Il Ruchè e Montalbera

La sfida della famiglia Morando

Il coraggio di imprendere e di continuare ad investire sempre alla ricerca del voler fare bene. Una ricerca verso il bello ed il buono a cui si tiene. E qui è ben palese e manifesto che nulla è lasciato al caso e assume ancor di più valore perché si gioca su un terreno non facile che però se ben interpretato dà spazio a frutti ricchi e succulenti. Lavorare il Ruchè – [Rukè] accento grave con pronuncia non franciosa – non è da tutti, in purezza, poi, non ne parliamo e, invece, questo vitigno, che è nel tempo stato messo a coté nella terra del Barbera e del Grignolino, grazie alla famiglia Morando – e alla loro Società Agricola Montalbera – esce a nuova vita e brilla di luce propria.

La rarità ne fa già la storia, la geografia connota consenso e successo tra Monferrato e alcune zone dell’Astigiano. Un doppio coraggio perché i Morando, con una solida realtà alle spalle di PetFood, decidono di investire sul territorio con un nome sì piemontese ma che non è quello conosciuto e rinomato così in casa come fuori casa. Immaginate voi di dover vendere un Ruchè in Canada o in Australia. Vai a raccontarlo. Barbera si racconta da solo, e invece l’ardire è stato ben ripagato perché il consenso è pressoché unanime. Merito di chi ha saputo interpretare le caratteristiche e le ha rese piacevoli e fruibili in un vino dal sapore antico ma estremamente attuale.

Che sia Limpronta o Laccento, la rosa con i suoi petali e la viola con il suo inconfondibile bouquet sono ben percettibili: riconoscibilità unica che rispetta il terroir.

Rispetto che si evince anche dall’architettura della cantina e dei suoi annessi che offrono un’ospitalità di notevole riguardo. Immersione totale nel tessuto sinuoso e collinare in cui ogni dettaglio lascia respirare ricercatezza e profonda qualità. Un fil rouge, come il ricco e alato grappolo di Ruchè, che lega l’uomo, l’ambiente, e la buona volontà di creare prodotto ed esperienza ad arte.