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Da Vittorio

Una fila di anelli da un capo all’altro dell’ampio parcheggio, interrotti da un cavallino che pare lì quasi per caso, ci fa venire il dubbio che Brusaporto, complice il tourbillon delle province che da qualche anno continua a rimescolare le carte in tavola, sia finito in provincia di Ingolstadt.
Ci avviciniamo titubanti all’ingresso, cercando disperatamente l’App traduttore Italiano-Tedesco-Italiano sull’iPhone, quando la calorosa (e soprattutto a noi comprensibile, senza alcun dizionario) accoglienza del ristorante ci fa capire che Brusaporto è rimasto, per nostra fortuna, in provincia di Bergamo.
Da Vittorio è uno tra i ristoranti d’eccellenza assoluta nella scena italiana, uno dei sette trois-étoilée italiani, che possiamo ridurre a quattro se consideriamo tra tutti solamente quelli di impostazione squisitamente classica, di scuola transalpina.
Eccellenza riservata a pochi ristoratori, e che in questo caso viene mostrata senza discrezione, non sussurrata anzi, gridata a pieni polmoni: nei maestosi piatti, nell’efficiente servizio, nell’elegante ambiente, il fil rouge che fa da collante ed unisce il tutto è l’opulenza, la ricchezza, una sorta di grandeur tricolore. La macchina creata dalla famiglia Cerea è sicuramente tra le ammiraglie nella ristorazione italiana, con dotazioni di prim’ordine ed un motore ad alte prestazioni, potente ed efficiente. Ecco quindi che i piatti, neanche a dirlo, sono perfettamente concepiti ed altrettanto magnificamente eseguiti, senza funambolismi particolari, “solamente” golosi, piacevoli e lussuriosi, forse anche fin troppo.

Ma eccellente non significa scevro di difetti, tutt’altro. E’ questo un indirizzo che senza alcun dubbio mira ad appagare l’ego prima che il palato, dove il mostrare a tutti la propria presenza è ancora più importante della stessa. E’ la versione gastronomica del terrificante, nonché tremendamente lombardo “lavoro-guadagno spendo-pretendo”, o se preferite, per i non autoctoni, una sorta di “rogito ergo sum”.
Poco meno di quattrocento euro in due per due piatti alla carta, un dessert ed un calice (!) di Champagne è fuori da ogni umana ragione; eppure durante la nostra visita, in un comune e piovoso martedì sera come tanti, la non certo piccola sala era trionfalmente piena, senza nemmeno una sedia che fosse una rimasta vuota.
Un fatto vale più di cento parole, un plauso ai Cerea ed alla loro superlativa macchina, in grado di procedere a gonfie vele anche con strada in salita e assenza di vento.

E’ innegabile che vi siano alternative sulla carta razionalmente migliori, più economiche o più efficienti, altrettanto e anche maggiormente performanti, più misurate nei consumi o sensibilmente più emozionanti… ma non si vive di sola razionalità, ed infatti di anelli sono pieni i parcheggi, soprattutto quelli di Brusaporto.

Un calice di Champagne.

L’altro calice di Champagne.

Entrée

Grissini, di diverse tipologie.

Il vassoio dei pani (!)

Insalata tiepida di pesce al vapore.

Risotto cappesante, bisque di zucca, crema di dragoncello.

Capretto da latte, infuso di salsa al curry, piccole verdure al grasso d’anatra.

Scamponi alla brace, hummus, chutney mango, mousse allo zenzero.

Predessert.

Mela, curry, cioccolato e banane
Spugna di mela, gelatina liquida di salsa al martinica, banana caramellata aromatizzata al curry.

Pastiera à la coque
Leggero di pastiera in finto guscio di latte di capra aromatizzato all’arancia.

Piccola pasticceria.

Bon Bon di gelato.

390

Questa valutazione, di archivio, è stata aggiornata da una più recente pubblicazione che trovate qui

Recensione Ristorante

Se dovessi immaginarmi l’ideale standard Italiano (e sottolineo Italiano) di un Relais & Chateaux penserei certamente a Brusaporto. Un luogo incantevole, una villa elegante, una sala raffinata, un servizio attento e silenziosamente presente. E devo dire in tutta onestà, a dispetto di quello che alcuni possono immaginare, anche una buona cucina. Che mostra invitante la sua anima golosa e goduriosa. Che, se proprio dobbiamo trovarle un difetto, è alle volte eccessiva. Un pizzico di neve di wasabi in meno, qualche perla di frutto della passione in meno, un paio di secondi di riposo della sontuosa cotoletta in meno, qualche pomodorino adornante e fatalmente troppo umido in meno. Dettagli ? Forse … anzi no, in un Relais & Chateaux anche Tre Stelle Michelin certamente no.
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