Passione Gourmet Parigi Archivi - Pagina 10 di 14 - Passione Gourmet

Pierre Gagnaire

Parigi, VIII arrondissement. Due passi dagli Champs Elysées, altrettanti dall’Arc de Triomphe.
In uno dei quartieri dalla più alta concentrazione di ostentazione al mondo, adiacente ad una struttura alberghiera nemmeno a dirlo a cinque stelle, opera un ristorante che, ormai da svariati anni, di stelle ne porta al petto due di meno. Ed è uno tra i primi indirizzi che salta in mente all’appassionato, non appena si parla di alta cucina francese, un luogo dove si sono formati innumerevoli chef divenuti poi altrettanto bravi e famosi.

In un contesto simile, crogiolati nel bello, circondati dalle numerose e costanti attenzioni del personale e rilassati in un quieto ambiente, non lussuoso ma assolutamente elegante, è possibile che il primo aggettivo che balzi in testa, che l’associazione mentale -praticamente automatica- fatta a posteriori sia… “divertente”?
Ebbene sì, se il luogo in questione porta il nome di Pierre Gagnaire, potete stare certi che sarà così.

Nonostante il già menzionato servizio che, malgrado a questi livelli si possa praticamente dare per scontato, è di tale precisione e discrezione da riuscire comunque a colpire, gli aspetti più stupefacenti di questo luogo (e nello specifico della sua cucina) sono la molteplicità e l’intensità degli stimoli ai quali si è sottoposti. Un vortice che inizia con gli stuzzichini appena seduti al tavolo, e termina soltanto una volta giunti alle strepitose praline, in accompagnamento al caffè.
Impeccabili sfoggi di tecnica, sapienti modulazioni di acido ed amaro, marcati contrasti di temperature, virtuosi piatti-francobollo in luogo di portate faraoniche: raccontata così, chiunque si aspetterebbe di trovare in cucina un ragazzino, un talento emergente, uno chef con un sacco di idee e la fiamma della voglia di stupire ben viva in corpo.
Evidentemente, Gagnaire giovane lo è dentro: nonostante un’età anagrafica dove i più iniziano a godersi la pensione, lui riesce ancora a creare, a divertirsi ma soprattutto a divertire.

La sua è una cucina dallo stile contemporaneo, che fa un uso sottotraccia e mai evidente di tecniche moderne, e nonostante la costante ricerca in collaborazione con l’amico (nonché noto chimico, attivo in campo gastronomico) Hervé This, trova i principali e più evidenti punti di forza nella qualità delle materie e nella concentrazione dei sapori, davvero esemplari.
Inoltre una peculiarità storica (al punto che ha permesso di coniare il termine “gagnairiano”) è il frazionamento della singola portata in vari piatti, che compariranno al tavolo tutti assieme od in vari servizi, a seconda della natura della stessa e delle scelte in cucina.
Questo, malgrado il menù degustazione piccolo (amuse bouche, plat, desserts), comporterà il ritrovarsi travolti da una quantità imbarazzante di piatti e piattini, contenuti nella dimensione ma non certo nel gusto, dei veri e propri piatti compiuti che funzionerebbero anche nelle vesti di portata vera e propria.
Poi un gran piatto d’impostazione più classica, giusto per ricordarti che sì, il talento, la tecnica, l’inventiva, gli ammennicoli… ma i quarant’anni di esperienza ai massimi livelli ci sono, e non vi è alcun motivo di dimenticarli.
Si continua quindi con i superbi dessert, quattro, impostati su quattro stili differenti ma tutti di livello eccelso, a dimostrazione (qualora ancora ce ne fosse bisogno) di una padronanza della cucina davvero a 360°.

Un’esperienza totalmente appagante e di reale divertimento dunque, che trova il suo unico aspetto negativo proprio all’interno di quello positivo: affrontando così tanti stimoli nel corso di un pasto, dato che molti dei piatti arrivano “in gruppo”, si rischia di non dare il giusto peso alle singole creazioni, di restare un po’ tramortiti dalla varietà delle stesse e di non riuscire a metter tutto correttamente a fuoco. E se già ciò accade con il menù piccolo, non osiamo immaginare con quelli più ampi… oltre a correre il serio rischio che anche gli stomaci “a fisarmonica” siano messi a dura prova dalle quantità, a conti fatti davvero ragguardevoli.
Con buona pace di tutti quelli che “…macché ristoranti gourmet, che fuori da lì poi devi farti una pizza!

Scorcio di sala e mise en place
mise en place, Pierre Gagnaire, Paris
Picoli stuzzichini iniziali, notevoli grissini, burro.
stuzzichini iniziali, Pierre Gagnaire, Paris
Biscotto al Parmigiano con crema di Parmigiano, tonno colorato alla barbabietola…
biscotto al parmigiano, Pierre Gagnaire, Paris
…cialda rapa, limone e crema di olive (nel bicchierino sottostante).
cialda rapa, Pierre Gagnaire, Paris
Il vino, scelto dalla brava sommelier.
vino, Pierre Gagnaire, Paris
Cialdine di pane, servite con…
cialdini di pane, Pierre Gagnaire, Paris
…un illegale burro agli agrumi, dall’intensità pericolosa.
burro agli agrumi, Pierre Gagnaire, Paris
I fantastici pani.
pane, Pierre Gagnaire, Paris
Granita di peperoni verdi, vellutata verde e cannolicchi. Il piatto dei contrasti: caldo/freddo, sapido/erbaceo, gommoso/cremoso: partenza a razzo.
granita di peperoni verdi, Pierre Gagnaire, Paris
Rillette di leprotto al combawa ricoperta di succo di carote; boccone d’albicocca soffice al lardo di colonnata.
rilette di leprotto, Pierre Gagnaire, Paris
Uova di salmone biologico e cuore di palma fresco, crema al limone e gorgonzola, duxelle di champignon di Parigi.
Un quadro di questa cucina: un turbine di sapidità, acidità, grassezza e terrosità in solido equilibrio, in un boccone da due centimetri quadrati.
cuore di palma e uova di salmone, Pierre Gagnaire, Paris
Latte di haddock legato con patate, avocado. Altro boccone di grande intensità, compresso in una tazzina da caffé.
latte di Haddock, Pierre Gagnaire, Paris
Fagioli di Paimpol, gamberetti grigi e cecina; salvia croccante.
fagioli di paimpol, Pierre Gagnaire, Paris
Impiattata in sala la portata principale:
Pierre Gagnaire, Paris
Merluzzo giallo cotto sulla sua pelle, mousseline d’olio d’oliva al tandoori, melanzana di Firenze.
Cottura esemplare per il merluzzo, salsa che da sola fa il piatto, in perfetto e strabiliante equilibrio tra morbidezza, gusto e rotondità, completato dal lieve apporto dolce ed astringente della melanzana. Impiatto semplice e non particolarmente ricercato, in realtà una gran portata.
merluzzo giallo cotto sulla pelle, Pierre Gagnaire, Paris
…con a parte, una gustosissima cialda croccante, bagnata con i succhi del merluzzo, e spinaci appena saltati…
cialda, Pierre Gagnaire, Paris
…il tutto servito con un’insalata di farro appena calda e verdure brasate, abbondantemente passate nel burro.
insalata di farro, Pierre Gagnaire, Paris
I deliziosi predessert, piccoli capolavori di tecnica e gusto.
predessert, Pierre Gagnaire, Paris
predessert, Pierre Gagnaire, Paris
Parfait al papavero ricoperto di cioccolato dulcey, velouté di latte di cocco, banane e mango.
Primo dessert, dolce e morbido, su note tropicali.
parfait al papavero, Pierre Gagnaire, Paris
Pasta di mandorla al tè verde Matcha, gelatina al moscato, melograno.
Secondo dolce,l’opposto: amara la mandorla, tannico il matcha, acida la gelatina, acido il melograno. Dessert decisamente spinto.
pasta di mandorla, Pierre Gagnaire, Paris
Crema di limone, tarteletta con cioccolato Cuba, disco di pompelmo, ganache di cioccolato Venezuela.
Terzo (splendido) dessert: modulazioni di dolcezze ed acidità attraverso due varietà di cioccolato, a temperature differenti, che avvolgono le acidità del limone e del pompelmo. Applausi.
crema di limone, Pierre Gagnaire, Paris
Gateau alla mela, mousse di mela verde, uvetta profumata al Rum.
Ultimo dessert, caldo, avvolgente e più ordinario, ma non per questo di minor valore.
gateau alla mela, Pierre Gagnaire, Paris
Le fantastiche praline.
praline, Pierre Gagnaire, Paris
praline, Pierre Gagnaire, Paris
Dettagli della sala.
sala, Pierre Gagnaire, Paris
sala, Pierre Gagnaire, Paris
sala, Pierre Gagnaire, Paris
Per chi lo gradisse, è possibile richiedere il tavolo dello chef, con vista sulla cucina.
Pierre Gagnaire, Paris

