Valutazione
Pregi
- Qualità superlativa delle carni.
- L’ambiente, assai rilassato, coadiuva la riuscita dell’esperienza.
- Ottima selezione di vini.
- La bottega e l’aperitivo.
Difetti
- Il percorso a undici portate, per la natura delle preparazioni, risulta impegnativo.
- Nel fine settimana non è semplicissimo trovare parcheggio.
In provincia di Vicenza, la macelleria/bottega gourmet
Damini Macelleria & Affini di Arzignano, guidata dai fratelli Gian Pietro e Giorgio, quarta generazione della famiglia, si staglia come importante punto di riferimento gastronomico nel panorama vicentino e nazionale.
Aperta nel 2007, la parte destinata alla vendita – vera e propria “bottega gourmet” – ospita alcune delle migliori prelibatezze dello Stivale, e non solo: dal pane di Matera passando per il caffè della torrefazione Giamaica e fino a un’ampia cantina con etichette locali e internazionali, c’è davvero l’imbarazzo della scelta.
Discorso a parte merita la carne, punto forte del locale, tra cui si possono trovare tagli di Limousine (allevata sotto la diretta supervisione dei Damini), Highland Grass-fed, Rubia Gallega e Wagyu nobilitate attraverso le sapienti fasi di frollatura, maturazione, affinamento, disosso e taglio nel laboratorio interno.
Il ristorante, nato in parallelo con la macelleria/bottega, è guidato da Giorgio in cucina e da Gian Pietro in sala. Strutturata su due spazi dagli arredi moderni e dal clima compassato, la cucina si fonda su una classicità dai tocchi creativi, con aperture a influenze mediorientali e asiatiche. I piatti sono diretti, rotondi, ebbri di golosità, lievemente ammodernati ma senza “fuochi d’artificio” a stranire il commensale per eccessiva audacia. La tradizione la fa da padrone, coi pro e i contro del caso.
Nel solco della tradizione, con sfumature da ingentilire
Tra i piatti che ci hanno colpito di più, meritori sono sicuramente Lasagnetta scomposta e Tonno rosso e lingua di vitello: il primo, proposto al cucchiaio, ha trovato un ottimo equilibrio nell’accompagnamento coi quattro elementi di guarnizione, tra l’acidità del cetriolo, la croccantezza della crocchetta ai cereali e la lunghezza finale dell’erborinato; il secondo, è risultato ben accordato tra le consistenze delle carni, accentuate dalle salse di fagioli ma al contempo smorzate dalle chips di cipolla.
Meno incisiva la Lasagnetta con ragù d’oca, col gelato alla camomilla in chiusura che, pur ponendosi come elemento di pulizia del palato, per la sua stessa consistenza ha quasi sortito l’effetto opposto rimarcando la spuma di besciamella.
Ottimi i dolci, con Viaggio in Libano a risaltare per i rimandi mediorientali, in un sottile gioco tra l’acidità dello yogurt, la dolcezza dei datteri e la granella di pane.
Nei singoli episodi i piatti si sono dimostrati ben congegnati e rispondenti ai dettami della tradizione classica sposati dalla cucina di Giorgio Damini. Guardando il percorso nel complesso riscontriamo solo una certa reiterazione di basi e salse cremose che, pur conferendo una ricercata rotondità al piatto, rischiano di appesantire la degustazione.
Un dettaglio, questo, che ingentilendosi potrà permettere a questa già ottima di tavola di evolversi.