Passione Gourmet Vico Equense Archivi - Passione Gourmet

Antica Osteria Nonna Rosa

Il favoloso mondo di Peppe Guida

Esistono innumerevoli strade per conoscere e apprezzare il lavoro di uno Chef che ha fatto dell’appartenenza una vera bandiera. Presente sui social dove dispensa ricette e consigli in maniera garbata e spontanea, sugli scaffali delle librerie dove il suo sorriso illumina le fotografie, in televisione dove nella sua dimora sulla collina di Montechiaro accoglie a mangiare e invita a riposare o, ancora, in giro, agli eventi dove la beneficenza non è obbligo ma piuttosto privilegio. Voilà il favoloso mondo di Peppe Guida. La parte però più esaustiva e intima di sé è quella che concede tutte le sere ai tavoli della sua Antica Osteria Nonna Rosa, meta consacrata della magica Vico Equense gastronomica. Sì, perché qui si consuma un rito “altro” rispetto ai classici ristoranti gourmet sparsi sul territorio: qui si viene a comprendere come la tradizione, la memoria, la forza naturale degli elementi possano produrre modernità e piacere anche facendo a meno delle tentazioni rivoluzionarie, del design che sembra governare spesso i piatti, delle mode che puntualmente corrompono i menù.

Un percorso di ristorazione nel senso etimologico del termine

Così il miglior piatto potrà essere la Rana pescatrice con la genovese di cipolla e la salsa di pomodoro, di cottura impeccabile e di equilibri ritenuti improbabili. O ancora toccherà stupirsi per la perfezione dei Tubettini allo scoglio al profumo di bergamotto e quel piccolo Calamaro con piselli e Provolone del Monaco. Un percorso di “ristorazione” intesa nel senso etimologico del termine, che si concluderà immancabilmente con la lussuria delle Graffette calde alla cannella.

Infine, segnaliamo una sala sempre più attenta e preparata, che la giovane Rossella ormai sembra sovrintendere con garbo e sicurezza, a cui si aggiunge una carta dei vini che encomiabili e perenni “lavori in corso” rendono sempre più completa. L’unica incertezza dell’Antica Osteria Nonna Rosa resta sulla lunga chiusura estiva, che nega la visita dal primo giorno di giugno all’ultimo di settembre.

IL PIATTO MIGLIORE: Rana pescatrice, cipolla e salsa di pomodoro.

La Galleria Fotografica:

Gennaro Esposito è grande uomo e chef

La sua cucina “retro innovativa” è matura, un invito a lasciarsi coccolare dalla migliore tradizione napoletana proiettati verso una dimensione culinaria più moderna e contemporanea.

Vico Equense è Gennaro Esposito, Gennaro Esposito è Vico Equense. Il legame viscerale dello chef con la sua terra ha radici antiche e va indietro al 1992, quando, a Seiano, un giovanissimo Gennaro apre con non pochi sacrifici il suo ristorante credendo fortemente in un progetto di vita: fare grande la sua cittadina. Festa a Vico è la naturale evoluzione del Gennarino-pensiero: una grande intuizione di sedici anni fa, un’occasione d’incontro di tanti amici, tantissimi chef stellati ed emergenti, artigiani del gusto, nonché un aiuto concreto a sostegno di progetti benefici.

Gennarino è uomo grande: un generoso, un buono, “uno di cuore”, si direbbe al Sud, ma anche e soprattutto un grande chef: una gavetta fatta di tanti sacrifici che trova compimento in una location fantastica sul mare della costiera sorrentina e in una filosofia di cucina ormai matura e definita: retrò quando guarda alla cucina tradizionale napoletana e a ricette e piatti di un tempo, innovativa e moderna quando le contaminazioni donano un nuovo equilibrio al piatto, le cotture alleggeriscono le preparazioni, l’eleganza definisce la presentazione.

La Torre del Saracino suscita, fin da subito, un ventaglio di emozioni: arrivati al porticciolo di Marina d’Aequa, si erge, a memoria delle scorribande saracene, la torre di avvistamento di Capo Rivo del VII° secolo d.C. La storia, anche in questo caso, è integrata in un quadro di insieme rinnovato: si accede al ristorante dalla torre, si passa per la magnifica cantina scavata nella roccia che ospita tantissime etichette italiane e internazionali, e si giunge in una sala bianca, elegante, con bellissime vetrate che danno sul mare e sul golfo di Napoli, con il Vesuvio a fare da sfondo.

