Ermitage Le Pavillon 2003 M. Chapoutier

IL NOSTRO GIUDIZIO

L’importanza di chiamarsi Michel Chapoutier

Questa storia incomincia nell’Ardèche, un dipartimento francese famoso per le sue gole tipiche della regione del Rodano-Alpi, che fanno la felicità degli appassionati degli sport all’aria aperta, canyoning soprattutto. Agli altri – appassionati magari di attività più introspettive –  non resta dunque che dedicarsi a un altro degli “sport estremi” della regione: il vino. Ma facciamo un passo alla volta.

A partire dal XVIII secolo la famiglia Chapoutier mette a dimora le proprie radici in quel di Tain-l’Hermitage, oggi un comune francese di 6.000 anime situato nel dipartimento della Drôme. Ed è proprio qui che fino al XX secolo essa prospera, grazie a una struttura aziendale illuminata dove alla produzione di vini (da vigneti di proprietà) si combina la commercializzazione di altri derivati dalla fiorente attività di négociant.

Dalla vigna all’uomo, le creazioni di determinate eccellenze sono l’esito di una stratificazione secolare che culmina, nel caso della famiglia Chapoutier, nel 1980. Tale anno è infatti il momento in cui l’azienda viene riconosciuta unanimemente per la qualità dei suoi vini, quali esito di una personalità edotta. A quel tempo Michel Chapoutier era appena 26enne.

Il parco vitato aziendale spazia, articolandosi presso tutte le denominazioni più importanti del Rodano: dalla Côte-Rôtie a Cornas del nord, fino a Gigondas e Châteauneuf-du-Pape a sud, passando su tutte le fasce intermedie ma con selezioni parcellari scrupolosissime. Come quelle condotte sulla collina di Hermitage, dove l’azienda vanta un terzo degli ettari della prestigiosa denominazione (oltre a Le Pavillon –  di cui stiamo per raccontarvi nella versione 2003 – anche L’Ermite, Le Méal, Le Greffieux, De L’Orée).

Selezioni nate per indagare e interpretare al meglio quello che oggi è chiamiamo terroir, attraverso il carattere unico di ciascuno dei plot in possesso che, nel giro di pochissimi anni, ne consacrano gli esiti tra le espressioni più esatte e più ambite della regione.

Le Pavillon 2003 proviene dai terreni granitici del lieu-dit Les Bessards, e viene vinificato al 100% in barriques nuove.

Il suo colore rosso rubino tendente allo scuro, possiede aromi e sapori decisi di prugna, crema di cassis, liquirizia, rocce frantumate e incenso. Questo afflato lascia presto però il posto a un disegno corposo, denso, senza soluzione di continuità tra le sue salienze percettive. Un vino imperioso, strutturato e dal tannino molto concentrato, di straordinaria intensità e una finitura di grande potenza. Il grado importante (13.5°) gli dona una punta di amaro sul finale che non si percepisce, tuttavia, in eccesso. Come in eccesso non sembra del resto nemmeno la sua densità: quella di un vino a un passo dall’esser liquore, dalla tessitura materica, quasi oleosa.

 

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Alberto Cauzzi

Imprenditore della New Economy con il pallino dell’enogastronomia, gira il mondo a caccia del miglior ristorante di alta cucina, non ancora trovato. Al vino è approdato apparentemente per caso, provenendo da una famiglia di astemi. Scoprì in seguito che un suo bis-nonno era un ottimo produttore di vino, nebbiolo in Valsesia, ed anche un discreto consumatore. E' stato il vice direttore della guida ristorante de L'Espresso per gli anni 2023 e 2024. E’ stato l’ideatore ed è il presidente del progetto Passione Gourmet. Le sue passioni: l’avanguardia misurata in cucina e i grandi vini di Borgogna.

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