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Ganbara

La quintessenza dei pintxos nel bar più famoso di Donostia


Poche città al mondo possono competere con San Sebastian (conosciuta anche come Donostia) in termini di rapporto metri quadrati/godimento gastronomico; una goduria raggiungibile nella più ampia varietà di gusti, all’interno dei circa cinque ettari della Parte Vieja, incantevole perla della costa basca con la sua splendida baia incastonata tra colline, la maestosa spiaggia de La Concha è capace di inebriare i polmoni di salsedine e positività prima di addentrarsi nelle stradine della città vecchia dove sarà difficile non cadere in eccessi di dannata golosità. Tra l’allegra calca che entra ed esce dai caratteristici pintxos bar, si rischia di perdere la bussola e il tempo, sorseggiando birra, una bollicina o il più caratteristico Txakolí tra una gilda o una gola di baccalà (la famosa “kokotxa“). 

I celeberrimi funghi alla plancia e un distillato di stagionalità

In mezzo a tanta qualità e bravura tecnica (gran parte dei piatti è frutto di un’esecuzione espressa), spicca il ristorante Ganbara. Locale preceduto dalla sua fama – e basta assaggiare i primi pintxos per capirne il motivo – dall’atmosfera caotica ma accogliente e autentica, con la caratteristica “barra” sulla quale vengono esposte le primizie delle stagioni e, su tutti, i funghi. La gente fa la coda in questo posto per l’imperdibile assaggio di Porcini, ovuli e finferli alla plancia con tuorlo d’uovo fondente e, se richiesto, una scaloppa di fegato grasso a latere, dalla cottura impeccabile, che si scioglie in bocca.

Il bancone del Ganbara è una vetrina di autenticità, una sfilata di prodotti freschi che attira una folla eterogenea di locali, chef e visitatori informati. Oltre ai funghi (raccolti nei boschi di Goizueta, in Navarra) troverete, in stagione, i pomodori baschi maturi, i peperoncini verdi o gli asparagi bianchi, ancora sporchi di terra per mostrare un prodotto che arriva da una filiera cortissima; ma queste sono solo alcune delle meraviglie che adornano questo spazio umile ma magico. Basta farsi guidare da Amaia Ortuzar, ostessa dalla vitalità contagiante, per divertirsi anche con i pintxos più basilari, come le Crocchette al prosciutto, degne antagonista dei crocchè napoletani, il Croissant con prosciutto spagnolo o l’altra specialità della casa, la Tartelletta di granchio, davvero golosa. C’è anche una più impegnativa ma meritevole sezione di frutti di mare dalla quale potrete pescare i preziosi Percebes o gli opulenti Carabineros gordos, da gustare nella loro integrale naturalezza. Anche sulla qualità del pescato non si scherza, il Carpaccio di ventresca di tonno rosso in leggera citronette si è infatti rivelato succulento nella sua semplicità. E ancora le Kokotxas fresche leggermente impanate, a completamento di uno spuntino che alla fine rischia di diventare un pasto pantagruelico.

Da Ganbara non manca una carta dei vini vasta e con qualche ricarico sui nostri vini italiani e un’adeguata selezione di vini alla mescita. Non si accettano prenotazioni per il bar, mentre al piano inferiore c’è un ristorante vero e proprio (l’insegna indica non a caso “jatetxea” che, in basco, significa ristorante) che, quello sì, è possibile prenotare. Ma vi consigliamo caldamente di armarvi di pazienza e sedere ad uno dei posti della barra per respirare la migliore atmosfera che questo piccolo gioiello può regalare.

IL PIATTO MIGLIORE: Funghi alla plancia, tuorlo d’uovo e fegato grasso.

La Galleria Fotografica:

“Ciò che i piatti esprimono non riguarda solo ciò che presentano, ma anche quello che avremmo voluto che fossero. Paesaggi e momenti suggestivi, nuove tecniche, immaginazione e ingredienti”.

Questa l’introduzione del menù di Mugaritz, regno dello chef Andoni Luis Aduriz.

Nessun compromesso, nessuna possibilità di scelta.

Richiede fiducia una gita in quel di San Sebastian, tra il saliscendi emozionale tinto di cento e oltre sfumature di verde che si lasciano alle spalle la percezione dell’oceano e della sua violenza. L’incontro cerebrale con la cucina del Mugaritz comincia da qui. Dal luogo scelto, forse non a caso, dove operare, esprimersi e provocare.

La provocazione infatti è una delle chiavi di lettura di una cucina mai spavalda eppure così decisa, così diretta e così saggia. La placida calma verde che avvolge le pareti a vetro del ristorante sembra essere messa lì apposta per bilanciare il dinamismo del menù degustazione pensato ad hoc per ogni tavolo. Venticinque portate che si esplicitano attraverso venticinque bocconi, che rappresentano ognuno un concetto, un pensiero, un’idea sulla vita. Non è un banale pranzo quello da Andoni, non certamente adatto per essere affrontato a cuor leggero. Una cucina che non si relaziona solo con il mondo della gastronomia, ma che va ben oltre. I riferimenti e le suggestioni che ne scaturiscono si possono allacciare alle più svariate sfaccettature della vita comune, del vivere quotidiano, accarezzando e colpendo emozioni comuni a tutti.

Venticinque bocconi dicevamo, articolati e predisposti come a voler dar vita ad una conversazione. Lo chef si pone come l’interlocutore atto ad intavolare gli argomenti attraverso la degustazione, mentre il commensale recita il ruolo di sparring partner pronto a ricevere il colpo, incassarlo e rielaborarlo.

L’evoluzione gustativa non segue apparentemente una linea retta, giocando con l’alternanza di sensazioni dolci, salate, amaricanti e acide in una maniera tanto piacevole quanto illogica. Senza lasciare punti di riferimento Aduriz sceglie e dosa gli ingredienti, con la stessa cura con cui si scelgono le parole più efficaci per formulare un discorso. Bocconi emozionali che spesso trovano la loro identità nel prosieguo del pranzo, quando l’atto gastronomico proposto bilancia le consistenze con le acidità, accosta due ingredienti identici facendoli diventare uno la nemesi dell’altro, stuzzica con passaggi enigmatici che si rivelano illuminanti ore ed ore dopo la fine dell’esperienza e si carica di profondità attraverso l’utilizzo verde delle erbe aromatiche.

Non è possibile rendere il tutto razionale. Non si può sapere cosa aspettarsi. Ci si lascia irretire dai sussurrii e dall’enfasi che si alternano a tavola, trovandosi di colpo a pensare, immersi in una situazione di cui si conoscono perfettamente i tratti, ma che fino ad allora non si era riusciti a contestualizzare all’interno di un ristorante.

Tutto questo va oltre la tecnica, la scelta delle materie prime e la professionalità dei quarantaquattro cuochi che officiano nelle tre cucine di casa Aduriz. È una rappresentazione gustativa della vita, raccontata da un uomo saggio e sensibile, che attraverso le sue sovrastrutture mentali lancia provocazioni, messaggi profondi e rassicurazioni.

Nell’arco di un paio d’ore, facendo del paradosso una forma confidenziale, Andoni e il suo staff riescono a sciogliere il nodo gordiano che divide in compartimenti stagni i comportamenti umani. Lo fa attraverso la sua personalissima idea di cucina, elevando l’arte culinaria e spogliandola della sua materialità, riuscendo così ad esprimersi senza limiti convenzionali andando ad offrire un’esperienza che una volta conclusa si porterà con sé nel ricordo per lungo tempo.

Pane e emulsione di alici. Panino cotto al vapore tiepido con una straordinaria consistenza, morbido ma allo stesso tempo consistente e tenace.

pane, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Errenteria Gipuzkoa, Spagna

Comincia l’abbinamento vini.

vino, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Errenteria Gipuzkoa, Spagna

Ostrica candita e aceto. Piatto da mangiare con le mani (ne seguiranno tanti altri). Primo passagio cerebrale. Note dolci e iodate si confondono e si alternano in bocca mentre ci si domanda il perché si sia mangiata un’ostrica nuda con le mani.

ostrica, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Errenteria Gipuzkoa, Spagna

Budino di riso e caviale. Il caviale come veicolo per rendere gradevole una preparazione (il budino di riso) altrimenti volutamente poco piacevole. Il calore del budino e la sua consistenza “appiccicosa” vengono smorzati e armonizzati dal caviale. Il risultato è netto e pulito. Grandissimo passaggio.

budino, caviale, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Errenteria Gipuzkoa, Spagna

Nuvola cotta, olio di nocciola e uova di trota con alice fritta e crescione. Anche qui le consistenze sono le protagoniste incontrastate. Croccante la frittura, gommosa la nuvola cotta al vapore in perfetto contrasto con le uova di trota al suo interno. Risultato eccellente.

nuvola, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Errenteria Gipuzkoa, Spagna

Humus di piselli, foglia di spinaci e accenti marini. Un dichiarato omaggio al paesaggio circostante. Passaggio che si concentra interamente sul gusto, dalla nota verde all’acidità, passando per la dolcezza e chiudendo con un sentore amaricante. Smettiamo definitavamente di avere un approccio razionale a quanto sta accadendo e ci lasciamo andare.

humus, piselli, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Errenteria Gipuzkoa, Spagna

Cestino di funghi, Palo Cortado e trifoglio. Anche qui stupisce come l’essere etereo del cestino possa contrapporsi alla profondità gustativa dei funghi. Un boccone di leggerissimo umami.

funghi, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Errenteria Gipuzkoa, Spagna

Blini fritto e salsa di corallo. Potenza ed eleganza. Stratosferico.

blini, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Errenteria Gipuzkoa, Spagna

Insalata di granchio ghiacciata e uovo. Passaggio complessissimo. In bocca cambiano sia le consistenze che le temperature che da fredde e dure divengono piano piano tiepide e morbide. Incomprensibile e geniale.

granchio, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Errenteria Gipuzkoa, Spagna

Vongole glassate con limone. Passaggio estremo. Le vongole glassate con l’acqua di mare trovano nell’acidità un’ulteriore spinta verticale.

vongole, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Errenteria Gipuzkoa, Spagna

Un altro vino.

vino, chenin, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Errenteria Gipuzkoa, Spagna

Ventresca di tonno con olio di noce e foglia di patata dolce. Passaggio defaticante.

ventresca, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Errenteria Gipuzkoa, Spagna

La triglia. Compatta e scioglievole, carica di sapore eppure così delicata. Semplicemente la triglia più buona mai mangiata in assoluto.

triglia, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Errenteria Gipuzkoa, Spagna

Maiale in due preparazioni: da una parte il pane imbevuto nel grasso del maiale e la cotenna croccante, dall’altra pane croccante e costine. Il maiale e la sua nemesi. Provocazione molto divertente.

maiale, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Errenteria Gipuzkoa, Spagna

Seppia, fondo di maiale e salsa speziata. Ennesima dimostrazione di grande maestria. Consistenza, gusto e una nota speziata per nulla scontata.

seppia, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Errenteria Gipuzkoa, Spagna

Pane fritto e aglio. Una battuta di spirito.

pane fritto, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Errenteria Gipuzkoa, Spagna

Aglio glassato e pane arrostito. Un’altra preparazione che completa la precedente. Stessi ingredienti trattati diversamente per ottenere un risultato completamente diverso. Didattico.

agli glassato, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Errenteria Gipuzkoa, Spagna

Il piatto completato, con l’aglio “schiacciato” personalmente sul pane. Un grande piatto che ha ispirato Lorenzo Cogo per la creazione di un grande dessert (già recensito su questi canali).

aglio schiacciato, lorenzo cogo, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Errenteria Gipuzkoa, Spagna

Il vino.

vino, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Errenteria Gipuzkoa, Spagna

Foglie di aglio e maiale. Il classico biscotto di natale basco regala una piacevole nota speziata ad una preparazione che trova nella grassezza del maiale il contrappunto adeguato per contrastare la pungenza delle foglie d’aglio, resa ancora più percepibile dalla consistenza secca delle stesse.

foglie, aglio, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Errenteria Gipuzkoa, Spagna

Buccia d’arancia e concentrato di anatra. Interessante oltre che divertente.

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Pane e formaggio di capra.

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Un altro abbinamento.

vino, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Errenteria Gipuzkoa, Spagna

From bitter to sweet. Un ottimo pre dessert che si concentra sulle sfumature gustative dei fiori eduli.

Predessert, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Errenteria Gipuzkoa, Spagna

Fragole e crema al latte. Gradevolissima sperimentazione di consistenze diverse su ingredienti conosciuti che in questa maniera richiamano alla memoria l’infanzia in maniera del tutto nuova.

fragole, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Errenteria Gipuzkoa, Spagna

Cialda alle erbe aromatiche e mousse alcolica.

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Marshmallow con Cherry ossidato. Divertente omaggio all’omino Michelin… Ironico?

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Per finire I sette peccati capitali. Ormai un classico.

7 peccati capitali, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Errenteria Gipuzkoa, Spagna

Orgoglio.

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Invidia.

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Ira.

ira, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Errenteria Gipuzkoa, Spagna

Gola.

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Avarizia.

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Lussuria.

lussuria, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Errenteria Gipuzkoa, Spagna

Pigrizia.

pigrizia, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Errenteria Gipuzkoa, Spagna

Passeggiare per il lungomare di Bahia de La Concha è un modo per interrogarsi sul ruolo da interpretare nella vita. Da un lato le splendide ville liberty lasciano intravedere il fascino di un secolo fa, che con il passare del tempo è andato accomodandosi in silenzio beandosi della sua stessa bellezza. Dall’altro invece, in contrasto a questo perbenismo borghese, il rumore dell’oceano precede la sua ribellione furente, facendosi sentire attraverso il frastuono delle onde e lasciando ricordi duraturi come la schiuma sulla spiaggia. È naturale fermarsi a pensare, inquadrandosi e immedesimandosi in una delle due realtà, a seconda dell’indole di ognuno.
Questa cartolina di San Sebastian esemplifica e riassume in maniera perfetta il moto gastronomico basco, di cui Martin Berasategui rappresenta uno dei massimi testimoni e protagonisti.

A differenza di molti suoi colleghi, Berasategui sembra aver deciso di guardare l’oceano seduto su una poltrona di fine ‘800, analizzandone il movimento con l’eleganza che conviene ad un uomo della sua fama.
Entrare al ristorante Martin Berasategui è un’esperienza importante. I mobili di fine secolo in legno sono ingentiliti dalle orchidee che guardano dall’alto ogni singolo tavolo mentre la cerimonia di sala, in guanti bianchi, accompagna lo svolgersi del menù dei grandi classici della casa. Una sorta di raccolta delle migliori intuizioni dello chef basco che con grande coraggio affronta il suo passato confrontandolo con il presente, con l’obiettivo di farli sembrare uno la diretta conseguenza dell’altro.
Obiettivo, nel caso specifico, perfettamente raggiunto, in cui l’elegante disegno cominciato nel 1995 continua ancora oggi ad arricchirsi di colori vivi e saturi. La mano del pittore è ferma e sicura, così come le linee di contorno e la nettezza dei suoi tratti. La coerenza evolutiva è sconvolgente, quasi fosse pensata, studiata a tavolino, per accompagnare il concetto di cucina attraverso le varie fasi della vita, vedendolo nascere, crescere e maturare. Questa coerenza però, seppur affascinante, a lungo andare tende a far storcere un po’ il naso, quando ci si trova maliziosamente a dover ammettere a sé stessi che la creatura dello chef è di certo cresciuta, andando incontro oggi però ad una fase di leggera stasi, che aiuta di certo il concetto di coerenza ma scredita quello di evoluzione. Nulla di errato, nulla di imperfetto, nulla di sbilanciato. Semplicemente una cucina un po’ soddisfatta, poco temeraria, priva dello slancio adolescenziale che le si addirebbe.
Le rotondità e la pienezza gustativa sono il filo rosso lungo il quale si sviluppa la degustazione, che riesce però nel mirabile compito di non incappare in eccessive grassezze, in cui la raffinatezza sta nel saper dosare i molti ingredienti presenti nelle preparazione in maniera mirabile, ottenendo sempre un risultato appagante. Il tono della conversazione è formale ma non ingessato mentre tutte le accortezze, degne di una grande casa, non solo non mancano ma si propongono con spigliata attenzione.
L’impressione è che Martin Berasategui non sbagli un piatto da anni. L’altra analisi che va fatta però è che questa sua perfezione raggiunta paghi lo scotto di essere in difetto nei confronti dell’innovazione.
Rimane solo una certezza. Chiunque passeggi per il lungo mare di Bahia de La Concha resta inevitabilmente interdetto al momento di dover decidere quale sia la parte migliore da guardare. Ed effettivamente una parte migliore in assoluto non esiste. Questo perché la conformazione di San Sebastian è come la sua cucina, splendida in ogni forma.

La splendida sala.
Martin Berasategui, Lasarte-Oria (Gipuzkoa), Paesi Baschi
Il pane. Ottimo.
pane, Martin Berasategui, Lasarte-Oria (Gipuzkoa), Paesi Baschi
Quattro tipi di burro aromatizzati in accompagnamento al pane. Buoni oltre che scenografici.
burro, Martin Berasategui, Lasarte-Oria (Gipuzkoa), Paesi Baschi
Il primo vino in degustazione.
vino, Martin Berasategui, Lasarte-Oria (Gipuzkoa), Paesi Baschi
1995. Millefoglie di Anguilla affumicata, foie gras, cipollotto e mela verde. Grandissima dimostrazione tecnica. Dolce, affumicato e acido. Ventun’anni e non sentirli.
millefoglie, Martin Berasategui, Lasarte-Oria (Gipuzkoa), Paesi Baschi
2014. Gambero rosso, lenticchie, aneto e spuma di olio. Le lenticchie rendono questo piatto godibile dal primo all’ultimo boccone, grazie alla loro consistenza. Buon passaggio.
gambero rosso, Martin Berasategui, Lasarte-Oria (Gipuzkoa), Paesi Baschi
2016. Caviale, limone e gelatina di maiale. Passaggio ineccepibile dal punto di vista tecnico-gustativo. Un po’ ripetitivo rispetto ai due piatti precedenti.
caviale, Martin Berasategui, Lasarte-Oria (Gipuzkoa), Paesi Baschi

vino, Martin Berasategui, Lasarte-Oria (Gipuzkoa), Paesi Baschi
2015. Ostrica tiepida leggermente marinata, cetriolo ghiacciato e mela piccante. Molto coreografico grazie all’azoto liquido versato nel sottopiatto a scaturire una nuvola di fumo (anche se, davvero, una cosa stravista). Ostrica di qualità eccelsa. Passaggio fresco e intenso.
ostrica, Martin Berasategui, Lasarte-Oria (Gipuzkoa), Paesi Baschi
2016. Variazione di barbabietola e taramosalata di salmone. Barbabietola presentata sotto diverse consistenze: spuma, gelatina, tartare condita come un ceviche e cialda croccante. Un altro esercizio tecnico decisamente ben riuscito. Ci si sente come di fronte ad un fantastico déjà vu.
barbabietola, Martin Berasategui, Lasarte-Oria (Gipuzkoa), Paesi Baschi
2001. Cuore di verdure in insalata, frutti di mare, crema di lattuga e gelatina di acqua di pomodoro. Un classico all’interno dei classici.
cuore di verdure in insalata, Martin Berasategui, Lasarte-Oria (Gipuzkoa), Paesi Baschi

vino, Martin Berasategui, Lasarte-Oria (Gipuzkoa), Paesi Baschi
2016. Olive nere e verdi, manzo, capperi e mostarda. Il cambio di marcia atteso in precedenza arriva con questo passaggio complesso e verticale. Il gioco di consistenze degli ingredienti stimola la curiosità e rende il piatto moderno. Molto bene.
olive nere, Martin Berasategui, Lasarte-Oria (Gipuzkoa), Paesi Baschi
2015. “Il tartufo”. Molto stimolante. Nonostante si abbia la netta impressione di mangiare un piatto a base di tartufo in realtà il tartufo non è presente. Funghi, creste di gallo e foie gras si mescolano ingannando i sensi. Risultato notevole.
tartufo, Martin Berasategui, Lasarte-Oria (Gipuzkoa), Paesi Baschi
2011. “Gorrotxategi” uovo posato su crema di erbe aromatiche e insalata. Passaggio deludente. L’apporto minerale richiesto al “verde” non perviene. Il risultato è un piatto molto goloso ma un po’ stancante.
uovo, Martin Berasategui, Lasarte-Oria (Gipuzkoa), Paesi Baschi

vino, Martin Berasategui, Lasarte-Oria (Gipuzkoa), Paesi Baschi
2016. Triglia, finocchio, zafferano e nero di seppia. Ottima esecuzione. Elegante, coerente e assolutamente centrato.
triglia, Martin Berasategui, Lasarte-Oria (Gipuzkoa), Paesi Baschi

vino, Martin Berasategui, Lasarte-Oria (Gipuzkoa), Paesi Baschi
2016. Piccione, patate e tartufo. Si chiude nell’unica maniera in cui si potrebbe chiudere un pasto di questo genere. Ineccepibile.
piccione, Martin Berasategui, Lasarte-Oria (Gipuzkoa), Paesi Baschi
2016. Limone con succo di basilico, fagioli verdi e mandorla. Ottimo.
limone, Martin Berasategui, Lasarte-Oria (Gipuzkoa), Paesi Baschi
2016. Cioccolato, quinoa soffiata, rum e gelato alla nocciola.
dessert, Martin Berasategui, Lasarte-Oria (Gipuzkoa), Paesi Baschi
La piccola pasticceria.
piccola pasticceria, Martin Berasategui, Lasarte-Oria (Gipuzkoa), Paesi Baschi

Pedro Subijana è un altro dei numi tutelari della nuova cucina basca.
Come le buenas brujas (le streghe benevole) animano un gioioso sabba (akelarre in basco) all’insegna dell’allegria, allo stesso modo questo gioviale chef, per nulla appesantito dagli anni, celebra, da ormai quasi quarant’anni, la propria concezione di cucina elegante e assai moderna.
La meravigliosa sala arrampicata sulla sommità del monte Igueldo permette una vista mare a perdita d’occhio ed è il palcoscenico ideale per un’esperienza gastronomica che coniuga felicemente bello e buono.
L’attuale linea di cucina nasce da un percorso, come detto, cominciato diversi decenni fa, quando la cucina nei paesi baschi era rappresentata da una serie di ricette tramandate di generazione in generazione senza la minima ombra di una rifinitura.
Subijana insieme ad altri chef, tra cui il suo compagno di merende Juan Mari Arzak in primis, è stato il pioniere di un movimento che ha ingentilito e raffinato il modo di concepire l’alta ristorazione, facendo entrare la Spagna nel novero delle mete gourmet europee.
Lo status quo da quel momento, parliamo degli inizi degli anni settanta, ne è stato completamente rivoluzionato e ha trovato nel corso degli anni altri importanti interpreti.
La leggerezza, l’eleganza, la stagionalità sono i diktat cui il nostro chef si attiene con il naturale corollario di una cucina gustosa e oltremodo curata.
Niente fritti o cotture iper elaborate o, ancora, golose ma estenuanti salse ipercaloriche, piuttosto la ricerca di materie prime di livello e un’attenzione spasmodica alle preparazioni e alla ricerca di ingredienti locali in un vero e proprio omaggio alla guipuzkoa, la provincia basca di cui San Sebastian è capoluogo.
Tale processo è sublimato da ricette che riescono ad amplificare la qualità delle materie prime e le proprie caratteristiche attraverso l’utilizzo di pochi, sapienti, tocchi.
Ed ecco allora, solo per fare un paio di esempi, le mitiche acciughe del Cantabrico, preparate al tavolo utilizzando il sale di Anana e un aceto di acciughe e zenzero o, ancora, la perfetta e mirifica cottura del maialino accompagnata da una emulsione del suo lardo.
L’unico appunto in tanto stile e nel perseguimento di una golosità costante, raffinata e nitida è lo sviluppo di essa senza attriti né apposizioni capaci di produrre quelle sferzate che facciano sobbalzare; il che è ancora più evidente nella selezione dei dolci che, pur buoni, hanno lasciato una sensazione di opera incompiuta.
Niente di esiziale, comunque, in una tavola che resta impressa in modo indelebile e che spinge a tornare, memori di un’esperienza appagante a 360°.

