Un paese con una lunga cultura del vino
L’Alto Adige, in tedesco Südtirol, è la regione vinicola più settentrionale d’Italia e precisamente la zona più a nord della regione del Trentino – Alto Adige. Una regione in cui la diversità inizia con la lingua, infatti vengono parlati ben 3 idiomi: tedesco, italiano e ladino.
L’Alto Adige è una delle regioni più piccole d’Italia ma grazie alla sua posizione geografica è uno degli areali viticoli più variegati. I vigneti situati tra i 200 e 1000 m s.l.m. si estendono lungo le pendici dell’arco alpino da nord a sud. Grazie alle diverse zone climatiche e alle molteplici tipologie di suolo, la gamma di vini altoatesini comprende dai vini bianchi minerali, freschi e fruttati ai vini rossi densi e corposi.
I 5400 ettari vitati sono suddivisi in 7 zone viticole, ognuna delle quali presenta il suo carattere dovuto ai diversi tipi di terreno, microclima, orientamento, altitudine dei vigneti e tradizione agricola.
Nell’estremo nord della regione – lunga appena 90 km – si trova la Valle d’Isarco dove nascono, su pendii ripidi e suoli di quarzo e mica, vini bianchi particolarmente vivaci come il Silvaner. Proseguendo si raggiunge Bolzano, che non solo è il capoluogo dell’Alto Adige, ma anche patria del famoso e speziato Lagrein, che prospera in questo caldo bacino montano con suoli in porfido. Bolzano è anche la casa del St. Magdalener, probabilmente il più famoso tra i Vernatsch.
Nell’estremo ovest si trova la Val Venosta, la regione conosciuta maggiormente per la coltivazione delle mele. Qui, dove vengono coltivati solo 52 ettari a vigneti, si è consapevoli di essere in una zona – detta “Cool Climate” – dotata di un grande potenziale. Il Riesling, in particolare modo, si sente a casa su questi terreni poveri di sostanza organica, ma anche il Pinot Nero o Blauburgunder qui viene vinificato ottenendo buoni risultati.
La Valle dell’Adige è particolarmente nota per i vini bianchi da invecchiamento di Terlano, Nals e Andriano. Qui, dal Sauvignon Blanc e dal Pinot Bianco vengono prodotti vini complessi. In special modo dal Pinot Bianco – Weißburgunder – derivano alcuni dei vini bianchi più duraturi, annoverabili tra i migliori d’ Italia.
In estate, Merano è una delle destinazioni turistiche più popolari dell’Alto Adige. Ma non solo. Nella zona che orbita intorno alla nota città altoatesina vengono infatti coltivati con successo Vernatsch e Pinot Nero. L’Oltradige, con le famose zone vitivinicole di Appiano e Caldaro, è nota tra gli appassionati del vino altoatesino. Quest’area vanta una lunga tradizione di Vernatsch e una presenza di pluralità viticole molto espressive: dai vini rossi ben strutturati a valle, ai vini bianchi freschi e ai Pinot Nero eleganti in alta quota.
La Bassa Atesina è la regione di coltivazione più grande e soprattutto la più calda dell’ Alto Adige: difficile da credere che i vini bianchi e il Pinot Nero provenienti da questa zona siano tra i più famosi. Tuttavia, molti dei migliori Pinot Nero provengono probabilmente dal paese di Mazon. Tramin, d’altra parte, si diletta con alcuni dei migliori Gewürztraminer del mondo, ispirando il settore vitivinicolo a livello internazionale.
Nonostante le sue modeste dimensioni, l’Alto Adige possiede una notevole varietà di vitigni internazionali, così come di autoctoni. I 2/3 della produzione sono dedicati al vino bianco, tanto da poter definire il Südtirol come la“regione del vino bianco” per eccellenza. Tuttavia, il vino rosso qui svolge un ruolo importante, soprattutto quando si tratta di vitigni autoctoni che si trovano quasi esclusivamente in questa regione, della quale costituiscono parte importante in termini culturali e ambientali.
