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Il Perricone

Vino
Recensito da Antonio Currò

Conosciuto come Pignatello o Tuccarino

Il mondo del vino, che vive anche di estremismi modaioli, in questo momento ha sovvertito la tendenza del bere e degustare i classici vitigni alloctoni in favore di realtà minori. Ragion per cui, oggi abbiamo l’opportunità di trovare nei nostri ristoranti e wine bar quei vini prodotti con vitigni indigeni e a volte dimenticati. Nell’ultimo ventennio c’è stata una riscoperta e una virtuosa valorizzazione di queste varietà autoctone – basti pensare, ad esempio, alle grandi richieste del mercato di Falanghina o Nerello Mascalese.

La realtà vitivinicola italiana è unica nel suo genere in quanto in tutte le regioni italiane si produce vino, e in ognuna vengono coltivati interessanti vitigni che erroneamente vengono definiti “minori” soltanto perché – per vari motivi storici, climatici o economici – non sono mai entrati nel gotha delle più blasonate varietà nostrane.

Le fonti storiche riguardanti il Perricone sono pressoché inesistenti, nonostante si parli di uno dei vitigni più conosciuti in Sicilia, prodotto soprattutto nella parte occidentale dell’Isola. Tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento era una delle varietà più diffuse del territorio estendendosi principalmente tra le province di Palermo e Trapani. Il suo declino iniziò –  come per molte altre varietà italiane –  con l’invasione fillosserica che ne cancellò le tracce esistenti.

Uno dei nomi con i quali è più conosciuto il Perricone è “Pignatello” e secondo alcuni deriva dalle “pignatidare”:  venivano chiamate così le terre rosse alluminose del Trapanese impiegate per la fabbricazione delle pignatte da cucina, in terracotta. Questa tipologia di terreno è particolarmente vocata per il vitigno, da cui il nome.

Il Perricone viene utilizzato anche per la produzione del Marsala Ruby, grazie al quale ha trovato inizialmente grande sviluppo. Nella prima metà del Novecento, quando il consumo di Marsala è andato progressivamente riducendosi, la coltivazione del Perricone si è ridotta a sua volta, fino a subire un abbandono pressoché totale. La ripresa della sua coltivazione fu lenta e non portò mai più il vitigno a raggiungere i livelli di diffusione precedenti, anche perché nel frattempo altre varietà a bacca nera si erano imposte.

Oggi il Perricone viene per lo più vinificato in purezza ma permane l’usanza di utilizzarlo in associazione con altre varietà a bacca nera, specialmente il Nero d’Avola. Il vino che si ottiene ha intensi profumi vinosi, fruttati e speziati, a cui fanno seguito il calore dettato dall’alcol ed un gusto sapido ma equilibrato sostenuto da una decisa trama tannica che danno origine ha un vino di ottima personalità. In linea generale quando giunge a maturazione l’uva ha un discreto grado zuccherino e una buona acidità, sensazioni riscontrabile da un punto di vista sensoriale.

Ma ora passiamo alle cantine che producono Perricone e agli assaggi consigliati.

Il primo vino a cui porgere attenzione è il Microcosmo di Marilena Barbera. I vigneti dell’azienda si estendono attorno alla cantina, da cui si domina la piana che arriva al mare di Menfi. Microcosmo è un vino gioviale, compagnone, da bere a casa con gli amici o al ristorante davanti a una buona carne alla griglia. Un vino dal bouquet intrigante, fiori freschi e frutti rossi si fondono donando al naso piacevolezza e sinuosità; in bocca il tannino sottile e l’incalzante freschezza sostengono una beva compiacente.

 

La cantina dei Centopassi – in onore di Peppino Impastato – è il ramo enologico di tre cooperative sociali facenti capo a Libera Terra. Una cooperativa vincola che, su terre confiscate alla mafia, ha via via affinato la produzione e raggiunto ottimi livelli qualitativi. Cimento di Perricone Centopassi è un vino dedicato a tutte le scuole e agli insegnanti impegnati a sconfiggere l’anticultura mafiosa, promuovendo i valori della legalità e del vivere civile. Il vino è il risultato della raccolta manuale di uve Perricone provenienti da un vigneto argilloso a 400 metri di altitudine nel comune di San Cipirello. Dal colore rubino intenso; al naso esprime note di prugna e frutti rossi maturi unite a note speziate. In bocca torna la sensazione fruttata e il tannino fine che danza in equilibrio con la freschezza.

I 14 ettari di vigneto di Marco Sferlazzo, custode e cuore di Porta del Vento, si trovano a 600 metri di altitudine nel comune di Camporeale, su antichi pendii di origini marine ricchi di fossili e minerali. Questo Perricone, coltivato ad alberello e prodotto in una vallata caratterizzata dalle forti escursioni termiche, è decisamente differente dai precedenti. Nel calice si presenta di un colore rosso rubino con riflessi violacei, il bouquet sprigiona note di erbe aromatiche mediterranee e frutti rossi. In bocca è di buona struttura con un frutto intenso, sinuosa trama tannica e freschezza sostenuta.

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