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L’Oca Ciuca

Trattoria Oca Ciuca, Vigevano

La provincia di Pavia rappresenta una realtà assai composita dal punto di vista paesaggistico. Da una parte le colline dell’Oltrepò pavese caratterizzate da filari di vigne e boschi; dall’altra, nel triangolo compreso tra il Ticino e il Po, la Lomellina che con le sue risaie propone uno dei paesaggi più caratteristici di quella che viene comunemente definita la Bassa Lombarda.
Paesaggi diversissimi, dunque, come diversissime sono le tradizioni gastronomiche e i prodotti del territorio.
Se in Oltrepò prevalgono le produzioni ortofrutticole, che progressivamente cedono il campo alle vigne e ai boschi della Val Staffora (peraltro ricchi di tartufi), la Lomellina è terra di riso e di quelle rane che da sempre trovano nei fossi e nelle canalette delle risaie il loro habitat naturale. Ma, soprattutto, la Lomellina è il regno incontrastato dell’oca.
Qui, in un vecchio palazzo del centro storico di Vigevano, che con Mortara si contende il titolo di capitale della Lomellina, e a poca distanza dalla bellissima piazza Ducale, si trova questa accogliente osteria, da diversi anni uno dei più validi riferimenti in zona per assaggiare la cucina del territorio.
Il locale si articola su due sale: la prima in stile bistrot che si presta perfettamente anche per una sosta più veloce, ad esempio solo per un panino con l’hamburger (per inciso noi abbiamo assaggiato quello di Strolghino e l’abbiamo trovato davvero eccellente). La seconda sala è di impostazione più tradizionale e può ospitare fino a venti coperti. Nella bella stagione è, inoltre, possibile accomodarsi nel suggestivo dehors esterno.
Il menu si rifà al territorio e quindi ha come protagonista il riso ma soprattutto l’oca che in carta è declinata in ogni modo. Dai salumi al foie gras, dai ravioli al più tradizionale cosciotto confit.
Più in generale la cucina, assolutamente semplice e d’impronta squisitamente tradizionale, ci è parsa di buon livello ed in particolare i piatti di carne risultano essere eseguiti in maniera impeccabile.
Meno interessanti i primi ma comunque di livello più che accettabile. Buono anche il dessert, una Sbrisolona alle mandorle con morbido al gianduja fatta partendo da una farina di riso nero (Otello), se non fosse per la presentazione davvero poco invitante. Evviva la semplicità, ma anche l’occhio vuole la sua parte…
Carta dei vini non molto ricca (ma con un buon numero di vini al calice) e orientata quasi esclusivamente sul territorio.
Il servizio è affabile e preciso e contribuisce a fare dell’Oca Ciuca una sosta assolutamente consigliata in Lomellina all’insegna della semplicità e della piacevolezza.
Ad Majora

Flan al Castelmagno con carciofi confit.
Flan di Castelmagno con carciofi, Trattoria Oca Ciuca, Vigevano
Risotto porri e Toma con riduzione di Bonarda.
risotto ai porri e toma, Trattoria Oca Ciuca, Vigevano
Pasta all’uovo cacio e pepe con guanciale e cipolla dolce, una sorta di incrocio tra cacio e pepe e carbonara. Indovinata la nota dolce della cipolla. Peccato per il guanciale “stufato” che avremmo preferito più croccante.
pasta cacio e pepe, Trattoria Oca Ciuca, Vigevano
L’am…burgher di Strolghino: la carne (di maiale) è aromatizzata al Lambrusco, nel panino sale di Cervia e cipolla rossa spadellata. Il pane è fatto in casa. Un grande panino.
panino, Trattoria Oca Ciuca, Vigevano
Coscia d’oca confit con patate al forno e confettura di mela renetta.
coscia d'oca, Trattoria Oca Ciuca, Vigevano

