Jeong Kwan ad Alma
“Ascoltando” la materia l’uomo la trasforma e la controlla
Prima tappa: 18 luglio, nel cuore della Food Valley italiana, nella reggia di Colorno (Parma), sede dell’ALMA – la scuola internazionale di cucina italiana -. Poi il viaggio di Jeong Kwan si intreccerà con Milano e Roma.
La monaca sudcoreana è ospite dell’Istituto Culturale Coreano, ente che si occupa di promuovere la cucina coreana nel territorio italiano; quella all’ALMA è solo una delle lezioni che terrà, tra incontri con chef, scuole di cucina e corsi aperti al pubblico. Il New York Times l’ha definita cuoca “filosofa”, ma lei continua umilmente a preparare i pasti del tempio di Chunjinam Baekyangsa, luogo in cui vive, nonostante i numerosi riconoscimenti tra cui l’episodio di Chef’s Table su Netlflix a lei dedicato nella terza stagione e il premio dell’Icon Award per l’edizione 2022 dei 50 migliori ristoranti dell’Asia. Preferisce restare là, appartata dalla mondanità e profondamente connessa alla natura.
Personaggio più unico che raro; non disdegna allontanarsi dal monastero, se questo significa poter diffondere la cultura della cucina templare che è la fonte della cucina coreana delle origini; lascia le mura di casa se sa di poter comunicare, creare un legame con l’interlocutore e connettersi all’interlocutore, trasferendogli la propria energia. Questo determina un modo completamente diverso di cucinare.
La cucina templare segue gli insegnamenti buddisti, riguardanti la preparazione e la condivisione. I piatti sono semplici ma gustosi, utilizzano le verdure e i fiori di stagione, le spezie e le più antiche tecniche di conservazione e fermentazione. Gli alimenti di origine animale, fatta eccezione per alcuni latticini, sono proibiti, e così anche gli “Osinchae” – aglio, allim tuberosum, cipollotto, erba cipollina coreana, assafetida – considerato che interferiscano con la meditazione.
La cucina templare non insegue, come siamo abituati, il godimento sensoriale. La priorità è fornire energia sufficiente al proprio corpo per meditare e praticare la Via, senza elaborare troppo un cibo o stravolgerlo. La Natura da cui proviene deve rimanere presente nel piatto dove viene consumato. È pura sintonia con gli ingredienti, in contrasto con ogni forma di spreco; un insegnamento sempre più prezioso ai nostri giorni.