Kunitoraya 2, chef Nomoto Masafumi, Parigi

Una passeggiata tra le vie che ruotano intorno a Rue Sainte Anne è una piacevole immersione nel mondo del Sol Levante: nel cuore di Parigi, una piccola enclave giapponese fatta di ristoranti, sushi-bar e market. In questa ampia offerta si distinguono due locali in Rue Villedo a pochi metri di distanza: Kunitoraya 1 e Kunitoraya 2.
Il primo è in ristrutturazione, il secondo è il regno di Nomoto Masafumi.
Come spesso accade a Parigi, la formula è molto diversa tra pranzo e cena.
Alla sera c’è un solo menu fisso a partire da 70 euro.
A pranzo ci sono menu più convenienti, ma soprattutto c’è la possibilità di scegliere dalla carta degli Udon un solo piatto per un pasto veloce.
Noi abbiamo provato la seconda opzione e la soddisfazione è stata assoluta.
Gli Udon sono di altissimo livello, così come i brodi: livello assolutamente comparabile a quello delle grandi insegne di Tokyo. Udon elastici al punto giusto, brodi saporiti, ricchi di umami. Le porzioni sono generose, un piatto può assolutamente fungere da pasto completo.
Certo, il prezzo è nettamente diverso da quello riscontrabile a Tokyo. In Giappone l’Udon è considerato il pasto economico per eccellenza e difficilmente riuscirete a spendere a Tokyo più di 10 euro per un piatto.
Qui ci attestiamo mediamente sul doppio della spesa: non ci saranno rimpianti, ma la differenza salta agli occhi. Il centro di Parigi ha il suo prezzo da pagare e tutto sommato, a questi livelli, è un prezzo che si paga con il sorriso sulle labbra.

Lavagne del giorno
lavagne, Kunitoraya 2, chef Nomoto Masafumi, Parigi
udon, Kunitoraya 2, chef Nomoto Masafumi, Parigi
Apparecchiatura classica giapponese
apparecchiatura,Kunitoraya 2, chef Nomoto Masafumi, Parigi
In abbinamento: tè verde
tè verde, Kunitoraya 2, chef Nomoto Masafumi, Parigi
Udon giorno: alle vongole
udon alle vongole, Kunitoraya 2, chef Nomoto Masafumi, Parigi
Udon caldi al manzo
udon caldi, Kunitoraya 2, chef Nomoto Masafumi, Parigi
Il caffè però è italiano!
caffè, Kunitoraya 2, chef Nomoto Masafumi, Parigi
Chef al lavoro
Kunitoraya 2, chef Nomoto Masafumi, Parigi

Completiamo il nostro viaggio tra le grandi pasticcerie parigine, con l’aggiunta della lista degli “imperdibili”.

Jacques Genin

Jaques Genin, Parigi di zucchero

Il primo grande pregio è la presenza di tavoli dove potersi godere le preparazioni di quello che è indiscutibilmente uno dei migliori pasticceri del mondo. Nonostante da tempo si sia concentrato sul cioccolato (e che cioccolato!), si possono ancora ordinare in monoporzione le creazioni che hanno decretato il suo grande successo: millefoglie e tarte au citron. Fantastici, come già ben sapete.

milelfoglie, Parigi di zucchero, Jacques Genin

tarte au citron, Parigi di zucchero, Jacques Genin

Ma, a nostro avviso, quello che veramente non ha nessun eguale è il bricco di cioccolata calda: semplicemente perfetta per gusto, consistenza e dolcezza. Un capolavoro liquido da 19,99/ventesimi.

cioccolatimi, Parigi di zucchero, Jacques Genin

cioccolata, Parigi di zucchero, Jacques Genin

E le pâtes de fruit, vogliamo parlarne?

pates de fruits, Parigi di zucchero, Jacques Genin

Sadaharu Aoki

Avevamo trovato alcune sue boutique a Tokyo. Anche a Parigi questo pasticcere ha riscosso da subito un grande successo. Un mix di pasticceria francese e ingredienti (e sensibilità) giapponesi. Famosi i suoi dessert al tè matcha o con Azuki beans.
Ma anche la tarte caramel salè merita il viaggio: mousse al cioccolato, tarte al burro, caramello salato. Da volare via.

