via a due format popolari: ALT Stazione del Gusto, una sosta sulla strada statale che punta a ridefinire il concetto di trattoria, e Bomba, un locale monotematico che ha reinventato un cibo da strada versatile e golosissimo.

Ma, prima ancora di tutto questo, Romito ha costruito uno dei templi della ristorazione e dell’accoglienza italiane e lo ha fatto in soli otto anni, aggiungendo di anno in anno preziosi dettagli che sono come tasselli che compongono lentamente un puzzle perfetto. Casadonna è un ex monastero a contatto con la natura, circondato da vigneti, che racchiude tra le sua imponenti mura un’ormai prestigiosa e selettiva scuola di cucina, confortevoli camere con apparecchi sofisticati e una sala minimale, lineare ed elegantissima nella sua essenzialità.

Studio dell’ingrediente e approccio scientifico alla cucina

Il Reale, che nasce nel 2000 nella vicina Rivisondoli servendo piatti tradizionali rielaborati con cifra tecnica, è oggi la tavola più avanguardista nel panorama nazionale. La cucina ruota attorno alla filosofia dell’ingrediente, allo studio della sua essenza per ricercarne profondità gustativa e purezza. Bastano dai due ai non più di quattro ingredienti per pensare, con testa e cuore, a piatti capaci di far convivere la tradizione e la purezza di un prodotto con l’innovazione più estrema ed un pensiero brillante.

La Pasta e patate, un piatto recentissimo e ancora soggetto a eventuali miglioramenti, è un piatto immenso per tecnica e concetto, che sfrutta mille sfaccettature di sapore con un unico ingrediente (il tubero!) che viene preso e analizzato in maniera scientifica. Non occorre una materia prima di lusso per compiacere il commensale, perché a far riscoprire l’assoluto valore di un cavolfiore o di una verza basta partire dalla radice del prodotto estraendone eleganza e fascino inaspettati, insiti nella natura dello stesso. È una cucina che percorre il binario della perfezione partendo da spiccate acidità per planare verso limitatissime note dolci, e passando per svolte gustative repentine. Il picco lo si raggiunge al momento del pre-dessert con il fantastico Sottobosco, ossia gel di vitello, porcini, mandorle e tartufo nero, per poi virare nuovamente sulle note acide con la Granita di liquirizia e aceto che tengono a bada il cioccolato bianco del dessert principale.

Menzione d’onore per il pane, ormai un cult del microcosmo Romito. Viene presentato in differenti tipologie e in differenti momenti della sosta gastronomica, accompagnando l’ospite dall’aperitivo alla strepitosa colazione dell’indomani mattina, fino al commiato dell’esperienza allorquando si viene omaggiati con un graditissimo e gustosissimo cadeau appena sfornato.

Sulla sala e il servizio, regno della sorella Cristiana Romito, c’è poco da dire se non che possiamo classificarli nell’élite, così come la cantina, supervisionata dal premiato Gianni Sinesi, che non è da meno. È davvero difficile trovare difetti in questa macchina del piacere, se non fosse che quando ci si lascia alla spalle Casadonna sopraggiunge all’improvviso un sentimento di nostalgia…

La galleria fotografica:

Una casa per cosmopoliti

Abitare significa essere abitati, e ciò vale anche per i viaggiatori, i cosmopoliti, i cittadini del mondo. Questa è la storia di due persone, Anna Illuminati e Mauro Scaramucci, che hanno deciso di edificare un hotel nel proprio paese – l’IDEA 18 Boutique Hotel – per proiettarlo altrove, molto al di là dei confini imposti dalla carta geografica. 

Siamo a Controguerra, sulle prime colline teramane, all’interno di una dimora contemporanea e neo-classica che ricorda certi edifici tipici dell’East Coast negli Stati Uniti. Linee e colori disegnati da Hopper, progettazione e architettura di Frank Lloyd Wright, e un certo beato impressionismo nello spazio esterno, tutto uno sfarfallio di macaoni tra carrubi secolari, erbe spontanee, gynerium, tigli e liquidambar. Un “paesaggio delle stagioni”, uno spaccato esistenziale degli Stati Uniti, paese dove Mauro incontra Anna, in quel momento alle prese con la promozione dell’azienda vitivinicola di famiglia.

Da lì a creare un posto ove sintetizzare le vite di entrambi e farvi convergere il mondo intero il passo è stato breve, brevissimo, tanto che l’hotel, ad appena tre mesi dalla sua apertura lo scorso 18 giugno 2018, è già abitato da forze centrifughe e centripete che si ritrovano sparse negli indizi lasciati da Anna e Mauro in tutte e cinque le suite.

Gli spazi dell’hotel, fra suites e ristorante

Al piano terra, la Suite del Bonsai ospita un esemplare secolare, tributo a una delle grandi passioni di Mauro, espertissimo anche di iper-frollature, che conduce al momento su sette tagli e sette carni differenti. Accanto, la Suite dei Palloncini è un tributo all’infanzia, al gioco e alla città di Venezia la quale, con i suoi palloncini in vetro soffiato di Murano, richiama citando una delle grandi passioni del padre di Anna, Dino Illuminati. Sempre al piano terra, troviamo la più romantica Suite degli Specchi, che vuole essere “una riflessione sull’autocoscienza – dichiara Mauro – quale momento di definizione del sé e dell’altro dal sé”.

Salendo le scale si raggiunge la Suite del Cannocchiale, o del Telescopio, che si spalanca sul paesaggio e sui 22 centri abitati, con il mare sulla destra e Ascoli Piceno sulla sinistra, o sulla volta celeste, a seconda che siate interessati più alla terra o al cielo. Dirimpetto alla piccola vasca da bagno circolare che giace a fianco del letto si affaccia la Suite del Fuoco, con il giardino pensile che percorre l’edificio da più parti. In tutte le suite e nelle aree comuni occhieggiano dagli scaffali numerosi volumi, per via del forte legame fra Mauro e l’editoria.

Nel ristorante, di cui abbiamo avuto il piacere di lodare la precisione e in particolare il controllo delle temperature, ci sono da segnalare anche il brunch e il barbecue domenicale, quest’ultimo gestito dalle tentazioni efestiane di Mauro che, a tal proposito, ci parla anche di una imminente carta delle uova che per noi costituisce sempre un’irresistibile tentazione. 

Gli esterni:

La piscina:

Il ristorante:

La sala lettura:

La suite del Cannocchiale:

La suite dei Palloncini:

La suite del Fuoco:

La suite dei Bonsai: