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Nana Piccolo Bistrò

Una cucina inusuale in una meta gastronomica già affermata

Sì bella a specchio dell’adriaco mare”, così Carducci definiva Senigallia. Oltre alla Rotonda a mare, Nana Piccolo Bistrò costituisce un valido motivo per visitare la deliziosa cittadina marchigiana per chi, pur trovandosi nella riviera dei mille ombrelloni, abbia voglia di qualcosa di diverso dallo spaghetto allo scoglio o dalla blasonata accoppiata Uliassi/Cedroni.

Alla quarantina di coperti, nella bella stagione si aggiungono i tavoli all’aperto nella verdeggiante e deliziosa via Carducci, costellata da decine di lampadine, con un piacevole effetto d’insieme da cena in giardino in una serata d’estate.

La cucina è affidata a Michele Gilebbi mentre il servizio, puntuale e premuroso, a Valentina Greco. L’atmosfera, frizzante e carica di stile degli arredi e nella mise en place, è quella minimal di un neo-bistrot francese ma la cucina, moderna ma non modernista, strizza l’occhio alla Spagna, dove lo chef ha lavorato negli anni passati. Ecco quindi ingredienti quali jamón con pan y tomate, pimiento del padron, vaca vieja. Il menu asseconda la stagionalità, ma in carta troviamo sempre il riso con i crostacei, cucinato secco all’iberica, con la crosticina bruciata e croccantissima. Le preparazioni, alcune effettuate a vista, si caratterizzano per leggerezza, cottura veloce e qualità delle materie prime.

Piatti da bistrò italo-franco-spagnolo

Il servizio inizia con l’offerta delle Olive al vermouth, che abbiamo apprezzato insieme alle fragranti e profumatissime Patatas Nana, servite tiepide con pepe grattato al momento e lime. Due gli antipasti: un Tiradito di ombrina boccadoro marinata con lime e sale, servita leggermente fredda, in accompagnamento a una suadente salsa di pimiento del piquillo. O ancora delle ghiotte Crocchette di baccalà e fiori di zucca, delle quali abbiamo apprezzato la qualità della frittura, dorata e con una panatura lievissima, che ha preservato la fibra della verdura.

Danzano abilmente sulle note grasse i ghiotti Cappelletti di pata negra, cotti nella panna e serviti con acciughe e caviale di aringhe. Da applauso il Pollo provenzale con pepe verde e tartufo estivo: la carne di prima qualità viene cotta a bassa temperatura e poi finita sulla piastra, rimanendo croccante nella parte superiore e succosa, insaporita da erbe (timo, maggiorana, rosmarino) e accompagnata da una classica salsa francese al pepe verde profumata di tartufo scorzone.

Due i dessert: la golosa Coppa spagnola, al sentore di amarene, con meringhe e latte di capra e una Crostatina con fragole fresche e una delicata crema all’inglese. Abbiamo chiuso la cena con un corroborante Gin tonic, dei quali vi è ampia scelta: nel particolare abbiamo optato per un “gil” del “vecchio magazzino doganale” al profumo di limone.

Originale la carta dei vini, incentrata su proposte biodinamiche anche straniere, dedica anche un’insolita pagina alla Georgia.

Nana, potpourri italo-franco-spagnolo, è la dimostrazione che nella provincia italiana si possono realizzare piatti originali con materie prime di qualità, in un ambiente di gusto con un servizio curato, il tutto a prezzi ragionevoli.

Da clonare!

La galleria fotografica:

Da semplice osteria di pesce a ristorante di caratura internazionale il passo è tutt’altro che breve.
Ci vuole tempo, passione, pazienza, sacrifici, sofferenza e ambizione. Ecco. Ci vuole ambizione. E consapevolezza di avere i mezzi per mettere a frutto un meccanismo complesso che non può prescindere da critiche o preziosi consigli.
Saper ascoltare il cliente, saper fare tesoro dei suoi preziosi suggerimenti, delle sue sensazioni. Per Mauro Uliassi è questa la via maestra per raggiungere l’obiettivo del ristorante perfetto. Quello rappresentato dal “cadre” di fascino, confortevole, in cui il cliente si siede e viene letteralmente intrattenuto e coccolato da una cucina di indiscutibile (oggettiva?) bontà e viene servito come se fosse l’unico ospite della sala.
L’evoluzione di Uliassi è ancora in corso. Ed in questa fase ha consolidato una maturità raggiunta ormai qualche anno fa.
Da dicembre a marzo l’esperta brigata, che officia nella cucina affacciata sulla “banchina del levante”, oltre al meritato riposo stagionale, viaggia, vive e contempla esperienze altrui, studia gli ingredienti, anche approfondendo quelli ad essa già familiari,fa una profonda ricerca votata a rendere migliore qualcosa che già funziona, ed infine concepisce gli attesissimi nuovi piatti. Insomma, non si ferma mai.
Sono sempre quasi tutte nuove le creazioni del “Lab”, il più sperimentale dei percorsi proposti.
E c’è sempre un filo logico conduttore per il palato. Un percorso, anzi, forse meglio definirla una traversata, da fare a scatti di metronomo, cerebrale ma al contempo arricchita da innesti di indiscutibile golosità.
Si (ri)vive un momento gustando una sensazione. È la più apprezzabile peculiarità di questa tavola, scoprire qual è il sapore del bagnasciuga, che coinvolge prima l’olfatto, poi esalta il palato, con tutte le sue consistenze, masticando le alghe essiccate croccanti che si frantumano tra i denti come le conchiglie calpestate sulla spiaggia, sentire il profumo ed il persistente sentore della carbonella in una serata passata davanti ad un falò in riva al mare, si ritrova l’inconfondibile sapore casalingo di un sugo alla puttanesca ricreato con ingredienti soltanto assemblati senza subire cotture, si sente l’odore della terra umida e dell’erba di campo che fa tornare alla mente un fosso di campagna, e poi si sente, si vede e si tocca il mare. Ma c’è anche un po’ di selva, perché, come dice lo stesso Uliassi, caccia e pesca sono entrambe attività ancestrali e affini tra loro: come il pesce, infatti, anche la selvaggina predilige cotture tutt’altro che prolungate; quindi è un ingrediente perfetto se la finalità è proprio quella di stressarlo il meno possibile con temperature eccessive o prolungate.
Sapori, ingredienti, temperature e consistenze; è tutto congegnato nei minimi dettagli, perfino le istruzioni sul modo e sulle tempistiche per mangiare vengono elargite con precisione e puntualità. Si fa tutto per predisporre al meglio il cliente ad ogni singolo piatto in cui, effettivamente, è particolarmente difficile trovare errori.
Ma non si può parlare solo di piacevolezza durante il pasto, perché dopo una quindicina di portate si ha soprattutto una sensazione di estrema leggerezza.
E’ la caratteristica principale del “Lab 2015”. Un percorso che ha un’altissima percentuale di elementi vegetali che si sposano con spinte di salinità e producono sensazioni diverse dall’inizio alla fine; c’è sempre il sapore dello iodio, ma si passa per il dolce, il fresco, il sapido, il fenico. È stato condotto un maniacale studio finalizzato a ridurre i quantitativi di sale a favore di erbe, frutta e verdura che subiscono un processo di estrazione a freddo per poi essere utilizzati come elementi insaporenti, così come i ricci di mare, l’ostrica, la bottarga, l’acqua delle vongole, le alici, le uova di pesci, i granchi, le canocchie, le alghe, la pelle dei pesci, tutti utilizzati in combinazione tra loro e in diversi dosaggi per accrescere il livello di raffinatezza in ogni piatto. Certo, il rischio di ritrovare uno stesso ingrediente riproposto in diverse declinazioni c’è, ma lungi dal pensare che sia dimenticanza o mancanza di idee. Siamo sempre al cospetto di una creatività al servizio del pragmatismo imprenditoriale. Un esempio pratico? La fava, della quale non si butta nulla: infatti la si ritrova servita lavorando tre parti diverse ed utilizzandole in tre piatti in cui si riscontra un profumo erbaceo cangiante a seconda dell’interazione con l’ingrediente. Così, nel fosso di rane e lumache fa risaltare il retrogusto di terra (viene usata la buccia), nella lasagna di seppia emerge esaltando maggiormente la forza iodata delle materie prime ittiche (il baccello), mentre nell’ostrica conferisce freschezza (la clorofilla).
Probabilmente non si parla di poesia, ma è indubbio che si tratti di una straordinaria cucina.
Un ristorante così merita anche qualche considerazione sul servizio.
La “gang” di sala, come la chiama Mauro, è composta da un gruppo di giovanissimi, con il già esperto Filippo, che lascia presagire un cambio generazionale senza scossoni, primogenito di Mauro, partito da osservatore e divenuto, oggi, un ottimo uomo di sala, coadiuvato dal sommelier di vecchia data Ivano Coppari che si aggira tra questi tavoli dal 1990, anno di apertura del ristorante.
Un gruppo affiatato, che gira come un orologio svizzero, supervisionato dagli occhi da falco di Catia: l’altra anima, quella femminile, che elargisce gusto ed eleganza – quella sobria – all’ambiente, connotandolo con toni ed orpelli di fine minimalismo. È lei che accoglie il cliente varcata la porta blu, così come nel commiato, è lei che firma artisticamente i menu. Anche lei è parte integrante del successo di questo ristorante, che rientra nella nostra Top 20.

Uliassi, Chef Mauro Uliassi, Senigallia
L’aperitivo prevede, da sinistra a destra, Loacker di foie gras e nocciola, ormai un evergreen, al centro c’è una ricostruzione dell’oliva all’ascolana, con osso di mandorla all’interno, e un altro grande classico rispolverato, pane, burro, alici e tartufo di immensa bontà.
Uliassi Senigallia
Kir royal e alghe fritte.
Uliassi Senigallia
Il cestino del pane, servito con cremoso burro alle ostriche e burro alle alghe.
Uliassi Senigallia
Parte il Lab 2015.
Immancabile gambero rosso dello Ionio (ancor più buono di quanto la foto faccia pensare) con diverse salse: teste di gambero, essenza di mandarino, acqua di limone, timo citrico e fiori di salvia ananas.
Uliassi Senigallia
Lo strepitoso “bagnasciuga”. Una evoluzione della “prima secca”, piatto presentato qualche anno fa. Le alghe croccanti simulano la sensazione delle conchiglie frantumate dai piedi quando si cammina sul bagnasciuga, la neve di ricci di mare è l’ingrediente più iodato del piatto. Sotto le alghe si ritrovano acqua di ostriche, cannolicchi, seppie crude, vongole e altri elementi iodati, conditi con olio al ginepro. Geniale, come sempre.
Uliassi Senigallia
Un piccolo fuori carta per i nostalgici: il Rimini Fest.
Uliassi Senigallia
“Ostrica verde mare”.
Ostrica appena scottata, impanata con quinoa croccante, mela verde, tatsoi (verdura di origine cinese) e clorofilla di fava.
Ostrica verde mare, Uliassi, Chef Mauro Uliassi, Senigallia
Il Fosso.
Rane e lumache con erbe selvatiche. Piatto di un anno fa ma già cult.
Uliassi Senigallia
Ricciola alla puttanesca.
Uliassi Senigallia
Un’altra novità: triglia ed estratto di alga al brodo di triglia. Piatto grandioso nella sua purezza. Due ingredienti ed il sapore della triglia esaltato in maniera assoluta. Un piatto a metà strada tra Italia e Giappone. Nessun condimento, purezza e amplificazione della stessa. Il concetto di cuocere il meno possibile la materia prima e l’assoluto della componente olfattiva e gustativa sono un passaggio imprescindibile per il cambio repentino dei sapori in un percorso senza scossoni.
Uliassi Senigallia
Terzo fuori carta: tagliatella di seppia (in molti la fanno ma nessuno è come questa) con quinoa fritta e pesto di alga nori.
Tagliatella di seppia, Uliassi, Chef Mauro Uliassi, Senigallia
Dopo un classico, una nuova evoluzione del mollusco cefalopode: “Omaggio a Mario Giacomelli”, fotografo di Senigallia, tra i massimi esponenti del bianco e nero.
Si tratta di una lasagna di seppia cruda, fave, asparagi, piselli e nero di seppia iodato.
Uliassi Senigallia
Piatto favoloso nella sua sfera gustativa, principalmente salmastra e iodata, che diventa affascinante quando vira sul ferroso di fave e piselli. Un piatto geniale pensato per essere al servizio della stagionalità (alla base potrebbe starci bene tutto ciò che sia green).
Sotto la sfoglia della sottilissima seppia si nasconde un compendio di stagionalità vegetale: piselli, fave e asparagi.
Una volta terminato, il fondo del piatto ricorda lo stile fotografico dell’omaggiato maestro marchigiano.
Lasagna di Seppia Cruda, Uliassi, Chef Mauro Uliassi, Senigallia
“Bollito di mare”.
La linea vegetale-marina questa volta coinvolge anche la carne e lascia al palato una sensazione principalmente acida. Questa è un’insalata tiepida di orecchie di maiale bollite, murici, cannolicchi, salsa verde di erbe aromatiche, emulsione di mostarda di frutta e maionese di cannolicchi. .
Bollito di mare, Uliassi, Chef Mauro Uliassi, Senigallia
Altro cult: fusilloni ricci di mare, cicoria, acetosa, acetosella e rabarbaro.
fusilloni ricci di mare, Uliassi, Chef Mauro Uliassi, Senigallia
Spago alla carbonara. Di mare, ovviamente.
La forchettata che non ti aspetti. O forse si. È una carbonara in cui vengono usati gli ingredienti più affini ma speculari rispetto alla versione di terra. Quindi le uova, il guanciale e il pecorino vengono sostituiti da uova di riccio, di coregone, di muggine, canocchie con uova ed il guanciale è sostituito da un elemento grasso marino, la pelle croccante di rombo e le trippe di baccalà. E ovviamente non manca la spezia chiave, che in questo caso è un profumatissimo pepe rosa. Un piatto filologico che, in un percorso così lieve, va soltanto assaggiato.

