Passione Gourmet Retrobottega, Chef Lo Giudice e Miocchi, Roma - Passione Gourmet

Retrobottega

Ristorante
via della Stelletta 4, Roma
Chef Giuseppe lo Giudice e Alessandro Miocchi
Recensito da Claudio Persichella

Valutazione

15/20 Cucina prevalentemente di avanguardia

Pregi

  • Una conferma di livello in pieno centro cittadino.

Difetti

  • La presenza di un solo e unico dolce nel menù.
Visitato il 12-2021

Tavoli sociali, cucina evoluta e offerta diversificata

Quest’anno travagliato non ha lesinato difficoltà, forse troppe, anche e soprattutto nel mondo della ristorazione. Si è fatto quel che si è potuto affilando le armi e diversificando l’offerta: il delivery in primis e poi l’adattare il lavoro alle contingenze, allungando gli orari della cucina fino al pomeriggio.

La squadra di Retrobottega, già in rampa di lancio riguardo la moltiplicazione della proposta, ha colto tempestivamente l’aire du temps e, oltre a Retrovino, l’attuale bistrot caffetteria, ha affiancato Retropasta dove già in tempi pre-Covid si produceva un’ottima pasta in vendita al dettaglio e dove ora, in tempo di Covid, avviene il delivery del ristorante.

E così il progetto, dopo aver presentato perfino una buonissima pizza, dopo l’estate è tornato alla ristorazione vera e propria, riprendendo le fila del lavoro incominciato diversi anni fa e interrotto nella primavera di quest’anno, come detto, assai tribolato. I tavoli sociali sono caratteristica distintiva di questo ristorante, che poco tempo fa aveva effettuato un restyling che, cambiandone tonalità e aumentandone ulteriormente l’essenzialità nell’arredo, lo aveva reso ancora più moderno e internazionale nella definizione dell’atmosfera.

La cucina si conferma oggi di livello e appare persino più evoluta, quasi avesse tratto giovamento dal forzato riposo dovuto alla calamità di quest’anno.

Una cucina ‘bistrottiera’ dalle idee chiare e assai assennate

L’attenzione per il mondo vegetale, qui, è notevole: ne è la dimostrazione il foraging, grazie al quale germogli, erbe spontanee e verdure di stagione entrano a pieno titolo in quasi tutti i piatti divenendo uno dei connotati principali di un’offerta che esalta il territorio e, appunto, la stagionalità, con salda convinzione.

I due chef hanno esperienze importanti, il ché si evince nella messa a punto di pietanze semplici, gustose e molto ben eseguite, espressioni di una soddisfacente cucina “bistrottiera” dalle idee chiare e assennate.

Solo due menù degustazione, uno da sei piatti e l’altro da otto, per avere una panoramica più o meno completa del loro stile che si incarna in piatti come i tortellini di mela cotogna, di ottima fattura, con golosa crema alla ‘nduja e opportuna polvere di alloro, o la squisita verza alla brace su crema di lenticchie fermentate e misticanza che manifesta un suggestivo e riuscito caleidoscopio vegetale.
Ottima anche la tartare di bufalo corredata da una salsa all’elicriso dal tocco amaro appropriato e ricco di personalità, mentre è apparso un pesce fuor d’acqua, in questa progressione di piatti, il risotto con ricci di mare, invero non tanto pervenuti, e tartufo bianco che ha un po’ stonato nel contesto quanto a eccessiva rotondità e morbidezza.

Segnaliamo infine, ultimo ma non ultimo, il fatto che qui si ha la possibilità di attingere da una carta dei vini affatto banale, a chiosa di un’esperienza che vanta alcuni indiscutibili punti di forza nel cuore della Capitale.

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