L’hotel Arts è molto più di un semplice hotel.
Costruito tra il 1988 e il 1992 all’entrata del Port Olímpic di Barcellona, nel complesso sviluppato per i Giochi olimpici del 1992, questo 5 stelle lusso di proprietà del gruppo Ritz-Carlton è diventato una vera e propria icona della città catalana.
Con i suoi 45 piani per 154 metri di altezza, svetta sullo skyline di Barcellona e caratterizza in maniera inequivocabile la zona del Porto Olimpico.
Progettato dallo Studio Skidmore, Owings and Merrill, ma in particolare dall’architetto Bruce Graham, che ha scelto giustamente il vetro come materiale principe, avvolgendo poi il grattacielo in una struttura metallica bianca.
483 stanze con vista sulla città o sul mare, tra cui 56 executive suites, una Arts suite, una Mediterranean Suite, 26 Appartamenti che occupano gli ultimi 9 piani, una Royal Suite e una Presidential Suite.
Sono ovviamente da scegliere le camere con vista sul mare, il vero valore aggiunto di questo splendido albergo.
In camera: televisione e stereo Bang & Olufsen, ampio bagno con vasca e doccia, angolo relax, utilizzo gratuito della macchina del caffè Nespresso.
Disponibile anche il servizio “Club Level”, con un concierge e una club lounge dedicata con una offerta culinaria durante tutta la giornata.
Sono presenti 5 diversi ristoranti, tra cui spiccano il ristorante “Enoteca” , affidato allo chef Paco Perez del ristorante Miramar di Llança, e il ristorante Arola, dell’ononimo chef.
Fiore all’occhiello la SPA al 43° piano, tutt’altro che ampia, ma con una vista unica sul mare e tutta la città di Barcellona.
Giardino, piscina all’aperto, palestra con attrezzi Technogym aperta 24h/24h, Casinò… non manca davvero niente a questo albergo.
Il grande pesce in acciaio color bronzo (Peix d’Or), opera di Frank O. Gehry, è un altro degli elementi emblematici del contesto dell’edificio: meraviglioso in particolare al tramonto, quando la luce crea dei bellissimi riflessi sulla superficie della scultura.
Se dovessimo indicare un difetto strutturale, segnaleremmo la mancanza di una vera e propria spaziosa hall di ingresso (l’entrata al primo piano è solo un passaggio per l’ascensore).
Ma il difetto maggiore è il costo degli extra: in una struttura con camere a queste fasce di prezzo, è veramente inspiegabile far pagare il wi-fi (25 euro al giorno!) o una bottiglia d’acqua in camera 14 euro.
Dettagli che non intaccano comunque il livello generale, davvero di altissimo profilo.
L’ingresso al piano terra.
Il lungo corridoio dove si trova la conciergerie.
Gli spazi comuni sono ricchi di fiori.
…e opere d’arte.
La camera.
La tv e lo stereo sono Bang & Olufsen.
Macchina e caffè Nespresso a disposizione gratis.
I costosissimi extra.
Bagno con doccia e vasca.
Kit di cortesia.
Controlli dal comodino di fianco al letto.
Il pezzo forte della camera: la vista.
La SPA all’ultimo piano: piccola ma con una vista unica.
L’idromassaggio.
Zona relax.
Sauna.
La vista dalla terrazza della SPA.
La piscina vista dall’alto.
Ottima la colazione, sia per la parte dolce che per quella salata.
Uova alla Benedict.
Crepe.
Cioccolata e churros.
Pasticceria.
Cappuccino a regola d’arte.
Barcellona è indubbiamente una delle mecche golose d’Europa.
Si fa sempre fatica a scegliere i posti in cui mangiare: Grandi ristoranti, grandi chef, molto spesso ottimi prezzi e tantissima varietà, troppa.
E’ una di quelle città, come Londra o Parigi, in cui non ci si annoia mai.
E il bello è che, oltre alla densa concentrazione di tavole di classe, è proprio nel paniere di proposte più modeste, non per forza tradizionali ma sicuramente più economiche dei luoghi blasonati, che il viaggiatore goloso fa piacevoli scoperte.
Tra queste, annotate sul taccuino di viaggio il Ten’s.
Sulla carta, un ameno tapas bar. Non uno di quelli tradizionali, per intenderci: la vista di un’anonima sala da pranzo con lineamenti moderni in un anonimo hotel nel movimentato quartiere di Born, a due passi da Barceloneta, fa pensare a tutto fuorché ad un tapas bar.
Ten’s è il ristorante pop (l’appellativo di gastro bar, in tal caso, calza a pennello) di Jordi Cruz, star televisiva di Masterchef Spagna e talentuoso chef di successo, già due stelle all’ABaC, uno dei migliori ristoranti della città, che qui si cimenta in una cucina imperniata sulle tradizionali ricette spagnole e catalane, presentate in chiave giocosa, visivamente d’effetto, ma assolutamente tradizionali nei sapori.
C’è poca complessità gustativa ma ottimo bilanciamento di sapori, ineccepibili doti tecniche e l’utilizzo di prodotti di notevole qualità. Finalmente abbiamo trovato delle patatas bravas cotte alla perfezione, esternamente croccanti ma non ustionanti nel cuore, che non vengono sovrastate dalla salsa aioli, qui molto delicata. Anche la freschezza dei calamari all’andalusa, presentati in versione finger food, riesce a contrastare la salsa d’aglio, smorzata dalla citronella. Ma anche su preparazioni soltanto assemblate, come il crostino con le acciughe o il pan de tomate, il livello resta alto. Poi c’è una serie di piatti decisamente più creativi, alcuni presi in prestito dall’ABaC, altri con alcuni tocchi asiatici -in voga un po’ ovunque, oggigiorno- ed altri più estemporanei che seguono gli arrivi giornalieri dal mercato.
La scelta del beverage è molto limitata, con una carta un po’ più strutturata sarebbe stato davvero un locale al top. Ma in un posto del genere, che ricalca la filosofia del tapas bar, una cerveza ghiacciata resta comunque la scelta ideale.
Quello che conta, qui, è la cucina, frizzante, leggera, golosa e assolutamente a buon mercato; in più, è sempre aperto, a pranzo e cena.
Pane tostato con acciughe del Cantabrico, pomodoro e crema di aglio nero. Tradizionale a metà, con un filetto di acciuga di commovente bontà.
Pane al pomodoro.
Cono di calamari all’andalusa, da intingere nella crema di aglio e citronella.
Una notevolissima patatas bravas con salsa d’aglio schiumosa e soffritto piccante.
Anche in piatti più strutturati il livello è alto: polpo, peperoncino pimenton de la vera, patata con olio di oliva (viene utilizzata la qualità Arbequina, tipica catalana) e fumo di faggio.
Il piatto più creativo è tutt’altro che scontato: capasanta arrosto, ricci di mare, purè di radici piccanti e soia verde.
Chiudiamo con il più tradizionale uovo con funghi, topinambur, Parmigiano e tartufo.
Molto goloso.
Bella sorpresa anche con l’unico dessert provato: crema di risolatte e cocco con gelato allo yogurt e limone.
Interni.
Ingresso.