Da Roberto, Chef Roberto Scovenna, Barbianello, Pavia

Barbianello è uno dei piccolissimi e tranquilli comuni dell’Oltrepò Pavese.
Qui, quasi trent’anni fa, Roberto Scovenna, rilevando una vecchia locanda/osteria di fine ottocento, intraprendeva il suo percorso gastronomico all’insegna del territorio, inteso esclusivamente come il lembo di terra circostante, quel Basso Oltrepò terra di risaie, di salumi e granturco.
Da quel momento, da Roberto il tempo sembra essersi fermato. Ci si può tornare a distanza di anni, in periodi diversi, ma si ha sempre la conferma e la sicurezza di ritrovare la medesima atmosfera, rivivere momenti da istantanea scattata nel passato, gustare quei quattro, cinque piatti già assaggiati gli anni precedenti e ritrovare il medesimo sapore, divertirsi al cospetto dell’esuberanza e della “tensione” professionale della signora Mariarosa, l’oste della casa che – e soltanto chi è stato qui può capire – al cospetto di un tavolo numeroso da’ il meglio di se.
È come vedere lo stesso film più volte nel tempo. E si sa, un film bello o divertente si rivede sempre con grande piacere.
E poi c’è soprattutto lui, il re incontrastato di questo luogo: il cotechino, con il suo budello che è punto di incontro di polpa, musetto, lardo, cotenna, orecchie e nervetti del maiale, che qui nel pavese viene aromatizzato con spezie come la vaniglia, i semi di anice e profumato col marsala.
Da Roberto, che è sede della “Confraternita del cotechino caldo”, un pezzettino del goloso insaccato val da solo il viaggio (almeno da Milano). Si trova dall’inverno a primavera e viene servito con polenta e fonduta.
Ma il legame con il territorio si rivela strettissimo anche negli altri piatti presenti, da quasi trent’anni, nel menu: salumi di Varzi, risotto alla barbianellese, sottofiletto di fassona cotta sul sasso del fiume Trebbia, polenta di granoturco “Marano” “bene essiccato al sole ed a macina di pietra” del Mulino di Trevozzo, salame di cioccolato, gelato alla violetta (in stagione) e l’immancabile torta Sancontardo, tipica delle vicina Broni.
Da Roberto è per molti un posto del cuore.
È un vero peccato che questi sapori non possano essere accompagnati da un beverage più variegato e degno di nota: la carta vini è praticamente inesistente e le uniche bottiglie presenti provengono da generosi vignaioli locali, principalmente produttori di barbera e bonarda. Massimo rispetto per questi vini, ma i piatti di Roberto, diventati col tempo chirurgici nell’esecuzione, potrebbero forse meritare qualcosa in più. Una carenza questa che, ove colmata, renderebbe ancor più piacevole questa sosta.

Culaccia, prosciutto e un ottimo salame di Varzi per cominciare.
Culaccia, Da Roberto, Chef Roberto Scovenna, Barbianello, Pavia
Poi peperoni di Voghera sott’olio, insalata russa e pancetta coppata.
peperoni, insalata russa, Da Roberto, Chef Roberto Scovenna, Barbianello, Pavia
Il succulento cotechino caldo con fonduta di Castelmagno e polenta.
cotechino caldo, Da Roberto, Chef Roberto Scovenna, Barbianello, Pavia
Il risotto alla barbianellese viene proposto in due varianti: questa è la versione più semplice con Castelmagno, perfetto nella cottura del chicco e mantecato con grande maestria;
risotto barbiallanese, Da Roberto, Chef Roberto Scovenna, Barbianello, Pavia
e la versione più golosa, con ragout di salsiccia e funghi.
risotto con ragù di salsiccia. Da Roberto, Chef Roberto Scovenna, Barbianello, Pavia
Altro piatto immancabile: ravioli di stufato.
ravioli di salsiccia, Da Roberto, Chef Roberto Scovenna, Barbianello, Pavia
Per i secondi spazio alle eccellenti carni di fassona piemontese (unica concessione extraterritoriale, ma neanche tanto). Il morbidissimo sottofiletto cotto sul sasso…
carni di fassona, Da Roberto, Chef Roberto Scovenna, Barbianello, Pavia
…e il carpaccio condito soltanto con olio, sale e qualche scaglia di grana.
carpaccio, olio sale e scaglie di grana, Da Roberto, Chef Roberto Scovenna, Barbianello, Pavia
La nostra avventura enoica non è molto entusiasmante.
vini, Da Roberto, Chef Roberto Scovenna, Barbianello, Pavia
Buono il salame di cioccolato con gelato al fiordilatte (non cremosissimo).
salame di cioccolato, Da Roberto, Chef Roberto Scovenna, Barbianello, Pavia
Meno concentrato nei sapori il gelato al marron glacé.
gelato marron glacè, Da Roberto, Chef Roberto Scovenna, Barbianello, Pavia
Piccola pasticceria: bignè e soddisfacenti cannoncini alla crema.
piccola pasticceria, Da Roberto, Chef Roberto Scovenna, Barbianello, Pavia
cannoncini, Da Roberto, Chef Roberto Scovenna, Barbianello, Pavia
Un tavolo vicino al camino.
tavolo vicino al camino,  Da Roberto, Chef Roberto Scovenna, Barbianello, Pavia