A proposito di scenografia, diciamo subito che il servizio di sala, qui, ha pochi eguali in Italia. Ciro, Vincenzo e Gianni hanno la sala nel DNA: discreti, garbati e precisi all’inverosimile, ma al tempo stesso portatori sani di buon umore e sorriso, naturalmente portati all’empatia, al racconto del piatto come fosse una loro creatura, alla risposta scherzosa per alleggerire il servizio.

In otto piatti, la storia di un territorio e di uno chef

Un percorso ricco di colori vivi e profumi, una giostra per il palato, una cucina di mare autentica e deliziosa. L’apertura è affidata ad un aperitivo servito nella torre: tra gli amuse-bouche spiccano una quasi “classica” e golosa Crocché napoletana con patate e stocafisso, crema di capperi e olive e un Panino cotto al vapore con coniglio all’ischitana e scarola maritata. Tre piatti ci introducono alla filosofia di Gennarino: mare e territorio, materie prime comuni, piatti con una base tradizionalmente sapida che scaldano il cuore. Le alici, fichi bianchi del Cilento, salsa verde e noci sono un invito a provare i diversi accostamenti: diverte il crunchy della lisca fritta. Il fagottino di pomodoro del piennolo, seppia, inchiostro ed emulsione del suo fegato ha cuore caldo e una delicata dolcezza, ben equilibrata dagli altri elementi del piatto. La Triglia fritta, non fritta è un gioco di consistenze, ben riuscito anche grazie al contributo di una superba trippa di baccalà. Il Risotto anni ’80-’90, coi frutti di mare e il finocchietto, rappresenta invece una sfida personale dello chef alla diffusa usanza nazionale di mortificare due grandi classici: il risotto ai frutti di mare e quello allo champagne, qui combinati in un’unica portata, alquanto audace! Quindi le Fettuccelle con ragù di anguilla, pesto di prezzemolo e pinoli tostati, un piatto bellissimo (supporto compreso!): equilibrato, nato “grasso”, ma alleggerito da evidenti contaminazioni orientali. Un elegante Filetto di lucerna, zuppetta di scampi, mandarino e zafferano chiude la parte di mare del menu e introduce, anche grazie al contributo dei funghi, la successiva portata, che guarda più al lato montagna della costiera: la variazione di maialino nero, involtino di verza, papaccelle e salsa di senape.

Da questo momento in poi entra in scena Carmine di Donna, pastry chef di Torre del Saracino, maestro pasticcere di grande esperienza, appassionato di lievitati, fine ricercatore di gusto. Il pre-dessert sorprende perché protagonista è il locale Provolone del Monaco accompagnato da una crème brûlé di cedro e liquirizia, noci e fonduta di provolone stesso: un dolce – salato che prepara il palato ai dessert veri e propri. Degno di nota è il Mango confit con soffice al finocchietto, spuma di cocco e gelato al curry: sapori d’oriente e freschezza dei paesi tropicali in un delizioso dessert. La chiusura è affidata alla migliore tradizione napoletana con una egregia pastiera e l’incursione meneghina di un goloso panettone.

Ancora dubbi, o Gennarino è entrato anche nel vostro cuore?

La Galleria Fotografica:

All’ingresso della Penisola Sorrentina, lontano dai clamori della folla, la conferma di un approdo sicuro

Nella Penisola Sorrentina, ma lontano dalle mete turistiche più gettonate, poco fuori dall’abitato di Vico Equense sulla strada che porta al Monte Faito, si trova il piccolo locale portato al successo dal vulcanico Peppe Guida. Un cuoco autodidatta che, con  duro lavoro, determinazione, competenza e grandi capacità ha saputo negli anni trasformare il suo piccolo locale – aperto nel cortile della casa di famiglia nel 1994 come pizzeria e rosticceria – in un luogo di culto. Come? Coniugando una perfetta riproduzione delle ricette della tradizione campana – in particolare napoletana – con preparazioni di carattere più moderno ricche di abbinamenti originali e stimolanti.

