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Under10: Dr. Fischer e Terenzi

Riesling dal gusto internazionale e Sangiovese Maremmano

Mosel Riesling “Steinbock” 2019 – Dr. Fischer

La passione per il Riesling è stata l’ispirazione per una prima joint venture nata nel 2014 tra un viticoltore tedesco e un italiano: Nik Weis di Weingut St. Urbans-Hof –  Mosella – e Martin Foradori Hofstätter della omonima tenuta in Alto Adige. Unendo le loro forze hanno creato un vino che rispecchiasse la terra d’origine, la Mosella ma che portasse il nome di una delle cantine più famose d’Italia. Il nome “Steinbock”, poi,è un gioco di parole: bock è lo stambecco (raffigurato in etichetta), stein significa, invece, roccia.

Giallo paglierino limpido, al naso presenta una trama intrigante di ananas, agrumi, frutta a pasta gialla, erbe aromatiche e grafite. Il sorso si preannuncia consistente; fruttato e succoso, con un’acidità croccante e un finale lungo, al gusto risulta ben bilanciato con una beva appagante. Si consiglia in abbinamento ad un sushi tradizionale oppure vegetariano.

Su Tannico, a 8.10 €

 

Morellino di Scansano DOCG 2018 – Terenzi

La cantina Terenzi nasce nel 2001 in una delle zone ancora incontaminate della Toscana, la Maremma. Si estende per 150 ettari sui colli maremmani dove i vigneti incontrano gli uliveti. Le varietà principalmente coltivate sono Vermentino, Viogner, Syrah e Merlot; è però il Sangiovese ad essere il protagonista tra i filari. I tre proprietari e fratelli Federico, Balbino e Francesca – originari di Milano ma innamorati di Scansano – comprendono il valore della terra in cui risiedono e cercano di interpretarla al meglio. La loro giovane età non è un limite: il loro Morellino è stato in grado di farsi conoscere grazie alla dedizione e anche agli enologi Beppe Caviola e Roberto Racca.

Rosso rubino, al naso l’impronta è fruttata, note di frutti rossi croccanti, viola mammola e spezie sul finire. Un sangiovese in purezza ancora giovane ma promettente, di buona bevibilità. Al gusto il tannino è ben integrato, seppur si faccia sentire, ma la nota astringente si amalgama armoniosamente alla sensazione fruttata persistente. Un vino da tutto pasto; ottimo con piatti di terra.

Su Tannico, a 9,90€

 

Sua maestà, il Riesling Scharzhofberger

In meno di una settimana due strepitosi Riesling hanno allietato i nostri palati, facendoci apprezzare ancora una volta l’impareggiabile vocazione tedesca alla coltivazione di questa affascinante bacca bianca. Per la precisione, stiamo parlando di uno dei mostri sacri del Riesling della Mosella, Egon Müller, e del suo celeberrimo Riesling “Scharzhofberger. Di questo vi parleremo, nelle sue versioni Spatlese del 1991 e Auslese del 1997.

I Riesling di Egon Müller sono universalmente riconosciuti tra i migliori del mondo. L’azienda ha sede nel comune di Wiltingen, nell’area del fiume Saar – affluente della Mosella – e possiede circa 16 ettari vitati, quasi tutti coltivati a Riesling. Di questi, 8.3 ettari costituiscono il famosissimo vigneto di Scharzhofberg, uno dei “lage” più eleganti e storici di tutta la regione, in cui 3 ettari sono ancora coltivati a piede franco. Il terreno fu donato al monastero di Santa Maria nel 700, ma la produzione vinicola iniziò nei primi anni 1000.

Il nome “Scharz” comparve tra i possedimenti del monastero per la prima volta nel 1340 e  successivamente, nel 1797, dopo la confisca dei terreni della Chiesa da parte di Napoleone per metterli in vendita, il vigneto venne acquistato da quella che ora è la famiglia Müller.

Egon Müller IV rappresenta la sesta generazione a gestire la proprietà e, per la cronaca, quella dei Müller è l’unica famiglia tedesca a far parte della Primum Familiae Vini, una delle 12 storiche famiglie viticoltrici – che include anche gli italiani Antinori e Tenuta San Guido – riconosciute per il contributo che hanno saputo dare nel tempo ad alcune delle più grandi regioni vinicole del mondo.

