“Metti una sera a cena nei Monti Iblei a Frigintini. Da Maria Fidone è tutto preparato in casa: dall’estratto di pomodoro, o “strattu”, al pane, alla pasta e le verdure raccolte dall’orto vicino.”
Queste le prime parole di una recensione dell’amico Davide Paolini, grande scopritore di questa tipologia di ristorante. Eh sì perchè, come diceva un altro caro amico, questi locali Panda, in via di estinzione, vanno sapientemente tutelati e rivalutati. Un locale completamente fuori dal tempo e dalle mode, a partire dal prezzo. Quasi un ossimoro, perché a quei costi parrebbe impossibile sopravvivere. Soprattutto qui, e per certi versi può essere un aspetto positivo, dove sembra che il tempo si sia fermato. Tutto fatto in casa, ma soprattutto come a casa.
E non è un caso che, anche per un altro grandissimo critico e maestro, Luigi Veronelli, Maria Fidone fosse un posto d’elezione per le scorribande in terra Iblea. Un luogo verace, autentico, di quelli che non esistono quasi più. Con una cucina casalinga, nel senso più nobile del termine. Alla larga uomini e donne a dieta, attenti alla linea e ai grassi, ma sopratutto attenti alla forma. Qui solo ed esclusivamente sostanza, tanta.
Ma lasciamo spazio e parole al menù, anche quello immutabile ed immutato nel tempo.
Ottimi antipasti modicani.
Gelatina di maiale e salsiccia secca.
Olive, pomodori secchi e formaggio.
I classici ravioli di magro e cavatelli al sugo di carne.
Il sugo di carne.
Braciole impanate.
Sanapune.
Salsiccia al vino.
Braciole.
Gelo di mandorla e limone.
Singolare la storia dello chef Lorenzo Ruta: l’illuminazione, da lui stesso più volte raccontata, avviene presso le cucine del suo mentore e padre spirituale, Accursio Craparo.
Lui, pizzaiolo, viene chiamato in cucina, un giorno dei tanti in cui collabora con lo chef, per aiutare una partita in difficoltà, per mancanza di personale. Assapora i profumi, le consistenze e gli aromi di quel luogo e decide di non andarsene più. La sua vita, il suo destino sarà la cucina.
Una bella storia, e un bel percorso, che apre la strada a tante fantasie. Innanzitutto qui alla Taverna Migliore, premettiamolo, troverete una cucina viva e scintillante, decisamente in crescita. Ma sopratutto troverete pane e lievitati in genere davvero interessanti, e non potrebbe che essere così vista la genesi del cuoco.
Cucina interessante che deve ancora crescere, ma che ha margini immensi davanti a sé.
Troppe le reiterazioni stilistiche, troppe le salse vegetali uguali per le varie preparazioni, troppa caseina distribuita praticamente in ogni piatto. E porzioni generose a parte, a cui a queste latitudini vi dovete abituare, il resto scorre via con mano gentile e sobria, oltre che moderatamente elegante.
Un giovane chef che ama misurarsi con materie prime d’eccellenza, che cerca di studiare e dare il meglio alla sua clientela. E quindi grani antichi siciliani per pasta e pane, olio di grande qualità, vini che infoltiscono una carta davvero interessante e molto ben centrata, con poche referenze, ma quelle giuste. Come si usa oggi, una carta moderna ed attuale.
Un servizio che scorre via celere e ben rodato, ed anche in un sabato sera di quasi pieno non rischierete di aspettare mai troppo tempo. Uscirete colpiti da questa cucina, che però ha bisogno di mollare ancora gli ormeggi e di veleggiare verso traguardi decisamente superiori, ma sempre alla sua portata. Pur trovando già la quadratura del cerchio tra una tradizione rivisitata con mano leggera e sapiente ed una moderata ma incisiva moderna creatività.
Lorenzo Ruta va seguito, va incoraggiato e va anche indirizzato. Ma non fatevi mancare una visita da lui se andate a Modica.
Cannolo salato ripieno di gambero crudo, pistacchio e ricotta.
Calamari, salsa di finocchietto ed erbe aromatiche, pomodori ciliegino, salsa di formaggio.
