Passione Gourmet Taberna del Principe, Chef G. Arvonio, Sirignano (AV) - Passione Gourmet

Taberna del Principe

Ristorante
via Nazionale Delle Puglie 64bis, Mugnano del Cardinale (AV)
Chef Giovanni Arvonio
Recensito da Giovanni Gagliardi

Valutazione

14/20 Cucina prevalentemente classica

Pregi

  • La passione e l’impegno di un giovane chef nella riscoperta della cucina del territorio.
  • L'atmosfera giovane e dinamica.

Difetti

  • Qualche passaggio della cucina, che non convince appieno.
  • La carta dei vini, da migliorare.
Visitato il 08-2018

Alle porte dell’Irpinia un inno alla cucina di territorio in chiave giovane e moderna

Giovanni Arvonio, cuoco irpino poco più che trentenne della Taberna del Principe, rientra a pieno titolo tra i protagonisti della nouvelle vague della cucina campana. Una schiera di giovani e coraggiosi cuochi campani che, piuttosto che emigrare nelle grandi città del Nord o all’estero, ha scelto di restare a casa propria e di proporre una cucina diversa.
Diversa da quella che si trova abitualmente nella zona tanto nella sostanza quanto nella forma: difficile a causa di una clientela spesso avvezza alle “abbuffate a basso costo” e che va, quindi, introdotta ad una ristorazione di qualità.
La Taberna del Principe, a poche centinaia di metri dall’uscita Baiano dell’autostrada Napoli-Bari, è un ristorantino (solo 26 i coperti) simpatico e di buon gusto in cui si respira un’aria di entusiasmo giovanile. Il locale raccolto e curato è stato da poco rinnovato e l’ambiente, in cui prevalgono i toni scuri, trasmette immediatamente una sensazione di calore.
Il servizio è attento, veloce e preciso, la carta dei vini – piuttosto ridotta per la verità – è su tablet e viene raccontata da un competente e appassionato sommelier: Elia Casale.

Una cucina diretta e immediata, irpina e, più in generale, campana di terra

Il cuoco classe ’86, diplomato all’ALMA di Colorno ha conseguito un importante stage formativo presso le cucine della famiglia Fischetti all’Oasis Sapori Antichi di Vallesaccarda.
Ora, nel suo ristorante, propone una cucina irpina e campana di terra rivisitata in chiave attuale secondo la sua personale visione in cui, fra spunti interessanti e una buona padronanza delle tecniche, si scorgono ancora alcune imperfezioni.

La Tartare di scottona è eccessivamente ricca di ingredienti e sapori che confondono il palato e non permettono di apprezzare fino in fondo la bontà della carne (peraltro di ottima qualità), mentre la reinterpretazione della Parmigiana, fredda e con la melanzana in spuma, ci è sembrata essere più adatta per un amuse-bouche piuttosto che per una portata vera e propria.

Buono il risotto, eseguito perfettamente seppur un po’ monocorde, mentre una nota di merito va ai pre-dessert e  ai dessert, tutti di buona fattura.
Ci si alza contenti e leggeri, anche dopo il conto che risulta del tutto onesto.
Una tavola da provare, una cucina interessante, fortemente identitaria e capace di raccontare in chiave moderna il territorio anche se, per il definitivo salto di qualità, che a nostro giudizio è nelle corde dello chef, manca ancora qualcosa.

La galleria fotografica:

 

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