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Benanti

Vino
Recensito da Orazio Vagnozzi

Una storia di famiglia in territorio etneo

I siciliani lo chiamano‘a muntagna, la montagna. L’Etna è da sempre percepito nell’ontologia sicula come un fiero sigillo di identità. Didascalicamente, invece, è il vulcano attivo più alto d’Europa a 3.340 metri s.l.m. e con un singolare microclima che gode di una latitudine africana e altitudine alpina. Nel corso dei millenni, i fianchi dell’Etna sono stati plasmati da crateri, grotte e fenditure, strati di ceneri, lapilli e una moltitudine di minuscolo scheletro di pomice: il ripiddu. Le lente, ma inesorabili, colate laviche, hanno investito il suolo arricchendolo di abbondanti quantità di sali minerali, potassio, fosforo e magnesio.  Proprio qui si avvicenda la storia della Cantina Benanti: un gioiello incastonato nel territorio enologico etneo e uno dei nomi che ha più contribuito alla valorizzazione dell’areale del vulcano siciliano.  Una cantina che è da sempre presente nel panorama evolutivo della vinificazione. Per capire però come si è giunti a tale epilogo, occorre ripercorrere la favola enoica – ed eroica – di questa famiglia di Signori del Vino.

Giuseppe Benanti

La scomparsa nel 2023 del Cav. Giuseppe Benanti ha segnato profondamente il mondo enologico ma lascia un’importante eredità di sapere e di idee ai figli Antonio e Salvino ormai a capo dell’azienda da più di due decadi. Pioniere del vino, Benanti padre con la sua lungimiranza ha consentito alla Sicilia e soprattutto all’Etna di essere consacrata a terra di grandi vini. Se oggi infatti si ragiona più in termini di contrade, se non addirittura di parcelle, è perché le diverse aree del vulcano presentano differenti sfumature di umidità, temperatura, esposizione e suolo. Tutti questi elementi determinano vini altrettanto diversi per corposità e proprietà organolettiche. Con i suoi studi approfonditi, Giuseppe Benanti è stato il primo imprenditore a cogliere la crucialità della differenziazione delle diverse aree del vulcano nella produzione del vino.

Le origini

E pensare che questa storia nasce quasi per caso, al circolo del golf di Castiglione. Siamo nel 1988 e Giuseppe Benanti, classe ’45, è imprenditore farmaceutico di professione e profondo estimatore del vino per vocazione. Durante il pranzo con l’amico medico Francesco Micale, si accorge che in carta non esistono vini siciliani. “Possibile con la storia che abbiamo?” Si chiede. “Se io conoscessi un buon enologo – continua – proverei a fare del vino!”  L’amico gli risponde che conosce qualcuno esperto e competente, che forse avrebbe potuto aiutarlo. Parlano di un allora giovane Salvo Foti, enologo destinato a diventare un punto di riferimento per tutto il movimento del vino dell’Etna.

L’imprenditore allora si circonda così di un gruppo di lavoro composto da eccellenze del vino dal Piemonte e dalla Borgogna con la missione di elevare gli standard qualitativi del vino prodotto dall’attività viticola di famiglia, dormiente, ma non cessata, iniziata dall’omonimo nonno nel 1890. L’obiettivo è studiare i vitigni autoctoni e alloctoni presenti sull’Etna, nonché il suo territorio per produrre bottiglie di levatura altissima. Si realizzano diverse prove di micro-vinificazione per cogliere e catalogare il potenziale delle varie uve su ciascun versante del vulcano. Benanti avvia così l’azienda vinicola “Tenuta di Castiglione” con vigneti di proprietà e in affitto a Castiglione di Sicilia sul versante nord dell’Etna e a Milo sul versante est. Il punto di svolta è nel 1990 quando, dopo due vendemmie sperimentali, l’annata viene imbottigliata per la prima volta. Nel 1994  l’azienda è battezzata con il nome di famiglia e nella seconda metà del decennio si espande con terreni sul versante sud-ovest dell’Etna e con l’acquisto di terreni anche sul Monte Serra, a Viagrande, sul versante sud-est, diventando la prima realtà vitivinicola etnea presente su tutti i versanti del vulcano.  Questa è la genesi della Cantina Benanti

Ma non mancano altre pietre miliari: nel 2002 diventa il primo produttore di uno spumante metodo classico dell’Etna ottenuto da uve Carricante. Nel 2010,  dopo una sperimentazione quinquennale, l’azienda ottiene quattro brevetti proprietari di lieviti autoctoni etnei. Dal 2012 la Cantina prospera sotto l’egida dei figli di Giuseppe: Antonio e Salvino. Questi moderni artigiani del vino, oggi vantano una produzione annua di circa 170.000 bottiglie, destinate a diversi mercati mondiali.

La cantina

La Cantina Benanti attualmente conta circa 30 ettari interamente dedicati ai vitigni-simbolo dell’Etna: Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e Carricante. Negli anni, la produzione della cantina Benanti ha offerto molte espressioni che sono divenute simbolo dell’eleganza e della classe dei vini dell’Etna. Tra queste certamente i tre vini più noti dell’azienda, l’Etna Bianco Superiore ‘Pietra Marina’, da Milo, che può essere annoverato tra i bianchi più iconici e apprezzati del panorama enologico del Sud Italia e il Serra della Contessa e il Rovitello, due grandi vini rossi a prevalenza Nerello Mascalese. A questi si aggiungono una serie di vini che rispecchiano le peculiarità di quattro contrade: Contrada Dafara Galluzzo a Castiglione di Sicilia, Contrada Rinazzo a Milo, Contrada Monte Serra a Viagrande e Contrada Cavaliere a Santa Maria di Licodia. E dal 2002 l’azienda produce uno spumante metodo classico, il Noblesse Brut Metodo Classico, il primo spumante etneo ottenuto da uve Carricante, oltre al Lamorèmio, Spumante Brut Metodo Classico Rosato ottenuto da uve Nerello Mascalese. L’approccio adottato è quello di una viticoltura sostenibile, rispettosa dell’ambiente e della biodiversità della zona. La raccolta dei grappoli è eseguita a mano con rese contenute. Le fermentazioni si verificano grazie all’ausilio d quei lieviti autoctoni selezionati in vigna e i conseguenti periodi di maturazione hanno luogo per lo più in acciaio sulle fecce fini per i bianchi e in botti di legno di diversa capacità per i rossi.

I vini

Pietra Marina Etna Bianco Superiore Doc

La Cantina Benanti ha dislocato la vigna in Contrada Rinazzo sul versante est dell’Etna, particolarmente vocata per altitudine, luminosità, esposizione al mare e ventilazione, solo i vini bianchi prodotti in quest’area comune possono fregiarsi della dicitura “superiore”. Il Pietra Marina è un Carricante in purezza allevato a 800 metri di altezza. Raccolta delle uve a metà ottobre. Maturazione per circa due anni sulle fecce nobili. Elevazione in vetro per un anno. È un vino bianco longevo, prodotto dal 1990, tra i migliori d’Italia. Colore giallo paglierino con riflessi verdognoli che con l’invecchiamento tende al dorato. Ventaglio olfattivo complesso in cui si distinguono note fruttate di agrumi, mela verde, cantalupo e susina gialla, floreali di zagara, ginestra e glicine e balsamiche di anice, timo e salvia con un sottofondo fumè e di idrocarburo. In bocca il sorso è avvolgente, teso, armonico, fine e sapido. Risaltano le note agrumate in un finale di grande persistenza aromatica. 

