Passione Gourmet La Vie - Passione Gourmet

La Vie

Ristorante
Krahnstraße 1 49074 Osnabrück
Chef Thomas Bühner
Recensito da Presidente

Valutazione

17/20 Cucina prevalentemente di avanguardia

Pregi

  • Con alcune preparazioni è possibile toccare il cielo con un dito ...

Difetti

  • ... peccato non sia possibile farlo con tutte.
Visitato il 11-2012

Thomas Bühner è, senza dubbio, uno dei generali del compattato squadrone tedesco che avanza, come un carro armato inarrestabile, nelle classifiche di settore.

Per la Rossa la Germania è dietro, per massimi riconoscimenti, soltanto alla Madre Patria, ed in Italia, onestamente, del movimento culinario tedesco si sa molto poco e lo si apprezza ancora meno. Un vero peccato, perché di chicche da scoprire ce ne sono davvero tante ed è per questo motivo che da tempo cerchiamo, e a buon ragione, di fornire un quadro via via più chiaro della ristorazione all’ombra di Berlino.

L’immagine che abbiamo, dopo tanto peregrinare, è abbastanza nitida, quantomeno in riferimento alle sfere alte. La posizione geografica della Germania facilita le influenze e gli chef teutonici traggono linfa sia ad occidente (lo si nota nell’attenzione alle cotture e nella perfezione delle salse) sia a nord (creazioni spesso essenziali e radicamento al territorio). Una grande cucina mitteleuropea che vede Bühner tra i massimi esponenti.

Al La Vie, nel pieno centro di Osnabruck, la netta sensazione è quella di essere seduti ad una tavola d’eccezione, sia per gli ambienti, elegantemente moderni, sia per il servizio, d’alta scuola, sia per la cucina che dispensa perle di classe cristallina. Non tutto è oro quel che luccica però e in alcune portate abbiamo notato una certa ridondanza nell’utilizzo di creme e salse, sì ben fatte, ma che danno poco spazio ai giochi di consistenza.

Peccato veniale che, però, non ci consente di valutare questo gioiellino con un numero pari a quello che riteniamo possa essere alla sua portata. Certo, l’apertura con lo straordinario loup de mer marinato, kumquat, avocado, cous cous, razor shell ed una miriade di altri ingredienti, ci ha regalato attimi di intenso godimento e fatto gridare al miracolo. Un piatto di freschezza e complessità quasi imbarazzanti, un rincorrersi di sapori che stordiscono le papille, inebriandole.

La speranza di andare a fondo scala viene, però, prima mitigata, poi vanificata da altre portate, come l’agnello brasato ed animelle, comtè, patate dolci ed erba di grano dove la spuma erbacea, in gran quantità, spiazza, non del tutto piacevolmente, il palato che è accomodato su note grasse e dolci.
Ci saremmo aspettati ben altra cottura per la pur buonissima fricassea di pollo di Bresse, in cui il sottovuoto e la bassa temperatura non rendono giustizia alla bontà delle carni.

Altri picchi vengono fortunatamente raggiunti sul traguardo, con una interpretazione finalmente innovativa di una portata di formaggi (il Saint-Maure de Touraine con kefir, melanzane e noci macadamia) ed un dolce di grande tecnica e bontà (pistacchio, radice di prezzemolo, crema di aglio nero, lime). Un’esperienza, la nostra, davvero interessante, con molti alti (o altissimi …) e sporadici bassi, ma che ci ha dato l’idea di una cucina mai seduta e sempre alla ricerca di sensazioni e stimoli palatali.

Da tornarci ad occhi chiusi.

Mise en place

Appetizer di gran cura: ostrica con spuma al ginger e gazpacho di barbabietola (nei bicchierini), macaron di seppia, granchio e anguilla, foie gras con gelatina di vino passito e cannoncino con pomodoro disidratato, aglio e avocado (nel piatto). Tante piccole chicche.

Pani molto buoni.

Dissimulazione: sembra carne ma è..anguria con una incredibile consistenza di carne. In carpaccio con erbe e parmigiano. Evidente il richiamo al piatto di Aduriz. Risultato di gran classe.

Loup de mer marinato, kumquat, avocado, cous cous, razor shell e tanto altro. Come detto, siamo saliti sull’Everest, per un po’.

Insalata di porri, seppia, shiso verde, ravanello, pera nashi. Gioco freddo-tiepido, belle consistenze, giusta acidità.

Rombo, granchio, gamberetti del Mare del Nord, gnocchetti lievitati. Pesce cotto in modo straordinario, qualche crema di troppo. Comunque molto buono.

Scampone (di qualità eccelsa) affumicato, pomodori verdi, ricotta e bulgur (un cereale). Piatto d’alta scuola per cottura, accostamenti, cura della preparazione. Quello che ci si aspetta in un 3 stelle Michelin.

Fricassea di pollo di Bresse, piselli, riso. Sapori indovinati, grasso, acido, vegetale, davvero completo… peccato per la cottura a bassa temperatura.

Schiuma di patata, gelato di zucca al curry. Ridondante in un percorso comunque impegnativo.

Agnello brasato ed animelle, comtè, patate dolci ed erba di grano. Un po’ di confusione che fa tornare Bühner tra i comuni mortali.

Saint-Maure de Touraine (formaggio di capra) con kefir, melanzane e noci macadamia. Finalmente una portata di formaggi non banale.

Frutto della passione con cioccolato bianco e fondente, bottone di sambuco (sul margine del piatto). Piacevole introduzione al dolce.

Pistacchio, radice di prezzemolo, crema di aglio nero, lime. Sul K2 stavolta. Dolce da campionato del mondo. Tecnica, finezza, complessità. Ha tutto.

Petit fours: barbabietola e granatina, gin tonic (con Hendrick’s) in schiuma con ghiaccio di gin e cetriolo, biscotti di gruava, sesamo nero e miso.

Cioccolatini, carrello.

Cioccolatini, la firma.

Sala.

Sala, altra angolazione.

Tavolo e sala, prospettiva.

Ingresso.

Osnabruck

Osnabruck

 

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