Uovo fritto e impanato, pasta fillo, germogli e salsa di rucola. Preparazione un filo troppo asciutta.
Soffi di eolo (pasta ai grani antichi), bottarga, spuma di bufala e salsa di rucola. Evidente la reiterazione stilistica e l’uso smodato di caseina.
Ricciola, salsa di fave secche e basilico.
Tortino alle arachidi e cioccolato.
Acquisisce maturità il progetto fortemente voluto da Ciccio Sultano e il suo socio (nonché chef) Peppe Cannistrà: a un anno dall’apertura, “I Banchi” è una bella scommessa vinta.
L’avevamo visitato lo scorso anno, a pochi mesi dall’inaugurazione, siamo ritornati a verificare le belle impressioni che avevamo avuto.
Questo posto è molto di più di una “costola” del bistellato Duomo, è un locale con una sua identità ben precisa e una sua autonomia. Un forno, una pasticceria, un bar, una trattoria moderna: tante cose insieme in un bel palazzo del centro di Ragusa Ibla. Da vivere in grande leggerezza e libertà, a qualunque ora della giornata.
Il servizio, nonostante alcune variazioni nel personale rispetto allo scorso anno, è di alto livello, un particolare ancora non sempre scontato anche in questa Sicilia in grande crescita dal punto di vista ristorativo e turistico: persone attente, disponibili e ben preparate, evidentemente un aspetto su cui si è puntato molto.
La cucina si è confermata ad ottimi livelli: se escludiamo un piatto, l’insalata di mare, che sarebbe stato meglio si fosse fermato al pass data la non inappuntabile freschezza dell’ingrediente principale, tutte le altre preparazioni sono state di gran livello, con alcuni picchi degni di locali molto più blasonati. Una cucina semplice, diretta, precisa tecnicamente e che ha come obiettivo principale la ricerca del gusto.
La cantina, che permette di bere bene al giusto prezzo, completa un quadro molto felice.
Un locale in cui si sta bene, in cui si nota la grande cura per i dettagli e che invoglia certamente al ritorno.
Consigliatissimo prima o dopo un giro nella meravigliosa Ibla, gioiello che non smette mai di stupire anche dopo numerose visite.
L’originale mise en place.
Appetizer (differenziato per adulti e bambini, un’accortezza da grande ristorante).
Insalata di mare.
Come già detto, l’unico piatto non soddisfacente.
Variazione di pasta con le sarde (zafferano, pinoli, uva passa, pangrattato tostato).
Un grande piatto di pasta: pieno e gustoso.
Ravioli di ricotta e limone con molluschi e crostacei.
Ravioli perfetti, pesce (come nell’insalata) non altrettanto.
Ricciola e fiore d’oliva, salsa di patate zafferano, finocchi e arance.
Cottura da grande cuoco e piatto molto curato anche nei minimi dettagli.
Qualità del pesce ottima in questo caso.
Maialino nero alla siciliana con mosto di nero d’Avola e patate al sale.
Piatto al livello del “fratello grande” Duomo.
Sua Maestà la Polpetta.
Di patate, di carne e di melanzane.
Imperdibili. La tradizione al suo massimo livello possibile.
Parfait alla mandorla Pizzuta di Avola con gelato al pistacchio di Raffadali.
Cannolo di ricotta vaccina con sorbetto di mandorla.
Cassata siciliana con granita al cioccolato.
Molto valida la selezione di birre in carta (così come la carta vini).
Il banco della pasticceria e del pane (davvero ottimo).
Francesco Cassarino lascia?
No… raddoppia.
Al locale Caravanserraglio di Ragusa ha affiancato questa nuova creatura, davvero sorprendente.
Sì, perché il Caravanserraglio stava un po’ stretto al vulcanico cuoco ragusano e al suo bravissimo e giovane figlio, che troverete qui in sala in veste di Patron. Con un’esperienza e cultura profonda sugli ingredienti, con una mano sulle preparazioni gentile, pulita e mai invasiva (merce rara da queste parti, indubbiamente) e, non ultimo per importanza, con un ottimo palato.
Francesco è uno dei più importanti scopritori di talenti di questo angolo della Sicilia, e dobbiamo ammettere che non ha mai sbagliato un colpo.
Ma è dotato di un pregio fondamentale: quello di avere spirito di osservazione e palato quando si scelgono gli ingredienti.
A maggior ragione in un luogo che vuole fare della sua bandiera la qualità di questi ultimi, portandoli a tavola nella maniera più pura e semplice possibile. Apparente semplicità, in realtà, perchè poi lo studio sulle cotture, così come sugli strumenti di cucina (ben 3 fantastici green egg) è attentamente curato in ogni suo dettaglio.
Qui troverete appunto una cucina schietta, sincera, senza troppi orpelli. Anche se il piatto di tonno e burrata, così come alcune altre preparazioni del cuoco ragusano, sapranno solleticarvi le papille con eleganza ed originalità.
Completa il tutto un servizio attento e disponibile, la possibilità di degustare una delle migliori pizze della zona e, non ultimo, una cantina di tutto rispetto, per profondità e varietà di scelta. Senza dimenticare il fatto che state pranzando a due passi dal mare, un mare profondo e intenso.
Scorci del bel locale.
La mitica scaccia locale, qui con ricotta e erbette.
Una scelta interessante dalla fornitissima cantina.
L’ottimo pane con farine integrali e lievito madre… un’opera d’arte, signature dello chef.
L’ottimo pizza, con farina di grano duro e prosciutto di Parma.
Tonno, burrata, acciughe cantabriche, senape, salsa di carota e soia.
L’ottimo piatto di crudi.
Ricciola al barbecue e patate.
Tonno tataki, sedano arrosto e verdure primaverili.
L’imperiosa pasta, vongole e patate.
Il ricottamisù.
E’ ormai sempre meno frequente scovare nuovi talenti, in grado di colpirti. E sopratutto è ancor più raro quando ciò accade in un luogo di cui quasi nessuno parla. Noi ne abbiamo scritto esattamente un anno fa. E Dario Di Liberto nel frattempo ha fatto molta strada. Ha rinfrescato la sala, dandogli un tono più attuale, ha ampliato la cantina, inserendo qualche interessante referenza in più, e non per ultimo ha innestato un paio di marce in più in cucina.
Golosa, persistente ma anche raffinata e intrigante, sottile e precisa: così sta piano piano diventando la sua cucina. Punto più elevato toccato da quella triglia, magica, ricca di richiami a grandi piatti di grandi chef ma al contempo molto personale e originale. Un piatto che per cottura, abbinamenti, proporzioni e senso del gusto ha veramente toccato il cuore.
Ma anche tutto il resto nel nostro ottimo percorso non è stato da meno. Ingredienti selezionatissimi, freschi, scintillanti. Cotture perfette, umidità rispettata, salse quanto basta. E un prezzo, 55 euro, che raggiunge l’apice della convenienza per un percorso del genere.
Bravo chef e bravi a tutto il resto dello staff, anche in sala, che sta crescendo e muovendosi lentamente verso una eccellenza encomiabile.
Quinoa soffiata multi gusto e multi colore.
L’ottimo pane di farine integrali di grani antichi siciliani.
Scrigno di patata ripieno di frutti di mare, salsa alla senape selvaggia e ricci di mare.
Crudo di tonno, gamberi e seppia in crema di latte di bufala ragusana e pomodori appassiti.
L’ottimo pane in accompagnamento.
La superlativa “Triglia di terra” con polveri di pomodoro, nero di seppia e prezzemolo: è adagiata su funghi, topinambur, carciofi, spinaci e tartufo, completata da un brodo di triglia fenomenale. Un piatto eccellente.
Ravioli di baccalà con crumble di olive, bietola, peperone e crema di zucca.
Spaghetti ai frutti di mare, crema di fagiolo di Scicli e polvere di pane alla bottarga.
Fresca e ben cotta la Cernia alla puttanesca in crema di sedano rapa e spinacino.
Un predessert interessante: gelato al fico d’india, crema di ricotta, cialde di pane e polvere di cioccolato di Modica.
La cassata rivisitata, molto elegante.
Gli ottimi ravioli ripieni di confettura di pesca in brodo caldo di agrumi e basilico.