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Sartori

Valpolicella forever

Quando si racconta una cantina si cerca sempre di esplorare la sua storia, talvolta scavando con difficoltà, oppure cercando identità del passato che non sempre esistono. In certi casi si rischia anche di cadere nel retorico con frasi che attribuiscono alla cantina la storia di un determinato territorio per antonomasia. Ma questa volta è proprio il caso in cui possiamo dire che Sartori è davvero la storia della Valpolicella.

Gli inizi e i cambi di generazionale

Pietro Sartori con la sua trattoria, verso la fine del 1800, ha rappresentato un punto di riferimento sul territorio, le colline veronesi, sosta irrinunciabile per la gente del posto, ma anche per i commercianti di passaggio a cui lui offriva sempre dell’ottimo vino Veronese Rosso, come veniva chiamato allora. È stato un uomo dai mille interessi, tanto che ben presto la posizione strategica della sua locanda lo fecero diventare anche un commerciante di vino: oltre la mescita quotidiana vendeva direttamente damigiane e bottiglie, sicché nel 1898 acquistò la prima vigna, a Negrar, rendendosi anche autonomo nella capacità di approvvigionamento alla clientela.

Mentre il territorio di vendita di Pietro cresceva sempre più arrivando a comprendere tutto il nord Italia, il fondatore di Sartori ha trovato il tempo di crescere ben cinque figli, di cui Regolo è stato il primo erede in cantina, ma la sua vita, poco oltre il periodo di fermo produttivo della Seconda Guerra mondiale, si è prematuramente spenta. Però a lui si deve certamente la crescita dell’azienda, anche con investimenti in tecnologia e mezzi, lavorando sempre e senza tregua. Ed è stato un assaggiatore straordinario, tanto che curava personalmente i vini e li componeva su specifiche dei clienti, nel cuore pulsante della cantina, la seicentesca Villa Maria, lungimirante investimento di Pietro, fulcro ideale della produzione e della vita di famiglia, con il suo prezioso parco di 5 ettari fra i giardini e il vigneto-culla di Corte Brà. L’antico brolo racchiude lo storico vigneto che negli anni è stato reimpiantato didatticamente con la tradizionale Pergola Veronese e il più moderno Cordone Speronato.

E così si fanno avanti i figli Pierumberto e Franco; altra generazione, altre evoluzioni. Arrivano gli anni ’60 e nel pieno del boom economico, l’azienda oltre l’Italia cresce commercialmente in Germania, Inghilterra e Stati Uniti. Crescono i terreni e i poderi di famiglia, nel pieno della tradizione, esaltando i vini del territorio: Amarone, Soave, Valpolicella. In constante espansione. Così fino agli anni ’90, poi arriva la rivoluzione, in senso positivo, ovvero l’ingresso nel CDA della Cantina Sociale di Colognola ai Colli. Nasce l’intesa giusta: Colognola diviene l’ambito produttivo e Sartori sviluppa distribuzione e marketing. Questo passaggio fondamentale rappresenta anche la definitiva uscita di scena di Pierumberto e Franco che cedono le redini dell’azienda ai giovani eredi Andrea e Luca. Colognola ha anche rappresentato una grande disponibilità di vigneti, mai conosciuta prima oltre a uomini, mezzi, conoscenze ed esperienza.

Sartori nella contemporaneità

Oggi l’80% del fatturato di Sartori è estero; oltre l’Europa, Sartori esporta in America del Nord e Sud, in Russia e nel sempre crescente Sud Est Asiatico. Rimanendo rigorosamente fedeli ai vini veronesi e orgogliosi di riportare nel logo aziendale, fiero a cavallo, Cangrande I della Scala, il Signore di Verona della dinastia scaligera (Verona, 1262-1387), valoroso conquistatore, nonché abile politico, citato da Dante Alighieri nella Divina Commedia. Se ci riferiamo all’intero territorio di Sartori e Cantina sociale di Colognola, gli ettari complessivi sono oltre 2.800, mentre la sola proprietà di famiglia è di 25 ha situati in Valpolicella Classica tra le vallate di Negrar, Marano e San Pietro in Cariano; siamo a un’altitudine tra i 170 e i 250 metri slm, con un buon microclima frutto della protezione del fronte montuoso che rapidamente sale oltre i 1000 metri e, sull’altro versante, della vicinanza del Lago di Garda, con suoli a predominanza argilloso-calcarea. Oltre agli ettari di famiglia si sommano i loro preziosi conferitori estesi alla Valpolicella Doc, Soave, Soave Classico, Lugana, Custoza e Bardolino. Il tutto sotto il controllo del team di enologi costituito da Franco Bernabei, consulente storico, Marco Dell’Eva e Luca Bonetti.

Venendo alle etichette, il quadro si fa molto articolato, ma correttamente suddiviso in sei linee indentificate da un family feeling di facile lettura, di cui l’ultima è la linea biologica del marchio Mont’Albano (Friuli Venezia Giulia) azienda acquisita nel 2008. I vini di punta sono la collezione Heritage composta dall’Amarone della Valpolicella Classico Riserva Corte Brà (che include la storica vigna del parco di Villa Maria), dal Regolo Valpolicella Ripasso DOC Classico Superiore, da Marani IGT di Garganega in purezza e dallo spumante Soave Brut Arnea. La linea Cru si presenta con sette etichette sempre dedicate alle uve del territorio mettendo in evidenza singole aree e parcelle. Altra linea, I SALTARI, è costituita da tre etichette: Amarone, Valpolicella Superiore e Ripasso Superiore; è un progetto di Sartori e Colognola che ha per obiettivo la valorizzazione di microzone che si sviluppano complessivamente su 34 ettari in particolare nella valle di Mezzane con la coltivazione delle varietà Corvina, Corvinone, Rondinella e altre autoctone come Croatina e Oseleta. Le Corti e I Classici includono rispettivamente quattro e cinque etichette, spaziando dai vini più strettamente correlati alle colline veronesi fino a Bardolino, Custoza e Lugana.

La degustazione

Sartori La Musina Lugana DOC 2020

Bottiglia nella collezione Cru, questo vino di Trebbiano di Lugana in purezza esprime tutte le qualità di un bianco giovane, con note olfattive fresche e fruttate fino a dettagli di frutta a polpa bianca matura confermati al palato che sul finale lascia una delicata latenza amarognola. 89/100

Sartori Marani Bianco Veronese IGT 2021

In onore a Fernanda Marani, moglie di Regolo Sartori, questa bottiglia è il frutto di uve Garganega in purezza e oltre alla spiccata territorialità, è una piacevole sopresa. Nella famglia Heritage, è un bianco complesso, con uve frutto di una vigna di oltre 30 anni che per un 30% vengono lievemente passite (lasciate circa un mese in appositi ambienti aerati) e dopo la pigio-diraspatura con una breve macerazione delle vinacce a freddo, il 50% del mosto è affinato in vasche sulle proprie fecce fini, l’altro 50% in grandi botti di rovere per circa 6 mesi. Il colore giallo itenso con ombreggiature oro antico esprime tutta la lavorazione e il risultato è un bianco con sentori di melata, di frutti tropicali e spezie orientali; al palato questo vino è largo, mai eccessivamente caldo, con un finale lungo in equilibrio fra il morbido e il sapido. 93/100

Sartori Montegradella Valpolicella DOC Classico Superiore 2019

Entriamo nel mondo dei rossi. Nella famiglia dei Cru, questo assemblaggio di uve 45% Corvina Veronese, 30% Corvinone, 20% Rondinella e un 5% di altre varietà autoctone, 13,5% Vol. è il classico vino che in Valpolicella si beve tutti i giorni. Di grande versatilità a tavola e dal colore rosso intenso, il Montegradella si rivela giovane, con note di ciliegia selvatica, pur arricchito di dettagli speziati grazie a un anno di affinamento in botti grandi che arrotondano i tannini e le eventuali spinte troppo vigorose di certe annate. Il palato si scalda, ma rimane piacevolmente fruttato, con un giusto vibrante fervore acido finale. 89/100

Sartori Regolo Ripasso Classico Superiore, 2019 e 2005

Entriamo nell’universo dei Ripasso. Regolo, fra le eccellenze di casa Sartori delle etichette Heritage, deve il suo nome ovviamente al nonno, dettando pertanto anche lo stile dei vini di famiglia. Creato nel ’94, oggi è Superiore e dal ‘19 anche Classico, frutto dei vigneti di Corvina Veronese, Corvinone e Rondinella in Valpolicella, a nord-ovest di Verona. Peculiarità di questo vino è appunto l’essere ripassato sulle vinacce dell’Amarone nel mese di febbraio. Durante questa seconda fermentazione si favorisce sia l’estrazione dei tannini che regala la sua tipica longevità, imparentandolo anche con i sentori aromatici dell’Amarone. Contribuiscono alla sua complessità la fermentazione malolattica e un affinamento di circa un anno in botti di medie e grandi dimensioni. 14% Vol. il 2019, 13,5 il 2005 che si fa apprezzare per la significativa necessaria evoluzione. 

2019: 90/100

2005: 92/100

Sartori Reius Amarone della Valpolicella Classico 2016

È l’Amarone della collezione Cru, la sua elegante etichetta nera con scritte oro lo avvicina molto alla riserva Corte Brà. Cuvée di 50% Corvina Veronese, 30% Corvinone 15% Rondinella e 5% sempre di altre varietà provenienti dalla zona Classica della Valpolicella a nord ovest di Verona. Dopo la fermentazione prolungata di 30 giorni e una prima evoluzione in cemento di un anno con fermentazione malolattica, va in affinamento in botti di medie e grandi dimensioni per almeno 3 anni. Ha un colore rosso molto intenso con evidenti riflessi granati e presenta un olfatto decisamente avvolgente, conturbante ed etereo; è difficile separarsene o passare alla parte gustativa ove perdurano note speziate, miste di frutta secca e legno setoso, complementari a un costante e ricco frutto di bosco che delinea la calda e lunga persistenza, anche decisa e ancora un poco ruvida. 93/100

Sartori Corte Brà Amarone della Valpolicella Classico Riserva 2015 e 2013

L’Amarone Corte Brà nasce nell’omonimo vigneto storico all’interno del giardino di Villa Maria, oltre ad altre piccole parcelle della Valpolicella Classica (circa 5 ettari). Le uve di questo vino le conosciamo, sottolineiamo quindi solo la storia di questa etichetta che nasce nel ’91, ora sul mercato con la 2015. In appassimento rimane il 40% dell’uva raccolta e dopo la fermentazione il vino matura per circa 5 anni in botti di piccole e medie dimensioni. Siamo nell’ordine delle 12.000 bottiglie a vendemmia. Un eccellente prodotto di nicchia che raggiunge i 15,5% Vol. e che si presenta di colore rosso intenso, impenetrabile seppure chiaramente tendente al granato. Il bouquet è ampio, complesso con uno spettro olfattivo davvero esemplare fra gli amaroni. Ritroviamo la confettura di frutta rossa della nonna, le spezie orientali a tratti dolci e fini, a tratti ancora erbacee e pungenti come il pepe nero. Spiccano anche fragranze di ciliegia, dall’olfatto al palato c’è la costanza della frutta passita e infine un tabacco nero, ancora avvolto nei tannini che nella 2015 sorpassano l’acidità, mentre nella 2013 rivelano ulteriore corposità, pur lasciando inaspettati echi di uva e frutta disidratata. Potenza, calore e maturità che in fondo, sono ciò che chiediamo all’Amarone. A 125 anni dalla fondazione (1898) la famiglia Sartori ci parla di queste terre attraverso tanti racconti, che sono poi tutte le loro etichette messe in campo. L’insieme è una raccolta di novelle davvero ben raccontate, legate da una filosofia comune che è l’attaccamento al territorio e alle sue uve.

2015: 94/100

2013: 95/100

Il padre putativo dell’Amarone

Viene quasi naturale raccontare di questi vini che lasciano sempre il segno per il profondo legame con queste terre, ma soprattutto per il loro essere estremamente complessi, con facilità. E benché sia pur vero che non è stato codificato tutto nella fermentazione alcolica, o sulle trasformazioni che si sviluppano nell’affinamento, accarezzando le vecchie botti Garbellotto viene da pensare che, al di là, di quelle doghe, accada qualcosa di inspiegabile, una magia, e, anno dopo anno, un inanellarsi di vini splendidi per luminosità, complessità, finezza, e per l’energia che esprimono.

Varcare quel cancello, percorrendo il viale di ulivi che porta alla cantina, mette sempre un timore reverenziale accompagnato da un brivido alla schiena. L’accoglienza di Francesco e Lorenzo, nipoti di Giuseppe, ti mette subito a tuo agio e colpisce la professionalità e la pacatezza che esprimono. Sono loro ad aver il compito di far rivivere in bottiglia i valori e la visione di colui che è stato definito il padre putativo della denominazione. E se si chiede loro se hanno effettuato qualche modifica sulla metodologia di produzione, rispondono che hanno rivisto alcuni piccoli accorgimenti atti a migliorare qualche aspetto legato alla precisione, rendendoli più contemporanei, lavorando sull’espressione del frutto, sulla precisione.

Un po’ di storia

L’azienda nasce nei primi anni dello scorso secolo con Silvio Quintarelli, che, insieme ai suoi fratelli, coltiva a mezzadria i vigneti di località Figàri, nel comune di Marano di Valpolicella. Dopo la prima guerra mondiale, dal 1924, l’azienda si sposta nella vallata di Negrar, in località Cerè, dove Silvio prosegue la propria attività con il prezioso aiuto dei figli e in particolare di Giuseppe, il più giovane, che nei primi anni ’50 subentra in maniera importante in azienda per continuare la tradizione, apportando migliorie in cantina e in vigneto.

Giuseppe opera nel pieno rispetto della natura con amore e dedizione costanti; i vini ottenuti già allora seguono una paziente e scrupolosa selezione delle uve e hanno un fortissimo legame con la tradizione. Nei primi anni `80 procede con l’acquisto di nuovi vigneti, ottimizza la produzione e sperimenta altri vitigni, come il nebbiolo, la croatina, il cabernet franc e il cabernet sauvignon, che verranno poi usati regolarmente nei blend, e nasce un vino mito come l’Alzero, frutto dell’esperienza e della consapevolezza nella tecnica dell’appassimento delle uve.

Vini al massimo livello

Fra le caratteristiche che contraddistinguono da sempre i vini di Quintarelli ricordiamo una naturale predisposizione al lunghissimo affinamento, che va ben oltre i vent’anni, e li rende complessi, sfaccettati, ricchi di svariate sfumature olfattive speziate e balsamiche, ideali da godere davanti a un caminetto nelle fredde giornate invernali. Le prime etichette Quintarelli furono scritte a mano da Giorgio Gioco, celebre Chef e proprietario dello stellato I 12 Apostoli, ristorante nel cuore di Verona che ha fatto la storia della ristorazione della città scaligera.

Nella nuova cantina si accede in religioso silenzio, le luci soffuse consentono di ammirare un mix tra passato e presente, dove si ergono le storiche prime 10 botti le botti intarsiate con motivi allegorici, come il melograno e la cicogna, simboli di fertilità. 11, circa, sono gli ettari vitati, per lo più coltivati a pergola veronese, su terreni calcareo basaltici per vitigni tradizionali come corvina, corvinone o rondinella, mentre il resto – cabernet franc e cabernet sauvignon – la maggior parte a Marano ma anche a Valgatara e a San Giorgio è allevato a Guyot.

Giuseppe Quintarelli, icona assoluta nel mondo del vino italiano e non solo, ha trovato nei due nipoti i traghettatori per portare l’azienda familiare nel futuro, tramandando la mission del fondatore che in anni difficili e contro il parere di tutti ha comunque scelto di portato avanti la qualità estrema, le rese bassissime e i lunghi affinamenti.

(n.b.: Nessuno dei vini ha un punteggio; non mi permetto di farlo.)

La degustazione

Recioto della Valpolicella 2011 Giuseppe Quintarelli

Il capostipite, il vino che si beve per ultimo, è anche il primo della classe per il suo straordinario equilibrio e per l’eleganza. Prodotto con le medesime uve che compongono l’Amarone, il suolo che accoglie questi vecchi vigneti è di origine vulcanica con sedimenti calcarei; la vendemmia, rigorosamente manuale, avviene nella seconda metà di settembre con uve ben selezionate, i grappoli migliori sono messi in piccole cassette ad appassire per oltre 100 giorni; fermentazione alcolica lenta, di circa 45 giorni, atta a mantenere un buon residuo zuccherino. Quindi l’affinamento, per almeno 4 anni, in botti di rovere.

Il comparto olfattivo, generoso e potente, è intriso di profumi caldi, suadenti, ricchi, opulenti, che fanno viaggiare con la mente e portano lontano. Molte sono le sfumature: marasca in sciroppo, prugna, marmellata di more e lamponi, spezie dolci come paprika, pepe nero, liquirizia, radice di china, incenso, legno di cedro, moka. Al palato è velluto: morbido, avvolgente, materico, spesso; lo zucchero residuo è bilanciato in maniera perfetta dal tannino e la vena fresco-sapida è da manuale. La persistenza è senza fine, con rimandi continui alle note olfattive… una per una… estasi pura.

Alzero Cabernet IGT Veneto 2014 Giuseppe Quintarelli

Il secondo vino, il celebre Alzero, nasce per volere del grande Giuseppe. Nessuno aveva mai pensato prima di allora di poter realizzare un cabernet con la tecnica dell’appassimento; nessuno aveva mai pensato di porre una vigna su quel terreno scosceso e ripido chiamato, in dialetto, “alzero”, a 350 metri di altezza sul livello del mare dove il suolo è di tipo calcareo-basaltico. Dopo la  vendemmia è prevista un’attenta selezione dell’uva che viene poi trasferita nel fruttaio e posta a riposo in piccole casse di legno e sui graticci. Dura in genere meno delle uve atte a dare Amarone, intorno ai 50 giorni. L’affinamento, che in una prima fase ha una durata di 30 mesi e avviene in diverse botti di rovere francese (Limousin, Allier, Tronçais) prosegue poi per ulteriori 30 mesi in un’unica botte di rovere di Slavonia di medie dimensioni.

Naso profondo e finissimo, tutto giocato sulla leggerezza, rispetto all’Amarone presenta meno impeto fruttato anche se si avvertono sottili note di frutti neri maturi. Escono poi sottili eco di grafite, pietra focaia, accenni balsamici di liquirizia, china, spezie dolci, ginepro e pepe nero, con un soffio di sottobosco, catrame, pellame pregiato. Sul palato è caldo, ricco, si apre a ventaglio rivelando una fenomenale ampiezza e un equilibrio perfetto; i tannini sono impeccabili, finissimi, seguiti da un guizzo sapido-salino che dà movimento. La persistenza è lunghissima e accompagna un incedere di note balsamiche-mentolate uniche.

Amarone della Valpolicella 2015 Giuseppe Quintarelli

Vino icona dell’azienda, l’Amarone di Quintarelli è un vero e proprio pezzo di storia della Valpolicella, amplificato da un’annata ritenuta la migliore degli ultimi 30 anni. Nel 2015 le condizioni climatiche in Valpolicella hanno toccato la perfezione: grappoli spargoli, asciutti, con un grande accumulo di sostanze fenoliche e coloranti. Quanto occorre per conferire all’Amarone grande longevità e profondità. I vigneti poggiano su terreni collinari di natura vulcanica e calcarea. Le uve, portate in fruttaio e messe a riposo in casse di legno e sui graticci, vengono fatte appassire in modo completamente naturale per oltre 100 giorni. Sette anni di affinamento in legno fanno da preludio a un Amarone senza eguali, emozionante e nobile.

Bouquet completo e complesso che dispensa note calde, scure, profonde, di amarene e prugna in confettura. Piccoli frutti neri sotto spirito, floreale di violette e rose essiccate, erbe aromatiche, timo, maggiorana, speziato di ginepro, pepe, cardamomo, resine pregiate come incenso e mirra, radice di liquirizia, soffio minerale e finale di moka e fava di cioccolato. Corposo, pervaso di calore, materia avvolgente e succosa, vigoroso ma vellutato, tannino profondo ma finissimo, sapientemente cesellato, con vitale acidità a ristabilire l’equilibrio generale. Vino dalla lunghezza infinita con note finali di legni pregiati e spezie orientali, grande profondità. Difficile fare di più e soprattutto chiedere di più. Immenso.

Rosso del Bepi Veneto IGT 2014 Giuseppe Quintarelli

Il Rosso del Bepi è il vino che Giuseppe ha dedicato a se stesso. Ha deciso di dare questo nome all’Amarone quando notava che la qualità dell’uva e quindi dell’annata non era all’altezza di fare un grande prodotto. Quindi viene declassato a Veneto IGT ma a tutti gli effetti si tratta di Amarone, proveniente dalle stesse vigne, con i soliti 4 mesi di appassimento e 8 anni di invecchiamento in botte, ma con una persistenza e struttura del vino leggermente inferiore, più immediato rispetto al suo fratello maggiore.

Excursus aromatico di grande estensione delineato da note dolci e succose di frutto maturo pieno, ciliegia, more di rovo, mirtilli, prugna che cedono il passo a calde note di legno di cedro e sandalo, alloro, timo, tabacco dolce e finale piccante di spezie, pepe nero e ginepro. Sorso di portentosa espressione, caldo, ricco di estratto, si muove sul palato come velluto, tannino di classe infinita e profondità superlativa. Nonostante tanta abbondanza riesce nel guizzo fresco-sapido finale a strizzare l’occhio al territorio a cui è intimamente legato e indurre salivazione, per cui non vedi l’ora di riprenderlo in mano.

Valpolicella Classico Superiore 2014 Giuseppe Quintarelli

Altro vino iconico, il Valpolicella Classico di Quintarelli nasce dalla classiche uve autoctone corvina e rondinella. Le uve sono raccolte manualmente in piccole cassette, la fermentazione avviene grazie alla presenza dei lieviti indigeni e si prolunga per 7-8 giorni. L’affinamento avviene in botti di rovere di Slavonia di diverse dimensioni per 60 mesi.

Composizione olfattiva ampia e invitante, intrisa di frutti maturi, ciliegia nera, mora di gelso, prugna in confettura, grafite, roccia, anice, spezie orientali e soffio di viola mammola. Affascina per la finezza e l’equilibrio sul palato, la materia densa fa da apripista a un tannino magistrale, di immensa classe, con il ritorno speziato che fa da cornice ad una beva eccelsa. Altro vino di puro piacere.

Cà del Merlo Veneto IGT 2015 Giuseppe Quintarelli

Il Rosso ‘Ca’ del Merlo’ di Quintarelli è un vino voluto fortemente da Giuseppe nei primi anni ’80, prodotto con la tecnica del Ripasso a partire da un uvaggio dove un 15% di cabernet sauvignon, cabernet franc, nebbiolo, croatina e sangiovese si unisce agli autoctoni corvina, corvinone e rondinella. Quindi l’affinamento di 7 anni in grandi botti di rovere.

Olfatto di ottima estensione, marcato da note speziate di ginepro, pepe nero, cannella, cardamomo. Intervengono poi un fruttato di confettura di prugna e mora e per finire china, liquirizia, tè nero, tabacco dolce, cuoio. Energico il sorso, avvolgente e generoso, tannino compatto perfettamente integrato e tocco sapido finale.

Bianco Secco Veneto IGT 2021 Giuseppe Quintarelli

Ottenuto da un sapiente blend di garganega, chardonnay, sauvignon e trebbiano. Dopo la raccolta le uve sono pigiate e lasciate macerare sulle bucce per circa 12 ore a bassa temperatura: la fermentazione spontanea ha luogo in vasca d’acciaio a cui segue un affinamento sulle fecce fini di alcuni mesi in inox, con periodici batônnage manuali.

Sfaccettato il naso con ricordi di frutta gialla matura, susina, pesca, mela golden, soffio di fiori di campo e pietra focaia. Gusto pulito e pieno, con elegante freschezza e piacevole sapidità, dotato di un finale con rimandi minerali di pietra focaia.

Il nuovo Valpolicella Superiore della Collina dei Ciliegi

Si chiama Peratara – pietraia in dialetto veneto – il Valpolicella Superiore dell’annata 2019 che la Collina dei Ciliegi ha da poco immesso sul mercato. Un’etichetta inedita, per un vino prodotto con le uve provenienti dall’omonimo vigneto, in una tiratura limitata di poco più di 9000 bottiglie. Siamo in Valpantena, a Erbin, poco sopra Romagnano, un luogo dal grande fascino, forse non ancora così conosciuto come dovrebbe. Qui Massimo Gianolli importante imprenditore nel mondo della finanza, sui terreni di famiglia acquistati dal papà Armando, crea nel 2010 la Collina dei Ciliegi, che oggi conta 58 ettari complessivi a corpo unico tra i 450 e i 700 metri sul livello del mare, di cui 33 vitati in conversione biologica.

L’altitudine della vigna Peratara, tra i 550 e i 570m sul livello del mare, il suo microclima unico e il terreno marno–calcareo ricco di scheletro di origine cretacica (risalente a 65 milioni di anni fa) marcano in modo così inconfondibile le uve Corvina, Corvinone e Rondinella – dal cui blend nasce il Valpolicella Superiore – che hanno convinto il patron Massimo Gianolli a usare le uve provenienti da questo Cru per trarne un vino, il Peratara, che si distinguesse per struttura, eleganza, finezza e freschezza.  E così l’enologo Paolo Posenato, interpretando al meglio un’annata che sarà ricordata come grande, la 2019, tardiva, di ridotte quantità, ma dalle uve di eccezionale qualità, ha tirato fuori dal cilindro un vero capolavoro. Le uve vengono vendemmiate a mano e dopo l’iniziale diraspatura e pigiatura soffice segue una fermentazione in vasche di acciaio inox a temperatura costante e controllata tra i 22 e i 24° a cui si sono aggiunti dieci giorni di macerazione con délestage e rimontaggi giornalieri. Un primo affinamento della durata di due anni è avvenuto tra botte grande, tonneaux, barrique e anfora, seguito da un ulteriore anno di affinamento in bottiglia. Ne è emerso un rosso elegante, strutturato e di grande personalità che nel bicchiere riporta le caratteristiche della vigna da cui proviene.

Ma veniamo alla degustazione. Il vino ha un colore rosso rubino carico con riflessi granati. Al naso si colgono caratteristici profumi di ciliegia e frutti di bosco, ricordi floreali di violetta e balsamici di erbe aromatiche insieme a una piacevole tenue nota di pepe bianco. Ma è all’assaggio che questo vino ammalia. In bocca il vino è avvolgente e ricco ma allo stesso tempo il sorso risulta scorrevole grazie a tannini vellutati controbilanciati grande freschezza e una vena sapida che assicura allungo e verticalità. Grande persistenza aromatica in un finale in cui ritornano sentori fruttati. Il Peratara si sposa bene con primi piatti dai sughi corposi, arrosti e carni bianche; interessante anche l’abbinamento con i piatti speziati tipici della cucina orientale o con i bolliti della tradizione veronese. Un vino già molto buono che non deluderà chi decidesse di tenerlo in po’ di anni in cantina.

L’annata 2019 del nuovo Valpolicella Superiore è frutto di una stagione climatica iniziata con una primavera fresca e piovosa, che ha ritardato il germogliamento delle viti ma al tempo stesso ha favorito le riserve idriche dei terreni; in estate c’è stato un incremento repentino delle temperature però mitigato dall’altitudine. La media termica dei mesi di giugno, luglio e agosto è stata di venticinque gradi, condizione ideale per la vegetazione delle piante. Con l’avanzamento della stagione il caldo si è intensificato ma l’allegagione dei grappoli è avvenuta senza alcuna criticità grazie alle riserve idriche accumulate e alla mancanza di stress abiotici. Infine, il clima mite e l’assenza di pioggia nei mesi di settembre e ottobre hanno portato le uve in cantina sane e ben mature. Al naso sono immediatamente evidenti eleganza e freschezza, con ciliegia e frutti di bosco e una bellissima tenue nota di pepe bianco. All’assaggio si ritrovano una deliziosa, morbida suadenza e quell’acidità che promette una lunga vita felice. Grande versatilità in abbinamento.

La Valpantena è un luogo dal grande fascino, non ancora così conosciuto come dovrebbe. È a Erbin, poco sopra Romagnano, che Armando Gianolli, memore di un’infanzia trascorsa tra queste stupende colline, acquista i terreni che diventeranno quelli de La Collina dei Ciliegi. Il figlio Massimo, importante imprenditore nel mondo della finanza, crea questa bella realtà nel 2010; oggi, a 13 anni da allora, si parla di 58 ettari complessivi a corpo unico tra i 450 e i 700 metri sul livello del mare, di cui 33 vitati in conversione biologica. La produzione è di 100.000 bottiglie distribuite tra 11 etichette comprese in 3 diverse collezioni.

E ancora Ca’ del Moro Wine Retreat, un elegante resort dove soggiornare e gustare un’ottima cucina. L’ultima nata tra le etichette svela un Valpolicella Superiore di grande classe come il Peratara, prodotto dalla vendemmia 2019 in poco più di 9000 bottiglie dall’omonimo vigneto, che nel dialetto locale significa pietraia. Il terreno è marno calcareo, ricco di scheletro di origine cretacica. Le uve, Corvina, Corvinone e Rondinella sono vendemmiate manualmente. Un piccolo capolavoro, quello dell’enologo Paolo Posenato, che ha riposato per due anni tra botte grande, tonneau, barrique e anfora e poi ancora uno in bottiglia. Al naso sono immediatamente evidenti eleganza e freschezza, con ciliegia e frutti di bosco e una bellissima tenue nota di pepe bianco. All’assaggio si ritrovano una deliziosa, morbida suadenza e quell’acidità che promette una lunga vita felice. Grande versatilità in abbinamento. Un rosso elegante e strutturato che interpreta l’essenza del terroir nel bicchiere. È la personalità del Peratara, il nuovo Valpolicella Superiore DOC 2019 de La Collina dei Ciliegi, l’azienda vitivinicola della Valpantena (zona Doc Valpolicella), che ha debuttato ieri sul mercato. L’inedita etichetta, prodotta in una tiratura limitata di poco più di 9mila bottiglie, deve il suo nome all’omonimo vigneto Peratara, pietraia in dialetto veneto, situato tra i 550 e i 570m sul livello del mare e caratterizzato da un terreno marno–calcareo ricco di scheletro di origine Cretacica (risalente a 65 milioni di anni fa) nel quale la vendemmia dei grappoli avviene solo manualmente.

Prodotto da uve Corvina, Corvinone e Rondinella (titolo alcolometrico 13,5% vol.), il Peratara, firmato dall’enologo Paolo Posenato, colpisce dal punto di vista organolettico per la struttura tannica, vellutata e in perfetto equilibro con la mineralità del terreno calcareo, arricchita da sentori di ciliegie, violetta e frutti di bosco con un finale che si rivela fresco e preciso. Sul fronte della vinificazione, dopo l’iniziale diraspatura e pigiatura soffice delle uve è seguita una fermentazione in vasche di acciaio inox a temperatura costante e controllata tra i 22 e i 24° a cui si sono aggiunti dieci giorni di macerazione con delestage e rimontaggi giornalieri. Un primo affinamento della durata di due anni è avvenuto tra botte grande, tonneaux, barrique e anfora, seguito da un ulteriore anno di affinamento in bottiglia. Di colore granato brillante con sfumature rubino, il Peratara si sposa bene con primi piatti dai sughi corposi, arrosti e carni bianche oltre che con formaggi di media stagionatura; interessante anche l’abbinamento con i piatti speziati tipici della cucina orientale o con i bolliti della tradizione veronese.

La nuova annata

Opera Prima è l’evento di punta della Denominazione, svolto nel monumentale palazzo seicentesco della Gran Guardia affacciato sull’Arena di Verona. Qui sono stati degustati in anteprima gli Amaroni della zona Classica, di quella allargata e della Valpantena, provenienti dall’annata 2018. Alcuni sono già in commercio, altri stanno affinando in bottiglia e altri, ancora in botte, usciranno fra qualche mese, in qualche caso nel 2024.

L’Amarone è considerato il vero trascinatore della Valpolicella, in cui il vino muove un giro d’affari di oltre 600 milioni di euro, di cui più della metà grazie alle performance del rosso di punta. L’Amarone nasce da 8.600 ettari di vigna in 19 Comuni, tra la zona Classica, la Valpantena e la zona Doc Valpolicella, il cui valore nella Valpolicella Classica si aggira anche sui 500.000 euro ad ettaro.Le aziende sono 2.400, un dato molto confortante è che sono sempre più guidate da giovani (secondo il Consorzio, in 10 anni, la crescita è stata quasi del 100%, e oggi sono ben 350) e sempre più eco-sostenibili (il 33%, con gli odierni 2.873 ettari vitati green, su un totale di 8.586, contro i 212 del 2012).

Ma come si presenta la nuova annata dell’Amarone?

Dallo studio presentato quest’anno dal Consorzio di tutela, realizzato per il Consorzio da Giambattista Tornielli, professore associato di Arboricoltura generale e coltivazioni arboree dell’Università di Verona, l’annata è stata instabile, con molta pioggia in primavera, e temperature sopra la media nel periodo estivo, con un autunno di tempo stabile e soleggiato tanto da accelerare il tempo di appassimento delle uve sui graticci. Le copiose piogge primaverili hanno reidratato i terreni siccitosi ereditati dal 2017, e le temperature sopra alla media stagionale hanno permesso una maturazione nel complesso uniforme degli acini, con una buona dotazione di zuccheri e antociani, ma con livelli di acidità in alcuni casi inferiori alla media. Un autunno caldo e soleggiato (come si ripete ormai con buona frequenza) ha permesso un appassimento piuttosto rapido delle uve (iniziato con qualche giorno di anticipo), senza significative problematiche fitosanitarie. Sul fronte dei volumi, la produzione di uva è stata piuttosto abbondante con oltre 971.000 quintali raccolti, dei quali circa 335.000 messi ad appassire per la produzione di Amarone e di Recioto. Bisogna anche ricordare che l’Amarone soffre meno di altri vini le differenze climatiche dell’annata per il lavoro meticoloso che viene svolto dai produttori a monte, che parte dalla selezione delle uve, di ogni singolo grappolo, e garantisce indipendentemente dall’annata una cura meticolosa, fino all’appassimento dove si sviluppano aromi e complessità anche se il tempo ha fatto i capricci.

