Estro Vino e Cucina

VALUTAZIONE

Cucina Classica

14/20

PREGI
Alcuni piatti decisamente appaganti.
Carta dei vini divertente.
DIFETTI
Non tutti i piatti vantano lo stesso livello di centratura.

Estro, concretezza e appagamento

Gratificante. È questa la parola ricorrente da Estro Vino e Cucina, che oltre a una sana dose di misurato, puntuale estro, appunto, propone nei piatti una cucina concreta, esaudendo tutto quello che promette sia nel sito internet del ristorante sia sfogliandone il menù cartaceo una volta seduti al tavolo.

Concretezza e verosimiglianza, insomma, nonché una certa propensione all’appagamento, sia in termini di gusto che di porzioni, considerato che proprio l’appagamento ha rappresentato l’insidia più importante della nostra esperienza. Vero infatti è che dopo il Baccalà mantecato alla veneziana con polenta fritta e radicchio stufato non ci è stato possibile ordinare alcun dolce tanta e tale era l’importanza del piatto non solo al palato, dove solo il radicchio concorreva, solingo, a contrastare la montata delle note lattiche, lipidiche e fritte della combinazione, ma anche le proporzioni, decisamente più da piatto unico che da secondo piatto. Premessa, dunque, quella che è stata l’unica vera pecca della nostra esperienza, passiamo ora a raccontarvi la natura di questo solido indirizzo concepito per il diletto del veneziano prima ancora che del foresto.

La cucina del mercato veneziano

Sono, del resto, passati dieci anni da quando i fratelli muranesi Dario e Alberto Spezzamonte decisero di fondere le rispettive esperienze in sala/cantina e cucina per dare vita a un ristorante che di Venezia rappresentare proprio l’hic et nunc: il qui e l’ora che movimentano il menù con una cucina di mercato, quello di Rialto, mentre le verdure arrivano da Sant’Erasmo e la carne, quella dei Fratelli Damini di Arzignano, segnano le tre direttrici, quelle della materia, attorno a cui si articola, si muove e cambia il menù.

A questo proposito, molto soddisfacente il morso, callosissimo, delle solari e profumate Tagliatelle AOP con scampi e crumble di pane mantecato al brodetto di pesce dell’Adriatico, così come, benché in un contesto gustativo di cacciagione, quello dei Bigoli al farro al ragù d’anatra e cervo. Virginali nella loro innocente freschezza, e croccantezza, le canocchie scottate, così come gli accompagnamenti ai crudi, edotti e sempre tesi a enfatizzare il sapore primario.

La cantina, abitata da oltre 700 referenze molte delle quali dal catalogo Meteri che a Venezia è il custode della proposta naturale, contribuisce a rendere l’esperienza ancora più vivida e movimentata, soprattutto tenendo conto che i ricarichi, adeguati, consentono di spaziare a dovere.

IL PIATTO MIGLIORE: Tagliatella con Scampi con crumble di pane, mantecato al brodetto di pesce.

La Galleria Fotografica:

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Leila Salimbeni

In famiglia si ritiene che abbia ereditato il palato del nonno Adorno, col quale ha imparato ad amare il vino e a fare colazione con pane, burro e pasta d'acciughe. Perfino le sue prime parole furono parole di gusto: precisamente, il rifiuto di mangiare i biscotti inzuppati nel latte, di cui detestava la consistenza. Una presa di posizione sul mondo, commestibile e non, che dopo una laurea in linguistica la porta a Bologna dove, con una tesi specialistica, decide di applicare la Semiotica Strutturalista alla cucina di Massimo Bottura. Correva l'anno 2010: da allora, non ha mai smesso di scriverne.

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VALUTAZIONE

Cucina Classica

14/20

PREGI
Alcuni piatti decisamente appaganti.
Carta dei vini divertente.
DIFETTI
Non tutti i piatti vantano lo stesso livello di centratura.

INFORMAZIONI

PREZZI

Menù degustazione da 45 a 60€

Alla carta sui 70€

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