carbonara di mare, Uliassi, Chef Mauro Uliassi, Senigallia
Ma non c’è solo mare, perchè il Lab, per concludere, prevede la selvaggina (purtroppo dimenticatevi beccacce, tordi o alzavole, la cui commercializzazione è ormai vietata nei ristoranti italiani).
Ma non c’è da temere, perché ci sarà una grandissima variazione della lepre alla royale. Il protagonista è il germano reale, accompagnato dai contrappunti dolci e acidi del mirtillo e del melograno. Salsa al top. Piatto al top.
lepre alla royale, Uliassi, Chef Mauro Uliassi, Senigallia
Il percorso sta per giungere alla fine: pre-dessert di mascarpone, panna e fragole con meringhe al cardamomo e limone.
pre dessert, Uliassi, Chef Mauro Uliassi, Senigallia
Prima del dessert c’è spazio per i formaggi: gelato di Bucarello, meringa di idromele e polline di rovo.
Gelato di bucherello, Uliassi, Chef Mauro Uliassi, Senigallia
Un nuovo eccellente dessert giocato sui toni della tostatura: zuppa di crusca, crostini di grano arso e gelato allo yogurt. Dolce elegantissimo.
dessert, Uliassi, Chef Mauro Uliassi, Senigallia
Piccola pasticceria.

Ottimo bianco.

Ottimo rosso.

La sala.

Lo scorcio della spiaggia.

Uliassi, Chef Mauro Uliassi, Senigallia

Mauro Uliassi è la dimostrazione tangibile che con la tenacia e l’intelligenza si può raggiungere qualunque risultato. Una premessa obbligata, che non vuole affatto sminuire le indubbie capacità creative dello chef marchigiano, che ha saputo però metterle al servizio delle sue notevoli qualità umane.
In tanti anni di frequentazioni alla Banchina di Levante 6 quasi mai abbiamo assistito ad un colpo sbagliato o a una scelta fuori dagli schemi, e quando una decisione azzardata ci ha fatto storcere il naso (e sinceramente la nostra memoria stenta a ricordarla) state pur certi che l’appunto critico è stato recepito nel tempo esatto con cui il cameriere ha riportato in cucina il piatto messo in discussione.
Mauro Uliassi è un ingegnere della tecnica del gusto, metodico e preciso, che costruisce ogni preparazione sulle solide basi della conoscenza sua e di quella dei suoi avventori. Non si spinge mai più in là del suo coerente sapere, che ad oggi è di un livello altissimo. Negli anni le sue capacità sono cresciute a dismisura, da quei lontani primi anni ’90 quando sulla nostra tavola arrivavano fritti e grigliate miste, tra l’altro strepitose.
Mauro studia di continuo, si aggiorna, non si fa mai beccare in castagna. Ha un controllo assoluto del suo piccolo mondo in quel di Senigallia, ma con l’occhio osserva attentamente il panorama dell’alta ristorazione a livello mondiale. E riesce sempre a stare al passo con i tempi.
Un indubbio vantaggio avere in cucina una persona del genere, perché l’esperienza è sinonimo di garanzia, di continua scoperta, di estrema piacevolezza. Mauro passa con una facilità imbarazzante da complesse architetture che esaltano il mare, a classiche preparazioni d’ispirazione francese con la cacciagione, a creative interpretazioni della tradizione marchigiana che esaltano la memoria gustativa di un adolescente curioso che è diventato grande.
Nella nostra ultima visita abbiamo apprezzato la decisa sterzata verso preparazioni prive di grassi, che danno maggiore spazio a elementi vegetali e a un gusto fatto di acidità e leggerezza. Ecco: Mauro Uliassi, anche questa volta, ha fatto centro, metabolizzando alla perfezione dove l’alta cucina e la modernità culinaria si collocano oggi. Senza rivoluzioni o estremismi si siede accanto ai grandi di questo meraviglioso mondo, pretendendo a ragione il suo posto in prima fila. E la cosa straordinaria (non sempre ravvisabile nel suddetto mondo) è che fa tutto ciò colloquiando amabilmente con il più esperto gourmet ma anche con il neofita alle prime armi. I suoi piatti parlano a chiunque, sono la sintesi di un equilibrio gustativo e intellettivo che molti suoi colleghi gli dovrebbero invidiare (e dovrebbero imitare).
Poi c’è tutto il resto, il ristorante minimale ed elegante, la sala che gira come un orologio, la bella Catia (il Dna è lo stesso …) che tutto verifica e controlla, senza la quale probabilmente il fratello Mauro non potrebbe vivere serenamente la sua quotidiana esistenza da grande chef e da grande uomo.

In attesa del vino…
sorgiva, Uliassi, Chef Mauro Uliassi, Senigallia
Loacker di foie gras e pralina di nocciole, oramai un classico.
loaker, Uliassi, Chef Mauro Uliassi, Senigallia
Una bolla italica tanto per iniziare.
ferrari, Uliassi, Chef Mauro Uliassi, Senigallia
Crostino di alici, burro e tartufo nero: splendido inizio, tra note sapide e umami.
crostini, Uliassi, Chef Mauro Uliassi, Senigallia
Gambero rosso con salsa bearnaise alle prugne e corteccia di cetriolo e capperi: piatto di grande impatto ed equilibrio tra il dolce, l’acido, il vegetale e il sapido. Non manca nulla.
gambero rosso in salsa bernaise, Uliassi, Chef Mauro Uliassi, Senigallia
Prima secca. Uno dei cavalli di battaglia di Uliassi: il brodo di vongole, i molluschi, le mandorle amare e le erbe giocano in un concentrato iodato da rimanere a bocca aperta.
prima secca, Uliassi, Chef Mauro Uliassi, Senigallia
Le bollicine erano finite…
bollicine, Uliassi, Chef Mauro Uliassi, Senigallia
Il fosso. Il ricordo d’infanzia dello chef, quando i fossi erano luoghi di caccia di bontà. Rane e lumache, cotture millimetriche, erbe dosate col bilancino. Da lacrime.
rane, Uliassi, Chef Mauro Uliassi, Senigallia
Sogliola croccante in saor, prosciutto di Langhirano, formaggio fresco pugliese. Un piatto d’ispirazione artusiana, pensato e normalmente eseguito con la triglia, non disponibile nella nostra serata. La sogliola toglie qualcosa all’equilibrio del piatto data la sua delicatezza, ma la nota amara nel finale è da applausi.
Sogliola, Uliassi, Chef Mauro Uliassi, Senigallia
Pollo con insalata. Il piatto nasce da una materia prima “top” e da una cottura straordinaria. L’equilibrio è retto tra l’aromaticità e l’acidità delle salse di Potacchio, all’aglio nero e al nero di seppia.
pollo con insalata, Uliassi, Chef Mauro Uliassi, Senigallia
Seppiolina giovane sporca, granita di ricci di mare. Quando la granita si è sciolta il piatto è diventato perfetto.
seppiolina, Uliassi, Chef Mauro Uliassi, Senigallia
Ricciola alla pizzaiola. Splendido piatto, di grande equilibrio.
ricciola alla pizzaiola, Uliassi, Chef Mauro Uliassi, Senigallia
Giusto un rosso per proseguire, arrivano le carni. Ma alla fine discreta delusione, per colpa di un’annata non memorabile.
Clos Vouget, Uliassi, Chef Mauro Uliassi, Senigallia
Fusilli, fegato di seppie, cicoria, ricci e trito di gamberi. Forse il piatto della serata: acidità e leggerezza, aromaticità intensa ma controllata. Difficile fare meglio di così.
Fusilli, fegato di seppie, Uliassi, Chef Mauro Uliassi, Senigallia
Tordi, cipollotti e raguse. Sapido e deciso, peccato per il cipollotto (eccessivo) che distrae il palato dal centro gustativo del piatto.
Tordi, cipollati, Uliassi, Chef Mauro Uliassi, Senigallia
Anguria e cardamomo. In teoria la chiusura del menù degustazione.
anguria e cardamomo, Uliassi, Chef Mauro Uliassi, Senigallia
Ma ecco la sorpresa: Tagliatelle di lepre cotta e cruda. Ora sì che siamo ko…
Tagliatelle di lepre, Uliassi, Chef Mauro Uliassi, Senigallia
Gelato di formaggio bucarello e miele di Giorgio Poeta. Come esaltare in un dessert perfetto due grandi prodotti del territorio (il formaggio è di Trionfi Honorati di Jesi e il miele di Giorgio Poeta di Fabriano). Ecco l’intelligenza…
gelato di bucarello, Uliassi, Chef Mauro Uliassi, Senigallia
La scenografica zuppa inglese.
zuppa inglese, Uliassi, Chef Mauro Uliassi, Senigallia
Petit four, decisamente non all’altezza delle aspettative.
Petit four, Uliassi, Chef Mauro Uliassi, Senigallia
Fine serata…
fine serata, Uliassi, Chef Mauro Uliassi, Senigallia

