Valutazione
Pregi
- Una cucina concreta a ottimi prezzi.
- Un'alternativa interessante per una cena d'autore a Licata.
Difetti
- La possibilità di scegliere solo tra 3 menù degustazione.
- La presenza del coperto.
Licata, città spesso raccontata più per i suoi difetti che per gli altrettanto indiscutibili pregi, merita di essere narrata, non solo dal punto di vista culinario, per quello che può offrire. Un nuovo sindaco si è appena insediato e l’intento è quello di lavorare sul degrado e sulla trascuratezza per far tornare a splendere questa bella perla della Sicilia sud-occidentale.
Abbiamo raccontato qui, qui e qui di altri luoghi di interesse gastronomico, segno che la città non è affatto ferma ed immobile.
Licata è ricca di storia, di monumenti, sopratutto religiosi, spesso non adeguatamente valorizzati.
Molti licatesi hanno voglia di fare, hanno il desiderio di emergere e di far risorgere questa città. Il capofila indiscutibile, dal punto di vista enogastronomico, è Pino Cuttaia, che è riuscito a portare lustro attraverso ambiti riconoscimenti, ricevuti da pressoché tutte le guide gastronomiche dello stivale.
Ma, nel centro della Licata più profonda, un’altra stellina, speriamo presto de facto, brilla nel panorama cittadino. Un cuoco, Peppe Bonsignore, che si impegna ogni giorno nella riscoperta delle antiche tradizioni culinarie, che esplora nuovi terreni e profumi, non solo della tradizione, della terra Licatese.
Un lento ed inesorabile percorso che lo porta continuamente ad affinare, a migliorarsi. Toccando vette interessanti e consistenti sopratutto con i primi -ricordiamo un raviolo ripieno di ricotta e limone, gamberi, brodo di vongole e crema di datterino da sballo, purtroppo non fotografato nella nostra recente visita- ma non disdegnando alcuni passaggi altrettanto intriganti sulle entrate.
Abbiamo però colto anche alcune staticità, non abbiamo visto la solita spinta propulsiva che lo ha contraddistinto sino ad ora. La creatività e la voglia di continuare a crescere pare abbia lasciato spazio ad una saggia tranquillità. Che non ci fa cambiare per ora il giudizio sulla sua cucina e sulle sue capacità, anche se questa volta la nostra visita non è stata all’altezza delle precedenti.
Ma siamo convinti che lo chef ritroverà a breve le dovute motivazioni, ancor più di prima. Perchè se da un lato l’introduzione dei soli menù degustazione e l’abolizione della carta ha semplificato e razionalizzato la sua proposta, rendendola però più complicata per l’avventore, dall’altro questo minus deve essere da stimolo, deve fare da propulsione per un nuovo slancio in avanti della sua cucina, per una nuova giovinezza e freschezza che, ne siamo certi, è in grado di esprimere.
E che non gli farà mancare i giusti riconoscimenti che merita.
Acqua di pomodoro, ricotta, gamberi e pepe.
L’ottimo pane.
Il polpo al profumo di the verde, con carota e bieta.
Lo sgombro arrostito con pomodoro cofit, crema di patate, capperi e olive taggiasche.
Bonbon di pappa al pomodoroLa pappa al pomodoro è una tipica zuppa contadina a base di pane, pomodoro e olio extravergine, caratteristica della regione Toscana.... Leggi e spada, forse un pò troppo asciutto, con patata affumicata, salsa di nonna Tina (emulsione di pomodoro e olio in macerazione).
Ciliege dell’Etna e limone del mio orto.
Il tiramisud.