Valutazione
Pregi
- Una cucina golosa e di carattere che mette al centro la materia prima a prezzi competitivi.
- La lista dei vini non è banale e non soffre di eccessivi ricarichi.
Difetti
- Qualche difficoltà nel trovare parcheggio in alta stagione.
- Nessuno spazio all’aperto.
Una caratteristica cittadina, impreziosita da una “meta” gourmet
Tra Savona e Genova, da un paio di anni, è sorta una piccola chicca, il Meta.
Lo spazio nel quale lo Chef Patron Simone Marchelli ha aperto il suo gioiellino ha un passato da rimessa per le piccole imbarcazioni del colorato paesino di Celle Ligure. Uno sguardo attento può ancora riconoscere l’ambiente originario dal soffitto a mattoni e dalle pareti spesse nel quale trovavano riposo gozzi e pattìni. Un arco caratteristico corona l’ingresso del ristorante, che vanta una ventina di coperti e una cucina che si affaccia con una finestrella sulla sala, dove si viene accolti dal maître e sommelier Federico Nisi. Partendo dall’idea che la forma della Liguria non sia casuale, ma anzi quella di un boomerang che invita a tornare da dove si è partiti, i giovani Marchelli e Nisi (il primo di Celle Ligure, l’altro della vicina Albisola) han preso alla lettera l’invito puntando sulla piccola ma ridente cittadina del ponente ligure.
Lo chef viene da esperienze di spessore, come quella, meneghina, da Trussardi alla Scala sotto la guida di Andrea Berton prima e Luigi Taglienti poi, e quelle liguri tra cui il Sarri, il Vescovado e il Nove. Anche il maître ha un trascorso di sala in ristoranti blasonati, i due si sono conosciuti, infatti, al 21.9 di Piobesi d’Alba.
La tradizione ligure in una declinazione fresca, esuberante e di carattere
Nell’ottica di questo ritorno alle radici natìe prende forma un menu che punta all’evoluzione della tradizione locale, che spazia tra carne e pesce, lasciando particolare e ampio spazio alle verdure ed ai prodotti indigeni.
La carta propone 4 antipasti, battezzati “per iniziare il viaggio”, 4 primi “l’Italia” e 5 secondi “pronti all’atterraggio” oltre a 3 dolci. Molto interessanti, sia per il percorso che per il prezzo, sono la proposta a mano libera dello chef “Dritti alla Meta”, e la proposta vegetariana “Meta Green”.
Nella sala ci si sente coccolati nelle mani di Nisi come anche dallo Chef che dà il benvenuto ad ogni suo ospite, una attenzione sempre apprezzata. La carta dei vini è interessante e dai ricarichi contenuti. Varia seppur non ampissima, tenendo anche conto degli spazi a disposizione, permette di godere di qualche classico come anche di piccole gemme interessanti del panorama enologico, prettamente nazionali. Il maître sommelier affianca il cliente nella scelta fornendo spunti per i più appassionati.
Le danze si aprono: dopo il delicato benvenuto dello chef, che con il suo baccalà ci fa subito toccare con mano le radici profonde nel territorio, si parte con delle golose animelle di agnello al burro, contrastato dalla croccantezza dell’alga nori e insaporite dal fondo di vitello. Segue un tocco di Piemonte con il plin ripieno di tartrà di Parmigiano Reggiano 24 mesi in zuppetta di cozze dalla bella sapidità e aromaticità, complice l’aglio dolce. Arriva quindi un secondo lussurioso, il piccione: mentre il petto è morbido e succoso la coscia è ben fritta, asciutta e croccante. Il foie grasIn francese significa letteralmente "fegato grasso" ed è definito dalla legge francese come "fegato di anatra o di oca fatta ingrassare tramite alimentazione forzata”. È uno dei prodotti più famosi e pregiati della cucina francese. Esistono tipologie di 'foie gras' non derivate da animali sottoposti ad alimentazione forzata. Spesso il fegato grasso è associato all'alta cucina francese e internazionale per... Leggi strizza l’occhio al goloso e i fiocchi di sale esaltano perfettamente i sapori. La mela cotta e la cipolla in agro ci riportano ad un classico della cucina italiana che, in questo caso, al posto del porto, ha il fondo del piccione stesso.
Il dolce: anguria, mousse di cioccolata, gel ibisco e basilico, è fresco e ben bilanciato. Chiude il pasto con una sferzata più dolce la piccola pasticceria: raffaello alla nocciola e tartelletta al limone.
Dal benvenuto degli amuse-bouche fino alla piccola pasticceria, senza scordare la ricercatezza di alcune chicche nella lista dei vini, molti sono gli indizi che lasciano presagire l’evoluzione di qualità di questo ristorante. Consigliamo un tavolo con vista cucina per poter godere appieno dei suoi giri di valzer.
Descrizione puntuale del menu e molto appassionata anche sul contesto ligure in cui si trova il ristorante. Vien già voglia di andare. Ma una volta spezzate le catene, bisogna provare!