Trattoria Mc Turiddu, Catania, Sicilia

Il “mc” dell’insegna non è un prefisso gaelico, né un indizio per un fast food. E’ semplicemente l’acronimo del termine siculo “mè cumpari”, che lascia presagire il trattamento rispettoso e sincero che la famiglia Capizzi riserva ad ogni commensale di questa piacevole trattoria.
Ci troviamo nella barocca Catania. A due passi dal Teatro Massimo Bellini, nell’affascinante centro storico, da poco più di un anno è nato questo locale che mette in tavola la grande tradizione siciliana in un piacevole ambiente volutamente stereotipato. Una trattoria che sta conquistando gli etnei facendo loro apprezzare i prelibati presidi gastronomici dell’isola. Nel menu compaiono prodotti come lenticchie di Ustica, aglio rosso di Nubia, carciofo spinoso di Menfi, fagiolo badda di Polizzi, oliva minuta, masculina da magghia (le tipiche alici che dalla zona di Capo Mulini, Aci Trezza e San Giovanni li Cuti, nel Golfo di Catania, arrivano fino ad Augusta) e tanto altro. C’è scritto ovunque Slow Food, forse con l’intento di voler sensibilizzare anche il commensale più distratto nel pretendere cibo buono, tradizionale, cucinato con la preziosa e singolare materia prima regionale.
La sala è piccola, con qualche coperto di troppo, ma curata, a partire dai particolari; ci si ritrovano affisse, a metà strada tra un set teatrale e gli interni della trattoria di una volta, le locandine dei capolavori del cinema italiano, dal neorealismo alla commedia all’italiana, alternati a pomodori secchi e corone d’aglio appese.
C’è molta sostanza, voglia di fare e di far conoscere. Ma ancor prima c’è la ricerca appassionata dei migliori ingredienti locali, il freschissimo pescato proveniente direttamente dal mercato del pesce e le carni tipiche della zona; a tal riguardo, se il maiale nero dei Nebrodi può suonare inflazionato, questa può essere la giusta occasione per assaporare le carni simbolo della città, come quelle di cavallo e di asino, qui proposte in diverse varianti.
I piatti sono fedeli riproposizioni della tradizione gastronomica, catanese e non solo. Gran parte delle paste e i ravioli sono fatti rigorosamente in casa. Le cotture sono apprezzabilissime, soprattutto quelle delle carni. Certo, c’è sempre quel piccolo difetto dei condimenti sovrastanti (come tradizione vuole); inoltre, non farebbe male proporne di diversi per ogni portata. Durante il nostro pranzo, infatti, la patata schiacciata ci ha fatto compagnia per gran parte del pranzo, un po’ per nostra scelta, un po’ per scelta della cucina.
Dalla ragionata carta dei vini si possono pescare ottime etichette regionali a prezzi onestissimi. E’ sorprendente, infine trovare un dinamico, sveglio e giovanissimo servizio di sala, pronto a rispondere a curiosità e richieste rivolte dai commensali.
Mc Turiddu è davvero una bella novità in città, perfetto per il turista colto, per il gourmet e per i catanesi, sempre sul pezzo quando si parla di cibo.

