Passione Gourmet Armando al Pantheon - Passione Gourmet

Armando al Pantheon

Trattoria
Salita dei Crescenzi, 31 Roma
Recensito da Presidente

Valutazione

Pregi

  • Cucina di grande affidabilità in una zona estremamente turistica.

Difetti

  • La scelta di utilizzare un unico formato di pasta (gli spaghetti) per tutti i primi della tradizione romana.
Visitato il 11-2012

Qualche giorno fa passeggiando per le stradine affollate del centro di Roma, riflettevo sul fatto che seduti come siamo sul più grande patrimonio culturale, artistico e paesaggistico del pianeta, la nostra economia dovrebbe girare quasi interamente intorno al turismo. E invece…. Pensavo agli innumerevoli ristoranti che affollano le nostre città d’arte, proponendo agli ignari avventori lasagne stantie e spaghetti alla bolognese. Noi li chiamiamo ristoranti “turistici”. Non semplicemente ristoranti “pessimi”, ma ristoranti turistici.
Incredibilmente, nel Paese che sul turismo dovrebbe fondare le proprie fortune, l’aggettivo “turistico” accostato al cibo assume un valore dispregiativo. Come se il modo migliore per approcciare il turista a tavola fosse quello di propinargli a prezzi inverosimili cibo di plastica…..
Ma no, pensavo, ci deve essere un altro modo di intendere il ristorante “turistico” per un paese come il nostro. Quale? Proviamo a immaginarlo. Quali gli elementi essenziali di un ristorante Turistico (ma stavolta con la T maiuscola)?
Beh, inizierei dalla lingua e, quindi, personale in sala che abbia qualche rudimento di lingue straniere e una carta quanto meno bilingue italiano/inglese.
Fondamentale poi è che la cucina racconti il territorio, in modo da trasmettere a chi viene da fuori le tradizioni gastronomiche e i sapori tipici del luogo in cui si trova. Non troppi piatti, dunque, ma eseguiti in maniera corretta e, cosa che più conta, che abbiano un’anima. E se pure si vuole aggiungere qualche elemento di folklore, ad esempio negli arredi o nell’abbigliamento del personale, poco importa. E’, questa, questione di stile, non di sostanza.
Ma niente menù chilometrici contenenti tutto lo scibile gastronomico (più o meno surgelato e precotto) dello Stivale.
Altra regola fondamentale: non devono essere presenti in menù gli spaghetti alla bolognese (neanche a Bologna!) perché semplicemente è un piatto che nella cucina italiana non esiste.
Il conto poi, dovrebbe essere alla portata del turista medio.
Troppo difficile? Bah, io penso di no e come me la pensa la famiglia Gargioli che da più di 50 anni gestisce questa storica trattoria in uno degli angoli più suggestivi di Roma, a due passi dal Pantheon.
L’ambiente, costituito da un’unica sala, è quello semplice e caratteristico delle trattorie di una volta, con i tavoli piuttosto ravvicinati. In sala, l’accoglienza di Fabrizio Gargioli sarà calorosa e rilassata.
La cucina del fratello Claudio è garanzia di assoluta costanza qualitativa nella interpretazione dei grandi classici della cucina romana che sono ben eseguiti.
A partire dai magnifici 4 primi della tradizione: gricia, cacio e pepe, carbonara, amatriciana, tutti in versione spaghetti e tutti preparati in modo corretto, con gli attributi giusti (leggi pepe, pecorino e guanciale a seconda del piatto) al posto giusto.
Per continuare con le caratteristiche preparazioni del cosiddetto quinto quarto (del mattatoio) ormai troppo spesso dimenticate da molte osterie romane o sedicenti tali quali coratella e coda alla vaccinara.
La palma del piatto migliore va, comunque, ad un altro grande classico, l’abbacchio, tenerissimo, che si fa apprezzare per qualità della materia prima e perfetta cottura.
A completare l’offerta, si segnala la presenza di un intelligente menù vegetariano.
Adeguata la carta dei vini caratterizzata da ricarichi assolutamente onesti.
Tutto facile, potreste pensare? Niente affatto. Basta alzarsi, uscire e farsi un giro nei dintorni. “vud you laic spaghetti bolognese?”
Armando al Pantheon, il ristorante Turistico (con la T maiuscola).

Ad Majora


Aringhe su fagioli verdolini cipolla rossa e aceto balsamico

Bruschetta al pomodoro

Spaghetti cacio e pepe: buoni, pastorali il giusto

Spaghetti all’amatriciana: tecnicamente ben eseguiti anche se, a mio giudizio, con lo spaghetto la Amatriciana non dà il meglio di sè

Coratella d’abbacchio con carciofi: un classico……. ormai purtroppo dimenticato da molte osterie romane o sedicenti tali

Faraona ai funghi porcini e birra nera

Abbacchio: credetemi, NOTEVOLE!

Semifreddo al vin santo.

Torta antica Roma a base di ricotta e marmellata di fragole, molto buona.

 

7 Commenti.

  • Antonio Scuteri24 Gennaio 2013

    E non hai assaggiato quello che per me è il primo più buono ma che purtroppo non è sempre presente in menu: le fettuccine con le rigaglie di pollo!! Magnifiche La cacio e pepe, invece, non mi convince. Decisamente meglio matriciana e soprattutto gricia, secondo me Comunque sono contento che abbiate parlato di questo locale: è un presidio di civiltà gastronomica, e umana, in una zona difficile, e devastata dai pessimi ristoranti di cui parli all'inizio

  • alessandro bocchetti24 Gennaio 2013

    mah, armando è molto di più... una delle ultime trattorie romanesche vere, di quelle der pinelli e der trilussa sopravvissute, un pezzetto di roma sparita ;) cmq io mi divoro spesso i maccheroni martelli alla gricia, anche fettuccine alle rigaje de pollo e tagliolini e rigatoni col sugo di coda... altro che solo spaghetti :D ciao A

  • Riccardo24 Gennaio 2013

    Ottima recensione per un ristorante che, come è stato correttamente segnalato, sta in una zona "estremamente turistica" ma ciononostante ha saputo non confondersi con il resto. A Roma vige, secondo me, un po' la regola delle "qualità periferica": insomma, sebbene con varie eccezioni, la qualità media della ristorazione è direttamente proporzionale alla distanza dal Centro (anche se Roma è policentrica) Sui spaghetti alla bolognese volevo segnalare la mia personale ed internazionale crociata riassunta in questo post: http://www.italia4fun.com/spaghetti-alla-bolognese-doesnt-exist/ Saluti

  • carlitos24 Gennaio 2013

    però la bruschetta al pomodoro a novembre....nun se pò guardà!

  • Roberto Vanni25 Gennaio 2013

    Sacrosanta obiezione: appena ho visto la foto m'è preso un colpo, perché da Claudietto c'ho mangiato e alla grande. E la bruschetta a novembre è l'omicidio della stagionalità su cui la buona ristorazione deve basarsi. Peccato

  • Roberto25 Gennaio 2013

    La domanda che però come al solito mi pongo è: io mia moglie e due figli, per cui siamo al cospetto della famiglia classica, se penso di uscire una domenica a pranzo e mi reco in una normale trattoria che fa cucina classica, da quanto leggo di buon livello qualitativo, con una bottiglia di vino devo preventivare quasi 200eur? Quanti pensano di spendere tale cifra per uscire a pranzo una qualsiasi domenica? Ringrazio e saluto.

  • Antonio Scuteri25 Gennaio 2013

    Pochi. Non è la classica trattoria da pranzo domenicale in famiglia. Secondo me non è un caso che la domenica il locale sia chiuso (anche il sabato sera). Detto questo a me, nel centro di Roma trattorie di pari livello che facciano prezzi più bassi non ne vengono in mente. Forse è proprio il centro di Roma a non essere adatto al pranzo domenicale in famiglia. In ogni caso, va anche detto che è piuttosto difficile che madre, padre e i due bambini prendano tutti antipasto, primo, secondo, contorno e dolce + il vino. Quindi comunque la cifra da preventivare sarebbe decisamente più bassa di quella indicata

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