Passione Gourmet Osso San Grato Antoniolo 2004 - Passione Gourmet

Osso San Grato Antoniolo 2004

Vino
Recensito da Erika Mantovan

La chiamata del bicchiere

A volte suona il telefono, e quasi sempre capita di non sapere affatto come la telefonata andrà a finire. Nessuno lo sa. Solo il futuro. Come il destino di certi vini, tracciato da una materia invisibile sino al momento del confronto con la bottiglia tanto chiacchierata, tanto discussa, tanto ricercata, il cui dialogo appare, miracolosamente, già scritto. Accade con poche etichette, e con poche aziende portate avanti da generazioni, da famiglie. Quella timida chiacchierata con il bicchiere sognato può esser paragonata alla prima svinatura di un nuovo vino per un vignaiolo, che già ne intuisce il suo potenziale. Il che non significa che debba esser ad ogni costo inarrivabile o grandioso, ma caratteristico sì – quello sì-  perché è imprescindibile. E lo deve alla terra. Per rispetto.

Un nebbiolo iconico del nord del Piemonte

Nasce generalmente da una selezione di uve raccolte nella parte più alta e soleggiata della collina, che si riflette su rocce bianche affioranti a Gattinara, ai  piedi di quelle montagne che fanno finta di non sapere che 300 milioni di anni fa un vulcano è esploso, sprigionando un’energia pari a 250 bombe atomiche. 

Ecco spiegato un primo motivo della chiamata. Le radici raccontano che sottoterra hanno ancora a che fare con questo ricordo indelebile di una terra che ha visto, in seguito, la formazione della Alpi, tra i 60 e 30 milioni di anni fa. Piante già presenti all’arrivo della famiglia Antoniolo nel 1948 che, ancora oggi, grazie ai nipoti del Cav. Mario Antoniolo, Lorella e Alberto,  gestisce 14 ettari di vigne accarezzate e protette dal vento, esposte a sud, le cui radici affondano in quel terreno di origine morenico-vulcanica tipico della zona dell’Alto Piemonte.

Prodotto per la prima volta nel 1974,  se assaggiato in giovane età l’Osso San Grato può portare a pensare al gusto per l’oscurantismo: bisogna conoscerlo. Solo dopo anni che brancoli nel buio, si comprende quella sua potenza e scia fruttata che lo rende di norma un sorso eternale, lunghissimo e per questo identificato come “Osso San Grato” prima ancora che “Gattinara”.  E può anche essere contraddittorio: deciso, pungente e stretto nella sua cinta tannica oppure più armonico, in favore di una texture più docile al succo. Segno di una incredibile lettura, non solo del suolo, ma anche dell’andamento climatico mentre l’unica variabile costante è il lavoro in cantina, dove nel tempo le pratiche sono rimaste pressoché le stesse: tre settimane di macerazione e fermentazioni seguite da un affinamento di 36 mesi in botte grande.

Gattinara Osso San Grato 2004

Non è pulsante, non ha quel brio muscolare che ci si aspetta ma riporta, con le sue note brumose, a un nebbiolo affinato in legno e invecchiato; l’importante evoluzione estrae note di vaniglia, bourbon, brodo e tè nero. Una stilistica improntata sul legno che si riverbera ancora oggi assieme a una materia espressa con eleganza, e una trama tannica sottile ma viva, persistente e leggermente sapida.

Arriva una chiamata…

Nel finale si sentono eco di eucalipto e mentolo, ma la voce fruttata si racconterà dopo qualche ora di attesa. Il futuro è nel bicchiere.

I vini della cantina Antoniolo sono distribuiti, in Italia, da Sarzi Amadè

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