Divorzio all’italiana.
Trattoria Mc Turiddu, Catania, Sicilia
Il pane fatto in casa: panino con olio e origano, scacce, grano arso e bianco.
pane, Trattoria Mc Turiddu, Catania, Sicilia
Accompagnati da olive e pomodori semisecchi.
pomodori e olive, pane, Trattoria Mc Turiddu, Catania, Sicilia
Buoni Moscardini affogati.
Moscardini affogati, Trattoria Mc Turiddu, Catania, Sicilia
Tortino di carciofo spinoso, patate, salsiccia di maialino nero dei Nebrodi e ragusano.
tortino di carciofo, Trattoria Mc Turiddu, Catania, Sicilia
Ottime Caserecce (con farina Senatore Cappelli) con pesto di mandorle, pistacchi, scorze di limone e ragusano.
caserecce, Trattoria Mc Turiddu, Catania, Sicilia
Spaghetti alla Turiddu con mascolina da magghia, olive minute, aglio rosso di Nubia, crudaiola di pomodoro ciliegino, capperi di salina e “muddica atturrata”.spagehtti, capperi, mollica, aglio rosso, Trattoria Mc Turiddu, Catania, Sicilia
Zuppa di lenticchie di Ustica.
zuppa di lenticchie, Trattoria Mc Turiddu, Catania, Sicilia
Involtini alla messinese farciti con pistacchio e pepato, buoni, carne tenerissima, ma un po’ monocordi.
involtini alla messinese, Trattoria Mc Turiddu, Catania, Sicilia
“A Ricchia du Liotru” – così è chiamata la statua settecentesca sita a Piazza del Duomo raffigurante un elefante in basalto, emblema cittadino – è un omaggio alla famosa “orecchia di elefante” milanese. In questa versione viene proposta una costata morbidissima di asino con una perfetta e croccante panatura. Davvero buona.
orecchia di elefante, Trattoria Mc Turiddu, Catania, Sicilia
Tortino di patate e carciofi.
tortino di patate e carciofi, Trattoria Mc Turiddu, Catania, Sicilia
L’ottimo nerello di Guccione.
nerello di guccione, Trattoria Mc Turiddu, Catania, Sicilia
Biancomangiare, eseguito a regola d’arte.
biancomangaire, Trattoria Mc Turiddu, Catania, Sicilia
Piccola pasticceria (secca).
piccola pasticceria, Trattoria Mc Turiddu, Catania, Sicilia
Tavolo.
tavolo, Trattoria Mc Turiddu, Catania, Sicilia
Locandine.
520
Ingresso.
ingresso, Trattoria Mc Turiddu, Catania, Sicilia