Carl Marletti

Carl Marletti, Parigi di zucchero, Jacques Genin

Paradis Latin: zabaione di vaniglia ai frutti rossi con biscotto agli agrumi nappato da confit di lampone alla rosa. O la Marie-Antoinette: macaron al lampone, lamponi confit e freschi e cremoso alla rosa. O ancora il Caraibi: mousse di cioccolato al latte, cremoso al frutto della passione su un pralinato alla noce di cocco. Capolavori in miniatura, disponibili anche in monoporzioni di taglia ridotta per spaziare di più nella gamma, composta da “classici” (millefoglie, tarte au citron ecc.) e creazioni originali del pasticciere.
Un passato alla guida del reparto pasticceria di un grande albergo parigino, poi la decisione di aprire una propria insegna. Dal dicembre 2007, Marletti ha scalato le preferenze del pubblico parigino ed oggi è considerato indiscutibilmente uno dei migliori sulla piazza.
La sua missione: modernizzare la pasticceria classica francese riducendo la quota di zucchero.
La sua “bijouterie à gâteaux” oggi vende circa 600 mono-porzioni in settimana e 2500 il w-end.
Una deve essere vostra.

Carl Marletti, Parigi di zucchero
Carl Marletti, Parigi di zucchero

Pierre Hermé

Pierre Hermè, Parigi di zucchero

Come non nominare il Maestro, il Re dei macarons. I suoi punti di vendita in giro per Parigi non si contano in più, ma è sempre un piacere rimettere piede nel posto da cui tutto prese forma a Parigi: la boutique di Rue Bonaparte (anche se il primo punto vendita fu aperto a Tokyo!).
Il pasticcere Alsaziano, insignito anche della legione d’Onore, rimane un punto di riferimento assoluto. I suoi macaron sono sempre i più eleganti. Prima la delicata crosticina dell’esterno, poi l’affondo nella morbidezza del ripieno: ogni ingrediente è perfettamente dosato. L’infiniment Rose merita un viaggio da molto lontano.
C’è anche una boutique on line: maneggiare con cautela!

Pâtisserie Ciel

Pâtisserie Ciel, Parigi di zucchero

Altra insegna franco-giapponese. Locale di semplice eleganza tutta nipponica, dove sedersi per un ottimo tè e una torta, ma anche per gustare la sera le tapas create da Yoshitake Hiroki, chef del ristorante fratello, “Sola”. Il protagonista principale, però, è uno: Angel Cake. La torta è nata negli Stati Uniti ma poi ha avuto una grande diffusione in Giappone durante l’occupazione americana della seconda guerra mondiale. Una génoise molto soffice e ariosa, con una guarnizione di crema chantilly. I gusti sono svariati: molto buona quella allo yuzu e da provare anche quella al té verde. Possibilità di gustare un té matcha preparato con tutti i crismi.

Pâtisserie Ciel, Parigi di zucchero
Pâtisserie Ciel, Parigi di zucchero

Angelina

Angelina, Parigi di zucchero

La storica maison della Rue de Rivoli si è allargata in lungo e in largo per la città (dalla Rue du Bac, in cui dista 100 metri da Conticini, al Bois de Boulogne, dal Musée du Luxembourg al Louvre) e all’estero (Dubai, Giappone, Cina). L’impulso al rinnovamento portato alla fine degli anni duemila da Sébastien Bauer, alsaziano cresciuto alla corte di Hermé e oggi volato a Macao, ha fatto fare un salto di qualità all’offerta di questa corazzata. Su tutto svetta il mont-blanc, eccellente (a parte il prezzo che da queste parti è superiore alla già alta media locale).