La 2018 viene anche considerata un’annata di equilibrio, nel senso che si sono verificate piogge nel modo appropriato: classici temporali estivi, alternati ogni 15-20 giorni, pochi picchi di caldo e molte giornate di luce hanno regalato vini con un profilo fruttato intenso e sviluppato e un tannino maturo. Un’annata che inizia a esprimersi, ancora giovane, che ha bisogno di un po’ di tempo in bottiglia e in botte per distendersi, ma le premesse sono risultati interessanti grazie anche alle nuove generazioni che si affacciano e alla loro freschezza di idee, utili per affrontare il cambiamento climatico. A questo proposito va detto che già da alcuni anni, 4-5 almeno, si sta assistendo gradualmente a un dimagrimento generale dell’Amarone in favore di vini sempre più scorrevoli e più contemporanei.

Se dovessimo tracciare una descrizione di un modello che riassume tutti i campioni assaggiati, l’Amarone 2018 presenta sul calice una veste rubino acceso, non più così carica e serrata come in passato. La parte olfattiva è sempre più sviluppata rispetto al gusto, merito dell’appassimento, che porta anche in gioventù bouquet già completi e complessi che spaziano dai frutti rossi e neri da maturi a surmaturi fino alla confettura, alle note floreali, speziate e già ampiamente balsamiche portando l’Amarone sempre al vertice fra i rossi italiani per ampiezza e profondità olfattiva. Dal punto di vista gustativo, prendendo atto dell’annata e del lavoro di snellimento dell’Amarone perpetuato da molti produttori negli anni, porta ad assaggi fini e agevoli nella beva, dal calore alcolico mai esuberante e dai tannini che deliziano il palato. Ecco proprio i tannini meritano qualche parola in più, perché mai come in questa anteprima sono risultati tanto dolci e setosi, di grande fattura, equilibrio e armonia.

A seguire, dunque, una carrellata degli assaggi più convincenti, quelli che sono apparsi già in forma e pronti da bere, che hanno superato i 90 punti.

La degustazione

Amarone della Valpolicella DOCG Classico 2018 Acinatico di Accordini Stefano

L’olfatto snocciola aromi intensi di frutta rossa in composta, humus, stecco di liquirizia, sottobosco, pepe nero. Sorso di estrema compattezza ed equilibrio, ricco di sapidità e robusto nei tannini eppure lieve, quasi impalpabile nel palato. Finale persistente.

Amarone della Valpolicella DOCG 2018 1944 M.C. Linea Appassionante di Cà del Sette Vini

Profilo olfattivo potente e complesso che oscilla fra note di frutta surmatura e note balsamiche di legno di cedro, sigaro caraibico, cuoio, soffio di spezie dolci. Tramatura gustativa fitta e nitida, disegnata da tannini finissimi, solida dotazione materica ma soprattutto da una vena fresco-sapida di inesauribile intensità.

Amarone della Valpolicella DOCG Classico 2018  Ravazzol di Cà La Bionda

Miscellanea olfattiva di prorompente intensità, confettura di amarena, menta, cioccolato fondente, sottobosco, tabacco, cannella con una nuvola finale di selvaggio, di cuoio conciato. Bocca calda, materica, finissima, una mineralità tesa vigila su tutta l’estensione del sorso, intrecciandosi a tannini sottili e a insistiti risvolti fumè.

Amarone della Valpolicella DOCG Valpantena 2018 Brolo del Figaretto di Corte Figaretto

Invade il naso con una perentoria folata di frutti rossi e neri maturi, more e marasche per poi virare su violette, foglie di tabacco, eucalipto, pepe, cannella. Morbido il sorso, nobilitato dalla grana dei tannini e piacevole nella sua vivacità fresco.-sapida. Ottima la persistenza e l’equilibrio.

Amarone della Valpolicella DOCG Valpantena 2018 (non ancora in commercio) di Costa Arénte

Naso tipico che presenta intense note di frutti rossi dolci, marasca, prugna, fragola arricchito da note li legni pregiati, spezie orientali e soffio mentolato. Ingresso nel palato dove risalta la materia ricca e l’intensità, tutti gli elementi sono perfettamente amalgamati a restituire un sorso di grande equilibrio. Da sottolineare la performance dei tannini, di eccellente estrazione.

Amarone della Valpolicella DOCG Classico 2018 Or’Jago (non ancora in commercio) di Domìni Veneti

Il naso è intenso, ricco ed evoluto che apre su toni di tabacco dolce, moka, spezie orientali, paprika, foglia di pomodoro essicata, china, terriccio, liquerizia per finire con un frutto scuro sotto spirito. Sorso caldo, ricco, materia prorompente, rivela una tannicità finissima e ben assestata. Ottimo equilibrio e persistenza.

Amarone della Valpolicella DOCG 2018 (campione da botte) de I Tomasotti

Olfatto elegante e stratificato, vi si riconoscono more, ribes nero, mirtilli in confettura, liquerizia, humus, caffè e sbuffo di cuoio, pelliccia. L’assaggio dimostra volume notevole e ricchezza di estratto, tannini disegnati, un’acidità che lo rende vivace e grande profondità.

Amarone della Valpolicella DOCG 2018 di Lavagnoli

Solletica in naso con violette, confettura di prugne e ciliegie, chiodi di garofano, cannella, scriroppo di tamarindo, legni pregiati e soffio mentolato. L’ingresso sul palato è pulito e ricco di materia, ben assestati i tannini finemente intrecciati all’acidità e agli sprazzi minerali.

Amarone della Valpolicella DOCG 2018 (campione da botte) di Le Guaite di Noemi

L’allure olfattiva è garantita da un’ampia carrellata si spezie orientali innestata in un contesto di frutta rossa e nera molto matura, anche in confettura, rabarbaro, radice di liquerizia, tabacco dolce, moka. Sorso caldo, pulito e dinamico, la vellutata tannicità e la freschezza contribuiscono alla leggerezza dell’insieme senza intaccarne la struttura.

Amarone della Valpolicella DOCG Classico Simison (vino non ancora in commercio) di Luciano Arduini

Rigogliosa e tipica la dotazione aromatica che è giocata su note di frutti rossi, mirtilli, more di rovo, ciliegie nere, spezie dolci e piccanti, humus, sottobosco. Sorso caldo, pulito, ricco ma dinamico, trae leggerezza dai toni fresco-sapidi e dai tannini di finissima caratura. Super.

Amarone della Valpolicella DOCG 2018 (campione da botte) di Massimago

Excursus olfattivo di straripante varietà e tipicità che allinea note di marasca, lampone, rosa, violetta, tabacco alla cannella, legno di sandalo e cioccolatino alla menta. Nel palato si avverte materia e calore, un ottimo equilibrio fra le parti morbide e i tannini docili e finissimi, con un finale minerale e persistente.

Amarone della Valpolicella DOCG 2018 Monte Zovo di Famiglia Cottini

L’olfatto è inaugurato da note di ciliegia macerata nell’alcol, confettura di more e mirtilli, ferro, grafite, humus, spezie orientali, tabacco alla menta. Sul palato la ricca densità è sostenuta da una mineralità dilagante in cui si innestano tannini di esemplare estrazione. Lunga la persistenza.

Amarone della Valpolicella DOCG 2018 (non ancora in commercio) di Roccolo Grassi

Il raffinato melange olfattivo è tracciato da frutti rossi, mirtillo in confettura, tocco floreale poi tabacco, moka, china e tocco mentolato. Bocca austera resa piacevole dalla carezza alcolico-glicerica e dai tannini di buon lignaggio. Molto persistente.