Caffè La Crepa, Isola Dovarese, Cremona

Il profumo del passato, l’avanguardia del classico. Mai così attuale. Perdendosi nelle nebbie della bassa, sempre meno frequenti, ed addentrandosi in un luogo in cui il tempo sembra essersi fermato. La ricerca odierna di avamposti della tradizione, opportunamente adeguata al giorno d’oggi, è un tema caldo e molto sentito.
Qui alla Crepa troverete ambienti, sensazioni e profumi di un tempo. Un vecchio bar gelateria di paese, immerso in una meravigliosa cornice (la piazza di Isola Dovarese) che pare uscita da un film di Fellini, o Antonioni.
E’ affascinante, intrigante perdersi tra le sale di questa vecchia drogheria, un po’ caffè, un po’ osteria e un po’ casa. Con una veranda che invita al pensiero lento, magari sfogliando qualche vecchio libro e degustando sapori della memoria.
La cucina è oggi il perno di questo luogo magico, che sembra senza tempo e spazio. Cucina che, grazie alla bravura e l’intelligenza dei titolari, ha saputo evolversi, attualizzarsi senza essere stravolta.
E’ stata alleggerita e ammodernata ma mantiene l’essenza estrema di un tempo.
Ecco quindi trionfare dei fantastici marubini ai tre brodi, didascalici, persistenti quanto leggeri e delicati. Un culatello di gran razza accompagnato da una giardiniera che non si trova più. Giardiniera, come lambrusco bio di grande qualità, torta sbrisolona ed altre prelibatezze che potete acquistare direttamente al banco, alla bottega, annegata come tutto il resto nell’insieme.
Qualche contaminazione, certo, fatta di alta qualità, come il torrone, che arriva apposta per voi dalla Spagna o il sublime pata negra e la carta dei vini con molte referenze straniere (molte francesi) e mai banali. Un po’ di sano esotismo, di modernità, di contaminazione per non far sembrare tutto troppo fermo ed immobile. E la chiusura, con una crema al mascarpone e sabbiosa, vi riporterà direttamente al secolo scorso, o forse a due secoli fa. Ma che bontà! Ma che delizia, non potrebbe che essere così.
Servizio, neanche a dirlo, gentile, affettuoso, famigliare.

La fantastica piazza
520
Polpette!
polpette, Caffè La Crepa, Isola Dovarese, Cremona
Ricordi di qualche bella bevuta a far compagnia in sala.
casa coste piane, Caffè La Crepa, Isola Dovarese, Cremona
Uno splendido culatello.
culatello, Caffè La Crepa, Isola Dovarese, Cremona
La selezione misto salumi in cui svetta il fantastico salame cremonese (all’aglio).
salumi misti e frittata, Caffè La Crepa, Isola Dovarese, Cremona
Gnocchi e brasato.
gnocchi e brasato, Caffè La Crepa, Isola Dovarese, Cremona
Gli splendidi marubini ai tre brodi.
marubini ai tre brodi, Caffè La Crepa, Isola Dovarese, Cremona
Una fritturina per provare qualcosa di diverso.
fritturina, Caffè La Crepa, Isola Dovarese, Cremona
La sabbiosa e il mascarpone.
sabbiosa e mascarpone, Caffè La Crepa, Isola Dovarese, Cremona