Al centro di tutto, le fantastiche materie prime di una zona prodiga di eccellenze, delle quali Guida è un grandissimo conoscitore, cultore e attentissimo selezionatore: carni, pesci, formaggi e, soprattutto, verdure e ortaggi in larga parte provenienti dall’orto di famiglia come nell’inarrivabile giardiniera nel tonno appena scottato e maionese alle alghe.

Dal ragù alla genovese ai fritti, passando per il tortano e i polipetti affogati e fino alla pastiera e ai babà la sua cucina è imperniata sulla grande napoletanità a tavola: piatti famigliari e domestici per la pur cospicua parte di clientela autoctona del ristorante. Ma Guida non gioca solo in casa e, partendo dal presupposto di materia e tecnica impeccabili, dà vita a interpretazioni  equilibrate, che sanno andare all’essenza  con squisita eleganza di fondo, complice un eccellente palato che gli fa trarre il meglio anche da abbinamenti inusuali.

Un ristorante custode della tradizione, ma anche officina gastronomica

Negli ultimi tempi, poi, va registrata la magistrale interpretazione di grandi primi piatti: ne sono un esempio gli Spaghettini all’acqua di limone, olio e Provolone del Monaco: pochissimi ingredienti dosati alla perfezione per un piatto che, benché di esecuzione tutt’altro che facile, abbiamo trovato da applauso: tanto amido, cremosità spinta, grande consistenza e gusti decisi che si ritrovano anche negli Spaghetti, acciughe, peperone dolce e pecorino.

Ora, tributati allo chef tutti i meriti del caso, ci tocca di rilevare che, forse nell’ultimo periodo, la cucina di Peppe Guida sembra aver trovato una serenità che prima non aveva e che la spoglia, forse, di quella tensione creativa che invece si respirava fino a due anni fa. Lo slancio c’è ma è più misurato, più contenuto, come se il buon Guida dopo aver tanto faticosamente pedalato per raggiungere la meta stia ora godendo dei frutti del suo, meritatissimo, successo.

E noi con lui!

La galleria fotografica:

 

Ben più di un semplice stabilimento balneare

Sono passati più di 60 anni da quando la famiglia Scarselli, individuata una spiaggia a Vico Equense – oggi riconoscibile per il caratteristico scoglio con le due palmette in mezzo al mare, divenuto il logo del locale – decise di investire fondando uno stabilimento balneare, che sarebbe diventato nel tempo uno dei più importanti dell’intera costa: Il Bikini.

L’idea di nonno Franco è passata negli anni nelle mani del figlio Riccardo, e ora in quelle dei nipoti Giorgio e Cristiana.

L’ospitalità, che ha contraddistinto da sempre questo luogo, si è arricchita nel corso degli anni di un’interessante proposta ristorante: un luogo con una vista meravigliosa, una terrazza affacciata sulla penisola sorrentina, con una vista mozzafiato sul Vesuvio. La cucina è oggi affidata alle mani della giapponese Fumiko Sakai: brava, precisa, tecnica e più mediterranea di quanto si direbbe (soprattutto nei sapori), per via degli 8 anni alla corte di Gennaro Esposito alla Torre del Saracino, sempre in quel di Vico.

La carta dei vini è ben ripartita tra l’Italia e l’estero, con un importante occhio di riguardo alla Campania.

Un’insolita cucina di pesce in riva al mare

Come gran parte dei ristoranti con vista mare, il Bikini offre una bellissima terrazza-dehors, un luogo incantevole per godere a pieno dell’esperienza, e il pescato, quasi interamente di provenienza locale. L’olio è di produzione del ristorante, che possiede anche un orto.

La cucina invece non è propriamente quella stereotipata di un ristorante balneareLa chef, come detto ormai quasi italianizzata ai fornelli (che mantiene però rigore, pulizia e precisione stampo nipponico) propone portate scenografiche, ove la precisione di ogni singolo dettaglio contribuisce alla costruzione di piatti tecnicamente ben realizzati, alcuni dei quali presentano elementi di ricerca sulle tradizioni culinarie italiane.