Rue de Rivoli 226, Parigi
Tel.+33.1.42.60.82.00
http://www.angelina-paris.fr/
Metro: Tuilerie
Aperto: in settimana dalle 7.30 alle 19h, week-end e festivi dalle 8.30 alle 19h

Angelina, Parigi di zucchero

Pâtisserie Des Rêves

Pâtisserie Des Rêves, Parigi di zucchero

Ultimo, ma non ultimo : Philippe Conticini. Non possiamo nascondere una particolare predilezione per questo pasticcere che amiamo da tanti anni. Entrare qui dentro è come una gita nel Paese dei Balocchi: ogni volta una scoperta, ogni volta una emozione.
La sua Saint-Honoré è l’essenza stessa della grande pasticceria: elegante, gustosa, tecnicamente perfetta. Davvero difficile fare meglio di così.

Rue du Bac 93
Tel. +33 1 42 84 00 82
http://www.lapatisseriedesreves.com/
Metro: Rue du Bac
Aperto dal martedì al sabato 9-20h, domenica 9-16

paris brest, Pâtisserie Des Rêves, Parigi di zucchero

Gli imperdibili:
1. La Millefoglie e la cioccolata calda di Genin
2. La Saint Honoré di Conticini – Pâtisserie Des Rêves
3. La Paris Brest di Thoumieux
4. La Marie-Antoinette di Marletti
5. Il Baobab di Pain de Sucre
6. L’Infiniment Rose di Pierre Hermé
7. L’Angel Cake allo yuzu di Ciel

Parigi di zucchero
Parigi di zucchero

Parigi di zucchero

Quando pensiamo a una grande capitale gastronomica, certamente Parigi sta nelle primissime posizioni. Perché Parigi non offre solamente una straordinaria offerta ristorativa: Parigi è anche botteghe di spezie, di formaggi, enoteche…E poi le vere perle per tutti gli amanti di zuccheri e affini: le pasticcerie.
Italia e Francia sono da sempre in contrapposizione su moltissimi aspetti e, in maniera anche goliardica, la gara al “chi lo fa meglio” è un leitmotiv del nostro rapporto con i cugini d’Oltralpe.
Probabilmente, se c’è un campo in cui i Francesi hanno da insegnare al mondo, questo è proprio la pasticceria. Non che in Italia manchino i grandissimi (Biasetto, Massari, Fabbri, Assenza e chi più ne ha più ne metta) ma il livello medio a Parigi è incredibilmente alto: in qualsiasi posto entriate, è molto difficile vi rifilino un dolce pessimo. Se poi puntiamo l’obiettivo verso i mostri sacri, allora il godimento sarà assoluto.
Da qualche anno anche i pasticceri giapponesi hanno aperto delle loro insegne a Parigi: la commistione tra scuola classica francese e sapori tipici giapponesi, dà forma a un connubio interessantissimo che già in Giappone abbiamo avuto modo di testare.
Ma il top si raggiunge con gli interpreti francesi, con quella generazione di pasticceri che è riuscita a svecchiare la maniera storica francese di intendere il dolce, diminuendo gli zuccheri e aumentando le concentrazioni dei sapori.
Mostri sacri come Jacques Genin, Philippe Conticini, Pierre Hermé, a cui si sono aggiunti e si stanno aggiungendo una lunga lista di nomi dalle capacità fuori dal comune: Claire Damon, Hugues Pouge o Carl Marletti solo per citarne alcuni.
Se poi anche un top chef come Jean François Piège decide di aprire la sua pasticceria, allora non ce n’è più per nessuno.
Un tour ad alto tasso glicemico da un capo all’altro del centro parigino.
E se è vero che l’amore per il gusto “dolce” sia l’effetto di un cordone ombelicale mai reciso con i sapori dell’infanzia, lasciateci tornare bambini, almeno in questo modo, almeno questa volta.

Parigi di zucchero

Des gâteaux et du pain

Des gâteaux et du pain, Parigi di zucchero

Cominciamo con la prima coppia della scena parigina: Claire Damon et David Granger.
Lei pasticcera: dagli esordi con Pierre Hermé nello storico Fauchon, passando dalle cucine del Bristol, fino al Plaza Athénée,
Lui fornaio: un maestro di impasti, lievitazioni, cotture.
I due si incontrano e decidono di dare vita a questa gioielleria del gusto.
Per una volta parliamo di pane e non di dolci, perché i prodotti di Granger fanno gridare al miracolo. E’ un pane straordinario, esposto sugli scaffali proprio con la stessa dignità dei più delicati gâteux: la spiccata nota acida dell’impasto, la crosta croccante e quasi caramellizzata dalla lunga cottura. E’ pane di personalità, fatto di amore e cura. Il consiglio è di farne larga scorta e portarvelo a casa. La boule de campagne dà dipendenza: farina biologica macinata a pietra, lievito madre, sale di Guérande. Tagliato a fette e messo in congelatore si conserva benissimo e potrete gustare a lungo questa meraviglia comodamente a casa vostra.
N.B. Croissant da primato