In vigna non si usano erbicidi, insetticidi e fertilizzanti chimici, e  le rese sono bassissime, con una media per ettaro che va dai 30 ai 50 ettolitri. I vini fermentano in acciaio o in legno – all’interno delle tradizionali “fuder”, botti da 1000 litri – soltanto con l’ausilio di lieviti naturali.

I vini di Egon Müller hanno una grande concentrazione aromatica, sono ricchi di zuccheri, hanno un elevato livello di acidità e sono caratterizzati da grande delicatezza e raffinatezza.

Ma veniamo ora ai vini degustati.

Riesling Spatlese Scharzhofberger 1991

Il vino si presenta giallo oro brillante, denso, con un profumo così intenso da far girare la testa. Al naso appaiono note di idrocarburo, pompelmo, pesca bianca, lime, e the Earl Gray. Il vino è dolce, affilato da tanta freschezza e sapidità che lo rendono teso e vibrante. Il finale è lunghissimo. È un sorso che si vorrebbe ripetere all’infinito, ma purtroppo il bicchiere finisce. Voto 95

Riesling Auslese Scharzhofberger 1997

Il vino si presenta denso e di un colore giallo oro. Il naso è esplosivo. Dietro la tipica nota di idrocarburo si rincorrono profumi di limone, pompelmo, frutta tropicale e curry. Nell’attacco il vino è dolce, molto dolce, ma perfettamente bilanciato da un monumentale livello di freschezza che rende miracolosamente il vino preciso e perfettamente equilibrato. Il contrasto tra dolce, acido e salato insieme agli aromi che si sprigionano nel retropalato – che non tradiscono quello che avevano promesso al naso – rendono il sorso vibrante e appagante. Il finale è lunghissimo. Abbiamo tutti scrutato la bottiglia per scorgere se ci fosse rimasto un altro bicchiere… Voto 97

Gli Auslese Scharzhofberger di Egon Müller sono rari e purtroppo diventati carissimi. Reggono l’invecchiamento in modo strepitoso, anzi tendono a migliorare col tempo. Qualunque sia l’età della bottiglia, danno sempre l’impressione di essere degli eterni giovanotti.


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Siete in vacanza nel ragusano? Cercate un luogo piacevole, discreto ma tutto sommato non troppo formale? Volete partire da un’attenta e ben elaborata cucina territoriale di pesce sino ad approdare alla migliore pizza del circondario? Allora il Caravanserraglio è il posto giusto per voi.
Francesco Cassarino è un cuoco-proprietario sensibile, attento e preparato. La sua pizza alla mortadella, scorze di limone, pistacchi di bronte, bufala e pachino è ormai un cult. Cassarino conosce e studia i prodotti locali con perizia e competenza ed ha una conoscenza del mondo ittico estremamente approfondita ed articolata. La sua selezione della materia prima, degli abbinamenti e dei condimenti è a dir poco maniacale. Ottima la lampuga in crema di patate e cipolle di Giarratana così come l’aguglia imperiale con crema di broccolo e melanzana perlina. Dolci, sugosi ed intriganti i gamberetti di Portopalo alla paprika e tutt’altro che anonimo ed omologato il trancio di tonno al forno, dalla cottura perfetta, con cipolla di Giarratana caramellata. Una particolarità di Francesco e proprio quella dell’ampio utilizzo che fa del forno a legna. Il mantenimento della pizzeria, oltre che strategico per la clientela, lo ha indotto a studiare ed elaborare cotture interessanti e molto intriganti. Buono il servizio, gestito dalla moglie, ed ottima cantina a supporto, con proposte che spaziano sino in Mosella, avendo Francesco trascorso molto tempo in Germania. Tenete presente questo indirizzo di sicuro interesse se vi recate nel sud della Sicilia, non perdetelo assolutamente!

Lampuga in crema di patate e cipolle di Giarratana.
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Aguglia imperiale con crema di broccolo e melanzana perlina.
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Gamberetti di Portopalo alla paprika.
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Trancio di tonno al forno.
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Pizza alla mortadella, scorze di limone, pistacchi di bronte, bufala e pachino.

Pizza alla provola.
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