Magnifico panorama.
Panorama, Akelarre, Chef Pedro Subijana, San Sebastián, Spagna
Jardin marino: foglia di erba ostrica con riduzione di Txacoli, cozza con il suo “guscio”, spugna con ricci di mare, scalogno e mais, Codio (alga) in leggera tempura, polvere di gamberi.
Jardin marino, Akelarre, Chef Pedro Subijana, San Sebastián, Spagna
Ottimo pane.
Pane, Akelarre, Chef Pedro Subijana, San Sebastián, Spagna
Gamberi con polvere del proprio guscio e taccole.
Al tavolo prima di essere serviti sono portati imbevuti di orujo (grappa locale) e scottati per pochi secondi insieme a un ciuffo di timo per dare una sapiente affumicatura. Scandaloso non succhiarne la testa. Squisiti.
Gamberi e taccole, Akelarre, Chef Pedro Subijana, San Sebastián, Spagna
Pisellini lacrima, crema di patate e uova, asparagi bianchi alla brace, elegante salsa wasabi.
Pisellini lacrima e asparagi bianchi alla brace, Akelarre, Chef Pedro Subijana, San Sebastián, Spagna
Un classico di Akelarre fuori carta: riso con lumache di mare e di terra. Un convincente carnaroli in versione basca mantecato col sugo dei molluschi. Delizioso il film che contiene un concentrato dei due molluschi
Riso con lumache, Akelarre, Chef Pedro Subijana, San Sebastián, Spagna
Acciughe del cantabrico, pomodori, guindillas (sorta di piccolo peperoncino locale), fiori di cipollina, salty fingers (fuori menù).
Le acciughe sono cotte al tavolo utilizzando un’apposita clessidra e il sale di Anana (un lago salato nei pressi di Alava) e guarnite, poi, con una specie di aceto di acciughe e zenzero e lo stesso sale “grattugiato” al momento. Un gustoso piatto di stagione.
Acciughe del cantabrico, Akelarre, Chef Pedro Subijana, San Sebastián, Spagna
Tartare di manzo finissima, capperi, mostarda, uova, patata soffiata. Una versione diversa, stilizzata, meno appassionante in verità, di una tartare.
Tartare di manzo finissima, Akelarre, Chef Pedro Subijana, San Sebastián, Spagna
Pane alle erbe e spezie in accompagnamento.
Pane alle erbe speziato, Akelarre, Chef Pedro Subijana, San Sebastián, Spagna
Patate soffiate.
Patate soffiate, Akelarre, Chef Pedro Subijana, San Sebastián, Spagna
Merluzzo con intingolo di cozze ed erba ostrica, ostrica e gola (kokotxa) del merluzzo, quest’ultimo un boccone da re.
Merluzzo e cozze, Akelarre, Chef Pedro Subijana, San Sebastián, Spagna
Cernia con cous cous con uova di merluzzo e cuori di mare (mollusco simile alle vongole). Cottura impeccabile per un piatto di matrice vagamente fusion
Cernia e cous cous, Akelarre, Chef Pedro Subijana, San Sebastián, Spagna
Brodo di cuori di mare (berberechos) in accompagnamento.
Brodo con berberechos, Akelarre, Chef Pedro Subijana, San Sebastián, Spagna
Maialino, pomodoro confit, emulsione di grasso, suo ristretto. Eccellente.
Maialino e pomodoro confit, Akelarre, Chef Pedro Subijana, San Sebastián, Spagna
Xaxu, rustico dolce fatto di una sfera di marzapane fritta ripiena di crema di uovo e mandorle accompagnato da spugna gelata al cocco.
Xaxu, Akelarre, Chef Pedro Subijana, San Sebastián, Spagna
L’interno mantiene ciò che promette…
Xaxu interno, Akelarre, Chef Pedro Subijana, San Sebastián, Spagna
Il barattolo rotto di yogurth con frutti rossi… Francamente un po’ banale e non particolarmente significativo.
Dessert allo yogurt, Akelarre, Chef Pedro Subijana, San Sebastián, Spagna
Petit fours
Piccola pasticceria, Akelarre, Chef Pedro Subijana, San Sebastián, Spagna
Un cava come si deve.
Cava, Akelarre, Chef Pedro Subijana, San Sebastián, Spagna
Tramonto…
Tramonto, Akelarre, Chef Pedro Subijana, San Sebastián, Spagna
Il raggio verde?
Tramonto sul mare, Akelarre, Chef Pedro Subijana, San Sebastián, Spagna

