Il fulcro di Bolgheri
Ritorniamo nel contesto toscano di Antinori con un’altra cantina, il fulcro geografico della denominazione Bolgheri: Tenuta Guado al Tasso. Ci troviamo in luoghi che anticamente erano paludi, dimenticati dall’agricoltura che risiedeva in collina e avvicinandoci ai giorni nostri sono rimasti lande dimenticate dal turismo che stava scoprendo la Toscana marittima della seconda metà dell’800. Oggi questo vasto territorio del tutto bonificato, è divenuto prezioso, anzi preziosissimo; con distese di vigne a perdita d’occhio, l’attuale denominazione Bolgheri deve la sua scoperta moderna principalmente a Mario Incisa della Rocchetta che qui trovò inaspettate similitudini coi vini di Bordeaux.
Un tempo, sulla scia dei francesi
Infatti parliamo del cosiddetto taglio bordolese: uve di Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Merlot che in parti diverse entrano in questa cuvée divenuta italica alla tenuta di San Guido. Passano gli anni e così Bolgheri, nel comune di Castagneto Carducci, diviene luogo di nascita di alcuni fra i più conosciuti SuperTuscan, come li battezzarono gli inglesi per identificare il capostipite di questa generazione di grandi rossi nazionali, il Tignanello. Ma più a sud, in Val di Cornia, ultimo lembo della provincia di Livorno, fu Elisa Baciocchi Bonaparte, sorella di Napoleone, principessa di Lucca e Piombino che a inizio ‘800 fece arrivare le prime barbatelle francesi base degli attuali Cabernet Sauvignon e Merlot. Qua dove un tempo regnavano gli Etruschi, tra Baratti, Populonia e Massa Marittima. Sostanzialmente si deve a lei l’arrivo delle uve francesi in queste portzioni di terre fra mare e colline. Dopo che Napoleone fu esiliato all’Elba.
La Bolgheri contemporanea
Oggi la cantina di Tenuta Guado al Tatto è prevalentemente situata nel vasto lembo di terra compreso fra il vecchio tracciato dell’Aurelia, a ovest e la Strada Provinciale Bolgherese che porta a Castagneto Carducci, a est. A nord, il lungo rettilineo che da San Guido si distende con il suo famoso filare di cipressi alti e schietti, come rimava Giosuè Carducci da Pietrasanta, quasi in corsa giganti giovinetti, è parallelo ad altre stradine analogamente infinitamente lunghe e che congiungono fra le vigne, da a cancello a calcello le due strade. Fra le tante varietà di uccelli che vivono in questo microclima, dentro alla tenuta si arriva quindi alla cantina del Bruciato che assieme alla nuova struttura ipogea di Guado al Tasso, sono progetti dall’architetto romagnolo Fiorenzo Valbonesi. Un altro tratto di strada serve per arrivare all’antico cascinale, ottimamente resturato, ove usualmente si tengono anche le degustazioni e lì a fianco, sommerso dal terreno c’è il nuovo edificio dell’azienda. Quasi del tutto impercettebile da fuori, se non per le feritorie di ingresso delle scale, con sponde geometriche di cemento lavorato color terra di siena, la cantina si apre silenziosa all’esterno dalla parte della sala di vinificazione con una grande vetrata, ma per il resto tutto è sottoterra. Gli ambienti sono contigui, divisi per compartimenti sempre attraverso le pareti in cemento armato lavorate, con un elegante effetto quasi monocromatico fra pareti, pavimento e intelaiature di acciaio, lasciando che tutta l’attenzione sia sui tini d’acciaio troncoconici, oppure sulle botti di legno delle sale di affinamento.
Torniamo a riflettere sulla cura che la famiglia Antinori dedica ai manufatti architettonici, ma anche all’inserimnento di questi edifici contemporanei, tecnologici e poetici al tempo stesso, nei territori prestati alla coltivazione delle uve. Dalla grande cantina Antinori nel Chianti Classico a Le Mortelle, di cui ho recentemente raccontato. La tenuta si completa a est con il ristorante Osteria del Tasso che include anche il negozio. Tornando fra le vigne, suddivise in filari tutti rigorosamente numerati, circa al centro della parte dedicata all’etichetta Guado al Tasso, nel mezzo di un vialetto di ripartizione troviamo i filari di Cabernet Franc espressamente dedicati al Matarocchio. È il nome di punta della cantina, frutto di una accuratissima selezione che inzia fra i grappoli, prosegue alla vendemmia e si completa nel cicli di vinificazione e affinamento in cantina; per tutto il processo le uve sananno tenute separate per provenienza e fermentazioni, intervenendo nella ripartizione anche con le botti di affinamento, fino alla selezione finale. Vigila su tutto Marco Ferrarese con la sua conduzione enologica che nelle ultime annate ha fatto indiscutilmente crescere Guado al Tasso, portandolo fra i nomi ai vertici dell’interesse mondiale per Bolgheri, là dove ritroviamo quelle etichette che tutti conoscono, come Sassicaia e Ornellaia.
