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The Quarantine’s Club – Moscow Mule

Moscow Mule

Inizia la stagione estiva (anche se il meteo di questi giorni suggerirebbe altro), e quindi siamo a presentarvi uno dei cocktail più adatti al clima stagionale; un cocktail che che negli ultimi anni ha riscoperto una nuova giovinezza, tornando prepotentemente di moda e tornando ad essere uno dei più richiesti nei banconi dei locali nostrani: il Moscow Mule.

A differenza dei cocktail raccontati fin ora, il Moscow Mule ha una storia univoca: New York, 1941. Ai tavoli di un bar si incontrano due distributori – il primo di Vodka Smirnoff, il secondo di Ginger Beer – ambedue in difficoltà su come smerciare i rispettivi prodotti. Da questo incontro, l’intuizione di unire le forze, proponendo un cocktail a base di vodka e Ginger Beer. Un terzo imprenditore e la sua necessità di dover piazzare una partita di mug in rame, chiudono il cerchio e permettono di trovare il nome al cocktail: “Mule” perché sulla mug è rappresentato un mulo, e “Moscow” in omaggio alla patria della vodka, la Russia e la sua capitale.

La ricetta IBA prescrive 45 ml di Vodka, 120 ml di Ginger Beer, 10 ml di succo di lime, il tutto servito on the rocks nella tradizionale mug in rame, completato da una fetta o uno spicchio di lime come garnish.

Noi, dopo diverse prove nel tempo, ci prendiamo la libertà di aumentare la quantità di vodka fino a 60ml: così facendo il cocktail acquista in vigore, ma soprattutto resta maggiormente bilanciato con la altrimenti prevaricante nota di zenzero della Ginger Beer di Fever Tree. Qualora vogliate invece mantenere i 45ml di Vodka, allora utilizzate solo 100ml di Ginger Beer, che vi viene anche comodo per realizzare 2 cocktail con una sola bottiglietta – da 200ml – di Fever Tree.

Veniamo a noi: abbiamo utilizzato 60ml di Vodka Grey Goose, morbida ed elegante, miscelata con 120ml di Ginger Beer Fever Tree e 10ml di Succo di Lime spremuto fresco, il tutto servito on the rocks nella mug in rame. Qualora in casa non disponiate della tazza in rame, potete usare tranquillamente un bicchiere tumbler Old Fashioned.

Capitolo Garnish: come per tutti i cocktail “modaioli”, in giro si vedono decorazioni che definire barocche sarebbe riduttivo. Il nostro consiglio è sempre il solito: mai eccedere, e soprattutto evitate come la peste cetrioli, fiorellini, e alberelli vari. Il sempreverde less is more vale soprattutto in casi come questo, dove eccessive decorazioni potrebbero far perdere equilibrio al drink o rendere, banalmente, difficoltosa e poco piacevole la beva e la fruizione del drink stesso.

Varianti

Una delle varianti più note, anche se in realtà non così diffusa, è il London Mule, o Gin Gin Mule, che come è semplice capire prevede il Gin in luogo della Vodka.

Più in generale, tutti i cocktail composti da Ginger Beer, Succo di Limone e uno spirits qualsiasi prendono il nome di “Buck”. È possibile realizzarlo con il proprio spirit preferito (Whiskey, Tequila, Rum, Gin, Mezcal…), e il drink prenderà il nome quindi il nome dello spirit stesso con il suffisso Buck (Whiskey Buck, Tequila Buck, Gin Buck…).

Ne consegue quindi che il Moscow Mule è, all’atto pratico, nient’altro che un Vodka Buck che ce l’ha fatta.

Dark ‘n’ Stormy

Avete acquistato la Ginger Beer e il Moscow Mule vi ha stufato? Questa settimana non vi proponiamo un twist, bensì un altro cocktail inserito nella lista IBA, non strettamente partente con il Moscow Mule se non per il fatto che utilizza anch’esso la Ginger Beer: il Dark ‘n’ Stormy.

