Valutazione
Pregi
- L’eleganza del luogo.
- La cucina identitaria.
Difetti
- Sala frenetica a locale pieno.
La solidità triestina
Trieste, una città di confine dal grande fascino e storia, ha rappresentato negli anni un luogo d’incontro tra diverse culture: italiana, slava e mitteleuropea. Questo ha permesso il crearsi di una tradizione culinaria unica nel suo genere. È qui, all’interno dello storico Harry’s, che il duo di cucina Matteo Metullio e Davide De Pra propongono la loro visione di cucina. Da Harry’s Piccolo due sono i menu: il primo “Mare.. Mare.. Mare..” incentrato sui prodotti locali, che come si può ben intuire arrivano dal vicino mare; il secondo, “Incontro”, rappresenta l’essenza della visione dei due Chef dove prodotti vicini e lontani si incontrano.
La forza della complicità
Due teste pensanti, due anime diverse che collimano e diventano complici nella creazione di piatti che rappresentano un unicum. Un menù dove il filo conduttore è la commistione, Asia, Francia, Italia, terra e mare creando un’identità unica nel panorama italiano. Una cucina dove la golosità e rotondità non vengono mai a mancare. Il percorso si apre con cinque amuse bouche che portano ad avere un assaggio diretto e preciso di quello che è il menù “Incontro”: convincenti e perfettamente eseguiti. Tre i piatti che ci colpiscono. Tagliatelle di seppia, il suo nero, bernese e mandorle: un piatto giocato tra sapidità, grassezza, l’acidità della bernese e la texture della seppia. Un portata dove la parte grassa viene utilizzata per veicolare il gusto e legare, la sapidità del nero invece arriva ad allungare e portare complessità al piatto. Il secondo piatto è l’ostrica, che porta in campo la profonda connessione terra-mare. Un’Ostrica in tempuraLa tempura è un piatto tipico della cucina giapponese a base di fritto misto di molluschi, crostacei e verdure. Gli ingredienti vengono intrisi, prima della frittura, in una pastella di farina di riso, acqua gasata e ghiaccio.... Leggi avvolta da ingredienti di terra quali i cardoncelli, una purea di cavolfiore, nocciole tostate e aceto balsamico di mele. Un gioco di sapidità e terrosità dove l’ostrica gioca l’attore principale districandosi tra la dolcezza del cavolfiore, collegamento tra gli ingredienti, la grassezza e croccantezza della nocciola e la parte di terra portata dal cardoncello; a chiudere il piatto la spinta acida dell’aceto balsamico di mele. Non ultimo l’Harrysotto, un classico dell’Harry’s Piccolo che sintetizza l’anima dei due Chef. Un riso mantenuto al dente cotto nell’acqua di pomodoro, plancton, basilico, polvere di capperi e acciughe; la terra e le sue erbe a portare freschezza e balsamicità, il plancton, la polvere di capperi e le acciughe a portare sapidità e profondità e, non ultimo, la cottura in acqua di pomodoro a donare quella punta di acidità che allunga un piatto eseguito in modo impeccabile, dalla grande profondità e complessità.
Una cucina dall’impronta classica, golosa e di gusto, ma che non risulta mai banale, anzi, di grande personalità. Una sala attenta, giovane e dinamica con menzione speciale per il sommelier Manuele Duse che, con coraggio e personalità, consiglia piccoli produttori locali e non. Carta dei vini ben costruita con, all’interno, qualche etichetta di piccoli produttori friulani e sloveni, senza farsi mancare le altre regioni vitivinicole d’Italia e del mondo.
IL PIATTO MIGLIORE: Harry’sotto, riso cotto in acqua di pomodoro, plancton, capperi, basilico e acciughe.