La degustazione
Vermentino Bolgheri DOC 2023
Fra i bianchi toscani che si prestano all’abbinamento di piatti di pesce, questo monovarietale, 13% Vol. vanta già una bella storia, essendo nato nella metà degli anni ’90. La giovane annata mette in evidenza le doti che ci aspettiamo dal Vermentino, oltre le tipicità di quest’uva: freschezza, vivacità e mineralità territoriale arricchita da note di piante del verde mediterraneo. Invogliante acidità finale.
Cont’Ugo Bolgheri Doc 2021
Eploriamo la variante Merlot in purezza della cantina, ben sapendo che nelle vicinanze vi siano parenti scomodi dal nome molto altisonante… L’annata 2021 si sta rivelando decisamente interessante, forse al pari della 2019, ma c’è ancora tempo per esprimersi. Il Merlot Cont’Ugo, 14,5% Vol. vinificato dal 2011, ora ha spalle adeguatamente tanniche, compolessità e persistenza che già si fanno valere. Svolge la malolattica in barriqueCon "barrique" si intende una piccola botte di legno adatta all’affinamento di vino dalla capacità compresa tra i 225 e i 228 litri.... Leggi e l’affinamento fra i 12 e 14 mesi in legno si sentono, ma quest’uva del resto si presta alle morbidezze derivate dalle botti. Buoquet di frutti rossi in prevalenza con latenze balsamiche e palato che restituisce un riequilibrio generale più vellutato sono le caratteristiche di un vino certamente in grado di invecchiare bene.
Guado al Tasso Bolgheri DOC Superiore 2021
Ed eccoci al taglio bordolese classico di casa Antinori in quel di Bolgheri, imbottigliato dal 1990: Cabernet Sauvignon 58%, Cabernet Franc 29% e 13% di Merlot per questo millesimo, 14,5% Vol. è un vino che già esalta l’annata, a conferma delle aspettative. Svolge la fermentazione malolattica in barrique, dopodiché le parcelle ancora tutte separate vengono unite nella cuvée finale che andrà al lungo affinamento in legno con botti di rovere francese nuove. Elegante a partire dal colore, un luminoso rosso rubino pieno, Guado al Tasso restituisce subito avvolgenti note di piccolo frutto a bacca scura e vegetali tipiche del Cabernet Franc, con il riaffiorare di una lieve balsamicità di eucalipto, poi liquirizia naturale e infine un eco di noce moscata, polvere di caffè e pepe verde. Il palato ha vigore tannico, astringenza di gioventù che poi si allarga in bocca allentando la prima parte decisamente dritta, verticale. I frutti dell’olfatto restituiscono al palato la freschezza che nel retrolfattivo assume connotazioni persino di agrumato miscelati con le parti terziarie del tabacco biondo. Il tempo ne decreterà certamente una maturità esemplare.
Matarocchio Bolgheri DOC Superiore 2019
Già se n’è accennato in riferimento alla selezione in vigna. Matarocchio è il vertice della ricerca di Marco Ferrarese, l’esponenza massima in un monovarietale che rimane sotto esame fino all’ultimo, per imbottigliare solo il meglio. 14,5% è un vino che si colloca per fascia di prezzo al livello Top dei rossi italiani. Fra gli appassionati della Toscana e non solo, non ha certo bisogno di tante presentazioni, mentre sul sito di vendita Antinori 26 Generazioni, viste le quantità esigue, è da richiedere su prenotazione. Averlo in degustazione è certamente un privilegio. La 2019 la conosciamo già dagli ottimi risultati ottenuti nel territorio del Gallo Nero e Matarocchio la conferma appieno puntando al massimo dei voti. Difficile aggiungere altro a parole, se non il perdersi di nuovo nella poesia, immaginando di volare sopra quei cipressi, liberi nell’aria. Liberi di sognare.
Grazie!!!