Primissima curiosità: il Dark ‘n Stormy è l’unico cocktail ad essere un marchio registrato. Viene registrato nel 1991 dall’azienda Gosling Brothers, produttrice di rum alle Bermuda, che dichiara la paternità della creazione (tanto da farne il cocktail nazionale delle Isole Bermuda) e ne registra il nome, ponendo come vincolo l’utilizzo del Rum Gosling Black Seal. Pertanto per realizzare un “Dark ‘n Stormy” è necessario utilizzare il (mediocre) Rum di Gosling. Diversamente, dovrà chiamarsi in un’altra maniera.

Anche IBA, per evitare grane di qualsiasi tipo, chiama il drink in lista “Dark ‘n’ Stormy” con due apostrofi in luogo del singolo del marchio registrato.

Tralasciando i cavilli legal-burocratici, per farvi a casa un Dark and Stormy (così tagliamo la testa al toro) vi serviranno un Rum Scuro, della Ginger Beer e molto ghiaccio. Noi abbiamo utilizzato 60ml di Rum Kraken, estremamente scuro, speziato e con marcate note di caramello, con la solita Ginger Beer Fever Tree. Versate 100ml di Ginger Beer in un bicchiere Highball colmo di ghiaccio, quindi versarvi il Rum delicatamente, in modo che completi on top il cocktail. Non mescolare e, come garnish – facoltativo – servire con una fettina di lime.

Ambiente chic e una cucina alla moda, per uno dei ristoranti più rinomati di Mosca

Le prerogative di un ristorante raffinato di Mosca sembrano poche, ma spesso sono una certezza. Sedie confortevoli, ambiente arioso, atmosfera rilassante e vini di una certa caratura. Non mancano poi, in alcuni casi, proposte gastronomiche in voga e al passo coi tempi.

La personalità della cucina però, in alcuni casi, sembra passare in secondo piano. Un po’ come se si volesse privilegiare il contenitore ancor prima del contenuto. E il Selfie, il secondo più importante ristorante del gruppo White Rabbit, sembra dare questa impressione. Ambiente curato, grande cucina a vista e molti cuochi all’opera.

Il resident chef è Anatoly Kazakov, acclamato in patria ma non solo -è stato tra i recenti partecipanti della bellissima iniziativa Care’s Etichal a Salina e ancor prima vincitore del contest “Silver Triangle” Best Young Chef 2012 della S.Pellegrino- che si cimenta con un percorso gastronomico intrigante, al quale affianca una carta interlocutoria e meno identitaria in cui piatti come ceviche, risotti, bruschette, burrata, insalate e foie gras la fanno da padrone.

Se la domanda chiede, l’offerta risponde.

Certo, nessuno avrebbe da ridire se la qualità della materia prima -sulla carta, rigorosamente locale- fosse eccezionale e la tecnica delle preparazioni fosse ineccepibile. Invece, purtroppo, almeno durante la nostra visita, ci sono state alcune incertezze principalmente sulla persistenza dei sapori, oltre ad un servizio di sala, lievemente approssimativo e non in grado di comunicare con il cliente straniero.

Iodio latitante nelle capesante e nel tonno; a seguire un eccesso lipidico ha compromesso la riuscita dei ravioli di granchio con sugo di pomodoro. Degno sussulto gustativo, al contrario, nella zuppa di acetosella, rabarbaro e lingue di vitello, da mangiare con panna acida per un trionfo di sapori ad alto impatto locale.

Forse, affidarsi alle mani dello chef potrebbe essere la linea migliore da seguire in una visita futura. Probabile che la proposta del ristorante debba, per forza di cose, virare sul compiacimento dei gusti di una clientela poliedrica ma restia a comprendere sfaccettature gastronomiche non prettamente familiari. Abbiamo avuto modo di constatare come a Mosca non ci sia un orario prestabilito per sedersi a tavola nei ristoranti; da mezzogiorno a mezzanotte, infatti, è un flusso continuo.

Da queste parti aprire un ristorante che non proponga molteplici alternative è praticamente una scelta imprenditoriale suicida. Soprattutto nel momento di attuale incertezza economica della città, in cui non ci si può permettere di avere scelte obbligate o non omologate alla richiesta di mercato.

La galleria fotografica: