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Caffè La Crepa

Baluardi della tradizione

Il paesaggio di campagna della Pianura Padana che scorre rapido sotto gli occhi del guidatore distratto non è dei più entusiasmanti. Le costruzioni sono quelle industriali, frutto delle bonifiche del tempo. Isola Dovarese, piccola striscia di terra lambita dall’Oglio, compare all’improvviso, con le sue case basse e un rettifilo che conduce alla piazza principale del paese, esempio di architettura rinascimentale gonzaghesca, dall’ampiezza sproporzionata, per dimensioni, per un comune di un migliaio di abitanti. Qui, tra la lunga schiera di portici e il palazzo Pretorio, sede del Comune, spicca per la sua sublime architettonica decadente il Palazzo della Guardia che ospitava la “Locanda del Ciclista”.

La famiglia Malinverno

Dal 1969, l’attività venne rilevata dalla famiglia Malinverno che sostiutì la precedente insegna con quella attuale. Il Caffè La Crepa divenne subito uno dei centri nevralgici della “Bassa” gastronomica e, dopo cinquant’anni, la famiglia Malinverno è ancora lì, a trottare tra quelle mura, con la terza generazione.

Oggi, oltre a resistere al fascino del tempo, questo luogo è anche un tempio della grande tradizione culinaria del nord Italia. Caffè, bottega, enoteca, gelateria e trattoria, o osteria, se vogliamo puntualizzare riferendoci all’accezione più precisa del termine, Caffè La Crepa oggi è una tavola imperdibile in cui si respira il calore di un’atmosfera familiare. Uno di quei luoghi dove il cibo diventa didattica e si esce appagati con un grande sorriso, anche grazie ad un rapporto prezzo/felicità ai massimi livelli.

Ci troviamo davanti a un esempio cristallino di cucina italiana della tradizione declinata ai massimi livelli tra sapiente rivisitazione e alleggerimento, utilizzo di materia prima di eccelsa qualità (ortaggi su tutto), nell’ambito della quale vengono implementate pratiche sostenibili di approvvigionamento.

La tradizione della Bassa finemente passata al setaccio

La scelta è ardua perché dopo i capisaldi iniziali della casa (la frittata e la meravigliosa giardiniera) si può optare, con medesima soddisfazione, per i prelibati salumi o per gli squisiti piatti con pesce d’acqua dolce. Tra questi è possibile scegliere tra una tecnicamente perfetta anguilla in carpione o una carpa lavorata come un tonno con patate, cipolle, fagioli e dei pomodorini dal sapore dolcissimo.

Tra i primi la scelta è ancora più difficile e, tra gli imperdibili marubini, il riso all’onda, i bigoli al torchio con sarde di lago o lo storico savarin con ragù classico e lingua salmistrata, la scelta potrebbe ricadere sui tortelli amari all’erba San Pietro, burro e salvia, con uno smooth landing di gradimento assicurato.

C’è anche un’incursione ittica rigorosamente vincolata al mercato del giorno, ma se possiamo consigliare un piatto da provare tra la ricca proposta dei secondi, ci sentiamo sicuri di indicare le animelle arrosto servite con verdure dell’orto, il tutto cucinato in maniera esemplare.

Il dolcissimo finale è un tuffo nel passato, con una serie di coppe gelato, ça va sans dire, di produzione propria, come la Coppa Brasilia, gelato alla nocciola e al cioccolato con liquore e polvere di amaretto, e un’esplosione ipercalorica di dolci della tradizione come la Torta sabbiosa con crema al mascarpone che, come si legge dal menu, viene fatta come voleva il Maestro Verdi:

Con i chiari si fa la fiocca. Si sbattono bene i rossi con lo zucchero. Si aggiunge a poco a poco la fecola e il burro ben morbido. Alla fine i chiari montati. Poi si versa il tutto nella ticcia ben unta di burro e subito in forno.”

Il tutto, beninteso, preceduto dai biscotti isolini”, tipici del paese.

La sala viene gestita da ragazzi giovani e gentili, coordinati da Fausto e Federico Malinverno, mentre la carta dei vini è incentrata principalmente su vini biologici con alcune etichette importate direttamente dalla Francia. Al momento viene proposta solo una piccola selezione di quella che è la cantina del ristorante ma, ci assicurano, la scelta è molto molto più ampia.

La Galleria Fotografica:

Un’indimenticabile sosta fuori dal tempo

Che grande posto!
Ci troviamo nell’antico Palazzo della Guardia risalente al periodo dei Gonzaga, in una bellissima piazza rinascimentale proprio al centro di Isola Dovarese, al confine tra Cremonese e Mantovano. Tutt’intorno, istantanee di Pianura Padana, la nebbiolina, il fiume Oglio che, placido, scorre poco distante.
Emozioni ci assalgono ogni volta che varchiamo la soglia di questo pezzo di storia della cucina italiana.

Ed ogni volta si resta stupiti dalla capacità della famiglia Malinverni di non sbagliare un colpo. Ogni piatto, da quelli più apparentemente semplici a quelli più elaborati, è preparato con una cura, una precisione, una perizia davvero sorprendenti. Eccellenza, qualità, infaticabile ricerca di tutto ciò che è buono.
A cominciare dalla selezione degli Champagne che impreziosiscono una carta dei vini tutt’altro che scontata. Per continuare con il miglior jamon de bellota Joselito accanto a sopraffino salame cremonese (si, quello con l’aglio), un grande foie gras ed il miglior pesce d’acqua dolce della zona. Elementi esotici che convivono con il meglio dei prodotti del territorio, il tutto all’insegna dell’eccellenza.

Non manca nulla in quest’oasi di buon gusto in grado di soddisfare gli amanti della cucina tradizionale così come quelli in cerca dei prodotti più lussuriosi. Perfetto tanto per un pranzo della domenica in famiglia, quanto per una cena tra raffinati gourmet.
La carta sembra il manifesto programmatico della gastronomia di questo fazzoletto di Pianura Padana; i piatti sono semplicemente perfetti, ricchi ma mai pesanti. La cucina è solida, precisa mai ridondante.
Cucina di tradizione e di territorio, cucina padana, di cortile e di fiume.

Imperdibile il bollito misto alla cremonese arricchito da una selezione di mostarde da capogiro. Lussuriosa la nota agrodolce dell’insalata di faraona alla Stefani, antico piatto ideato nel XVII secolo da Bartolomeo Stefani, in servizio come capocuoco presso il Ducato di Mantova. Potremmo continuare narrandovi di un suadente riso all’onda con lumache e erbe di campo ma, come si sarà capito, al Caffè la Crepa non esiste un piatto sbagliato o eseguito in maniera approssimativa, c’è una ricerca spasmodica della qualità a tutti i livelli. Qualità che si ritrova anche nella “Bottega della Crepa”, dove è possibile acquistare vere e proprie chicche tra cui sopraffine mostarde.
Un luogo della memoria, da amare, nel quale si ritorna sempre con immenso piacere.
Lunga vita alla famiglia Malinverni!