Uno dei torti più grandi che si potrebbe fare ad Andoni Luis Aduriz e alla sua cucina è quello di catalogarla.
Senz’altro ci si trova di fronte a uno chef abilissimo e complesso che ha attraversato varie fasi in cui i concetti, le idee evocate nei suoi piatti richiedevano un approccio non esattamente godereccio, non nelle corde di tutti, specie quando ci si trovava di fronte a ostentate sperimentazioni o veri e propri trompe l’oeil, visivi e gustativi.
Quelle erano fasi di una crescita, di una maturazione professionale che al centro del proprio obiettivo aveva sempre, comunque, una costante e personale ricerca del gusto senza compromessi di sorta.
La destinazione finale del viaggio di questo chef è sempre stata, infatti, e ora è più chiaro che mai, la materia, l’elemento primario.
Niente arzigogoli od ostentazioni fini a se stessi, anche se tali potevano apparire.
Il percorso che lui ha compiuto per arrivare all’esaltazione di essa è stato senz’altro originale.
Sembra quasi che lui abbia voluto mettere dei filtri attraverso i quali farci avere percezioni graduali, come se arrivare dopo qualche step alla meta la rendesse ancora più gustosa e soddisfacente.
Una cucina non meno materica di tante altre, solo con dei passaggi propedeutici e probabilmente necessari, senz’altro stimolanti e non necessariamente tutti comprensibili.
Rispetto ad anni fa il viaggio si è spogliato di qualche tecnicismo che lo caratterizzavano per un messaggio ora ancora più diretto ed efficace.
E senz’altro più semplice, anche se il retaggio di qualche passaggio cerebrale tutt’ora persiste.
Certo, si parla di una semplicità solo apparente poichè la vera grandezza e la vera cultura, in questo caso gastronomiche, sono legate alla capacità, unica, di riproporre efficacemente quello che si è assimilato nel corso delle proprie esperienze.
Ora è tecnica e pura conoscenza della natura applicate.
Natura intesa non solo come rispetto delle proprietà degli ingredienti, in primis quelli vegetali presenti in quasi ogni preparazione, ma come applicazione delle potenzialità di ognuno di essi e delle combinazioni che ne possono derivare.
Per non parlare della proverbiale abilità a utilizzare i giochi di texture, ormai una cifra stilistica dello chef basco.
E tecnica….
Beh, la conoscenza della tecnica di questo chef è chiaramente ai massimi livelli possibili.
Basti pensare che, già dotato di proprio innegabile talento, è passato per le cucine di Berasategui, Subijana, Zuberoa, Arzak e, dulcis in fundo, Ferran Adrià.
Il meglio dello scibile gastronomico spagnolo e non solo.
E allora ecco, come detto, giochi di consistenze, l’uso di gelatine come veicoli dell’umami, alternarsi di salato, dolce e acido, salse tirate alla grande, fermentazioni, fritti eterei, sfoglie impeccabili, cotture perfette, grassi dosati al minimo sindacale, creme squisite, incastri convincenti di sapori.
Il risultato oggi è una festa curata in ogni particolare dove il divertimento è altamente fruibile sia per l’appassionato e disincantato frequentatore di grandi tavole che per il turista solo occasionalmente dedito alla frequentazione di straordinari chef o per il neofita agli inizi delle proprie esplorazioni nell’alta cucina.
C’è un solo percorso di degustazione, gioiosamente presentato da uno staff entusiasta, diviso in tre parti che contempla il coinvolgimento attivo dei commensali come elemento essenziale.
Quasi che questa complice partecipazione, anche ludica e quasi dissacrante in taluni momenti, sia l’ingrediente finale senza il quale l’esperienza non possa definirsi completa.
La prima parte è costituita esclusivamente da finger food a stabilire un contatto primordiale col cibo attraverso piccole preparazioni curate e risolte in sé, già dimostrazioni del livello di perizia della cucina.
Segue una seconda parte di piatti tra l’ottimo e l’eccellente all’insegna del “chissà cosa arriva adesso in tavola” di spasmodica e infantile frenesia.
Aspettativa che non viene delusa da piatti impeccabili per rigore formale e concentrazione di gusto.
E’ un luna park e, come tutti i luna park che si rispettano, richiede l’abbandonarsi spensieratamente a esso come migliore condizione per poterne godere appieno.