Suculent, Chef Antonio Romero, Barcelona

Cosa c’è di meglio da fare a Barcellona in un sabato mattina quando fuori c’è un diluvio universale di fine autunno? Il consiglio più vivo che ci sentiamo di dispensare è quello di percorrere la Rambla (di corsa e possibilmente senza scivolare) e, a metà del viale più pittoresco della città, infilarsi nel fantastico mondo della Boqueria. Un mercato unico nel suo genere, affollatissimo e pieno di chicche di ogni genere, il luogo ideale per il vostro pranzo. C’è davvero l’imbarazzo della scelta: dalle cornucopie di jamon iberico tagliato al momento, ai fantastici mega cannolicchi fritti, dalle polpette di baccalà ad una serie infinita di pintxos.
La Boqueria, purtroppo, la domenica è chiusa.
Considerato quanto sopra, cosa c’è di meglio da fare a Barcellona in una domenica mattina quando fuori c’è un diluvio universale di fine autunno che imperversa dal giorno precedente? Beh, proviamo a darvi qualche consiglio.
In città la domenica è il giorno di riposo di gran parte dei ristoranti e il primo pensiero ricade sulla tradizione e sui tapas bar. Ma di posti aperti, neanche l’ombra. Ecco allora l’aiuto provvidenziale da parte di un amico del luogo che ci consiglia un locale molto raccolto e piacevole, in una zona che scarseggia di proposte interessanti e in cui primeggiano doner kebab, sushi bar poco invitanti e qualche tavola etnica di apparente basso livello. Siamo a El Raval, nella zona più a ovest della città vecchia. E’ qui che, da un anno e qualche mese, ha aperto i battenti il Suculent. Un tapas bar (in verità è più bistrot nelle proposte) dove oltre ai più popolari piatti della tradizione catalana, non manca un pizzico di creatività. Ai fornelli c’è un giovane cuoco di 26 anni, Antonio Romero, ma il timone del comando è nelle mani dall’esperto Armando Anta, ex cuoco, ormai imprenditore, con esperienze sul campo all’Alkimia e al Mugaritz che garantisce un servizio gentile e di grande efficienza.
Il Suculent è una piacevole scoperta che propone ingredienti di qualità ad un costo contenuto e consente di fare un incontro ravvicinato con i più tipici tapas della regione rivisitati in maniera divertente ma senza troppi stravolgimenti. La tradizione, infatti, è solo il pretesto per creare qualcosa di nuovo lasciando spazio all’impavida creatività dello chef e al suo bagaglio tecnico acquisito al Bulli e da Arzak. Forse in qualche passaggio si rischia di strafare con pretenziose creazioni che, nell’intento di presentare interessanti variazioni e novità al cliente abituale, diventano dei più comuni déjà-vu sotto la lente critica del girovago gourmet (vedi il piccione del racconto fotografico). Quella di Romero è comunque una cucina ben eseguita che, vista l’età e considerate le evidenti basi tecniche riscontrate, lascia intravedere un sicuro margine di crescita.
Inoltre, non escludiamo che una deriva creativa possa far discostare questo locale dalla nostra categoria di valutazione (ora come trattoria), rivelandosi in futuro più un ristorante a tutti gli effetti che un tapas bar travestito da bistronomia creativa. Per il momento, quello che a nostro avviso prevale maggiormente dai piatti assaggiati è una fedele riproposizione, certamente più raffinata ma sempre nel solco della tradizione, dei famosi piattini spagnoli.
Il locale è davvero minuscolo. Proprio come si vede in foto. Il nostro era l’ultimo tavolo della sala. Una curiosità: sul piccolo soppalco ogni giorno si esibisce una band che allieta e diverte i commensali realizzando un sottofondo musicale con pezzi pop e rock di ogni epoca, eseguiti in una piacevole versione soft.

Suculent, Chef Antonio Romero, Barcelona
Qualche stuzzichino senza pretese per iniziare. Qualche vino è presente in carta, ma riteniamo che la birra sia un compagno sicuro per le tapas.
stuzzichino, Suculent, Chef Antonio Romero, Barcelona
Un buon pane, servito con l’olio.
Suculent, Chef Antonio Romero, Barcelona
Buone le “mejillones escabechados” con cubetti di prosciutto Maldonado, con la piacevole marinatura che stimola l’appetito.
Suculent, Chef Antonio Romero, Barcelona
Ceviche di gamberi rossi con avocado, cipollotti e lime. E’ il piatto dello chef. Raffinata rivisitazione della tradizione e grande materia prima.
ceviche di gamberi, Suculent, Chef Antonio Romero, Barcelona
Irresistibile nella sua golosità la crocchetta di coda di bue e funghi trombetta dei morti.crocchetta di coda di bue, Suculent, Chef Antonio Romero, Barcelona
Così come le gustosissime patatas bravas, con immancabili salse al pomodoro piccante e maionese.
patatas bravas, Suculent, Chef Antonio Romero, Barcelona
I piatti principali hanno una buona percentuale di raffinatezza. Tonno scottato, pomodori confit e salsa allo chorizo.
tonno scottato, Suculent, Chef Antonio Romero, Barcelona
Ci si sposta sul versante francese il piatto di carne del giorno: piccione con barbabietola, frutti rossi e patè di fegatini.
carne, Suculent, Chef Antonio Romero, Barcelona
Dai “postres”, sorbetto allo yuzu (molto usato da queste parti).
sorbetto allo yuzu, Suculent, Chef Antonio Romero, Barcelona
La cheesecake con brie e gelatina al moscato. Preparazione non scontata negli ingredienti.
cheesecake, Suculent, Chef Antonio Romero, Barcelona
Tavoli.
tavoli, Suculent, Chef Antonio Romero, Barcelona
Ingresso.
ingresso, Suculent, Chef Antonio Romero, Barcelona