Amarone della Valpolicella DOCG 2018 (non ancora in commercio) di San Cassiano

Naso scuro che concede aromi di ciliegia matura, ribes nero, cannella, pepe, cardamomo, liquerizia e balsamicità.  Al palato sprigiona calore e materia, tannino piacevole di ottima fattura con scia fresco-sapida che lo slancia nel lungo finale.

Amarone della Valpolicella DOCG Classico 2018 (campione da botte) di San Rustico

Bouquet che apre a note di frutta surmatura, prugne, ciliegie sotto spirito, si arricchisce poi di note balsamiche, tabacco dolce, liquerizia, china, pepe, cannella. Bocca finissima, equilibrato e cremoso all’ingresso, denota freschezza e un tannino già ben integrato. Profondo e persistente.

Amarone della Valpolicella DOCG Classico 2018 Fiori del Pastello Selùn di Marcon Luigi

Schiude intensi profumi di piccoli frutti rossi e neri, cioccolatino alla ciliegia, tocchi fumè, china, spezie e soffio mentolato. In bocca è pieno, rispondente, gratificante, con la materia densa tenuta a bada dalle doti di freschezza e mineralità.

Amarone della Valpolicella DOCG 2018 Cà dei Rocchi di La Bastia Tinazzi

Olfatto riccamente intessuto da aromi di frutta matura, marasche, confettura di more, spazio poi a tocchi balsamici di legno di cedro, liquerizia, moka e soffio di noce moscata e anice. Sorso scalpitante, ricco, caldo, fitta trama tannica che lo spinge in un finale lungo e ammandorlato.

Amarone della Valpolicella DOCG 2018 (non ancora in commercio) di Torre di Terzolan

Naso intenso, fine, tipico declinato da marasche e mirtilli maturi arricchiti da tocchi di tabacco al mentolo, corteccia, grafite. L’ingresso sul palato è trionfale, intenso ed elegante, polposo e finemente tannico, buona la dose di acidità che dona perfetto equilibrio. Super, da manuale.

Amarone della Valpolicella DOCG Classico 2018 Riserva Virgo Moron Biologico (non ancora in commercio) di Azienda Agricola Vigna ‘800

Sviluppa intensi aromi di frutti rossi, kirsch, more virando poi verso il balsamico di liquerizia, salmastro, erbe officinali. Gusto caldo e strutturato, finissimo, piacevole, senza eccedere, tutto in equilibrio, con gustosa scia sapida nel finale molto persistente.

Amarone della Valpolicella DOCG Classico 2018 Vigne Alte (vino non ancora in commercio) di Zeni 1870

Rubino acceso. Ciliegia, vaniglia, legno di cedro, tabacco biondo fanno da sfondo a tocchi speziati e di rose selvatiche.  Assaggio saporito, polposo, trama tannica presente ma ben integrata con la materia, allungo completato da tocchi minerali e floreali.

Amarone della Valpolicella DOCG Classico 2018 di Zymè

All’olfatto si presenta intenso, profondo composto da aromi di frutta rossa sotto spirito, prugne essicate, terriccio, tabacco biondo, moka, cioccolato. Sorso ricco di sostanza, caldo e vellutato ma anche agile e scorrevole. Ottima la persistenza.

L’annata 2017

La Valpolicella è una delle principali denominazioni rossiste italiane ma anche tra le più in salute alla prova dei bilanci, diciannove comuni per quasi 8.600 ettari di vigna, una produzione che nel 2021 si è attestata a 73,6 milioni di bottiglie per un valore alla produzione – misurata da Nomisma Wine Monitor – di 500 milioni di euro, di cui quasi la metà relativi alle vendite di Amarone.

All’edizione dell’anteprima 2022 “Amarone Opera Prima”, di scena straordinariamente a giugno fra i più caldi e siccitosi dell’ultimo decennio almeno. Il Consorzio di tutela dei Vini della Valpolicella ha presentato l’annata 2017 di 39 aziende, sfidando un tabù che difficilmente rendeva accostabile un vino così corposo alle temperature estive. Ma il Covid-19 e le sue restrizioni invernali hanno rimescolato le carte e reso accessibili orizzonti che fino ad oggi erano rimasti inesplorati. Nonostante la siccità per il Consorzio l’annata 2017 sarà ricordata tra i migliori millesimi della Valpolicella per una qualità dell’uva ottimale sia dal punto di vista sanitario, che dei parametri analitici. Scarsi sono stati problemi legati al maltempo e l’unica difficoltà rilevabile è stata la carenza d’acqua.

La degustazione della nuova annata 2017 fotografa un vino in splendida forma, con un frutto vivo sempre presente, mai andando sul maturo e sul cotto arricchito da note floreali, speziate ed eteree di contorno che ne fanno un vino dall’olfatto sempre variegato ed affascinante. Nella maggior parte dei casi il palato non è mai troppo carico di estratto e di zuccheri, anzi si stende sul palato con vigore ed eleganza, senza mostrare mai i muscoli, con freschezza presente e sapidità che lo slanciano.

Vorrei aggiungere che si percepisce la volontà di alcuni produttori di continuare per la strada, intrapresa da qualche anno, dell’“alleggerimento” dell’Amarone, vino già di per sé ricchissimo di estratto secco, che liberato da insistenze enologiche ridondanti, acquisisce maggior bevibilità e scorrevolezza, che gli aprono le strade così a molteplici abbinamenti gastronomici.

Tornando all’annata 2017 in Valpolicella, l’andamento climatico anomalo ha visto un inverno asciutto e rigido, con poche precipitazioni solo a febbraio. Le gelate di aprile hanno provocato danni circoscritti alla pianura a est di Verona, in particolare le zone di Illasi e Tregnago. In generale, si sono registrate delle temperature inferiori alla media e la produzione, soprattutto di collina, ha subito una forte decrescita (circa il 15-20% in meno). Grazie agli sbalzi termici della seconda decade di agosto e alle piogge di settembre, le uve sono giunte in cantina perfettamente mature. Chi ha selezionato con cura in pianta e atteso qualche giorno in più per vendemmiare (circa il 30% dei produttori) imbottiglierà rossi di Valpolicella di alto profilo. Per gli altri l’annata è stata media. Dalla vendemmia sono risultati grappoli con meno acido malico e più tenore zuccherino, ma straordinariamente sani, capaci di affrontare il lungo appassimento a cui sono sottoposti per diventare Amarone. Riporto qui sotto un estratto dei vini risultati con punteggio più alto.

La degustazione

Amarone della Valpollicella Classico 2017 (Campione da Botte) Le Guaite di Noemi

Naso già articolato che riprende tutti i tratti tipici di questo nobile vino, ouverture con un frutto intenso, marasca, prugna, mora, lampone a cui si intersecano note di caffè, cacao, cuoio conciato, speziato dolce di pepe e cannella. La bocca non è da meno brillando per succosità, sapore e armonia. Stile di Amarone con residuo ma estremamente fine. 93/100

Amarone della Valpolicella Appassionante 1944 M.C. 2017 Cà del Sette Vini

Naso maturo su note calde di prugna, marasca allo sciroppo, note speziate e balsamiche. Sul palato esprime una materia cremosa in sintonia con una delicata trama tannica e una freschezza che bilancia il sorso e invoglia la beva. Altro assaggio do ottimo livello. 93/100

Amarone della Valpolicella Torre del Falasco 2017 Cantine di Verona S.C.A.