In questo articolo ho deciso di prestare particolare attenzione a un tipo di uva. Probabilmente penserete già al Gewürztraminer o al più noto tra i vini rossi dell’Alto Adige, il Lagrein. Invece, ho scelto un vitigno molto sottovalutato e allo stesso tempo molto importante in Alto Adige, un vitigno che purtroppo non ha ancora un’ottima reputazione ma spero che riceverà presto il meritato riconoscimento. Sto parlando della Schiava, in italiano, Vernatsch in tedesco e Trollinger in Germania.
La Schiava è il vitigno più presente in Alto Adige ed è qui che viene coltivato più che in qualsiasi altro paese del mondo. Ci terrei a segnalare che tale vitigno compare anche nella regione vinicola tedesca Württemberg, zona dove la Schiava è molto diffusa assumendo un nome differente: Trollinger (“proveniente dal Tirolo”). Esistono diversi cloni di Schiava, a bacca rossa o bianca, e crescono soprattutto nelle regioni alpine. I cloni esistenti di questo vitigno sono molto differenti tra loro e da essi si ricavano vini altrettanto eterogenei.
La Schiava Grossa (Grossvernatsch) è la più comune da trovare, pensate che è la madre della varietà del Kerner uno dei vini bianchi più popolari. La Schiava Grossa è molto produttiva ma è difficile ricavarne vini di carattere o concentrati. Dal clone di Schiava Gentile (Edelvernatsch) invece, si producono vini di qualità migliore: un grappolo dagli acini di dimensioni ridotte dal quale si ricavano vini aromatici e morbidi. Esistono altri cloni di Schiava come la Schiava Grigia e la Schiava Lombarda.
Sfortunatamente, i vini a base di Schiava non sono più così alla moda come lo erano alla fine del XX secolo. Ecco perché molti vigneti coltivati a Schiava sono stati espiantati e sostituiti da vitigni internazionali. In controtendenza a questo fenomeno, molti produttori sono tornati alle origini rivalutando questo prodotto e concentrando la loro produzione su uno dei vitigni autoctoni per eccellenza. I vini che derivano da questo vitigno beneficiano di una buona freschezza e di eleganza. Fruttati e con un tannino delicato, presentano tipiche note di mandorla e violetta.
Un bicchiere di Vernatsch è d’obbligo quando si visita l’Alto Adige: spesso viene servito a temperature basse, accompagnandolo con uno spuntino a base di speck. Vale anche la pena ricordare che la Schiava sia una varietà dalla buccia molto sottile ed esige cura ed attenzione, pertanto questo vitigno non è adatto a viticoltori alle prime armi.
Campill_Pranzegg
Certamente non un “everybodys darling” e non è chiaramente l’obiettivo di Martin Gojer renderlo tale. La minuscola azienda vinicola di 3 ettari – conosciuta anche dai non amanti del vino naturale – produce vini da vecchie vigne dislocate su ripidi pendii. Vini con una grande personalità, a mio avviso una delle Schiave più eccitanti e complesse dell’Alto Adige. Fresco, speziato, selvaggio e asciutto.
Donà Rouge_Hartmann Donà
Si dice che la Schiava non abbia un potenziale d’invecchiamento e dovrebbe essere bevuto giovane. Hartmann Donà dimostra il contrario con i suoi prodotti producendo, da vecchie viti, vini meravigliosamente speziati ed eleganti ai quali regala del tempo per “riposare”.
Gschleier Vernatsch Vecchie Viti_Cantina Girlan
Probabilmente il più classico tra i vini raccomandati. Un ottimo esempio di un Schiava tradizionale di alta qualità. Anche nella Cantina Girlan, il maestro di cantina Gerhard Kofler produce un vino con un eccezionale potenziale di invecchiamento.