Hugo et Victor

Hugo et Victor, Parigi di zucchero

Ancora una coppia, questa volta al maschile: Hugues Pouge, un passato da Pastry chef di Guy Savoy, e Sylvain Blanc, ex-direttore generale dei Magazzini Printemps. Ci sono loro dietro il nome “Hugo et Victor”, insegna nata nel 2010.
Cioccolato, pralinato e caramello sono i tre elementi ricorrenti nelle preparazioni. Gli altri si diversificano seguendo il ritmo delle stagioni. Si predilige un maggior grado zuccherino rispetto alla tendenza generale della nouvelle vague parigina.
Da non perdere le semisfere al cioccolato ripiene di caramello: decisamente sopra la media.

Pain de sucre

Pain de sucre, Parigi di zucchero

Altro giro, altra coppia. Nathalie Robert and Didier Mathray: galeotta fu la cucina di Pierre Gagnaire per il loro incontro (entrambi ci hanno lavorato a lungo).
E’ la pasticceria meno coreografica tra quelle top, di solito molto vicine all’aspetto di una gioielleria. Qui si bada decisamente alla sostanza, nell’esposizione così come nella pasticceria.
Ne sono un esempio i macarons: tra i migliori di tutto il globo terracqueo. Molto distanti dalla finezza ed eleganza delle creazioni di Hermé, questi sono grossi, panciuti, un po’ rustici forse ma una esplosione di gusto all’ennesima potenza. Buonissima anche l’interpretazione del babà: lievitazione favolosa e bagna da dosare a piacere; sul fondo una crema alla vaniglia di disarmante bontà.

Nathalie Robert and Didier Mathray, parigi di zucchero

parigi di zucchero

Da segnalare la presenza di un piccolissimo tavolino per degustare in loco: non è facile trovarlo libero, ma è già qualcosa (la maggior parte delle pasticcerie ha solo la possibilità dell’asporto). A fianco c’è anche il negozio in “versione salata”, dove mangiare panini e lievitati di ottima qualità.

Gâteaux Thoumieux

Gâteaux Thoumieux, Parigi di zucchero

Jean-François Piège non ha bisogno di presentazioni. Questa è la sua ultima creatura, una boutique-pasticceria aperta proprio davanti al Thoumieux con la collaborazione dello chef pâtissier Ludovic Chaussard. Fiori freschi, teche di cristallo che proteggono meraviglie tanto belle quanto buone.
Imperdibile il Paris-Brest, soave e mai stucchevole. Ottima anche la millefoglie, giusto un gradino sotto il top cittadino di Genin.
Dimensioni dei dolci un po’ più contenute come anche i prezzi, considerando città e quartiere. Un’altra piccola perla per i fortunati parigini.

Gâteaux Thoumieux, Parigi di zucchero

Gâteaux Thoumieux, Parigi di zucchero

Gâteaux Thoumieux, Parigi di zucchero

Gâteaux Thoumieux, Parigi di zucchero

INTERVALLO

Epices Roellinger

Non si vive di sola pasticceria. Oppure, volendo continuare a parlare di dolci, sappiamo bene tutti che il segreto di una grande crema è una grande vaniglia. Qui troverete tutto quel che vi serve e ancor di più.
Olivier Roellinger a Cancale ha segnato un’epoca con la sua cucina dalle mille spezie. Il suo ristorante tristellato ha da tempo chiuso i battenti, ma le sue spezie continuano a raggiungere quanti hanno amato il suo modo di cucinare. Le sue “poudres d’epices” sono capaci di resuscitare qualunque piatto.

Epices Roellinger, Parigi di zucchero

Epices Roellinger, Parigi di zucchero

Ci sono Vaniglie da ogni parte del mondo: sono conservate in una antica cantina di affinamento posizionata sotto il negozio di Rue Saint Anne (l’unica altra cave à vanilles è a casa sua, a Cancale).
Anche solo fare un passaggio qui per annusare quanto possa essere diversa una varietà del Madagascar da una del Messico è una eperienza didattica.
Per non parlare del pepe, della cannella, del cardamomo, del peperoncino: tantissime varietà e un mondo mai troppo esplorato.