Ravanelli e concentrato di pomodoro.
Ravanelli, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Gipuzkoa, Spagna
Marshmallow di cipolla, pinoli, sangue di maiale e cacao.
Marshmallow, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Gipuzkoa, Spagna
Carote con la loro crema.
Carote con la loro crema, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Gipuzkoa, Spagna
Sfoglia di pelle del pollo con sua gelatina, crema di aglio e acetosella.
Il livello di questa sfoglia lascia pochi dubbi sulla grande abilità tecnica di questa cucina.
sfoglia di pelle di pollo, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Gipuzkoa, Spagna
A proposito di texturas….
Differenti consistenze di kokotxa (la parte sotto il mento) di baccalà. Pelle croccante con dentro kokotxa gelatinosa ed erbe. Un biglietto da visita dello chef.
pelel croccante, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Gipuzkoa, Spagna
Cromesqui (frittella) di tendini e ceci.
Cromesqui, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Gipuzkoa, Spagna
Crema di pinoli e malto con germogli di Teff (un cereale etiope vagamente amaro che completa gli amuse bouche) che fungono da…..scarpetta.
crema di pinoli, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Gipuzkoa, Spagna
Decadentia….
Mousse di anguilla affumicata con erbe di campo e, sullo sfondo una forchetta di….zucchero fatta con isomalto, omaggio al periodo storico (1500 circa) in cui lo zucchero valeva più dell’oro. Anguilla con lo zucchero in versione basca.
Decadentia, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Gipuzkoa, Spagna
Capasanta con lenticchie fermentate.
Il protagonista del piatto? Ovviamente le lenticchie e la loro elegantissima acidità.
Capasanta con lenticchie fermentate, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Gipuzkoa, Spagna
Guancia di manzo con susine e crauti liofilizzati.
guancia di manzo, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Gipuzkoa, Spagna
Pan de cristal, crema di kuzu (fecola tratta da una pianta giapponese) e caviale di alghe.
Intermezzo giocoso portano l’occorrente per giocare alla morra. Chi vince si becca il caviale. Teoricamente.

pan de cristal, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Gipuzkoa, Spagna
Ciccioli, zafferano, mais tostato, aglio e un aspic di erbe e germogli.
Tutti in piedi nella sala a pestare e mischiare a piacimento. Ancora meglio con l’aggiunta di pane.
ciccioli di zafferano, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Gipuzkoa, Spagna
Pesto all’opera….
pesto, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Gipuzkoa, Spagna
Crema di zucca con granseola e pasta di arachidi.
crema di zucca con granseola, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Gipuzkoa, Spagna
Pane, baccalà e caffè.
Il caffè è una spezia e qui lo si comprende appieno.
apne baccalà, caffè, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Gipuzkoa, Spagna
Triglia con wafer di caramello.
Triglia impeccabile anche se il piatto è un passaggio piuttosto anonimo (o felicemente incompreso).
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Polipo con salsa di trippa di maiale.
trippa di maiale, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Gipuzkoa, Spagna
Fesa di puledro co squisita crema di limone, aceto, olive e origano.
Quando il comprimario ruba la scena al protagonista.
fesa di puledro, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Gipuzkoa, Spagna
Crema con crumble di mais e riduzione di Pedro Ximènez…..
Crema con crumble, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Gipuzkoa, Spagna
…..e biscotto alla brace.
biscotto alla brace, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Gipuzkoa, Spagna
Leggera tempura di crema pasticcera con pietra (di mannitolo) da grattare…
tempura, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Gipuzkoa, Spagna
Meringa con crema al latte e polvere di caffè.
meringa con crema al latte, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Gipuzkoa, Spagna
Ciambella di cioccolato e caramello.
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Crema e tuile all’arancia con chiodi di cioccolato.
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I sette peccati capitali.
sette peccati capitali, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Gipuzkoa, Spagna
Orgoglio.
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Invidia.
invidia, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Gipuzkoa, Spagna
Ira.
ira, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Gipuzkoa, Spagna
Gola.
Gola, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Gipuzkoa, Spagna
Dopo l’avarizia, significativamente vuota, ecco la lussuria.
lussuria, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Gipuzkoa, Spagna
Pigrizia.
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Una gran bevuta …
Laval, Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Gipuzkoa, Spagna
Interno…..
Mugaritz, Chef Andoni Luis Aduriz, Gipuzkoa, Spagna
Orto autosufficiente.
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Baia de La Concha dal Palacio de Miramar.
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Clima mundial.
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