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Il Carricante

Vino
Recensito da Antonio Currò

Sua Maestà, l’Etna, in bianco

L’Etna, vulcano così amato e a volte temuto, ospita alle sue pendici uno dei vitigni più antichi di tutta la Sicilia: U carricanti. Il termine, d’uso comune tra i contadini etnei, andava a sottolineare una delle caratteristiche più importanti di questo vigneto: l’abbondante produzione, così generosa da riempire i carricari, ovvero i carretti destinati alla raccolta dell’uva.

La storia del vino etneo inizia in epoche remote, pare addirittura nel Neolitico, anche se le prime tracce documentali risalgono al periodo della colonizzazione greca, ovviamente in Sicilia. Il primo a parlarne ufficialmente fu l’archeologo Domenico Sestini, nel XIII secolo.

Sulle pendici dell’Etna la natura del terreno è strettamente vulcanica e il suolo, formato dallo sgretolamento di diversi tipi di lava e da materiali eruttivi più recenti quali lapilli, ceneri e sabbie, è ricco di minerali. Inoltre, la vicinanza al mare aiuta l’accumulo di sostanze minerali, come il cloruro di sodio, che si riflettono, poi, nel bicchiere.

E difatti, i vini ottenuti dal Carricante sono contraddistinti da un’elevata acidità fissa e da un notevole contenuto in acido malico, tanto che è quasi indispensabile far svolgere al vino, anche al vino bianco, la fermentazione malolattica.

Il Carricante dà così origine a vini bianchi d’inaspettata longevità (oltre 20 anni); nel calice regala un raffinato colore giallo paglierino pallido che sfuma in leggeri riflessi verdognoli. L’esame visivo, che sembra svelare un vino quasi timido ed etereo, non prepara alla ricchezza quasi esplosiva della palette aromatica. Una scena dove il profumo dei fiori bianchi, in particolare la zagara, si lega a quello di pregiati frutti maturi a polpa bianca. Sul finire arriva un sentore quasi di pietra, un profumo che evoca con decisione le potenti pendici etnee. Al palato narra sapori che richiamano agrumi succosi, vivaci e di corpo medio. La tipica mineralità ne amplia la persistenza finale che, con l’acidità, ne sottolinea il carattere brioso.

Dal punto di vista ampelografico il Carricante è una varietà a maturazione tardiva, il grappolo è medio, di forma conica e semi-spargolo, l’acino è nella media con una buccia ricoperta da abbondante pruina e di colore verde giallastro. Predilige sistemi di allevamento di scarsa espansione, con potatura corta e povera.

Vitigno particolarmente sensibile alle gelate primaverili e alla siccità, che può provocare in alcuni casi scottatura sui grappoli, se non opportunamente protetto, è poco tollerante alle malattie crittogamiche causate da funghi microscopici quali l’oidio e la peronospora, tra gli altri.

Etna Bianco “Vigna di Milo”, I Vigneri 2016

Questa interpretazione de I Vigneri è davvero interessante da scoprire in tutte le sue innumerevoli sfaccettature organolettiche e rappresenta al meglio il terroir da cui proviene, caratterizzato da un equilibrio naturale gremito di biodiversità. Prodotto utilizzando i soli lieviti autoctoni ed eseguendo travasi e filtrazioni secondo le fasi lunari, è un vino stimolante e assolutamente da provare: giallo paglierino intenso con riflessi dorati, al naso è ricco di sentori che richiamano le mele cotogne, le arance e i fiori di campo. Ricordi di rosmarino, timo, pane tostato e mandorle. Il sorso è fresco e gradevolmente sapido fino alla chiusura.

Etna Bianco “1903″, Tenute Paratore 2018

I vigneti più importanti dell’azienda si trovano nella Contrada Taccione, a Montelaguardia, frazione di Randazzo, a 750 metri s.l.m, nel versante nord-est della Montagna. Qui, nel 2013 nasce Tenute Paratore, con l’obiettivo di ridare vigore, coraggio e prospettive alla produzione agricola (vigneti e oliveti, per lo più), mediante nuovi investimenti in termini di terreni e impianti per un totale, oggi, di circa 10 ettari. L’Etna Bianco “1903” Cuvée delle Vigne Niche è un vino che esprime perfettamente il volto di una terra dai forti contrasti: il vulcano e il mare, il sole torrido e il vento freddo, la montagna e il Mediterraneo. È un vino dinamico, di forte tensione espressiva, limpido e cristallino nella sua tagliente purezza espressiva. Nel calice si presenta di colore giallo paglierino con riflessi dorati. Il profilo olfattivo è raffinato e intenso, con profumi di zagara, di erbe aromatiche di macchia mediterranea, cenni iodati, aromi di agrumi, frutta a polpa bianca e note di pietra focaia. Il sorso è teso e verticale, con aromi delicati e complessi, che anticipano un finale sapido fresco e di notevole persistenza. Un fuoriclasse!

Etna Bianco 2017, Tenuta Bastonaca 2017

Silvana Raniolo e Giovanni Calcaterra sono due coniugi-viticoltori appassionati e infaticabili. Nella loro tenuta di Solicchiata posseggono 2 ettari di vecchie viti ad alberello che affondano le radici su un terreno di natura vulcanica, in contrada Piano dei Daini, a 700 m s.l.m. Qui l’enologo, Carlo Ferrini, lavora il Carricante con geniale maestria e nel rispetto della tradizione, traducendo in vino le straordinarie potenzialità di un terroir unico. L’Etna Bianco di Tenuta di Bastonaca è un vino dal sottile e dal raffinato profilo aromatico. Al naso evoca sentori di erbe e fiori di campo, ma anche note fruttate di nespola, pesca gialla e zagara. Al palato si rivela tonico e di buona definizione, emana freschezza e grande sapidità. In questa espressione dimostra tutta la sua eleganza: una personalità profumata e fresca, irresistibile.

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