La Triglia alla beccafico, puntarelle, arancia e pesto mediterraneo (capperi, uvetta, pinoli e mandorle) è una ricetta espiantata dalla Sicilia che la chef adatta a un’altra tipologia di pesce, in abbinamento a ingredienti altrettanto isolani (fatta eccezione per le puntarelle), mentre un piatto partenopeo tipico natalizio – l’insalata di rinforzo – viene rivisitato con l’aggiunta dei pomodorini, alleggerito e servito con un orientale carpaccio di merluzzo sapientemente marinato, affumicato e poi nuovamente marinato.

I dessert rispecchiano nello stile le portate che li anticipano: una maniacale cura dei dettagli, che non conferma a pieno al palato le alte aspettative visive. Ecco che i dessert quindi si rivelano solamente buoni, senza alcuno spunto più elevato.

Una cucina solidamente tecnica, che meriterebbe probabilmente una maggiore sfrontatezza, che dovrebbe provare a spingere di più se l’obiettivo prefissato è quello di diventare una meta per il palato, prima ancora che per gli occhi.

La galleria fotografica:

Ringraziamo il fotografo Domenico Catapano per le fotografie dei piatti.

Gennaro Esposito, a dispetto del nome così popolare e comune, è una persona che ha saputo da sempre distinguersi. Forse aveva deciso tutto sin da ragazzo, da studente dell’alberghiero della costiera prima, e da sguattero di modeste cucine poi, perseguendo con caparbietà il sogno, aprendo già nel 1991 il suo ristorante, qui a Seiano, sulla spiaggia precipitata dalla roccia dopo Vico Equense.
Quando tutti gli davano del matto, per l’investimento oneroso di anni giovanili e di denari prestati, lui ha continuato per la sua strada: la fatica e il talento nel capitalizzare gli incontri con Vissani e Ducasse, che il destino gli aveva messo davanti, fino ad ottenere una prima e una seconda stella da cucirsi al petto.
Intanto, prima di molti altri, aveva compreso di dover essere anche un buon comunicatore, oltre che un grande imprenditore, e così ora la sua annuale Festa a Vico raccoglie 250 chef italiani sulla spiaggia di Seiano, e la sua firma sigla i menù sui tavoli di Ibiza e Capri.

Una cucina riconoscibile, fedele negli ormai tanti anni a quell’idea che lo ha subito identificato: magnificare l’oro della costiera, gli orti e il mare, riproponendo memorie antiche con una tecnica contemporanea. Niente di particolarmente originale si dirà, ma Gennarino, come lo chiamano in molti a dispetto della sua stazza rassicurante, lo ha fatto prima e lo fa meglio degli altri.
Si comincia salendo le scale della torre, approdando nelle sue viscere animate dal suono di uno stereo che rende giustizia al contributo di ogni nota, poi ci si accomoda in veranda dove i mattoni divengono trasparenti, per celebrare la liturgia dell’anticipo del pranzo e del mare, l’elemento che percorre le vene del menù.

Nella sala, luminosa come ci si aspetta, tovaglie bianche con anzitutto i pani, da sempre una eccellenza di questa tavola. Sono grissini, brioche, taralli e babà rustici che già innalzano le aspettative unitamente ad una carta dei vini di volume e di interesse.
La materia prima, animale e vegetale, che anima ogni portata, è strepitosa, grazie ad una ricerca di piccoli fornitori che lo chef ha continuamente affinato e che costituisce la vera armatura dei piatti, generalmente molto puliti e caratterizzati da cotture veloci.
L’inizio è una discesa nei fondali che circondano il ristorante: gamberi, anemoni, gallinella, palamita, seppia, pesce bandiera, triglia, sgombro che si interfacciano con finezze come il gazpacho di vongole, l’olio di cottura disidratato, marinature al mandarino, crunch di mela verde o una maionese ottenuta con la pelle del pesce.

Il cuore della degustazione è senz’altro rappresentato dai primi piatti, mondo dove lo chef dimostra un grande mestiere: apre con un risotto di grandissima fattura, con un’intensa quanto piacevole nota piccante del peperoncino fresco strofinato sul fondo del piatto, intermezza con uno spaghetto dove i piccoli filetti di bandiera fritti nell’uovo contengono la colatura di alici, conclude con una pasta fresca ripiena di un popolare polpo “affogato”, che deflagra con l’agrodolce del pomodoro. Scorfano e dentice protagonisti dei piatti finali, dove quest’ultimo si fa preferire per l’intuizione della cottura a vapore -rigorosa e salutare- doppiata dalla successiva aggiunta dell’olio bruciato, a donare spunto e carattere.
Dessert di precisa fattura e bell’impiatto, dove forse ci si auspicavano contrasti piu’ incisivi e acidità piu pronunciate. Servizio all’altezza del cadre.

