Passione Gourmet Enoteca la Torre, Chef Domenico Stile, Roma - Passione Gourmet

Enoteca la Torre

Ristorante
Lungotevere delle Armi 22, Roma
Chef Domenico Stile
Recensito da Claudio Persichella

Valutazione

15/20 Cucina prevalentemente classica

Pregi

  • Una cucina mediterranea eseguita con padronanza e tecnica.

Difetti

  • La carta dei vini da implementare, specie nel settore dei bianchi.
Visitato il 12-2020

Lontani dal bailamme cittadino

In una villa Liberty situata nella parte più residenziale del quartiere Prati di Roma, l’hotel de charme Villa Laetitia ospita da anni il ristorante Enoteca La Torre.

La sala sembra mutuata in tutto e per tutto da una delle grandi Maison parigine: specchi, marmi, vetrate, boiserie e consolle varie creano un ambiente assai classico la cui solennità, che potrebbe intimidire, viene stemperata da un servizio in sala assai empatico e cordiale.

Da febbraio 2016 officia come chef il trentunenne Domenico Stile, napoletano di Gragnano, un professionista che ha fatto una gavetta come si deve, con maestri come Enrico Crippa, Antonino Cannavacciuolo, Massimo Bottura, Gianfranco Vissani e Nino Di Costanzo, tra i principali artefici della sua formazione.

Il passaggio nelle cucine di questi chef non è stato fugace e ha lasciato in tutta evidenza un’impronta indelebile vista la solidità che traspare da piatti caratterizzati da una spiccata mediterraneità, rivisitata e arricchita da contaminazioni etniche ed elementi di tradizionale classicità, che la rendono attuale e quantomai interessante.

Una cucina mediterranea, rivisitata e arricchita

Il polpo arrosto incarna perfettamente la riuscita convivenza delle varie sollecitazioni stimolate dallo chef con una perfetta cottura del cefalopode che si accompagna alla freschezza della frutta, all’acidità della salsa e alla vivace nappatura di una maionese speziata, ideali complementi di un piatto che è un vero e proprio biglietto da visita. Il risotto di asparagi, cannolicchi e limoni di Amalfi è un altro esempio di classicità applicata in cui l’esecuzione impeccabile è felicemente coniugata alla volontà di creare un’alternanza di sapori come, allo stesso modo, l’agnello alla Villeroy, accompagnato oltre che dall’eponima riduzione anche da una squisita salsa ai funghi, sapientemente acidulata dalla mostarda, a dimostrazione che, qui, i fondamentali sono assai ben conosciuti e padroneggiati. Da contraltare a queste rimarchevoli note dobbiamo rilevare che le due preparazioni degli spaghetti e dell’uovo scontano una deriva forse un pizzico troppo scolastica e scontata.

Convincenti anche i dolci con il babà, dalla consistenza e bagna ottimale, che gioverebbe, però, di un accompagnamento più spartano e meno barocco, o il riuscito omaggio all’Abruzzo e all’infausto terremoto dell’Aquila di Terra e cemento, un dolce che rievoca le eccellenze della regione in un blend efficace di zafferano, cioccolato, liquirizia e tartufo nero, a completare il pasto in una location di grande fascino, in pieno centro ma miracolosamente distaccata dal bailamme cittadino.

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