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Le Cùcchie

Vino
Recensito da Luca Turner

Un vino che è così come la natura vuole

Rimango sempre piacevolmente colpito quando persone intorno a me, che magari ho conosciuto da poco, riconoscono la mia passione per il buon vino e hanno piacere di condividere una loro conoscenza o scoperta. Podere dell’Etna Segreta, una realtà familiare versante sud-ovest Etna, realtà di hospitality a tutto tondo, con sapiente e amorevole uso della terra, coltivazioni curate nel rispetto di una natura unica e ricca come quella etnea sa essere. Le Cùcchie, vino da Barbera, Cabernet sauvignon e Nero d’Avola: un blend che non ti aspetti da vigne che riescono ad esprimere forza e vigore ad ogni sorso. Prendetevi un minuto e leggete la lettera di presentazione qui riportata e comprenderete quanto bello ricco ed intenso è questo progetto.

Filosofia

Le Cùcchie è un vino che è così come la natura vuole, assecondato solo dall’esperta mano dell’uomo che ne segue l’evoluzione dalla potatura alla vendemmia, assoggettato ai favori climatici non sempre positivi che, in quota, il vulcano riserva. Le Cùcchie non ascolta musica in vigna, non si scalda con fiamme artificiali, non si protegge con artifizi e marchingegni. E’ un vino vero, vivo, cangiante. Per questo la quantità prodotta e le caratteristiche organolettiche non sono degli standard.

Vitigni

Nasce da un sapiente ad antico mix di vitigni autoctoni con più di cinquant’anni di età, ripresi da decenni di parziale abbandono, coltivati ad alberello o a spalliera mista, in un insieme di viti- querce-ginestre-ulivi e prescelti alberi da frutto atti a conferire nell’agro-ecosistema una elevata biodiversità in campo potendo incrementare così le interazioni mutualistiche sia fra le popolazioni microbiche telluriche che tra le diverse specie vegetali.

Coltivazione e lavorazione

Coltivati in prevalenza in terrazzamenti di piccole dimensioni e in una manica in pieno campo, sono tutti esposti a 190°a sud ad una altitudine variabile dai 720 agli 800 metri di quota. Questo tipo di impianto preserva la pianta in caso di usuali ed impreviste ondate di maltempo e grandine che sovente sull’Etna spirano da tramontana in direzione n-s, preservandone la produzione. La lavorazione è completamente manuale e con metodi antichi, come la zolfatura mediante “caffettiera”, in quanto l’orografia e i sesti non ne consentono l’ingresso ai moderni apparati meccanici. Le fallanze che di rado si presentano sono sostituite con talee ricavate dalla pianta madre con la tecnica della propaggine così come avveniva in epoca pre-fillosserica. Il microclima specifico di questo ristrettissimo lembo del vulcano, con potenti escursioni termiche giorno-notte, fornisce alle viti una tempra che serba le piante da potenti attacchi parassitari.

Nutrimento della terra

Avviene mediante le alternanze colturali delle leguminacee nei periodi invernali (ceci, piselli, fave…) che, sempre nel rispetto del terreno, lo alimentano e lo nutrono in maniera naturale. Nei periodi invernali il terreno viene concimato mediante il pascolo ovino finalizzato all’arricchimento nutrizionale. Grazie a questi elementi, le maniche di vigneti sono ricche di biodiversità autoctona e di erbe fitoalimurgiche.

Vendemmia

Preceduta da una fase di diradamento dei grappoli per il riequilibrio della carica produttiva, utile per trasferire tutti i dovuti nutrimenti ai grappoli rimanenti in pianta, e contrariamente a quanto la tradizione ha sempre imposto su questo versante del vulcano,il tralcio viene reciso a fine agosto e lasciato in pianta  favorendo l’appassimento dei grappoli sino alla prima decade di ottobre e, una volta raccolto, controllato per ogni singolo acino.

Lavorazione

Dopo una fase di allontanamento del raspo gli acini vengono convogliati in vasca dove qui permangono a macerare per tutto il periodo della fermentazione, circa 20 giorni. Segue una pressatura soffice, con basse pressioni di esercizio nel pieno rispetto della qualità. Un primo passaggio in legno lascia spazio poi ad un imbottigliamento giovane. La fine maturazione, anche di lunga durata, avviene in bottiglia.

Abbinamenti

Il vino in calice è da ammirare, ascoltare, annusare. Seguirne i suoi lenti mutamenti al contatto con l’ossigeno è uno dei gesti che più favoriscono i momenti di meditazione e di riflessione dell’animo umano. Considerare il vino come una bevanda da abbinamento è assai riduttivo e spregiativo nei confronti della sua ricchezza. Le Cùcchie non si abbina. Si sorseggia e si apprezza con tutto ciò che si ama apprezzare.

Età di beva

Lo si ama giovane per il turbinio del suo temperamento, lo si apprezza discretamente maturo per gli amanti che amano pregustare ciò che sarà, è insostituibile in riserva nella sua piena e duratura longevità. Così come per l’essere umano, un’età non è migliore di un’altra ma ognuna ha le sue peculiari e irripetibili caratteristiche.

Posizionare Le Cùcchie sul mercato è l’atto meno glorioso e qualificante del suo percorso di nascita. Le Cùcchie non andrebbe venduto, poiché il prezzo, qualsiasi esso sia, lo posiziona, nell’immaginario collettivo, come un “prodotto”. Le Cùcchie andrebbe messo a disposizione liberamente di chiunque abbia voglia e desiderio di introdursi nel proprio animo per percorrere sensazioni ed emozioni intense e di persistente durata.

La degustazione

Che sia il “base” o l’oro, Le Cùcchie lo si apprezza già al versarlo nel calice. Ha un movimento sinuoso che sembra quasi portare il vino ad adagiarsi nel bicchiere, pronto a respirare e ad arricchirsi ad ogni istante. Un limpido colore rosso rubino vivo con sfumature pervinca, naso di frutto rosso non eccessivamente maturo a tratti spezie e frutta secca; sorso ricco, vellutato, corposo ma non invadente, complesso e ricco, con un lungo finale. È un 2018, si esprime con media maturità. A tendere è un vino che respirerà ancora con vigore diversi anni e ad ogni fase saprà elargire forti emozioni. 

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