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Franco Manca

Voglia di una buona pizza a Londra?
…e perché ridete? Possibilissimo, invece.

Non è questione di campanilismo, né il voler fare “gli italiani a tutti i costi”, con quella compulsiva e un po’ ingenua ricerca di “un piatto di pasta” all’estero… questo perché la pizza in questione è quella di Franco Manca, una serie di insegne di pizzerie londinesi di qualità, con “…di qualità” da leggere non con accento british ma in chiave nostrana, ovvero un luogo in grado di conciare per le feste il 95% delle pizzerie poste sul suolo italico.
Quindi non un nostalgico surrogato o una libera interpretazione, ma una pizza napoletana fatta come si deve, capace di fare bella figura anche se confrontata non solo con la “pizza” in generale, ma anche con le nostre migliori espressioni.
Tredici locali sparsi per la città, a partire dal locale storico del popolare Brixton Market, ed una carta grossomodo simile per tutti quanti, composta da 6/7 proposte fisse più un paio di pizze settimanali a rotazione sulla lavagna.
Noi abbiamo visitato la sede di Tottenham Court Road, ma il format è pressappoco il medesimo per tutte quante: ingredienti di buona qualità media, un occhio alla stagione, lunghe lievitazioni, forno a legna, giusto manico in cottura.
Tavoli piccoli ed essenziali, una spartana tovaglietta, secchiello delle posate in centro ed acqua microfiltrata gratuita. Nessuna bibita disponibile, ma succhi di frutta autoprodotti, qualche birra, qualche vino.
Preparazione e servizio rapidissimi, i pizzaioli (italiani, così come le cameriere) sono numerosi e anche a locale pieno, non passa più di un quarto d’ora dall’ordinazione alla pizza.
Cornicione ben lievitato, ottima cottura. Nessun affaticamento, appesantimento, e digestione senza preoccupazioni.
Marinara a 4.50£, la pizza più cara a 6.95£, caffè (di Gianni Frasi!) a 1,50£. Difficile spendere più di 10£ a testa, in centro a Londra.

No, non è provincialismo cercare una pizza all’estero, ma lo è indubbiamente credere ottusamente di essere sempre i migliori, a tutti i costi.
Senza dubbio le espressioni più alte in fatto di pizza sono sul nostro territorio, questo è fuori discussione. Deve però certamente far riflettere, non solo a livello meramente qualitativo ma soprattutto a livello imprenditoriale, il successo di un’idea “cut&paste” capace di replicare il format svariate volte, e in grado di mantenere ogni volta prezzi bassi e alta qualità, tutto questo all’estero, quando in Italia le collaborazioni con pizzaioli di grido riescono a mantenere i livelli di qualità giusto il tempo di una (lunga) lievitazione…

…perché non ridete più, ora?

Franco Manca Pizzeria, Fitzrovia, London
“Tomato, mozzarella, basil”: ovvero, la Margherita.
pizza, Franco Manca Pizzeria, Fitzrovia, London
Prosciutto cotto artigianale di Gloucester, mozzarella, ricotta di bufala, funghi (poco pomodoro).
Pizza, prosciutto, Franco Manca Pizzeria, Fitzrovia, London
Lo spartano tavolino.
tavolino, Franco Manca Pizzeria, Fitzrovia, London
Un eccellente espresso, della torrefazione Giamaica caffè.
caffè, Franco Manca Pizzeria, Fitzrovia, London

2,333…3.
Provate a usare questo coefficiente moltiplicativo quando dovrete decidere quante pizze ordinare. Sì, anche se siete abituati a finire a fatica la vostra solita margherita, riuscirete comodamente a mangiarne due di quelle proposte da questo vero e proprio tempio della pizza, in cui la leggerezza è sovrana.
Franco Pepe ha fatto le cose per bene.
Lasciata la gestione del locale familiare ai fratelli, ha ristrutturato con grande impegno e molto gusto un palazzetto nel bel centro storico di Caiazzo, facendone un esempio di modernità intelligente: un’ampia cucina a vista in cui campeggia il forno, più sale arredate sobriamente con bellissimi tavoli di marmo e sedie di legno d’antan, illuminazione soffusa (forse troppo per le nostre foto sigh!), eleganti pannelli fonoassorbenti al soffitto per rendere l’esperienza più piacevole. Dalle terrazze, soprattutto da quella più in alto con un solo tavolo, ci si potrà godere, quando le temperature saranno un po’ più alte, la vista sulla valle. Se arrivate molto presto, chiedete al patron di mostrarvi il locale e raccontarvelo, vedrete come gli s’illuminano gli occhi e percepirete l’amore e l’entusiasmo che ci sono dietro quest’avventura.
E naturalmente l’offerta culinaria è almeno altrettanto efficace: una carta di due pagine con tutte le diverse creazioni di questo maestro degli impasti, da cui scegliere pizze singole o una delle tre degustazioni da cinque pizze ognuna.
Cogliendo il meglio della “new wave” (perché l’idea di poter provare più tipologie condividendole con i commensali è senza dubbio sensata) ma dando lo spazio che meritano alla storia di questo meraviglioso alimento e al territorio che ospita il locale.
In tre, abbiamo onorato il primo dei menu degustazione, comprendente di seguito la Margherita, l’incredibile Marinara (assaggiarla prima di decidere se continuare a fare il pizzaiolo nella vita, e stamparsi il ricordo nella memoria), il calzone ripieno alla scarola (in cui alla soavità dell’impasto si abbina un condimento di clamorosa golosità), la “nero casertano” e la pinsa conciata del ‘500, ovvero la Mastu Nicola con la confettura ai fichi del Cilento.
A queste poche cose 🙂 ci siamo visti costretti ad aggiungere una pizza “a libretto”, gentilmente offertaci appena presa dalla stufa, ricostruita sulla base del modello classico dei vicoli, e una piacevole “orto del giorno”, arrivata al tavola per errore e addentata con rapidità prima che dalla cucina e dal tavolo di fianco si rendessero conto dell’errore.
In tutte, il piacere di gustare l’impasto perfetto e il condimento giusto, la sensazione continua di trovarsi di fronte a una delle migliori espressioni di un prodotto eterno. Con il plus di prezzi da encomio solenne (la pizza a libretto a un euro e mezzo per la volontà di dare una pizza davvero a tutti, com’è sempre stato; la marinara a 3 euro e così via), difficilissimo superare i 20 euro a testa anche esagerando come abbiamo fatto noi.
Birra del Borgo creata per accompagnare degnamente un’esperienza di felicità assoluta, il cui successo inevitabile è testimoniato dalla lunga coda a pochi giorni dall’apertura (l’attesa è fortunatamente allietata da assaggi che mantengono alta la motivazione).

LA Margherita

Particolare (un “cornicione” senza pari)

Il classico dei classici, la marinara (e l’aglio non rovinerà le vostre relazioni sociali per due giorni come di solito quando v’arrischiate a ingerirlo a pezzetti)

Qui c’era una Marinara…

La stufa

Particolare del calzone con scarola riccia, con olive di caiazzo, capperi e alice di Cetara, uno dei bocconi più deliziosi dell’anno.

La orto del giorno, con verdure di stagione, capitataci fuori programma e trangugiata senza pietà. Molto elegante, pizza per palati delicati

La “nero casertano” con pomodoro, fiordilatte, scamorza affumicata, salame di nero casertano origano e olio d’oliva, per palati più robusti

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La meglio pizza in Italia fuori da Napoli!

Non prendetevela con me!
L’ha scritto e documentato il periodico turistico DOVE .
Dopo le quattro regine del Golfo di Napoli, la quinta in classifica è questa.
Diano Marina : chist’è ‘o paese d”o sole, chist’è ‘o paese d”o mare, chist’è ‘o paese di pizza e birra !

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