L’ingresso. Un muro, una scritta, una scala. Il mare di fronte.
Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
La torre del VIII secolo. Saracena, appunto.
Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equenpse, Napoli
L’interno della torre con la macina in pietra e il bar.
Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equenpse, Napoli
L’impianto stereofonico della torre. Anche qui l’inseguimento della perfezione.
Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Vellutata di zucca, porcini e polvere di peperoni. Si comincia così sui divani della veranda sul mare, prolungamento di vetro della torre.
Vellutata di zucca, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Panino con hamburgher di pollo, lattuga e cipolla rossa caramellata.
panino con hamburger di pollo, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Crostino con acciuga, erbe e frutto della passione. Acido, amaro, salato. Tutto in pochi centimetri.
Crostino di acciuga, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Vellutata di ceci, baccalà, polvere di mais e crumble di finocchietto selvatico. Una raffinata versione di un classico.
Vellutata di ceci, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
A chiudere l’aperitivo un piccolo gioiello: cialda di parmigiano con calamaro scottato.
aperitivo, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Dalla torre al ristorante passando per la terrazza sul mare.
Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
L’ingresso della sala ristorante. Essenziale, elegante.
Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
I pani, i grissini (superbi), taralli, babà rustico e brioche. Da sempre altissimo livello.
pane, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Cocktail: gambero al vapore, gallinella marinata, anemoni in maionese e mandarino. La materia prima non si discute.
cocktail, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Palamita affumicata, nduja e crema di tarallo di Agerola. Piatto giocato tutto sugli accenti del fumo e del piccante. Il tarallo, solitamente utilizzato per il croccante, qui accompagna in una consistenza che viceversa esalta le carni sode del pesce.
Palamita, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Millefoglie di seppia e pesce bandiera in gazpacho di vongole, carote e prezzemolo con maionese di pelle di sgombro. Qui si ritrova il maestro Esposito, quello divenuto famoso per piatti come questo.
Millefoglie di Seppia, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Triglia con caprino in brodo di cottura, cavolo rosso e gnocchetti di bietola in agrodolce. Manipolazioni e tanti ingredienti ma lasciando sapori netti e accordati.
Triglia, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Stoccafisso in salsa tonnata, puntarelle, insalata di sedano, patate e mela verde. Dell’intero percorso l’unico piatto poco convincente.
Stoccafisso, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Risotto con cipolla ramata di Montoro, sauro affumicato ed alga croccante. Limone candito e peperoncino fresco. Il più grande interprete del risotto sotto la linea del Garigliano. Semplicemente perfetto.
risotto cipolla, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Spaghettini con colatura di alici, pesto di noci e pesce bandiera dorato. Il piatto che raccoglie tre icone del territorio. Semplice e molto buono.
Spaghetti con colatura di alici, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Colatura di alici. Obbligatoriamente artigianale. L’assaggio assoluto.
Colatura di alici, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Bottoni di polpo affogato, ricotta, aglio, prezzemolo e pomodoro agrodolce. Originale l’idea della farcia con una tipica esecuzione partenopea del polpo.
Bottoni di Polpo, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Scorfano gratinato, scampi e purea di fagioli di Controne. Materia prima, materia prima, materia prima.
Scorfano gratinato, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Scampi, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Dentice al vapore, insalatina e olio bruciato, zenzero, carote ed estratto di ortiche.
Dentice al vapore, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Gelato alla nocciola, crumble di fava di cacao. Esercizio di buona pasticceria.
Gelato alla nocciola, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Crostatina d’orzo, ricciolo di cioccolato bianco, mascarpone al limone e sorbetto di more.
Crostatina d'orzo, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Cremoso all’olio di oliva, gelatina di mandarino, nocciole.
Cremoso all'olio, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli
Piccola pasticceria (macaron, madeleine,marshmallow) nell’eleganza della bolla di vetro.
piccola pasticceria, Torre del Saracino, Chef Gennaro Esposito, Vico Equense, Napoli