Naso ricco, intenso, straripante la riconoscibilità olfattiva su toni caldi di prugna, mora, marasca, a cui fanno eco tabacco dolce, cuoio, note speziate e mentolate. Esordio sul palato deciso e potente, materico ravvivato dal dinamico rapporto fra tannino ben estratto e calore avvolgente, non manca la freschezza vero riferimento dello sviluppo gustativo. 93/100

Amarone della Valpolicella 2017  Montezovo Famiglia Cottini

Bella espressione tipica al naso, intenso e ricco, dolci frutti rossi, spezie, floreale. Bocca finissima, composta, tannino pennellato, tutto all’insegna dell’armonia  e dell’equilibrio. Uno degli assaggi migliori del lotto. 93/100

Amarone della Valpolicella Classico Ravazzol 2017 Cà La Bionda

Naso fresco, sul frutto, piacevole, note speziate fresche. Bocca fresca, equilibrata, composta, fine, buon calice, persistente con rimandi di frutti rossi croccanti ed erbe aromatiche. 92/100

Amarone della Valpolicella Classico Riserva 2017 (Campione da botte) Tenuta Santa Maria di Gaetano Bertani

Naso scuro e intenso, prugna, marasca, note cuoio, moka, floreale, speziato. Assaggio dinamico, materico ma piacevole, fresco, fine, il tannino levigato regala finezza ed eleganza. 92/100

Amarone della Valpolicella Punta 470 2017  Cà Rugate

Olfatto generoso e intenso, mostra un frutto maturo succoso di ciliegie nere, mora, lampone inpreziosito da note fumè, di tostatura e di spezie dolci, cannella e ginepro in primis. Bocca piacevole, Amarone fine, slanciato, ottimo l’equilibrio, sostenuto dalla freschezza e soprattutto, da un tannino elegante e non invadente. 91/100

Amarone della Valpolicella Valpantena Brolo del  Figaretto 2017 Corte Figaretto 

Naso fresco e piacevole, esprime tipicità con calde note di piccoli frutti rossi e neri maturi, arricchiti da note speziate e un delicato fumè Appagante al sorso, il tannino di buona fattura si integra con la salivante acidità e una calda percezione di morbidezza, rendendo la beva succosa appagante. 91/100

Amarone della Valpolicella Classico 2017  Monteci

Naso piacevole e fresco, intenso di frutti rossi, spezie dolci, floreale. Sul palato esprime energia e carattere, fresco, piacevole e fine senza rinunciare a una calda sensazione di morbidezza rendendolo appagante. 91/100

Amarone della Valpolicella Famiglia Pasqua 2017 Pasqua Vigneti e Cantine

Naso fresco e fine, piccoli frutti rossi, spezie dolci, floreale. Bocca fesca, dinamica ma allo stesso tempo potente e avvolgente. 91/100

Amarone della Valpolicella Classico 2017  Vigne Alte Zeni 1870

Rivela un cuore fruttato dolce di prugna, lampone, ciliegia con soffio vanigliato, speziato, tutto con estrema leggerezza.  Bocca fine, precisa, sostenuta dalla freschezza e soprattutto, da un tannino elegante e non invadente. 91/100

Amarone della Valpolicella Classico Riserva Le Origini 2017 (Vino non ancora in commercio) Bolla

Generoso l’impatto olfattivo che esordisce con note di frutta a polpa rossa, marasca e prugna a cui seguono note floreali e speziate, legno di cedro, soffio vanigliato. In bocca rivela un sorso agile e snello, succoso e di ottimo equilibrio, sapido e salino finisce con grande slancio. 90/100

Amarone della Valpolicella 2017 Cantine Giacomo Montresor

Naso fresco, fragrante, giocato su note di frutta matura, note vanigliate e speziate. Ottimo lo stile che esprime al palato, Amarone che rinuncia a un po’ della sua tipica carnosità e residuo per diventare più verticale e piacevole. Bocca fine, tannino preciso, efficaci le combinazioni fresche, sapide e morbide che regalano equilibrio. 90/100

Amarone della Valpolicella Classico 2017  (Campione da Botte) SecondoMarco

Propone un articolato fruttato maturo di ciliegia, mora, mirtillo a cui seguono note vegetali con un tocco balsamico. Bocca calda, ancora nervosa, si fa sentire il calore alcolico, un tannino ancora scalciante, buona la persistenza. 90/100

Amarone della Valpolicella Classico Morar 2017 Valentina Cubi

L’olfatto esordisce con piccoli frutti rossi, resina, sentori di surmaturo. Goloso al palato, con freschezza evidente e tannino aggraziatto. Chiude su sfiziose note fruttate. 90/100

Amarone della Valpolicella Valpantena 2017 Costa Arènte

Naso frutto maturo, intenso che inizia con succose note di piccoli frutti, note floreali, di spezie dolci e balsamiche. Bocca gradevole, fresca, equilibrata, buona la persistenza. Beva di carattere e scorrevole, che richiama subito il secondo sorso. 90/100

Amarone della Valpolicella 2017  Faezze di Luca Anselmi

Olfatto stratificato e fine, che passa da un frutto rosso maturo a dolci note floreali e speziate per finire con un soffio fumè e balsamico. Bocca morbida, polposa, tannino ben estratto e buon volume ravvivato da freschezza e sapidità. 90/100

Amarone della Valpolicella Riserva  2017 Fattori

Naso composto e intenso, che esordisce con un frutto intenso accompagnato da note speziate, fumè e di tostatura. Sorso di spessore, denso e pieno, il tannino delicatissimo e la freschezza danno slancio e sono il preludio al lungo finale. 90/100

Amarone della Valpolicella Campo Leon 2017 Ilatium Morini

Naso fine e piacevole, esordio fruttato e speziato, con un finale sulla spezia e affumicato. Presa gustativa piena, glicerica e strutturata, di buona finezza. Sfuma con finale di note di moka e tabacco dolce. 90/100

Amarone della Valpolicella 2017 Roccolo Grassi 

Splendido al naso, intriso di frutta matura, prugna, marasca, mora, note fumè, di tabacco dolce. Bocca ricca, intensa, buona la carnosità fruttata accompagnata da un tannino ancora scalpitante, che al momento sbilancia il vino verso le parti dure. Buona la persistenza. 90/100

Amarone della Valpolicella Classico Riserva Virgo Moron 2017 Az.Agricola Vigna ‘800

Si pone all’olfatto con riconoscimenti di frutti rossi e neri molto maturi accompagnati da note speziate, balsamiche e floreali. In bocca rivela un sorso agile e snello, succoso e di ottimo equilibrio. Il tannino molto fine da significato alla lunga persistenza. 90/100