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La baia di Portonovo è una delle risorse d’elezione per gli anconetani che vogliano concedersi un bagno coccolati da una natura rigogliosa e intatta.
All’interno del Parco del Conero e a poca distanza dalla Torre De Pisis ecco, tinteggiato di un vezzoso celeste, lo chalet aperto da sua suscità Moreno Cedroni nel 2000.
Di giorno la rumorosa folla accalcata sulla spiaggia può approfittare di questo posto per uno spuntino veloce o un pasto informale.
Di sera e al tramonto, con la partenza dei bagnanti, il fascino del luogo aumenta esponenzialmente e offre l’occasione di cenare, praticamente nel mare, in un ambiente di spudorato romanticismo.
La casa madre ha messo a punto quest’anno un menù ispirato a classici della cucina inglese accanto a più storiche sollecitazioni golose, ciascuna segnalata col proprio anno di ingresso in carta, in cui il gusto è affidato a preparazioni ancor più comprensibili e dirette rispetto a quelle di Senigallia.
Alcune rotondità appaiono un po’ esagerate: è il caso della pizzetta con burrata e sgombro marinato o della polentina con vongole cotte e capesante.
La consistenza del riso nel brodetto alla senigalliese ha destato in noi qualche perplessità, mentre il roast beef di tonno con salsa di sedano rapa e la ricciola con alga kombu e alkermes, due piatti scelti dal menù british, risultano assai meglio riusciti e, accennando a un livello di cucina senz’altro superiore, lasciano il rammarico di non aver preso l’intera degustazione dedicata alla perfida Albione.
Il servizio, gestito con garbato e giovanile fermento da entusiasti commis, rende ancora più piacevole la sosta in questa piccola struttura che dà del tu al mare.
La carta dei vini, ovviamente Marche-centrica, spazia in lungo e in largo per la regione e offre la possibilità di bere signore bottiglie di cantine che hanno ben poco da invidiare a molte altre più blasonate.
Si sta bene, molto bene, al Clandestino e una passeggiata dopo cena in riva al mare, nel buio appena rischiarato dalle luci dello chalet, riconcilia con uno stile di vita molto lontano dalla frenesia quotidiana che spesso ci caratterizza.

Mise en place
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Roastbeef di tonno salsa di sedano rapa, topinambour al forno, sugo della fettina di carne.
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Ricciola, ispirata a una zuppa di alghe del Galles, chiamata Laverbread. E’ cruda, con alga Kombu, salsa al curry e alga nori, gocce di alkermes e sesamo nero.
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Carpaccio tiepido di spigola con purè al lime e salsa di rucola.
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Pizzetta con sgombro marinato, burrata e pomodorini.
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Brodetto alla senigalliese: brodo di pesce, cipolla e aceto, spigola cruda, seppia, gamberi, vongole cotta a 50°, riso susci (cotto al forno col fumetto nell’aceto).
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Polentina, vongole cotte, capesante crude, seppia, salsa di prezzemolo.
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Baccalà all’anconetana, cotto nell’olio a 70°, patate, pomodori, olive, maionese di baccalà (senza uovo), acqua di lemongrass e polvere di lamponi.
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Pan di spagna al cioccolato imbevuto nello cherry, crema chantilly e al cioccolato fondente, gelato all’alkermes, infuso di arancia e zenzero.
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Tiramisù, gelato al caffè, crema al mascarpone e gelatina di caffè Borghetti.
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Il San Lorenzo di Fattoria San Lorenzo, grande verdicchio.
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Baia di Portonovo.
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