Mix in St. Petersburg

VALUTAZIONE

Cucina Classica

15/20

PREGI
DIFETTI

Le imprese di Alain Ducasse sparse per il mondo possono essere considerate a buon diritto dei veri e propri McDonald’s per gourmet.
Non appaia blasfema tale affermazione.
Come la nota catena funge per l’orbe terraqueo da punto di riferimento per chiunque voglia sfamarsi con menù omologhi a qualsiasi latitudine e longitudine, allo stesso modo quelli che hanno maggiori pretese della semplice sazietà possono trovare negli indirizzi ducassiani sparsi ormai ovunque per il mondo un approdo sicuro con un’offerta gastronomica calibrata e garantita.
La sua è una ricetta semplice: piatti classici del repertorio Alain Ducasse, alta qualità della materia prima e una strizzatina d’occhio al terroir dov’è ubicato il ristorante e via andare per soddisfare ogni affamato buongustaio.
Così dopo aver fatto in città un paio di esperienze che mi avevano lasciato a dir poco perplesso, ho ristabilito il giusto rapporto con la ristorazione haut de gamme provando la cucina di Stephan Gortina alter ego dello chef in quel di San Pietroburgo.
Il ristorante è ospitato all’interno della catena degli hotel di design “W” e caratterizzato da mise en place e atmosfere molto easy che non hanno nulla a che vedere con la sontuosità monegasca del Louis XV né con la sua sublime opulenza gastronomica, tutta di stampo Ducasse-Cerrutiano.
Qui tutto è progettato per un’offerta più austera e decisamente meno sfarzosa e luculliana, mirata comunque al benessere del cliente.
E’ un piacere infatti sedersi, poter scegliere un bel vino senza svenarsi e assaggiare piatti di golosità assoluta come un maialino da latte cotto in modo impeccabile da leccarsi le orecchie, un beef da applausi con un adeguato sughetto al tartufo per finire con un babà di fattura partenopea o, volendo, degna di un Jacques Genin.
Meno significative magari la giovanilistica sogliola, pur fritta in modo ottimale, o l’halibut sovrastato dagli accompagnamenti, comunque classificabili come particolari secondari in un contesto di assoluta piacevolezza.

Sala

Amouse bouche

Ottimo pane, cosa da non dare mai per scontata.

Variazione sul tema club sandwich.

Coniglio in porchetta con insalata.

Sogliola fritta, fast food style, con salsa tartara.

Tournedos di manzo, sedano rapa, scalogno, funghi, tortello alle erbette e sugo al tartufo.

Maialino da latte croccante, mostarda e….

…terrina di parmigiano, mascarpone e zucca.

Halibut brasato, generosamente accompagnato da sugo di pollo, salsa champagne…

…e semplici spinaci.

Montblanc.

Notevole babà con panna.

Un grande vino.

Seconda sala, interna, del ristorante.

Ingresso dell’albergo.

Hermitage.

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3 Comments

  1. Piermario ha detto:

    Se il livello medio del luogo è quello esemplificato dalle precedenti recensioni, un locale come quello qui recensito – per cura delle preparazioni e delle presentazioni e per correttezza del rapporto qualità/prezzo – dovrebbe letteralmente spopolare, spiazzando gran parte dell’offerta tradizionale.
    Come resistono allora certi locali mummificati che abbiamo visto nelle puntate precendenti? Clientela indigena non abbastanza evoluta? O turisti danarosi alla ricerca di folklore?

    • Norbert ha detto:

      La prima che hai detto secondo me.
      Non mi è sembrato di vedere turisti nei locali precedenti, pieni di sera, mentre, a onor del vero, Ducasse, provato a pranzo, era praticamente vuoto.

  2. alessandro ha detto:

    Sono stato a St.Pete diverse volte per lavoro e l’offerta gastronomica era raccapricciante, con la sola eccezzione di un ristorante georgiano Tblisi, che almeno offriva una cucina etnica interessante.
    L’arrivo di ducasse (e a dire il vero anche del W hotel) e’ una ventata di modernita’ necessaria.
    Tuttavia secondo me il vero Mcdonald per gourmet sono gli Atelier di Joel Robuchon, impeccabile cucina, ma tutti uguali dalla cucina, all’arredamento e persino le divise del personale, in ogni angolo del mondo.

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