Restaurant Sola, Hiroki Yoshitake, Parigi, Francia

Di Hiroki Yoshitake e del suo Sola (“cielo” in giapponese e non fregatura in romanesco) avevamo parlato già anni fa, individuandolo come una delle aperture più interessanti in una Parigi già in piena bistronomie.
Lo chef, dopo un lungo apprendistato in Giappone (suo maestro Hiroyuki Sakai, star televisiva come “iron chef”) è partito in giro per il mondo per arrivare finalmente in Francia, suo obiettivo originario. Qui fa il suo apprendistato in cucine prestigiose e stimolanti (Astrance, Ze Kitchen Galerie, l’ormai negletto alla stampa italiana Magnolias di Jean Chauvel, grande promessa di una decina di anni fa) prima di stabilirsi a Singapore.
Insoddisfatto dell’avventura del suo locale, non ha resistito alle lusinghe di Youlin Li, imprenditore franco-tunisino e sino-cambogiano al tempo (una fusion vivente) che aveva avuto modo di apprezzarne le doti in passato e che già aveva lanciato locali asiatici di successo nella Ville Lumière (Guilo-Guilo su tutti).
Il Sola è nato così, nei locali del vecchio Toustem della Darroze, riorganizzati mantenendo la sala superiore in uno stile tutto rustico “vecchia Parigi” (piuttosto incongruo con la cucina) e ammodernando quella inferiore in perfetto stile nipponico.
In questo contesto, lo chef propone la sua idea di cucina: una rilettura sapiente della grande cucina francese in una chiave leggera e arricchita dall’uso di presentazioni e ingredienti non necessariamente transalpini. Con esiti davvero notevoli per finezza, pulizia, nettezza dei sapori, in cui è facile ritrovare i paradigmi ispiratori (soprattutto Barbot e Ledeuil abilmente meticciati).
Cucina piacevolmente raffinata, dicevamo, proposta a prezzi formidabili (48 euro a pranzo per un menu di 4 portate più amuse-bouche e petit fours; 98 la sera per il menu più ricco), accompagnata da impeccabile carta dei tè (per noi un prezioso Gyokuro) o da una stimolante carta dei vini, molto ben pensata e prezzata in maniera introvabile a Parigi in locali di questo livello.
In un pranzo tutto notevole, le punte sono state la sogliola con declinazione di cavoli, dalla cottura millimetrica e una rilettura davvero indimenticabile del tiramisù (delle mille versioni provate in giro per il mondo, di una spanna la più bella e la più buona. Un grande applauso al pasticciere, Hironobu Fukano).
Non è il locale di cui si parla di più a Parigi: meglio così, trovare posto non è impossibile e ne vale davvero la pena.

Il tè, servito in bellissime tazze

Eclair con foie gras caramellato e crema dauphinoise. Perfetta la consistenza dell’éclair, ottimo l’insieme
Eclair, Restaurant Sola, Hiroki Yoshitake, Parigi, Francia
Carpaccio di orata con finocchio, pompelmo e salsa al pompelmo. Pompelmo un po’ coprente, non esalta l’ottima qualità della materia prima
Carpaccio di orata, Restaurant Sola, Hiroki Yoshitake, Parigi, Francia
Raviolo di poulet de Bresse in brodo, con radicchio, rapa e tartufo nero. Quando la cucina “fusion” ha un senso.
Raviolo di poulet de bresse, Restaurant Sola, Hiroki Yoshitake, Parigi, Francia
Sogliola con declinazione di cavoli, piselli e salsa agli spinaci. Un grandissimo piatto, che non ci stupiremmo di gustare da Barbot
Sogliola, Restaurant Sola, Hiroki Yoshitake, Parigi, Francia
Piccione, petto e coscia con radicchio. Realizzazione impeccabile e bella presentazione (meno cruenta della moda attuale, ma bene così…)
Piccione, petto e coscia, Restaurant Sola, Hiroki Yoshitake, Parigi, Francia
Rilettura del tiramisù. Un esempio di grande pasticceria: bellissimo, contrasti di consistenze e temperature, leggerezza e zucchero in giusta quantità. Da applauso.
Tiramisù, Restaurant Sola, Hiroki Yoshitake, Parigi, Francia