Serra della Contessa Rosso Riserva Etna Doc 2017

Dopo quasi vent’anni di esperienza nella vinificazione del famoso Etna Rosso “Serra della Contessa”, nel 2015 la Cantina Benanti ha deciso di estendere la vinificazione, l’invecchiamento e l’affinamento del vino a 60 mesi. Il risultato è un’esclusiva Riserva composta per l’85% da Nerello Mascalese e per il 15% da Nerello Cappuccio, ottenuto in piccoli lotti da viti di oltre 100 anni (pre-fillossera) dalla parcella n. 587. L’uva proviene da una vigna dislocata sul versante sud-est dell’Etna ad un’altitudine di 500 metri s.l.m. La vigna è impiantata su un terreno di notevole pendenza, sabbioso, vulcanico, ricco di scheletro di pomice di piccole dimensioni e di minerali. Le viti sono allevate con il sistema ad alberello, con una densità d’impianto dai 9.000 ai 10.000 ceppi per ettaro ed una resa di circa 4.500 kg/ha. Il clima è di alta collina, moderato dalla vicinanza del mare, umido e piuttosto piovoso in inverno, con una elevata ventilazione e notevole luminosità. Le uve vengono raccolte e selezionate manualmente a fine settembre. Fermentazione in acciaio a temperatura controllata di 25°C con lunga macerazione, utilizzando il lievito autoctono di proprietà dell’azienda. Il vino riposa in piccole botti di legno per lungo tempo prima di affrontare un affinamento in bottiglia per ulteriori 12 mesi. Limpido, dal colore rosso rubino tendente al granato che al naso si presenta etereo, intenso e speziato, con note di ribes, fragoline, succo di melograno, arancia sanguinella e rose appassite. Risaltano anche note tostate di tabacco, cacao amaro e spezie. In bocca ha un intenso sviluppo gustativo. Il sorso è avvolgente e ben equilibrato caratterizzato da un tannino fine a trama fitta ben bilanciato da una fresca acidità e una evidente sapidità. Finale persistente con retrogusto agrumato.

Rovittello Rosso Riserva Etna Doc 2016

Dopo quasi tre decenni di esperienza nella vinificazione del famoso Etna Rosso “Rovittello”, nel 2015 la Cantina Benanti decide di estendere la vinificazione, l’invecchiamento e l’affinamento del vino a 60 mesi. Il risultato è una Riserva esclusiva, prodotta in piccoli lotti da viti di oltre 100 anni nella parcella n. 341. Le uve (85% Nerello Mascalese e 15% Nerello Cappuccio) provengono da un vigneto terrazzato (pre-fillossera) in Contrada Dafara Galluzzo, nella zona alta di Rovittello, nel comune di Castiglione di Sicilia, versante nord dell’Etna ad un’altitudine di 750 metri s.l.m. La vigna è impiantata su un terreno sabbioso, vulcanico, ricco di minerali. Le viti sono allevate con il tradizionale sistema ad alberello. La densità d’impianto varia dai 9.000 ai 10.000 ceppi per ettaro e ha una resa di circa 5.500 kg/ha. Il clima è di montagna, umido e piuttosto piovoso nella stagione fredda, con una buona ventilazione ed escursioni termiche rilevanti. Le uve vengono raccolte e selezionate manualmente nell’ultima decade di ottobre. La fermentazione avviene in acciaio a temperatura controllata di 25°C con lunga macerazione, utilizzando uno specifico lievito autoctono di proprietà dell’azienda. É un vino che riposa in piccole botti di legno per lungo tempo prima di affrontare un affinamento in bottiglia per ulteriori 12 mesi. Limpido, dal colore rosso rubino pallido tendente al granato. Al naso è fine, etereo, floreale, intenso e speziato con note fruttate di ribes, fragoline di bosco e kumquat e floreali di rose rosse in un sottofondo di cacao amaro, incenso e pietra focaia. All’assaggio il sorso è sontuoso, di pieno corpo con tannini fini, rotondi e levigati in equilibrio con una fresca acidità e una sottile sapidità che allunga il sorso. Lunghissima la persistenza con retrogusto agrumato.

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